LA FATTORIA DEGLI ANIMALI – George Orwell

La fattoria degli animali, George Orwell
Titolo: La fattoria degli animali
Autore: George Orwell
Traduttore: B. Tasso
Copertina rigida: 130 pagine
Editore: REPUBBLICA (2002)
Prezzo online: 10,20 €

Mi dispiace che di George Orwell si ricordi sempre 1984 come il suo più grande capolavoro, perché io trovo La fattoria degli animali nettamente superiore. Se non l'avete ancora letto, leggetelo. Dovrebbe essere una lettura d'obbligo anche nelle scuole (magari adesso lo è, non ne ho idea, ma ai miei tempi a scuola non me ne ha mai parlato nessuno).
Si tratta di un romanzo a sfondo politico: i temi riguardano potere, differenze di classe, sfruttamento e manipolazione, perché "tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri". Vi dico subito che io detesto la politica, non me ne sono mai interessata e tendo a ignorare la gente che sta al potere perché mi fa solo avvelenare il sangue. Eppure George Orwell ha trovato un modo geniale di raccontare la politica perfino a gente come me. Il romanzo è scritto come una favoletta, con animali parlanti e tutto il resto, ma i fatti raccontati sono spaventosi e inquietanti, e lasciano in bocca un amaro insopportabile.

I personaggi sono meravigliosi. Sono animali che rappresentano diversi atteggiamenti e comportamenti umani. Sono perfettamente studiati, e caratterizzati benissimo, per quanto benissimo si possano caratterizzare dei porci avidi di potere, un cavallo zelante e testardo, delle pecore rincretinite e facili da abbindolare o un asino amareggiato e senza nessuna fiducia nel futuro e nella vita. Rappresentano in modo commovente l'ignoranza che riguarda una gran parte di noi, che siamo manipolati come dei burattini tutti i giorni della nostra vita (anche quelli di noi che non sono poi così ignoranti, in realtà).
Mi fermo prima di cominciare a inveire contro l'umanità.

Anche lo stile è perfetto: non è fatto per impressionare, è scorrevolissimo e semplice, a prova di idioti, proprio per rendere il messaggio quanto più immediato possibile. La lettura scorre veloce, il libro è anche breve e si legge in poche ore, eppure è pieno zeppo di significato, di spunti di riflessione e di angoscia. È davvero uno dei libri più intelligenti che io abbia letto in tutta la mia vita. E, lo ripeto, sono dell'idea che si tratti di una lettura imprescindibile per tutti.

IL BAMBINO – Sebastian Fitzek

Il bambino, Sebastian Fitzek
Titolo: Il bambino
Autore: Sebastian Fitzek
Traduttore: E. Cambini
Copertina flessibile: 318 pagine
Editore: LIT - Libri in Tasca (2012)
Prezzo online: 9,90 €

Come ho già detto qui, Sebastian Fitzek è il mio autore di thriller preferito. Il bambino è il suo terzo romanzo che leggo e non mi ha deluso neanche stavolta. A dire il vero, rispetto agli altri due è più poliziesco e meno psicologico, però riesce comunque a risultare interessante e trascinante.
Come per ogni buon thriller, il fulcro del romanzo è la trama. Si tratta perlopiù di indagini, ma vengono toccati temi molto delicati:
  • Reincarnazione. Esiste una vita dopo la morte? Questa domanda si pone sin dall'inizio, quando Simon, che ha 10 anni, confessa di aver commesso dei delitti 11 anni prima. E poi anche 15.
  • Malattia e morte. Simon è un malato terminale e Robert Stern, vero protagonista della storia, ha subito una grave perdita che, giustamente, condiziona tutta la sua vita, come anche quella di altre persone intorno a lui.
  • Abusi e pedofilia. Ahimè, certe parti, certe descrizioni, certe informazioni mi hanno fatto davvero orrore e mi hanno disgustata. Ma anche questo è un merito del libro.
  • Giustizia e religione. È corretto usare la violenza per fare giustizia? Vogliamo chiederlo a Dexter Morgan?
  • Famiglia, amore e banalità simili, perché sì. La parte finale è anche piuttosto sdolcinata, ma okay, c'era da aspettarselo.

I personaggi del romanzo non sono niente di eccezionale, perché – appunto – nei thriller l'importante è la trama. Hanno pochi tratti distintivi, dei punti di forza e dei punti deboli che li rendono umani e a volte anche teneri, ma in ogni caso non spicca nessuna personalità.
Le descrizioni fisiche in compenso sono buone e perfino minuziose, a volte.

Anche per quanto riguarda lo stile non posso spendere troppe parole buone. È molto scorrevole e fa il suo buon lavoro, come ho detto trascina il lettore e si legge con avidità, ma continuo a ripetere che a fare un buon thriller è la trama, sono gli avvenimenti, la curiosità che inducono. Uno stile semplice e scorrevole completa il tutto, se così non fosse il libro verrebbe appesantito inutilmente. In alcuni momenti, comunque brevi, mi sono annoiata, ma poi la suspance e la curiosità tornano molto rapidamente e si vuole solo andare avanti e saperne di più.
Le descrizioni ambientali sono appena sufficienti, e in fondo non necessarie.
Se cercate alta letteratura, quindi, vi sconsiglio il libro (e del resto dubito che possano piacervi i thriller), ma se siete amanti del genere non potete lasciarvi scappare Fitzek. Io continuerò senz'altro a leggere i suoi libri.

