PERSONE CARE – Vera Giaconi

Persone care - Vera Giaconi
Titolo: Persone care
Autore: Vera Giaconi
Traduttore: G. Zavagna
Copertina flessibile: 160 pagine
Editore: Sur (2019)
Prezzo: 12,75 €

Forse mi aspettavo troppo da Persone care, questa raccolta di dieci racconti di Vera Giaconi. Io non amo molto i racconti, ma tutti ne parlavano benissimo e mi sono convinta che fossero qualcosa di pazzesco, invece mi hanno lasciata alquanto perplessa.
Le persone care del titolo sono soprattutto – ma non solo – i familiari: "parenti serpenti", come suggeriscono la copertina del libro e la saggezza popolare.
I temi riguardano dunque la famiglia e i rapporti di amore/odio tra le persone in generale: ci vanno di mezzo l'invidia, il sentirsi obbligati verso qualcun altro, il rancore, la competizione, l'incomunicabilità, la solitudine all'interno dei rapporti stessi... Il messaggio che mi è arrivato, e che condivido pienamente, è che le relazioni e le persone sono soprattutto un peso. (Scusatemi.)
Infine ci sono anche distanza (fisica e morale), malattia e morte.

I personaggi sono descritti in maniera discreta con pochi tratti, ma ben tracciati nonostante la brevità dei racconti, e del resto il fulcro del libro sono proprio gli eccessi della natura umana. È focalizzato sui sentimenti più che sull'aspetto o le azioni dei personaggi.
Si tratta di persone "cattive", subdole ed egoiste, ma non più di ognuno di noi. In altre parole, non è che Vera Giaconi abbia voluto rappresentare degli stronzi, semmai ha rappresentato molto bene il lato stronzo che tutti possediamo, cosa senz'altro apprezzabile.

Lo stile l'ho trovato piuttosto scialbo, non mi ha colpito in nessun modo. È molto semplice e scorrevole, ma non ha altri pregi.
Il finale di ogni racconto lascia l'amaro in bocca ma, soprattutto, nella maggior parte dei casi non è un vero finale. Ho avuto l'impressione che molti racconti fossero stati lasciati a metà, e che non fosse affatto chiaro dove volessero andare a parare. In compenso ho trovato molto buona la resa dell'angoscia, che tuttavia non viene descritta, quindi l'autrice è stata brava a farla passare in maniera implicita.
L'ultimo racconto, Rincontro, è la ciliegina sulla torta. Non ho nemmeno capito se sia il migliore o il peggiore. Da una parte è inquietante e mi ha dato delle sensazioni strane, il che è un merito; dall'altra sembra insensato e confuso, con dialoghi che non significano nulla, lasciati all'interpretazione del lettore.
Non lo so, sono perplessa. Vi consiglio questo libro solo se, a differenza di me, non pretendete concretezza e vi divertite invece a interpretare le cose a modo vostro.

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CAMERA CON VISTA – Edward Morgan Forster

Camera con vista - Edward Morgan Forster
Titolo: Camera con vista
Autore: Edward Morgan Forster
Traduttore: M. Caramella
Copertina flessibile: 280 pagine
Editore: Mondadori (2018)
Prezzo: 11,05 €

Camera con vista di E.M. Forster è uno dei miei classici inglesi preferiti. Fra i temi troviamo:
  • Sessismo, pregiudizi e stereotipi, trattati con molta sufficienza dall'autore: i suoi personaggi si oppongono a tutto ciò, perché sono giovani, anticonformisti e antisessisti, vanno contro l'opinione comune nonostante l'originalità sia così severamente condannata. Considerando anche Maurice (già recensito qui), in cui i pregiudizi non mancano, posso dire di apprezzare molto Forster per questo suo atteggiamento e la sua critica a una società così bigotta e ignorante, e per il fatto che abbia così a cuore l'autoaffermazione e la legittimità di ogni modo di essere.
  • Decoro e buone maniere, che si collegano a quanto appena detto. Bisogna essere in un certo modo, avere un determinato comportamento, abbigliamento, lavoro, patrimonio e così via, altrimenti non si può essere persone "perbene".
  • Amore. Un amore romantico come quelli di Jane Austen, per esempio, non mi sono mai sembrati. Tutti non fanno che lodare Orgoglio e pregiudizio come una grande storia d'amore, ma per me nei libri della Austen le persone si amano solo a parole, non percepisco davvero le loro emozioni. Qui invece è tutto bellissimo, romantico, impetuoso, spontaneo (almeno per quanto riguarda George).

