MILLE SPLENDIDI SOLI – Khaled Hosseini

Mille splendidi soli - Khaled Hosseini
Titolo: Mille splendidi soli
Autore: Khaled Hosseini
Traduttore: I. Vaj
Copertina rigida: 430 pagine
Editore: Piemme (2007)
Prezzo: 10,11 €

Mille splendidi soli di Khaled Hosseini è uno dei libri più belli e toccanti che io abbia mai letto nella vita. Mi capita facilmente di piangere quando leggo un libro, ma davvero in pochi mi hanno straziato come questo (e Il cacciatore di aquiloni).
Il grande tema e protagonista del romanzo è l'Afghanistan, dal punto di vista politico e sociale, e in particolare la condizione delle donne e il modo in cui è anche cambiata a periodi alterni. Le differenze sociali, di genere, la famiglia, la cultura, la guerra e poi, ovviamente, non mancano temi più personali come il sacrificio, il matrimonio, l'onore, il dolore, il sacrificio, il perdono e soprattutto – soprattutto – l'amore, che è il contrario della guerra e della morte.

I personaggi di Mille splendidi soli sono indimenticabili. Io non so se ho mai pianto per un personaggio letterario quanto ho pianto per Mariam, e se qualcuno c'è stato sono comunque pochissimi. Mariam è un personaggio riuscito meravigliosamente, pieno di un dolore che rimane sobrio e dignitoso per tutto il tempo, mai melodrammatico e per questo ancora più tragico e straziante. Anche la piccola Aziza mi ha fatto soffrire enormemente.
Tutti i personaggi sono descritti benissimo e caratterizzati in maniera precisa, ognuno ha un suo carattere ben definito da azioni e parole, atteggiamenti e reazioni, gesti e pose. Quelli maschili sono molto difficili da sopportare, perfino Zalmai che è un bimbo piccolissimo, ma quei pochi uomini positivi risultano ancora più apprezzabili proprio in virtù di questo.
Sul serio, io ancora mi commuovo pensando a Mariam e a tutti loro.

Come se non bastasse, anche lo stile è bellissimo. Le vicende raccontate non sono facili da digerire, e sono rese ancora più disturbanti da descrizioni molto accurate e piene di piccoli dettagli a cui l'autore, per nostra fortuna, si è preso la briga di pensare. È uno stile scorrevole ma ricco di significati, non pomposo e mai vuoto. Trasmette un carico di emozioni, di solitudine e di dolore che io sto ancora trasportando con fatica.
I dialoghi sono anch'essi molto ricchi e caratterizzanti, significativi, mai inseriti a caso per riempire spazio. Il finale è bellissimo e commovente, è stato il colpo di grazia al mio cuore già spezzato da tutta l'ultima parte del romanzo.
Mille splendidi soli non è un libro che "consiglio"; tutto il mondo dovrebbe conoscerlo per legge. Se non l'avete ancora fatto dovete leggerlo.

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L'UOMO CHE RIDE – Victor Hugo

L'uomo che ride - Victor Hugo
Titolo: L'uomo che ride
Autore: Victor Hugo
Traduttore: D. Feroldi
Copertina flessibile: 720 pagine
Editore: Mondadori
Prezzo: 8,41 €

I romanzi di Victor Hugo sono degli assoluti capolavori. L'uomo che ride non è il mio preferito, ma è meraviglioso.
Elencare i temi sarebbe un lavoro infinito, vi dirò solo le cose fondamentali. A partire dal titolo si fa riferimento a questo riso, un riso che non è per niente felice, al contrario. Un riso che è una condanna, che è imposto e mostruoso, la beffa della società e in particolare dei ricchi nei confronti dei poveri, degli agiati nei confronti degli infelici. Un riso che può essere causa di morte. Hugo ha usato questo riso simbolico per dire un'infinità di cose.
Questo riso esprime la desolazione universale. Questo riso significa odio, silenzio forzato, rabbia, disperazione. Questo riso è il frutto delle torture. Questo riso è un riso coatto.
Altro tema fondamentale è l'identità; un'identità quasi inesistente, rubata, ricercata per tutto il tempo e introvabile, anche quando Gwynplaine, il protagonista, scopre di essere chi è. Ritrova il suo nome e le sue origini ma, senza il suo volto, non può ritrovare la sua identità.
Ancora, l'amore: quello vero, puro, profondo, che consiste nel salvarsi a vicenda e a cui il desiderio non si accompagna, ma anzi si contrappone.
Alcuni altri temi: l'orrore dell'umanità, la morte (descritta nei minimi, spaventosi dettagli), politica e vita di corte, invidia, vendetta, ingiustizia (sempre presente in Hugo).

