MILK AND HONEY – Rupi Kaur

Titolo: Milk and honey
Autore: Rupi Kaur
Copertina flessibile: 208 pagine
Editore: Andrews McMeel publishing (2015)
Prezzo: 9,59 € in inglese, 10,20 € in italiano

Voto: 4,5/5

Milk and honey è, come tutti saprete, una raccolta di poesie di Rupi Kaur, e io credo che non si possa e non si debba recensire un libro di poesie. Tuttavia il libro mi è piaciuto tantissimo, quindi vi darò comunque un mio breve parere.
Trattandosi di poesia, ovviamente, non c'è una vera e propria trama, ma in realtà la si può ricavare dalla sequenza delle poesie, che sono divise in quattro sezioni e vanno a comporre un percorso che passa attraverso il dolore, l'amore, l'abbandono e la guarigione (che infatti sono i titoli delle quattro sezioni). Leggendo le poesie in ordine, quindi, si capisce che Rupi Kaur sta effettivamente raccontando qualcosa. Qualcosa di autobiografico, di grande e di importante; sta inviando a tutte le donne della terra un messaggio di portata gigantesca, che impressiona soprattutto alla luce della giovane età dell'autrice. Leggendo il libro, infatti, ho capito perché qualcuno ha detto che tutte le donne dovrebbero tenerlo sul comodino. A dire il vero dovrebbero leggerlo anche gli uomini.
I temi affrontati spaziano tra amore – per sé stessi e per l'altro –, sesso, separazione, dolore, femminilità, autostima, e (quasi) ogni poesia è una coltellata, almeno fino alla terza parte. Anche nella quarta ce ne sono di belle, ma è quella che ho apprezzato meno, con tutti quei richiami alla depilazione e vari riferimenti femministi (comunque apprezzabili, in piccole dosi).
Lo stile è davvero qualcosa di meraviglioso. Estremamente semplice, ma con poche parole riesce a spezzarti il cuore. La maggior parte delle poesie sono brevissime, ma di una potenza sconcertante.
In definitiva si tratta di un libro bellissimo in tutto, anche visivamente: non solo il contenuto e lo stile, ma perfino la grafica, il titolo e la copertina sono perfetti.
Sarei curiosa di sapere com'è la seconda raccolta di Rupi Kaur, The sun and her flowers, perché se è altrettanto bella comprerò di sicuro anche quella.

Qui trovate la traduzione italiana: http://amzn.to/2DrXjD6
Se potete, però, vi consiglio di leggere il libro in lingua originale, anche perché è semplicissimo.

IL GIARDINO DEI SEGRETI – Kate Morton

Titolo: Il giardino dei segreti
Autore: Kate Morton
Traduttore: A.E. Giagheddu
Copertina flessibile: 594 pagine
Editore: Sperling & Kupfer (2008)
Prezzo: 10,12 €

Voto: 4,5/5

Vi dico subito che adoro Kate Morton e ho letto tutti i suoi libri, e Il giardino dei segreti è il mio preferito. L'ho appena riletto per la terza volta.
Il punto forte del Giardino dei segreti, come di tutti i romanzi della Morton, è la trama. Potrei raccontarvela ma sarebbe inutile, perché non vi darei la benché minima idea di come le storie che compongono questo bellissimo romanzo si intreccino. Si tratta appunto di tante storie, così tante che all'inizio può sembrare difficile orientarsi. Sono le storie di tante donne che vivono in epoche diverse e che si intrecciano nel più coinvolgente dei modi possibili. Un ruolo importante nella trama è quello del labirinto, e Kate Morton è stata un genio a creare un labirinto anche metaforico, in cui si rischia di perdersi ma, se si riesce ad arrivare all'uscita, la soddisfazione è grande. Si tratta di dipanare un mistero, e il modo in cui i tasselli vanno mettendosi insieme è fantastico. Ci sono scoperte e colpi di scena fino alla fine, che ho trovato molto commovente dopo aver seguito le storie di tutti i personaggi.
Tanto per darvi un'idea, Il giardino dei segreti parla, tra le altre cose, di: famiglia, maternità, tradimento, ricerca di sé attraverso la propria storia, differenze sociali, abusi, amore, perdita, dolore, gelosia, ossessione, spontaneità vs etichetta... Insomma c'è un mondo intero dentro questo libro.