I personaggi sono caratterizzati molto bene, perché Forster capisce le persone ed è in grado di attribuire ai suoi protagonisti azioni, pensieri e sentimenti molto autentici. In più, come ho detto, alcuni di loro si oppongono alle norme sociali, o perlomeno le vivono come dei grossi limiti, e per questo mi piacciono.
George Emerson è un personaggio che adoro, perché è originale e cupo, se ne frega di cosa pensano gli altri perché li reputa (a ragione) dei cretini e dice sempre quello che pensa anche se è scomodo e fuori luogo, senza per questo offendere gli altri. In più è una specie di nichilista depresso, ma allo stesso tempo romantico e idealista. Praticamente il mio uomo ideale.
Mi è piaciuto anche Freddy, che viene descritto come uno scemo qualsiasi, ma che io ho trovato invece intelligente, consapevole di sé e fermo nelle sue posizioni, tutt'altro che debole o insignificante, nonostante sia un personaggio piuttosto trascurato.
Lucy invece mi è parsa una deficiente. Anche lei si ribella, almeno interiormente, alle aspettative della società, ma allo stesso tempo non riesce a staccarsi dalle apparenze e si lascia manipolare da chiunque, inclusi quelli che non vorrebbero manipolarla affatto.
Cecil poi è un personaggio orribile, che incarna tutti i pregiudizi e il sessismo di cui sopra, e Charlotte è alquanto insopportabile, anche se alla fine almeno lei si riscatta.
Insomma, un'ampia gamma di personalità interessanti.

Anche lo stile è apprezzabile, a partire dalle descrizioni davvero bellissime, con metafore particolari e molto poetiche.
È anche ironico, soprattutto nella prima parte, e più avanti si fa più profondo, altra cosa che mi fa pensare a Jane Austen o comunque ad altri classici molto amati e che a mio parere non hanno invece molto spessore. Come ho detto prima è anche molto romantico e commovente.
I dialoghi sono interessanti, ma solo quando partecipano gli Emerson, grazie alla loro originalità e diversità. Tutti gli altri dialoghi sono abbastanza vuoti, con qualche piccola eccezione per Freddy.
Per farla breve, secondo me Camera con vista è un ottimo romanzo, un classico a mio parere sottovalutato rispetto ad altri, coinvolgente per chi ama le storie d'amore ma anche interessante da un punto di vista più intellettuale. Una storia d'amore scritta da un uomo, per quanto mi riguarda, risulta spesso più autentica e sfaccettata rispetto a quelle scritte dalle donne (ma non faccio di tutta l'erba un fascio, ovviamente); sarebbe davvero molto riduttivo parlare di Camera con vista come di un romanzo rosa, ecco.

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IL CACCIATORE DI AQUILONI – Khaled Hosseini

Il cacciatore di aquiloni - Khaled Hosseini
Titolo: Il cacciatore di aquiloni
Autore: Khaled Hosseini
Traduttore: I. Vaj
Copertina flessibile: 362 pagine
Editore: Piemme (2014)
Prezzo: 10,11 €

Khaled Hosseini mi spezza il cuore. Il mio preferito resta Mille splendidi soli (recensito qui), ma anche Il cacciatore di aquiloni è straziante.
Ovviamente i temi sono molto sostanziosi e importanti:
  • Afghanistan. Uso questo nome per riassumere in realtà un'ampia gamma di temi che riguardano la cultura, la società, l'educazione, i valori, la guerra, i pregiudizi, la politica... del paese. Quindi diciamo solo Afghanistan.
  • Amicizia e famiglia, in generale relazioni interpersonali e valori annessi, quali lealtà e fiducia. E rottura di quest'ultima.
  • Etica e coscienza, colpa ed espiazione, perdono.
  • Perdita, di troppe cose. Dell'innocenza, di sé stessi, di altre persone, della gioia di vivere.

I personaggi sono meravigliosi e per questo è tutto così doloroso. Le descrizioni fisiche sono molto dettagliate e la caratterizzazione è perfetta. Khaled Hosseini ci fa davvero conoscere i suoi personaggi.
Per esempio Amir, il protagonista della storia, è un codardo sleale. Si può anche simpatizzare con lui, visto il suo tormento, ma a me non è piaciuto, l'avrei preso a pugni.
Invece Hassan e Ali sono personaggi adorabili, integri e sempre dignitosi nella loro condizione di servi. Ho sofferto per loro, per la loro dolcezza che resta immutata nonostante una vita di privazioni, per la loro serenità che resiste a tutto. Per la capacità di Hassan di restare leale, fedele e sinceramente affezionato ad Amir anche dopo aver subito il peggiore dei tradimenti.
Perfino "Baba", il padre di Amir, viene fuori tutto sommato come un personaggio positivo, nonostante certi suoi errori e atteggiamenti. Niente a che vedere con gli uomini di Mille splendidi soli, per fortuna.

Anche lo stile di Hosseini mi piace tantissimo: il suo modo di raccontare è scorrevole e coinvolgente, trasmette tutte le emozioni del caso ma senza rendere la lettura "tecnicamente" pesante (emotivamente lo è, viste le vicende e i temi trattati). Ma non per questo è superficiale, anzi, è ricco di pathos e di dettagli descritti così bene che ho finito per ritenere questa la principale caratteristica di Hosseini, quella che lo rende unico.
Le descrizioni sono curate nei minimi particolari e i dialoghi sono ottimi e rappresentano bene i personaggi, ognuno di loro dice cose che potrebbe dire soltanto lui.
Secondo me Il cacciatore di aquiloni va letto assolutamente.