I personaggi dell'Uomo che ride hanno sentimenti autentici: perfino quelli confusi o non consapevolmente percepiti (nel caso dei bambini, per esempio) sono descritti con precisione estrema.
Ho apprezzato soprattutto Ursus e Barkilphedro.
Ursus è sarcastico e odia tutto il mondo, mi ha fatto tante volte sorridere senza essere affatto comico. È burbero ma in fondo è buono e i suoi sentimenti, che cerca di negare, sono a tratti commoventi. È, tra tutti, quello che dice le cose più intelligenti.
Barkilphedro è l'esatto opposto. Una persona orribile e falsa, ma descritta e dipinta con maestria, con pensieri, emozioni e obiettivi molto dettagliati. Resto sempre impressionata dagli autori che mostrano di conoscere così bene la natura umana.

Lo stile è magnifico. Questo libro è scritto in maniera sublime già dalla prima pagina. La prima parte è anche inaspettatamente ironica.
Le descrizioni sono spettacolari, molto precise e piene di dettagli. Ogni parola è scelta con cura e certe frasi, certe metafore, contengono filosofie, verità, emozioni in pochissime parole. L'orrore, l'ansia e l'angoscia (ma anche la confusione) sono descritti con sensibilità e immancabilmente trasmessi al lettore.
I dialoghi sono diretti, nudi. Spesso si tratta di botte e risposte monosillabiche, in certi punti sembra di leggere un dialogo teatrale più che un romanzo.
Il difetto che devo segnalare è la prolissità. Hugo è sempre prolisso, ma in questo libro in particolare si ha spesso la sensazione che stia solo ripetendo le stesse cose all'infinito per riempire spazio.
In ogni caso io lo amo. Poi fate voi.
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TRISTANO E ISOTTA – Katia Thomas

Tristano e Isotta - Thomas
Titolo: Tristano e Isotta
Autore: Katia Thomas
Traduttore: F. Troncarelli
Copertina flessibile: 156 pagine
Editore: Garzanti (2014)
Prezzo: 7,65 €

Non so più da quanti anni volevo leggere Tristano e Isotta, e devo dire che sono rimasta un po' delusa. È una bella storia (che conoscevo già, tutto sommato), ma mi aspettavo qualcosa di più bello nella forma, e anche una maggiore ricchezza di contenuto. Scriverò infatti solo un breve commento, perché non ho neanche tanto da dire.
Ci sono due temi principali:
  • Amore ostacolato. Stiamo parlando di una famosa storia d'amore, eppure, sorpresa delle sorprese, non ci sono scene d'amore. I due amanti sono tutto il tempo lontani, ognuno pensa all'altro ma praticamente non si incontrano mai. Non è per forza una cosa negativa, anzi, però tutta la disperazione di queste circostanze a me non è arrivata.
  • Vendetta e inganno, molto frequenti da parte di diversi personaggi.

A proposito dei personaggi, questo è tutto quello che ho da dire: a parte i due protagonisti, che sono fisicamente bellissimi e stanno tutto il tempo a struggersi in lunghi monologhi piuttosto ripetitivi, gli altri sono perlopiù ostacoli al loro amore, tutti agiscono in preda a un'invidia e un'acidità che non sembrano nemmeno giustificate.

Nemmeno lo stile mi è piaciuto, ma forse è la traduzione che lascia a desiderare. Si tratta perlopiù, come ho detto, di una serie di monologhi in cui la punteggiatura è messa veramente a caso. La cosa peggiore però è che non c'è traccia di sentimento, o almeno io non l'ho percepito. È una storia che dovrebbe essere struggente, e ci sono delle scene che potrebbero essere commoventi, ma la verità è che non lo sono. Mi è sembrato tutto molto piatto, ed è un peccato.
In ogni caso si tratta di un'opera importante e che è sopravvissuta nei secoli, perciò vale la pena di leggerla, anche se personalmente vi suggerirei di provare con un'altra edizione: ne esistono diverse e questa non mi è sembrata soddisfacente.

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VENTIQUATTR'ORE NELLA VITA DI UNA DONNA – Stefan Zweig

Ventiquattr'ore nella vita di una donna - Stefan Zweig
Titolo: Ventiquattr'ore nella vita di una donna
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: B. Burgio Ahrens
Copertina flessibile: 85 pagine
Editore: Garzanti (2014)
Prezzo: 5,95 €

Ventiquattr'ore nella vita di una donna è il romanzo di Stefan Zweig che ha ispirato il film Grand Budapest Hotel. (È molto diverso, comunque.)
Ancora una volta, Zweig ci presenta soprattutto un personaggio in particolare, un momento preciso del suo passato e tutti i sentimenti ad esso legati. Si tratta in questo caso di Mrs C. che, a seguito di un episodio scandaloso avvenuto nell'hotel in cui alloggiano, decide di raccontare al narratore le ventiquattro ore che, trent'anni prima, hanno segnato la sua vita.
I temi principali riguardano qui l'onore – l'onore di una donna, che dovrebbe sempre adeguarsi a certi standard e non concedersi una libertà che metterebbe a rischio la sua reputazione –, la passione e la dipendenza (nello specifico si parla di gioco d'azzardo).

