YOU – Caroline Kepnes

You, Caroline Kepnes
Titolo: You (anche col titolo Tu)
Autore: Caroline Kepnes
Traduttore: P. Bertante
Copertina flessibile: 422 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo online: 14,45 €

Ho voluto leggere You di Caroline Kepnes perché ho intenzione di vedere la serie al più presto. L'idea di raccontare lo stalking dal punto di vista dello stesso stalker è di certo buona e originale, ma proprio per questo mi aspettavo di più dal libro. Per essere un thriller mi ha messo ben poca tensione addosso.
Si fa presto a capire quali siano i temi del libro, ovviamente:
  • Stalking, per l'appunto. L'ossessione per una persona, il vivere e l'agire sempre e comunque in funzione di quella persona, in modo decisamente non sano.
  • Amore, se vogliamo. Di sicuro è una cosa abbastanza malata da dire, ma io a tratti l'ho trovato romantico. Mi rendo conto che essere spiati e perseguitati non dev'essere bello, ma se una persona pensasse sempre a voi, se per lui/lei non esistesse nessuno in grado di competere con voi, non sareste lusingati? (No, sono io la pazza, lo so.)
  • Fiducia e inganno, menzogna e manipolazione. Sembra che io stia continuando a parlare di stalking? Ebbene no, perché tutti i personaggi – non solo il protagonista – sono delle persone pessime.
  • Autostima, ricerca di approvazione. La differenza tra essere e apparire. Insomma, gli esseri umani.

I personaggi sono l'elemento più fastidioso. Il protagonista Joe è l'unico interessante, nonostante sia uno psicopatico. È caratterizzato in modo discreto, anche se a me è sembrato poco inquietante come stalker. È un libraio, sa un sacco di cose ed è la voce narrante del libro, che è quindi pieno di citazioni interessanti: letterarie, cinematografiche, musicali ecc. I suoi sentimenti sono molto intensi, come è ovvio – altrimenti non diventerebbero ossessivi. Insomma, con una persona simile, pazza o meno, io ci parlerei volentieri.
Non posso dire lo stesso degli altri. Prima fra tutti Beck, la "vittima". Lo scrivo tra virgolette perché è così insopportabile, manipolatrice, stronza e narcisista che la vera vittima è Joe. Non si capisce perché lui sia ossessionato proprio da una cretina simile.
Gli altri personaggi sono come lei. Una manica di esseri ignobili e/o irritanti. Che fastidio.

Lo stile di Caroline Kepnes non mi ha preso molto, il che è un grosso difetto per un libro del genere. Non solo perché è un thriller, ma proprio per i temi trattati. Nello stalking la paura e l'inquietudine sono determinanti, e io non ho sentito niente di tutto ciò. Nemmeno l'ossessione di Joe si percepisce: sembra che pensi a Beck solo perché non ha di meglio da fare.
Tutto è raccontato da lui, perciò anche le descrizioni sono fatte dal suo punto di vista, e risultano efficaci. Per il resto ci sono parti noiose, come per allungare il brodo raccontando cose irrilevanti. Inoltre ho trovato molti refusi e una fastidiosa ripetizione della parola "minchia". Pare tradotto da un siciliano non troppo istruito.
Ci sono degli aspetti interessanti nel libro, ma io posso consigliarvelo solo da leggere sotto l'ombrellone. Se cercate qualcosa di più serio, o un thriller decente che vi tenga davvero sulle spine, cercàtene un altro.

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IL SIGNOR CRAVATTA – Milena Michiko Flašar

Il signor Cravatta, Milena Michiko Flasar
Titolo: Il signor Cravatta
Autore: Milena Michiko Flašar
Traduttore: D. Idra
Copertina flessibile: 134 pagine
Editore: Einaudi (2014)
Prezzo online: 9,42 €

Ho riletto Il signor Cravatta di Milena Michiko Flašar (il sito è in tedesco, mi dispiace), uno dei miei libri preferiti e che ho già citato in altre occasioni. Che cosa vi posso dire? È un libro che amo profondamente, perciò sono di parte.
Vi dico subito quali sono i temi trattati.
  • La solitudine, sopra tutto il resto. I due protagonisti sono un ragazzo che sta pian piano uscendo dalla condizione di hikikomori e un salaryman che ha lasciato inaridire i rapporti con le persone a lui più vicine.
    (Se io non fossi l'autrice del blog ma una lettrice, arrivata a questo punto avrei già deciso di comprarlo. Ma magari la solitudine non è così allettante per tutti.)
  • Morte, perdita e dolore, che sono inevitabilmente connessi con la solitudine di cui sopra. Perché in genere ci si sente soli dopo aver perso qualcuno. Anche sé stessi, a volte.
  • Convenzioni e responsabilità sociali. Il romanzo è ambientato in Giappone, dove lavorare, essere efficienti, darsi da fare, rispondere alle aspettative sono veri e propri obblighi, che possono schiacciare sotto il proprio peso.
  • L'amore. Per fortuna c'è anche quello, sì. Ma di solito è tragico, io ve lo dico.