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DOVE SEI MATHIAS? – Agota Kristof

Dove sei Mathias? - Agota Kristof
Titolo: Dove sei Mathias?
Autore: Agota Kristof
Traduttore: M. Balmelli
Copertina flessibile: 51 pagine
Editore: Casagrande (2006)
Prezzo: 6,80 €

Dove sei Mathias? di Agota Kristof è un libriccino minuscolo che si legge letteralmente in mezz'ora, e brevissima sarà anche la recensione. Il libro contiene due racconti: Dove sei Mathias?, che dà il titolo all'opera, e Line, il tempo. Anche se il secondo sembra più leggero, in realtà questo libro contiene in pochissimo spazio tutta la disperazione tipica della Kristof, e infatti io l'ho amato alla follia.
Anche i temi sono quelli ricorrenti nella sua opera: infanzia, sogno vs realtà, morte e perdita ma anche amore (ovviamente non felice).

Sui personaggi posso dire ben poco, perché i due racconti sono davvero troppo brevi, sarebbe impossibile approfondire i protagonisti più di tanto in così poco spazio, e inoltre non c'è nessuna necessità di farlo, perché non servirebbe a niente.
Le descrizioni fisiche sono quasi del tutto assenti a parte qualche piccolo dettaglio, ma la caratterizzazione c'è, anche se è solo accennata appunto per mantenere la brevità. È più che sufficiente, comunque.

Infine, lo stile. Agota Kristof è un genio. Riesce a dare quel tocco onirico e inquietante in poche parole e, anzi, soprattutto tramite il non detto, con cui gioca molto e bene. La sua scrittura è asciutta e diretta, a volte brusca (soprattutto in altri libri).
Il secondo racconto è scritto in forma di dialogo, quindi c'è ancora meno "racconto", o quantomeno è indiretto, narrato dalle parole dei due protagonisti. Rispetto al primo dà sensazioni più facili da gestire, ma alla fine lascia l'amaro in bocca.
Non posso dire molto di più, ma per me questo libro è una piccola perla. E non per tutti, come del resto gli altri libri dell'autrice.

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IL MIGLIO VERDE – Stephen King

Il miglio verde - Stephen King
Titolo: Il miglio verde
Autore: Stephen King
Traduttore: T. Dobner
Copertina flessibile: 556 pagine
Editore: Sperling & Kupfer (2013)
Prezzo: 10,11 €

Erano anni che volevo leggere Il miglio verde di Stephen King ma ho sempre rimandato, chissà perché. Finalmente mi sono decisa e mi è piaciuto un sacco.
Ecco i temi:
  • Pena di morte. Prigione. Condannati a morte. Sedia elettrica.
  • Violenza, sadismo, abuso di potere, omicidio, che non sono solo le cause per cui i detenuti sono stati condannati, ma anche dei comportamenti ricorrenti all'interno della prigione. Anche tra le guardie, cioè.
  • Colpa, pentimento, dolore, pietà. Si finisce per simpatizzare e provare pietà per i detenuti, anche se sono degli assassini. (Alcuni li si odia e basta, però.)
  • Razzismo. John Coffey, uno dei detenuti e dei personaggi più importanti, è stato accusato e rinchiuso in larga parte perché nero.

I personaggi del romanzo sono ottimi, descritti in maniera molto minuziosa e ben caratterizzati, sempre chiari in ogni loro atteggiamento, tanto da – come ho detto – suscitare pietà pur essendo criminali. Perfino il topo e i personaggi minori sono ben costruiti.
Una delle guardie, Percy, è un personaggio orribile (forse perfino peggio nel film), uno psicopatico sadico e senza pietà, ma è soprattutto irritante, di quelli che prenderesti a pugni in bocca. Come dico sempre, i personaggi negativi sono di solito quelli che riescono meglio (agli autori bravi).
Il più notevole comunque resta John Coffey, un bellissimo personaggio, ben approfondito e saggio nonostante la sua scarsa cultura e intelligenza, pieno di un dolore che passa anche al lettore.

In quanto a stile, King per me è una garanzia. Riesce sempre a prendermi, la sua scrittura è molto scorrevole ma non per questo poco curata, anzi le parole sono sempre ben scelte e il linguaggio molto efficace. Tuttavia in questo libro l'ho trovato un po' troppo "pacato", meno accattivante rispetto ai suoi standard, almeno fino a un certo punto. Nella seconda metà si riprende e ha cominciato a coinvolgermi sempre di più.
Le descrizioni mi hanno un po' confuso: alcune sono ottime, molto chiare, perfino impressionanti, sia da un punto di vista materiale che emotivo; altre invece mi sono sembrate poco efficaci, anche in momenti clou della trama. In ogni caso, man mano che ci si avvicina alla fine, diventa sempre più coinvolgente e commovente.
Il miglio verde mi è piaciuto parecchio, e credo possa soddisfare un po' i gusti di tutti. Lo consiglio senza dubbio.