Riguardo ai personaggi, dirò quello che dico sempre a proposito di Zweig. Ogni suo romanzo è sostanzialmente un personaggio. In questo caso abbiamo quindi Mrs C., che ci viene presentata attraverso la tempesta dei suoi sentimenti, il suo timore dei giudizi, il suo sentirsi sbagliata per un errore commesso trent'anni prima; attraverso ricordi che sono ancora molto vividi nella sua mente, e che vengono infatti descritti con dovizia di particolari.
Anche il giovane di cui racconta è descritto alla perfezione, proprio perché vive ancora nei suoi ricordi, e lei lo ricorda così bene che riesce a descrivere i più piccoli dettagli delle sue mani, del suo volto, dei suoi sguardi.

Lo stile è perfetto, come in ogni libro di Zweig, ma qui forse si supera proprio con le descrizioni estremamente dettagliate e vivide. In particolare la descrizione del tavolo da gioco, con le mani dei giocatori che si muovono su di esso come animali, in preda alla frenesia e a spasmi involontari, l'ho trovata davvero suggestiva ed efficace.
A parte questo, come sempre si tratta di una scrittura elegante ma fluida, di una narrazione molto diretta e aperta a dispetto dei sentimenti di chi parla. Vale la pena di leggere Zweig anche solo per la bellezza della sua scrittura. Non posso quindi che consigliarvi anche questo libro.

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OBLIO – David Foster Wallace

Oblio - David Foster Wallace
Titolo: Oblio
Autore: David Foster Wallace
Traduttore: G. Granato
Copertina flessibile: 393 pagine
Editore: Einaudi (2004)
Prezzo: 15,30 €

Sì, un altro libro di David Foster Wallace. Oblio è una raccolta di otto racconti/romanzi brevi (di cui uno è proprio brevissimo, tipo due pagine) che mostrano, come sempre, il genio di quest'uomo. La cosa più evidente, come anche negli altri suoi libri, è la sua conoscenza degli esseri umani (e di sé stesso), di cui mette in mostra i sentimenti più scomodi.
Le trame sono non-trame, perché il buon David si diverte a giocare con l'attenzione del lettore, la fa spostare da una cosa all'altra – spesso poco rilevante rispetto alla "trama" – e poi non dà nessuna risposta, lasciandoci con un palmo di naso. Se volete trame lineari e conclusioni nette e comprensibili, non leggete mai David Foster Wallace.
Alcuni dei temi (a volte ricorrenti anche in altre opere) toccati sono: autostima e opinione di sé, giochi di potere (oltre a parlarne, l'autore stesso li fa con il lettore), routine, genitorialità, matrimonio, progresso, psicoterapia e manipolazione, morte, arte. O presunta arte. Insomma.

I personaggi non diventano mai familiari perché, trattandosi di racconti, passiamo dalle vicende di uno a quelle dell'altro, senza mai stare molto a lungo a contatto con nessuno. Nonostante ciò, l'autore è molto bravo a dipingere i suoi personaggi, a renderli reali e a mostrarne la psicologia attraverso gesti casuali, pensieri, espressioni facciali, stranezze comportamentali, e questo lo fa in pochi attimi, anche con i personaggi minori. In molti casi vediamo la loro disperazione latente, che è poi ciò che più mi colpisce ogni volta nei libri di DFW.
Sono caratterizzati anche attraverso l'abbigliamento e certi dettagli fisici, infatti le descrizioni fisiche sono perfette. Ma, soprattutto, ognuno di loro è identificato da un singolo sentimento, che in qualche modo lo ingloba.
I libri di questo autore, più che delle storie, sono delle analisi dell'umanità.

Lo stile è sempre molto apprezzabile e particolare. Forse l'avrò già detto: io non ho mai letto nessun altro che scrive così.
DFW scrive innanzi tutto benissimo da un punto di vista grammaticale e lessicale. Lo stile è molto, molto complesso, ricercato e tortuoso, disorganizzato, con periodi lunghi anche pagine, tanto che se ti distrai e hai bisogno di rileggere la frase, ecco... buona fortuna. È grottesco, spesso è divertente anche nella tragedia, quasi ti fa sentire in colpa perché stai ridendo di una cosa così brutta. Ed è bellissimo, pieno di descrizioni estremamente dettagliate e vivide, immagini originali, anche se può essere faticoso da leggere, se non siete nel mood giusto.
In ogni caso si tratta di un autore che io apprezzo moltissimo, e questo è forse il più bello dei suoi libri tra quelli che ho letto.

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