I personaggi del Giardino dei segreti sono molto notevoli, soprattutto quelli femminili.
Eliza, una delle protagoniste principali, è un personaggio meravigliosamente vivo. La vediamo da bambina e la vediamo crescere e sbocciare in tutto il suo splendore. E la vediamo evolversi: a un certo punto cambia radicalmente a causa della solitudine. Ottimamente resa anche l'evoluzione del suo rapporto con la cugina Rose, ingenua e manipolata dalla madre fino a farsi annullare.
Un altro dei miei personaggi preferiti è Adeline. Non è un personaggio piacevole, tutt'altro: è una donna odiosa e sempre più arida, ma è complessa e piena di sfaccettature, tanto che in un certo senso la si capisce, magari non la si giustifica ma quasi.
E poi Linus, forse l'unico personaggio maschile degno di nota, nel suo essere viscido e inquietante. I personaggi peggiori sono sempre i più interessanti.
Le descrizioni fisiche e la resa delle emozioni sono esemplari.

Lo stile è molto scorrevole, la prosa non stanca malgrado la mole del libro. Il romanzo parte lentamente ma incuriosisce subito. La prima volta che l'ho letto ho impiegato un po' per abituarmi ai salti temporali, ma man mano che si prosegue nella lettura le storie, i tempi, i personaggi, tutto si amalgama così bene che diventa naturale, e si vuole solo continuare a leggere e scoprire tutti i dettagli della storia.
Il tutto è poi condito dalle fiabe di Eliza, che costituiscono una parte importante del libro.
I dialoghi sono buoni, le descrizioni ambientali spettacolari: evocano immagini vivide di paesaggi peraltro molto suggestivi.
Il giardino dei segreti ha il pregio di diventare sempre più bello man mano che si procede. Ci sono romanzi che partono col botto e poi finiscono per afflosciarsi e annoiare. Questo è tutto il contrario. Se siete in un periodo in cui nessun libro vi coinvolge, vi consiglio questo. È come dovrebbe essere qualsiasi romanzo.

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QUANDO SIETE FELICI, FATECI CASO – Kurt Vonnegut

Titolo: Quando siete felici, fateci caso
Autore: Kurt Vonnegut
Traduttore: M. Testa
Copertina flessibile: 158 pagine
Editore: Minimum Fax (26 gennaio 2017)
Prezzo: 11,90 €

Voto: 3/5

Come forse tutti sanno (tranne me, prima di leggerlo), Quando siete felici, fateci caso è una raccolta di discorsi che Kurt Vonnegut ha tenuto presso diverse università ai laureandi.
A tutti questi ragazzi, a quanto pare, Vonnegut ha voluto parlare di tante cose e quindi il libro tocca i temi più svariati. Tra l'altro, parla:
- di cultura. Del ruolo che loro stessi avranno nel mondo in quanto adulti e in quanto laureati, della differenza che potranno fare. E personalmente mi ha infastidito questa associazione tra laurea e cultura, e tra cultura e intelligenza, perché è esattamente il contrario di quello che penso io;
- della vita, di come sia importante apprezzarla nelle piccole cose, come faceva suo zio che, nei momenti sereni, diceva ad alta voce: «Cosa c'è di più bello di questo?»;
- di sé stesso, con irresistibile ironia sulla propria intelligenza;
- di scienza e di arte;
- delle persone, di come essere uomini e donne, di come nessun uomo sia un'isola;
e in più: dell'America, del mondo, di politica, di storia, di guerra e chi più ne ha più ne metta.