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CHIAMAMI COL TUO NOME – André Aciman

Chiamami col tuo nome - André Aciman
Titolo: Chiamami col tuo nome
Autore: André Aciman
Traduttore: V. Bastia
Copertina flessibile: 271 pagine
Editore: Guanda (2019)
Prezzo: 9 €

Ho riletto Chiamami col tuo nome di André Aciman perché ne ho sentito il bisogno, era il suo momento e infatti l'ho apprezzato ancora di più alla seconda lettura. È così bello e struggente che alla fine temevo la lettura successiva, perché non avrebbe potuto essere all'altezza.
Il romanzo è la cronaca di un rapporto o, meglio, di un sentimento. Elio racconta in prima persona tutto quello che prova, mette a nudo i suoi sentimenti, il suo strazio e le sue speranze, e sembra esserne assorbito, sopraffatto. Tutta la prima metà del romanzo trabocca di amore, attrazione, dello struggimento del desiderio, del dolore di essere completamente nelle mani di un altro, in un alternarsi di distanze e avvicinamenti. Poi le cose si fanno più concrete, ci sono il contatto e l'intimità (perfino eccessiva, a tratti) ma anche la paura, i ricordi, ci sono la malattia, la vecchiaia, la perdita e il lutto. Alla fine mi sono sentita un po' in lutto anch'io.

I personaggi fondamentali, in realtà, sono solo Elio e Oliver. Gli altri sono quasi delle comparse, non hanno bisogno di essere ben caratterizzati. (Tuttavia il padre di Elio è un ottimo personaggio, commovente, che emerge al momento giusto.)
Elio, raccontando in prima persona, si espone fin troppo in tutta la sua confusione adolescenziale, ed è perfetto con tutti i suoi dubbi, la sua identità messa in gioco. È (auto)indagato in ogni dettaglio, in tutte le sue percezioni, sensazioni, i suoi dubbi e le sue fragilità, in tutto il suo essere. La sua identità è traballante; è incostante e volubile, molto immaturo, ma proprio per questo ancora più intenso.
Anche Oliver è descritto minuziosamente in molti suoi gesti, atteggiamenti, scelte, ma è pur sempre raccontato da Elio, che lo idealizza e quindi lo percepisce come privo di difetti. È anche ambiguo nel suo atteggiamento "vorrei ma non posso", che mantiene fino alla fine, anche dopo anni.

Lo stile che Aciman adotta in questo libro è molto percettivo: più che l'uso delle parole o le immagini evocate, si apprezzano le sensazioni generate dalla lettura, si sentono in maniera molto precisa quelle di Elio. L'ho trovato bellissimo e doloroso, struggente sin dalle prime pagine, mi ha fatto venire voglia di piangere anche quando non stava succedendo niente. La scelta delle parole è perfetta, le descrizioni meravigliose, molto accurate, "da film", nel senso che mi è parso di vederle proiettate davanti a me, con tanto di suoni annessi. Sono permeate delle sensazioni di Elio, l'autoanalisi, l'introspezione e la vulnerabilità, il suo cuore dato in pasto al lettore. È questo che rende il romanzo particolarmente bello e sentito.
I dialoghi sono interessanti e utili alla caratterizzazione, a volte troppo intellettuali, soprattutto per un diciassettenne. A tratti mi hanno confuso perché non si capisce esattamente chi stia parlando, ma non sono mai vuoti o casuali. La rievocazione dei ricordi è molto efficace ed è ciò che più mi ha toccato.
Chiamami col tuo nome mi è piaciuto tantissimo, l'ho vissuto con molto trasporto e mi ha commosso, nonostante sia davvero morboso ed eccessivo in alcune parti. Merita di essere letto.

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SOLI E PERDUTI – Eshkol Nevo

Soli e perduti - Eshkol Nevo
Titolo: Soli e perduti
Autore: Eshkol Nevo
Traduttore: R. Scardi, O. Bannet
Copertina flessibile: 264 pagine
Editore: BEAT (2017)
Prezzo: 7,65 €

Eshkol Nevo è nel mio cuore grazie a La simmetria dei desideri (recensito qui), ma gli altri suoi libri non mi sembrano alla stessa altezza. Soli e perduti mi è piaciuto, sia chiaro, ma non c'è proprio competizione.
Quello che mi preme sottolineare è innanzi tutto questo: ho letto in giro che il libro è considerato divertente e leggero e che il titolo non è adatto, ma io non sono per niente d'accordo. È sicuramente ironico e fa sorridere, ma in tutto quello che scrive Nevo (o almeno quello che ho letto finora) ci sono solitudine e perdita. Non sarà tragico, ma anche nelle piccole cose c'è tristezza. Insomma, non mi pare il caso di parlare di Soli e perduti quasi come di un romanzo umoristico.
Ad ogni modo. Tra i temi troviamo: vecchiaia, pregiudizi e razzismo, solitudine e amore come salvezza, depressione, senso della vita. (Alla faccia della commediola romantica, per l'appunto.)

I personaggi di Nevo mi piacciono sempre perché sono molto umani, stupidi se vogliamo, ma non nel senso di scemi. Hanno sentimenti stupidi in quanto esseri umani e imperfetti, e quindi molto verosimili.
Ho apprezzato Anton, perché è depresso, paranoico, ha una specie di disturbo post-traumatico da stress ma è anche un personaggio dolce e divertente. E anche Naim, che spicca tra gli altri per l'intensità con cui vive la sua passione per i volatili, e per il suo carattere pacato ma fermo e determinato.
Molti hanno sentimenti incostanti e superficiali; in compenso durano anni e anni quelli insoddisfatti. Sembra che molti personaggi vogliano solo quello che non possono avere, il che è frustrante ma li rende ancora più verosimili. Non mi è piaciuto nessun personaggio femminile.
Le descrizioni fisiche sono poche, quindi possiamo immaginare tutti un po' come vogliamo.