I personaggi del Signor Cravatta sono caratterizzati sì, ma più che altro attraverso i loro discorsi, o anche singole parole. Le descrizioni sono sufficienti ma non troppo accurate, e anche i gesti, sebbene vengano specificati, hanno un'importanza minore rispetto alle parole e ai pensieri. La mia non vuole essere una critica: è una caratteristica del romanzo. Viene data di proposito molta importanza allo scambio tra i personaggi, al loro aprirsi l'uno con l'altro, al loro raccontarsi. E in fondo è proprio questo che il romanzo vuole mostrare: l'uscita dal bozzolo, da una comfort zone che può dare un senso di sicurezza e protezione ma, allo stesso tempo, spegne la luce.

Lo stile dell'autrice è particolare ed elegante, ma qui dipende dal gusto personale. Io l'ho trovato molto poetico e diretto, le frasi sono spesso brevissime, spezzettate, ma le parole sono scelte con cura e risultano molto efficaci. È una cosa che – se fatta bene – io apprezzo, ma gli amanti dei periodi lunghi e ricchi di particolari potrebbero esserne infastiditi.
Inoltre i discorsi diretti sono riportati senza virgolette, cosa che in alcuni punti può confondere: a volte si susseguono frasi in cui i soggetti sono diversi e, dato che manca la punteggiatura, è necessario un attimo per rendersi conto del passaggio. Tuttavia ogni frase è densa di significato, e personalmente mi sono sentita molto coinvolta da un punto di vista emotivo.
Il signor Cravatta è un libro poco conosciuto, e in qualche modo capisco anche il perché, ma mi ha toccato come pochi altri, quindi ve lo consiglio senza dubbio.

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CINQUE LIBRI SOTTOVALUTATI

Dato che ultimamente ho letto pochissimo e non ho niente di particolare da recensire, oggi vi parlo di cinque libri secondo me davvero belli ma che nessuno conosce, o comunque apprezza come dovrebbe. Bando alle ciance, eccoveli qua:

Le ragazze di Lori Lansens (no, non quello di Emma Cline). Questo romanzo non l'ha letto nessuno. Io l'ho comprato tanti anni fa e l'ho letto due volte, è bellissimo e molto particolare. Racconta di due gemelle siamesi attaccate dalla testa, della loro convivenza forzata e di come gestiscono le loro due vite "separatamente", per quanto possibile. Non mancano colpi di scena che io non mi aspettavo affatto, e che sono secondo me l'ingrediente fondamentale del romanzo, quello che mi spinge a consigliarvelo.

Broken di Daniel Clay. Anche questo libro è praticamente sconosciuto, nonostante esista perfino un film tratto dal libro. Credo sia abbastanza sconosciuto anche quello, peraltro. Si tratta in sostanza delle vicende di un vicinato, ma anche qui la storia e i personaggi sono molto particolari. La prima volta che l'ho letto ho trovato la trama davvero geniale, e poi ho letto tutta l'ultima parte versando fiumi di lacrime. Insomma, io non capisco proprio perché sia così poco conosciuto.

Il signor cravatta di Milena Michiko Flašar (recensito qui). In realtà questo libro io non saprei se consigliarlo o no. Per me è una perla e l'ho trovato stupendo, però mi rendo conto che non è per tutti. Potrebbe sembrarvi lento, forse perfino noioso. Parla di solitudine e io l'ho trovato immensamente poetico. E poi la fine mi ha riempita di speranza e di ottimismo, e vi assicuro che io sono l'opposto dell'ottimismo (se non l'aveste ancora capito).

Bunker diary di Kevin Brooks (recensito qui). Questo libro è sottovalutato perfino dagli editori e dai critici, visto che lo definiscono un romanzo per ragazzini. Io davvero non me lo spiego. È geniale e crudo e agghiacciante, i personaggi sono caratterizzati in una maniera impressionante, perfino quando certi lati dei loro caratteri vengono esasperati dagli eventi risultano ancora credibili. E la fine mi ha fatto venire i brividi. Un ritratto spaventoso della natura umana.

Il violino nero di Maxence Fermine. L'opera più famosa dell'autore credo sia Neve, ma in realtà in molti non hanno mai sentito nemmeno quella. In ogni caso, io preferisco di gran lunga Il violino nero. È uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, parla di musica e di follia, è poetico e vagamente inquietante e il tutto è condensato in un libriccino piccolissimo che si legge in una o due ore al massimo. Una meraviglia davvero. Perché diamine nessuno l'ha letto?

Riflettete sui vostri peccati. Au revoir.