Non avevo mai letto altri libri di Vonnegut prima d'ora e non conoscevo il suo stile, che ho apprezzato davvero, perché è molto semplice ed efficace ma non banale: è ironico, ma in maniera intelligente e a volte anche amara. Parla degli argomenti più svariati, anche pesanti a volte, senza per questo annoiare. Ma a lungo andare diventa ripetitivo, perché alla fin fine sono sempre le stesse cose che ribadisce in ogni suo discorso. Ognuno di essi era per un pubblico diverso, quindi lo posso capire, ma che senso ha raccoglierli tutti in un unico libro, se si ripetono?
In alcuni momenti, poi, mi è parso che l'intento fosse quello di fare una predica, se non addirittura propaganda politica.
Confesso che alla fine del libro sono stata tentata di dare un punteggio più basso, ma il mio giudizio non può comunque essere negativo, perché la forma è apprezzabile, così come i contenuti e l'ironia. Soltanto sarebbe stata necessaria, secondo me, una più accurata selezione dei discorsi, o almeno dei brani da proporre.

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STUPRO UNA STORIA D'AMORE – Joyce Carol Oates

Titolo: Stupro Una storia d'amore
Autore: Joyce Carol Oates
Traduttore: R. Serù
Copertina flessibile: 187 pagine
Editore: Bompiani (22 settembre 2004)
Prezzo online: 12,75 €

Voto: 3/5

La protagonista di Stupro, Teena Maguire, accompagnata dalla figlia dodicenne, viene aggredita e stuprata da un gruppo di giovani drogati. Come se non bastasse, queste due poveracce, invece di incontrare la solidarietà altrui, vengono insultate, minacciate e rifiutate dalla società, come se la colpa fosse tutta loro.
Malgrado il titolo, che parla di una storia d'amore, siamo dunque di fronte a una storia di violenza, fisica e psicologica, che non si limita a un'unica esplosione ma viene alimentata, abbondantemente e a lungo. È una storia piena di maschilismo e pregiudizi, di cattiveria, di impotenza... Vorrei dire anche di dolore, ma in realtà io il dolore non l'ho percepito. Credo sia più corretto parlare di appiattimento emotivo, almeno per quanto riguarda la protagonista. Depressione, se posso permettermi di diagnosticarla.
La parte peggiore non sono neanche i fatti concreti, ma le conseguenze, sul piano sociale e personale. La perdita di tutto quanto ci possa essere di buono nella vita: amore, speranza, anche solo un barlume di sorriso a caso. L'annullamento di sé, la rinuncia a vivere, il non provarci nemmeno più a risalire. La morte interiore.
Assistiamo a una lotta tra la giustizia e la coscienza, o più che altro è così che dovrebbe essere: di fatto, in questo libro non c'è nessuna delle due cose.

I personaggi mi sono sembrati abbastanza piatti, inumani. Le loro emozioni non si percepiscono, perfino il dolore e la rabbia – che fatti di questo genere dovrebbero alimentare prepotentemente – sono spenti, insufficienti. Le descrizioni sono buone, almeno quelle che servono, ma i caratteri sono vaghi, perfino contraddittori.

Altrettanto piatto è lo stile. Questo è, in realtà, un aspetto apprezzabile: è evidente che l'intento di Joyce Carol Oates non era quello di scrivere una storia strappalacrime, non voleva guadagnarsi un seguito giocando con le emozioni dei lettori. Si è limitata a descrivere fatti, in maniera puramente evenemenziale. Cronaca, in fin dei conti.
Stupro è comunque, per ovvi motivi, un libro difficile da leggere, un pugno allo stomaco. Non è possibile restare indifferenti di fronte a una storia simile, non la si può commentare con obiettività. Nonostante ciò, a fare effetto sono, per l'appunto, semplicemente i fatti; non le parole, non il racconto. È come leggere un giornale: c'è la cronaca nera, ci sono fatti orribili, ma tutto sommato leggiamo solo per informarci, non certo per piacere.
Migliora però nell'ultima parte, quando finalmente accade qualcosa di giusto e ricompare un barlume di speranza, e possiamo tirare un sospiro di sollievo.