Lo stile di Nevo è particolare, soprattutto nei dialoghi senza punteggiatura. È una cosa che spesso mi irrita in altri autori, soprattutto perché può rendere le cose meno chiare, ma nel suo caso non mi dà particolarmente fastidio, se non quando ci sono degli incisi che richiedono un attimo per capire che stanno fuori dal discorso diretto e possono confondere.
In compenso l'autore trova delle metafore bellissime che rendono la sua scrittura meravigliosa.
Per me vale assolutamente la pena di leggere Soli e perduti.

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TUTTO IL TEATRO – Sarah Kane

Tutto il teatro - Sarah Kane
Titolo: Tutto il teatro
Autore: Sarah Kane
Traduttore: B. Nativi
Copertina flessibile: 228 pagine
Editore: Einaudi (2000)
Prezzo: 13,17€

Tutto il teatro è, appunto, la raccolta di tutte le opere teatrali di Sarah Kane, che sono cinque: Dannati, L'amore di Fedra, Purificati, Febbre e Psicosi delle 4 e 48.
Si tratta di opere crude e disturbanti fino all'eccesso, folli, visionarie e malate, a volte sembrano perfino sconnesse e senza senso (in particolare Febbre). Potrebbero facilmente turbare la sensibilità di molti e toccano temi molto delicati e scomodi: odio, razzismo, sesso (un sesso per niente sano), tortura, malattia, solitudine, morte, suicidio.
Anche l'amore è malato, incestuoso o, nella maggior parte dei casi, semplicemente assente, il che è una tragedia e porta alla follia.
Non molto motivante, vero? Però c'è del bello che va colto nella lettura. Non è solo un'accozzaglia di indecenze tanto per fare scalpore.

I personaggi sono spesso disgustosi, malati, psicopatici, si trattano tra loro come delle schifezze senza dignità, non hanno pietà, si stuprano a vicenda per sport. In ogni caso non sono vere persone, è come se fossero più che altro delle entità, delle rappresentazioni di qualcos'altro, dei simboli. Le descrizioni infatti sono irrilevanti: stiamo parlando di opere teatrali, non di romanzi, quindi non c'è un'indagine approfondita né dell'aspetto né della natura dei personaggi; li si dovrebbe vedere rappresentati su un palco.
In questo, Psicosi delle 4 e 48 si distingue un po' dagli altri. Qui la protagonista parla in prima persona e indaga con una certa precisione i suoi sentimenti, la sua angoscia, la solitudine e tutto quello che ha perso insieme all'amore.

Lo stile è anch'esso molto crudo e irrispettoso. Contiene anche bestemmie esplicite, cosa che di solito non trovo mai nelle traduzioni italiane. Poiché si tratta di teatro, è fatto quasi solo di dialoghi, a volte monologhi. Non ho notato nulla di particolare (in positivo) nella scelta delle frasi e delle parole, anche se il contenuto è sicuramente notevole.
Alcune scene sono raccapriccianti, ma del resto è tutto in sintonia col l'atmosfera generale di degrado. L'edizione (che, mi pare di capire, non è mai stata aggiornata dal 2000) presenta molti refusi ed errori grammaticali.
In Psicosi delle 4 e 48 anche lo stile si distingue, perfino graficamente: è disgiunto e discontinuo, come i pensieri e i sentimenti, come la pazzia. Quest'ultima opera è anche la mia preferita, se non si fosse capito.
Sarah Kane non fa per tutti, questo libro è uno dei più offensivi che io abbia mai letto e riconosco che ha turbato anche me. Ma in generale apprezzo gli scrittori pazzi, e ho apprezzato anche lei.

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I MISERABILI – Victor Hugo

I Miserabili - Victor Hugo
Titolo: I Miserabili
Autore: Victor Hugo
Traduttore: M. Picchi
Copertina flessibile: 1353 pagine (2 volumi)
Editore: Einaudi (2014)
Prezzo: 21,25 €

I Miserabili di Victor Hugo è un romanzo meraviglioso e immenso, in tutti i sensi. È lunghissimo e richiede molto tempo e impegno, e poi c'è dentro di tutto.
Come ho detto in altre occasioni, amo Hugo e mi sono piaciuti tutti i suoi libri che ho letto. I Miserabili è, ripeto, bellissimo anche lui, ma mi ha messo a dura prova.
Come faccio a elencarvi tutti i temi? Cercherò di dividerli in macroaree ma risulterà comunque un'accozzaglia, e in più dovrò tralasciarne molti.
  • Denaro. È un romanzo sociale, quindi troviamo i ricchi da una parte e i poveri dall'altra. I poveri sono più onesti e più generosi dei ricchi.
  • Storia. È anche un romanzo storico, ed è pieno di veri e propri trattati storici e politici, guerra, rivoluzione e così via.
  • Morale. Hugo è decisamente moralista e tende a "rimproverare" spesso i personaggi e, indirettamente, i lettori. Qui troviamo molti criminali, ma anche personaggi perbene e retti che però hanno comportamenti discutibili. La giustizia è veramente giusta? La legge è efficiente? La coscienza può diventare cattiveria? Compiere il proprio dovere è sempre corretto e umano? Un criminale resta un criminale anche se passa letteralmente tutta la vita a espiare le sue colpe? ...
  • Fede e religione. Altruismo, sacrificio, umiltà, (in)gratitudine, tutte cose in qualche modo collegate alla fede, non tanto a tratti caratteriali.
  • Amore. Che sia quello romantico – qui molto sdolcinato e stucchevole – o la pietà per gli altri esseri umani. Un amore molto realistico, fatto anche di egoismo e gelosia folli, e poi il dolore, la disperazione, e d'altra parte la felicità autentica; tutto dipende dall'amore.
E va be', mi fermo qui.