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L'ETÀ DELL'INNOCENZA – Edith Wharton

L'età dell'innocenza, Edith Wharton
Titolo: L'età dell'innocenza
Autore: Edith Wharton
Traduttore: A. D'Agostino Schanzer
Copertina rigida: 350 pagine
Editore: REPUBBLICA (2003)
Prezzo online: 6 €

Non avevo mai letto Edith Wharton, e già dalle prime parole L'età dell'innocenza mi ha conquistata. Anche se poi, procedendo con la lettura, mi sono ritrovata un po' meno convinta.
Ma passiamo subito ai temi del libro:
  • Società, etichetta, onore. Tutta la storia è condizionata da queste cose. Ogni comportamento è giudicato da una società ipocrita e regolato da convenzioni mirate a mantenere un presunto decoro a dispetto di spontaneità, desideri e sentimenti. Quasi tutti i personaggi sono pronti a tutto per non perdere la faccia.
  • Amore. Nascosto da tutte le robe di cui sopra, ahimè. È presente, perfino struggente, ma sempre soffocato, il che mi ha fatto non poca rabbia. A causa di queste restrizioni ho avuto la sensazione che, nonostante il pathos, il romanzo non riuscisse a decollare, ma temo che il punto sia proprio quello.
  • Educazione della donna, indipendenza. Le donne devono ovviamente tenere determinati comportamenti e un solo personaggio, Ellen Olenska, va contro tutti e tutto quello di cui ho parlato finora. Senza molto successo.
Il finale mi ha lasciata basita, non ho ancora capito se è geniale oppure una delusione.

I personaggi del romanzo sono davvero ben fatti. È facile immaginare e conoscere a fondo ognuno di loro. Newland Archer è un leone in gabbia, che non sopporta le restrizioni imposte dall'etichetta ma allo stesso tempo non fa mai nulla di sensato e definitivo per staccarsene, e finisce per accontentarsi di una vita socialmente accettabile ma che lo annoia a morte, senza emozioni.
Sua moglie May è la perfetta incarnazione di tutti i valori alla base della realtà descritta: una donna deliziosa, senza desideri o aspirazioni che vadano al di là del compiacere il marito, ammirata da tutti, posata al limite del comprensibile. Tanto che, anche quando tira fuori le unghie, ti chiedi se l'abbia fatto con intenzione o solo perché è idiota.
E poi Ellen Olenska, il raggio di luce nel grigiore del mondo in questione. L'unica che osi sfidare le convenzioni, che dia la priorità a quello che prova e che vuole, anche se pur sempre nei limiti del decoro e della dignità.

Come per i personaggi, anche con le descrizioni ambientali l'autrice ha fatto un ottimo lavoro: sono bellissime, ricche di particolari, vivide. Lo stile in generale è davvero notevole; come ho detto, mi ha colpito sin dall'inizio. È molto scorrevole ma anche elegante, le parole sono scelte con cura e c'è dell'ironia, cosa che mi ha sorpreso. Alcuni momenti sono commoventi, carichi di emozioni, ed Edith Wharton è stata bravissima a rendere l'impossibilità di manifestarle per cause di forza maggiore, e allo stesso tempo a farle comunque sentire al lettore.
Purtroppo devo dire che alcune parti mi hanno annoiato e non sono riuscita a seguirle come si deve, e in più ho trovato diversi errori di traduzione.
In definitiva L'età dell'innocenza è un romanzo scritto e costruito in modo esemplare, lo consiglio senza alcun dubbio.

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LA CANZONE DI ORFEO – David Almond

La canzone di Orfeo, David Almond
Titolo: La canzone di Orfeo
Autore: David Almond
Traduttore: G. Iacobaci, W. Ricketts
Copertina flessibile: 248 pagine
Editore: Salani (27 settembre 2018)
Prezzo online: 14,90 €

La canzone di Orfeo è il primo libro che ho letto di David Almond. È un libro per ragazzi, una rivisitazione moderna e adolescenziale del celebre mito di Orfeo ed Euridice. Nel complesso non mi è dispiaciuto, ma ho anche trovato troppo azzardato questo adattamento.
La trama rimane quella del mito, e i temi pure: amore, musica, morte e perdita, disperazione e compagnia bella. Dovendo allungare il brodo per farne un romanzo, qui troviamo ovviamente molti più personaggi e quindi abbiamo anche altri temi accessori quali la famiglia, l'amicizia, l'adolescenza, il sesso eccetera.

I personaggi di questo romanzo, a parte Claire (la voce narrante), lasciano tutti molto a desiderare. Lo scopo, tuttavia, non è l'analisi delle personalità; magari nelle intenzioni dell'autore doveva trattarsi di qualcosa di più simbolico e sublime di una semplice vicenda adolescenziale, però ecco... un minimo di carattere me lo sarei aspettato. I personaggi, e in particolare i due protagonisti, sono vuoti, piatti. Se Ella è dichiaratamente svampita a con la testa per aria, Orpheus invece sembra proprio scemo. Considerato che tutti lo adorano, dovrebbe almeno essere in grado di mettere una parola dietro l'altra, invece non sembra in grado di dire mezza frase intelligente. Io me lo sono immaginato pure con un'espressione ebete, soprattutto nella scena a casa di Claire.
Per fortuna, almeno Claire sembra un vero essere umano, con dei veri sentimenti percepibili e dolore concreto, non campato per aria come tutti gli altri sentimenti raccontati nel libro.

Lo stile è forse la cosa più apprezzabile. L'ho trovato molto particolare, soprattutto per un libro per ragazzi. È scorrevole e semplice da leggere, ma anche poetico, quasi onirico, e poi ho apprezzato molto la resa grafica di certi momenti. Almeno da quel punto di vista, è stato fatto un bel lavoro per ottenere il coinvolgimento del lettore.
Insomma, per farla breve: se siete adolescenti io il libro ve lo consiglio pure, perché comunque è particolare rispetto alla consueta letteratura per ragazzi. In caso contrario invece eviterei. Leggetevi il mito originale, piuttosto.

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