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BRUCIANTE SEGRETO – Stefan Zweig

Titolo: Bruciante segreto
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: E. Picco
Copertina flessibile: 113 pagine
Editore: Adelphi (2007)
Prezzo: 9,50 €

Bruciante segreto non fa che confermare l'idea che mi ero già fatta di Stefan Zweig, che ormai posso annoverare tra i miei autori preferiti in assoluto. Protagonista del libro è Edgar, un bambino di dodici anni che si trova, convalescente, a Semmering insieme alla madre. Questa viene adocchiata da un giovane barone che, per avvicinarsi a lei, approfitta del bambino in modo subdolo e meschino, conquistando dapprima la sua fiducia per ottenere infine quella della donna.
Da ciò si evincono i temi attorno ai quali gira il romanzo: rapporto tra adulti e bambini, inganno, menzogna, odio, vendetta, sesso e suo potere sulle persone. E d'altra parte anche colpa, autostima e fame d'amore, amicizia.
Fa riflettere sull'importanza della reciprocità, del sentirsi importanti l'uno per l'altro. E Zweig è stato molto intelligente ad affidare questo compito a un bambino.
Il finale magari è un po' banalotto ma, considerato che si parla di un dodicenne, ben venga il lieto fine – che poi tanto lieto non è, per chi guarda dall'esterno.

I personaggi di Bruciante segreto sono indagati a fondo e caratterizzati meravigliosamente. Ritengo Zweig di una precisione impressionante nel descrivere la natura umana, spesso delle donne – pur essendo un uomo – e in questo caso anche di un bambino, e qui ogni scatto di rabbia, senso di colpa, vulnerabilità, irritazione di ogni personaggio è ben reso. Tutti i sentimenti in ballo sono evidentissimi.
Edgar, il protagonista, è analizzato e studiato con particolare profondità. È davvero difficile trovare altri autori in grado di svolgere un lavoro di simile qualità, in questo senso. Zweig si è calato perfettamente nei panni di un dodicenne che si sente usato e tradito, non amato dalle persone che ama, divorato dal risentimento e dall'odio che pure gestisce in maniera fin troppo sofisticata per un bambino della sua età.

Mi ripeterò, ma lo stile di Zweig è perfetto. Non posso muovere neanche l'ombra di una critica a una tale prosa. Il linguaggio è semplice quanto basta a non annoiare, ma allo stesso tempo è ricercato ed elegante, ogni parola è dosata e usata sapientemente e ce n'è per tutti i gusti: che vi piacciano libri semplici e scorrevoli oppure mattoni intellettuali, lo stile di Zweig non può deludervi. Di questo libro perfino il titolo è bellissimo.
Leggete Zweig. Nessuno mi paga per fargli pubblicità, il mio è un amore spontaneo e disinteressato.

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OGNI GIORNO – David Levithan

Titolo: Ogni giorno
Autore: David Levithan
Traduttore: A. Mari
Copertina flessibile: 370 pagine
Editore: Rizzoli (24 aprile 2013)
Prezzo: 12,75 €

Voto: 3.5/5

Con Ogni giorno, David Levithan ha scritto un libro davvero particolare e un po' strano da diversi punti di vista.
Il protagonista del romanzo si chiama semplicemente A e non ha un corpo: è una sorta di spirito che, ogni giorno, si sveglia in un corpo diverso, preso in prestito da qualcuno che non si rende conto di cosa sta succedendo. A ha un suo codice etico per cui cerca di non influenzare in alcun modo la vita della persona che gli presta il corpo, ma quando conosce Rhiannon comincia a concedersi qualche lusso, perché vuole rivederla, e si trova nella posizione struggente di dover scegliere tra far male agli altri o a sé stesso.
La trama è davvero originale e molto varia. A vive ogni giorno una vita diversa, perciò il libro affronta tantissime problematiche, tra cui l'obesità, la dipendenza da sostanze, l'identità sessuale e di genere, la depressione, la morte e il corpo: l'aspetto influisce inevitabilmente sulle percezioni altrui e spesso il corpo è un limite, ma ha un gran peso nel definire quello che siamo. E poi ci sono i temi che conducono la trama portante, ovvero l'amore (un amore anche nocivo, in cui ci si annulla per l'altro), la ricerca di sé stessi, la contrapposizione tra egoismo e altruismo; è una lezione sull'importanza di vivere il presente, ma anche sul significato del passato e del futuro, di cui A è privo.
Il finale è il più bello possibile per una storia del genere, e per me è stato inaspettato.