I personaggi sono fantastici, le descrizioni pazzesche (soprattutto quelle dei cattivi) e la caratterizzazione impeccabile. Gli atteggiamenti dei bambini, i comportamenti e le emozioni di cui nemmeno loro stessi sono consapevoli, tutto viene servito al lettore nel modo più chiaro e più bello possibile. Anche i personaggi minori sono vivi e ben distinti l'uno dall'altro; l'aspetto, le parole e i gesti di ognuno di loro sono unici e riconoscibili.
Tra i personaggi principali e meglio riusciti citerei:
  • Fantine, che subisce una metamorfosi straziante, che lacera il cuore proprio perché è descritta così bene.
  • Javert. Un personaggio di un'antipatia inenarrabile, viene voglia di sputargli in faccia e strangolarlo nonostante faccia "solo il suo dovere". È un personaggio riuscitissimo proprio nel suo essere così rigido, inflessibile, ossessivo, e anche il modo in cui vanno a finire le cose per lui è perfettamente calzante.
  • Ovviamente Jean Valjean, protagonista assoluto della storia, un personaggio meraviglioso, complesso e contraddittorio, a volte poco credibile perché la sua bontà è davvero eccessiva. Ma il suo tormento è tangibile e i suoi sentimenti profondamente umani, il suo amore per Cosette egoista ai limiti del disgustoso ma proprio per questo così umano. E in ogni caso l'egoismo non dura a lungo.

Lo stile di Victor Hugo per me è bellissimo, sono troppo di parte. Le descrizioni, come già detto a proposito dei personaggi, sono spettacolari, terribili le immagini di morte (qui come in altri suoi romanzi), con similitudini che le rendono ancora più inquietanti. I dialoghi sono realistici, a volte anche molto profondi e filosofici; non tollero altrettanto bene invece i lunghi monologhi istrionici di alcuni personaggi, per me molto noiosi.
La scrittura è ricca ma anche scorrevole, in particolare ho sempre apprezzato, di Hugo, il modo in cui descrive e rappresenta (e trasmette, ahimè) il dolore e la disperazione. Molte frasi sono dense di significato nonostante la brevità, spesso i concetti sono espressi in modo conciso e lapidario, terribile e molto efficace. Ho trovato bellissimi i finali di tutti i suoi romanzi.
Ma vi dirò anche i difetti:
  • Le parti storiche e politiche. Non solo perché a me personalmente non interessano, ma anche perché interrompono il flusso della trama. Distraggono. Se volete saperlo, io le ho proprio saltate. Va bene un po' di contesto, ma insomma! Voglio seguire le vicende dei personaggi, per la storia ci sono i libri appositi.
  • Hugo a volte è davvero troppo, troppo prolisso. Soprattutto in questo libro, che infatti è lunghissimo.
  • Spesso descrive una scena, magari anche lungamente, senza dire di chi sta parlando se non alla fine, il che può essere efficace, incuriosire (anche se in molti casi si capisce comunque chi è il personaggio), ma alla lunga può anche infastidire.
  • Infine, questa edizione è molto bella ma ho trovato degli errori anche banali, e alcune piccole cose della traduzione non mi hanno convinta.
Penso di aver detto abbastanza. Ovviamente I Miserabili è uno di quei libri che vanno letti per forza, che ve lo dico a fare.

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CIRCE – Madeline Miller

Circe - Madeline Miller
Titolo: Circe
Autore: Madeline Miller
Traduttore: M. Magrì
Copertina flessibile: 411 pagine
Editore: Sonzogno (2019)
Prezzo: 16,15 €

Dopo La canzone di Achille (che mi era alquanto piaciuto, come ho scritto qui), ho voluto leggere anche Circe, che ha confermato la mia opinione positiva su Madeline Miller.
Come si può dedurre dal titolo, anche in questo caso l'autrice ha approfondito la storia di un personaggio mitologico, la maga Circe, figura interessante e degnata in genere di ben poca attenzione.
Alcuni temi:
  • Divinità vs umanità. Nonostante Circe sia una dea, è l'unica con tratti umani, a partire dalla voce, ma anche relativamente ai sentimenti, all'opinione di sé e alle sue scelte. L'autrice mette bene in chiaro che essere dèi non è sempre un vantaggio, e soprattutto attribuisce agli dèi i peggiori difetti umani, esasperandoli. Insomma, questi dèi vengono adorati, ma non c'è una vera ragione per farlo.
  • Magia – dato che la protagonista è appunto una maga – ma anche, più genericamente, potere e vendetta.
  • Solitudine. Da una parte il dolore del non avere nessuno, dall'altra però anche la libertà e il trovare sé stessi lontano dagli altri, che spesso sono tossici.
  • Pregiudizi. Circe viene esiliata e conduce la sua vita in solitudine quasi totale sull'isola di Eea, e più volte sottolinea come l'opinione degli altri debba essere per questo negativa nei suoi confronti. Insomma, perfino una dea viene considerata una povera, vecchia zitella, nonché una donna di ben scarso valore se non genera figli.
  • Amore. Nonostante tutto c'è anche quello. Circe ama poche persone nel corso della sua lunghissima vita, e di solito sono amori tragici. Ma ci sono.