I personaggi di Ogni giorno sono tantissimi per ovvi motivi, e non era necessario caratterizzarli più di tanto, perché cambiano continuamente. Le presenze costanti sono quella di A e di Rhiannon: la loro caratterizzazione è discreta, soprattutto quella di Rhiannon, che ho trovato stranamente ordinaria, quasi banale rispetto ad altri personaggi femminili di romanzi YA. Tanto che ci si chiede che cavolo ci trovi A di interessante. Tuttavia è anche un bene che sia così normale: dà un tocco di verosimiglianza a una trama assurda.

Lo stile è semplice e scorrevole, non particolarmente accurato, a tratti sdolcinato. Ma il punto forte del libro è la trama, non si può avere tutto.
Ogni giorno è un libro che parte con calma: all'inizio non sembra niente di che, e forse nemmeno alla fine, però è molto originale, mi ha fatto riflettere su tante cose e mi ha anche toccato profondamente. Mi è stato difficile riuscire a immaginare una vita diversa da come la conosciamo, senza la possibilità di creare legami o anche solo di possedere oggetti. Nonostante tutto, non posso che promuovere questo strano romanzo.

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E qui trovate Un altro giorno, in cui la storia è raccontata dal punto di vista di Rhiannon: http://amzn.to/2F5xmal

STONER – John Williams

Titolo: Stoner
Autore: John Williams
Traduttore: S. Tummolini
Copertina rigida: 332 pagine
Editore: Fazi (23 febbraio 2012)
Prezzo: 14,88 €

Voto: 4/5

In Stoner, John Williams racconta la vita, per l'appunto, di tale William Stoner. Una vita che non sembra niente di particolare, vissuta quasi completamente nello stesso posto, con lo stesso lavoro all'università e con le stesse persone, perfino con la stessa apatia, se escludiamo pochi picchi in cui Stoner non ne può più e reagisce. Detta così sembra noiosissima, ma in realtà non lo è affatto. Perché quando si parla di Stoner si dice sempre questo, sulla scia di quanto scritto da Peter Cameron: che la vita di William Stoner non è granché, ma che John Williams l'ha raccontata bene.
John Williams, in effetti, l'ha raccontata con grande maestria, ma non si tratta affatto di una vita piatta e noiosa, perché è vero che Stoner non è proprio un allegrone molto reattivo, ma subisce angherie e ingiustizie sia in casa che sul lavoro, con tutto quello che comporta la vita accademica; deve vedersela con persone orribili che lo trattano malissimo senza neanche un vero motivo; vive con rassegnazione ma prova sentimenti che lo rendono terribilmente umano, anche se solo di rado li lascia emergere. Si innamora. E ci sono anche dei colpi di scena. Il tutto con la guerra sullo sfondo.

I personaggi di Stoner sono caratterizzati perfettamente, soprattutto quelli insopportabili. Edith, pessima moglie e madre, all'inizio sembra pazza anche senza fare nulla, poi la sua follia emerge in tutto il suo splendore. Rancore e odio permeano tutto il suo essere, e pochi altri autori sarebbero riusciti a renderli così bene.
Lo stesso dicasi di Lomax: anche lui me lo vedo davanti, con i suoi sguardi di sufficienza e carichi d'odio, la sua irritazione tenuta disperatamente a bada.
E poi Grace, la figlia così spenta e anonima, annullata dalla madre, che pure riserva delle sorprese inaspettate.
Infine William, ovviamente, nella sua impotenza, nel suo rassegnarsi a una vita che non è quella che meritava. Nel suo amore per la letteratura e per poche persone. Non si può non affezionarsi a questo protagonista, che non riceve nulla di quanto meriterebbe, e non arrabbiarsi per lui, a cui viene tolto anche quel poco di felicità che conquista a fatica.
Insomma, personaggi decisamente notevoli.

E altrettanto notevole è lo stile, che rasenta la perfezione. La prosa è calma ma poetica ed efficace, quasi commovente. Stoner è un libro scritto con molta cura e molto amore, qualsiasi aspirante scrittore dovrebbe leggerlo per farsi un'idea di come si scrive (e, nel migliore dei casi, rendersi conto di non esserne capace).
Le descrizioni sono ottime, anche quelle di gesti piccoli, apparentemente insignificanti. Il finale è l'esempio più lampante.
In definitiva Stoner è un romanzo splendido, scritto benissimo, contiene considerazioni intelligenti e, a mio parere, tutti dovrebbero leggerlo.

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BUNKER DIARY – Kevin Brooks

Titolo: Bunker Diary
Autore: Kevin Brooks
Traduttore: P. A. Livorati
Copertina flessibile: 277 pagine
Editore: Pickwick (2017)
Prezzo online: 8,41 €

Bunker diary di Kevin Brooks dovrebbe essere un romanzo per ragazzi, e a me sembra una definizione a dir poco riduttiva.
Il sedicenne Linus si ritrova dentro un bunker, all'inizio da solo, poi scopre l'esistenza di altre cinque stanze. Stanze che a poco a poco si popoleranno, fino a quando il bunker sarà abitato da sei persone che non hanno idea di come uscirne, e che saranno messe a dura prova senza sapere nemmeno da chi.
Il libro tocca diversi temi, racconta di tante cose. Per cominciare, dei rapporti tra le persone, ancora più difficili se forzati come in questo caso. È una riflessione sulla contrapposizione tra "l'unione fa la forza" e "chi fa da sé fa per tre", e non si capisce quale delle due strategie sia la più efficace.
Parla di libertà, di come diamo per scontate cose che invece dovremmo apprezzare molto di più, e di quanta importanza diamo invece a cose futili, che riteniamo bisogni quando sono solo vizi; di speranza, di accettazione e di autoannullamento, di impotenza; della relatività della fiducia, perché chi può sapere di cosa è capace un'altra persona? Non lo sa nemmeno lei.
Parla anche di forza, di come spesso pensiamo "non ce la faccio" e poi ci ricrediamo, se non altro perché siamo costretti a farcela; parla di sconfitta, di rassegnazione e disperazione, di cosa si può arrivare a fare quando non si ha più scelta e di come si possano manipolare le persone tramite le loro debolezze e le loro necessità, di come si possa indurre la follia.
Infine ci sono anche l'amore, la condivisione e tutte le cose che, anche contro la nostra volontà, creano legami tra noi e gli altri.

I personaggi sono variegati, descritti sin dalla loro prima apparizione, specie negli atteggiamenti e nelle movenze. Sono anche ben caratterizzati ed è reso bene anche il loro cambiamento con l'aumentare della disperazione. I loro caratteri, anche quando – per forza di cose – vengono esasperati, restano perfettamente riconoscibili.
Linus scrive in prima persona, tramite appunti su un taccuino, perciò vediamo lui attraverso le sue parole e gli altri personaggi attraverso i suoi occhi. La sua scrittura, come anche il suo pensiero, cambia efficacemente insieme alle condizioni, perciò assistiamo alla sua evoluzione fino alla fine che, personalmente, ho trovato agghiacciante, non solo per il contenuto ma anche per lo stile.

Quest'ultimo è molto semplice, perché come ho detto si tratta degli appunti di Linus. È quindi molto centrato sulle sue sensazioni e percezioni e trasmette tutta la sua angoscia e la sua disperazione in modo doloroso: è il racconto di una persona che vive una situazione particolare con ansia e paura costanti, che arrivano al lettore anche quando lui non ne parla direttamente.
Le descrizioni sono buone, così come i dialoghi, a cui ogni personaggio contribuisce in modo personale, con reazioni verbali che possono essere solo sue.
Se non fosse chiaro, Bunker diary mi è piaciuto un sacco: mi ha coinvolto, incuriosito e trascinato dalla prima all'ultima pagina, l'ho letto avidamente anche se, purtroppo, tutte le domande rimangono senza risposta.
Dirò una cosa molto azzardata: mi ha ricordato a tratti The experiment che, tra parentesi, dovreste proprio vedere. Soprattutto, guardate l'originale tedesco, non i remake americani.

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