I personaggi del romanzo sono perlopiù negativi. Sono quasi tutti degli stronzi, sia dèi che umani, abusano del proprio potere, sono vanitosi e presuntuosi, falsi e superficiali, vendicativi e si fanno i dispetti per divertimento.
Fa eccezione la stessa Circe, tanto che ci si chiede come e perché lei sia venuta su così diversa da tutti gli altri. È un personaggio ben fatto, molto umano, i cui sentimenti sono chiari in ogni momento, che siano positivi o negativi. Si percepisce la pesantezza che ha nel cuore, l'angoscia della sua solitudine. L'ho molto amata, soprattutto nelle sue vendette contro i naufraghi che approdano sulla sua isola.
Ho apprezzato anche il personaggio di Telemaco, saggio e "noioso", come si definisce lui stesso, ma assennato e affidabile.

Per quanto riguarda lo stile, anche qui come nella Canzone di Achille ho trovato qualche termine volgare fuori luogo rispetto all'ambientazione ma, detto questo, la scrittura è molto scorrevole e, anche se il libro è piuttosto lungo, si legge con facilità.
Le descrizioni non mi sono risultate sempre chiare, ho trovato alcune immagini piuttosto confuse e non sono riuscita a visualizzarle come si deve; altre però sono molto belle ed efficaci, e ho apprezzato in particolare quelle relative alla natura: piante, erbe, animali, tutto l'ambiente dell'isola e le risorse naturali cui Circe attinge per le sue pozioni magiche.
In definitiva direi che Circe è decisamente una lettura piacevole, ottima per approfondire la conoscenza di questo personaggio, tenendo però bene a mente che l'autrice non ha certo risparmiato la fantasia.

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NINFEE NERE – Michel Bussi

Ninfee nere - Michel Bussi
Titolo: Ninfee nere
Autore: Michel Bussi
Traduttore: A. Bracci Testasecca
Copertina flessibile: 394 pagine
Editore: E/O (2016)
Prezzo: 13,47 €

Okay, sono incontentabile, ma Ninfee Nere di Michel Bussi, per quanto mi sia piaciuto, non ha soddisfatto le mie aspettative. È una lettura molto piacevole e davvero coinvolgente, tanto più man mano che ci si avvicina alla fine; ma la mia mentalità purtroppo mi spinge a concentrarmi sempre su cosa non va e su quello che manca invece che sui lati positivi.
Si tratta di un giallo, perciò il fulcro della vicenda sono le indagini su dei misteriosi delitti, ma ci sono tanti altri temi, primo fra tutti l'arte – di Monet in particolare, ma non solo la sua – che permea tutto il romanzo e da cui il lettore si sente quasi risucchiato e imprigionato (in un modo bellissimo, non è una critica). E poi un potpourri di amore, infelicità, gelosia, ossessione, perfino psicopatia, se vogliamo essere tecnici.

I personaggi mi sono sembrati molto ben fatti, almeno alcuni. Sono definiti e caratterizzati discretamente anche con pochi tratti (a volte troppo pochi).
Come al solito i personaggi migliori sono quelli più antipatici. La vecchia pazza, nonché voce narrante, spicca fra tutti proprio grazie al suo brutto carattere. Ho trovato invece Stéphanie molto fastidiosa e ambigua, nevrotica e manipolatrice, con desideri per me incomprensibili, e il fatto che venga continuamente ribadito quanto sia bella e affascinante non me la rende certo più simpatica. Per non parlare dei suoi improbabili occhi color malva.
Mi è piaciuto molto invece Sylvio, che ha una personalità ben definita ma anche sfaccettata, e poi ho un debole per le persone ordinate, precise e metodiche come lui.

Lo stile è particolare e diverso dal solito, sin dall'inizio ironico e scorrevole, ma più avanti mi è parso un po' eccessivo, a tratti perfino volgare. Comunque accattivante nel complesso. Le descrizioni sono stupende, artistiche, vivide e colorate, si ha proprio la sensazione di trovarsi dentro un quadro impressionista.
I dialoghi sono abbastanza realistici ma non molto notevoli, e il libro è in generale troppo lungo, alcune parti mi sono sembrate superflue (anche se, ripeto, è una lettura piacevole, quindi non pesa).
Infine, il finale a sorpresa che tutti lodano. Ecco, io comincio a sviluppare una repulsione per questi colpi di scena sorprendenti, perché gran parte delle volte li intuisco molto prima e quindi non mi risultano affatto imprevedibili e sconvolgenti come presumono di essere. L'intenzione manifesta di sorprendere è una cosa che mi irrita, ma allo stesso tempo capisco che piaccia a molti.
In ogni caso Ninfee nere è un libro che consiglio un po' a tutti, credo possa soddisfare i gusti di molte persone diverse.

SOVVERTIMENTO DEI SENSI – Stefan Zweig

Titolo: Sovvertimento dei sensi
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: B. Burgio Ahrens
Copertina flessibile: 136 pagine
Editore: Garzanti (2015)
Prezzo: 5,95 €

Ancora un romanzo di Stefan Zweig. Sovvertimento dei sensi è la storia di Roland e del suo rapporto con uno dei suoi professori, rapporto sempre più stretto ma anche confuso e destabilizzante. Potrei definirlo un romanzo di formazione.
Alcuni temi:
  • Contrapposizione tra l'intelletto, lo spirito, da una parte e il divertimento, il corpo, dall'altra. L'una e l'altra cosa sono incarnate dal professore e dalla moglie, e in qualche modo si fondono in Roland, che passa da una vita dissoluta e piena di piaceri a una in cui si dedica anima e corpo al sapere.
  • Il sovvertimento dei sensi del titolo, ovvero il solito tormento, la passione presente in tutti i romanzi di Zweig. Vi informo che lo stesso Freud definì questo romanzo fondamentale per comprendere l'animo umano.

I personaggi di questo romanzo sono infatti molto ben indagati psicologicamente. Stavolta non gira tutto intorno a un unico protagonista, ma abbiamo un triangolo formato da Roland e i due coniugi, anche se il tutto è raccontato dal punto di vista di Roland, perciò sono le sue percezioni che conosciamo direttamente. La sua crescita intellettuale e la sua passione sempre più bruciante, insieme alle contraddizioni del professore, sono il fulcro della vicenda.
Tuttavia anche il professore stesso è molto ben fatto nel suo atteggiamento di difesa, i suoi comportamenti impulsivi, e anche le descrizioni fisiche sono realizzate con molta attenzione.

Lo stile è perfetto, mi sono quasi stufata di ripeterlo. La scrittura è molto elegante ma sempre scorrevole e di facile lettura, le descrizioni sono meravigliose: metafore bellissime ed efficaci, e soprattutto la resa di certi sentimenti è notevole. Sentiamo in maniera molto chiara e sofferta la passione, il fervore, la febbre di Roland, il pathos dell'intera vicenda.
Insomma, finora Zweig non mi ha mai deluso. Leggete questo o qualunque altro suo romanzo, non potete sbagliare in nessun caso.

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L'ISOLA DELLE ANIME – Johanna Holmström

L'isola delle anime - Johanna Holmstrom
Titolo: L'isola delle anime
Autore: Johanna Holmström
Traduttore: Valeria Gorla
Copertina flessibile: 363 pagine
Editore: Neri Pozza (2019)
Prezzo: 15,30 €

L'isola delle anime di Johanna Holmström è un romanzo che mi è piaciuto tantissimo. Sarà che la pazzia è un tema che mi interessa molto e mi tocca sempre profondamente, e le storie ambientate in manicomi, ospedali psichiatrici e compagnia bella sono le mie preferite.
Come dice già la copertina (che trovo stupenda), si tratta di un romanzo "sulla follia", che tuttavia suona troppo generico. Qui non stiamo parlando di persone che vagano per la strada dicendo cose senza senso, ma di qualcosa di molto più spaventoso, come la violenza e l'infanticidio.
A parte questo, altri temi toccati sono: famiglia (sempre disfunzionale), violenza sessuale, solitudine, vita e morte (soprattutto interiore), lo strazio della perdita e l'amore, spesso tormentato e doloroso, ma ci sono anche sprazzi di amore sano e salvifico.

Riguardo ai personaggi, le descrizioni fisiche sono ottime, non solo delle caratteristiche dell'aspetto, ma anche per esempio degli sguardi "da pazze", dei segni di trascuratezza, di certe azioni e di tutti quei dettagli che rendono ogni persona quella che è e, nel caso specifico, costituiscono segnali di malattia mentale. Nonostante ciò, a livello di personalità ho trovato la caratterizzazione spesso insufficiente. In alcuni casi è appunto più chiara la condizione nervosa di un personaggio che non il suo carattere. Pochi personaggi spiccano per personalità (almeno a confronto con gli altri): Erland, confuso e dominato da emozioni scomode, ma al contempo emotivamente violento e manipolatore; Elli, la cui personalità continua a scavalcare la sua presunta follia; Karin, che non ha un carattere forte ma ha delle emozioni molto chiare sotto lo strato di comportamenti malati.

Anche lo stile è molto bello, curato, la scelta delle parole è perfetta. Le descrizioni, come ho detto, sono ottime, rendono immagini vivide, tanto da essere sgradevoli a volte (visto il tipo di avvenimenti).
In generale la scrittura è poetica e profonda, la lettura può essere a tratti dolorosa.
Ho trovato alcuni punti della trama poco credibili, soprattutto le guarigioni di certe pazienti, ma in generale ripeto che il libro mi è piaciuto davvero tanto e lo consiglierei senza dubbio.

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