PERSONE CARE – Vera Giaconi

Persone care - Vera Giaconi
Titolo: Persone care
Autore: Vera Giaconi
Traduttore: G. Zavagna
Copertina flessibile: 160 pagine
Editore: Sur (2019)
Prezzo: 12,75 €

Forse mi aspettavo troppo da Persone care, questa raccolta di dieci racconti di Vera Giaconi. Io non amo molto i racconti, ma tutti ne parlavano benissimo e mi sono convinta che fossero qualcosa di pazzesco, invece mi hanno lasciata alquanto perplessa.
Le persone care del titolo sono soprattutto – ma non solo – i familiari: "parenti serpenti", come suggeriscono la copertina del libro e la saggezza popolare.
I temi riguardano dunque la famiglia e i rapporti di amore/odio tra le persone in generale: ci vanno di mezzo l'invidia, il sentirsi obbligati verso qualcun altro, il rancore, la competizione, l'incomunicabilità, la solitudine all'interno dei rapporti stessi... Il messaggio che mi è arrivato, e che condivido pienamente, è che le relazioni e le persone sono soprattutto un peso. (Scusatemi.)
Infine ci sono anche distanza (fisica e morale), malattia e morte.

I personaggi sono descritti in maniera discreta con pochi tratti, ma ben tracciati nonostante la brevità dei racconti, e del resto il fulcro del libro sono proprio gli eccessi della natura umana. È focalizzato sui sentimenti più che sull'aspetto o le azioni dei personaggi.
Si tratta di persone "cattive", subdole ed egoiste, ma non più di ognuno di noi. In altre parole, non è che Vera Giaconi abbia voluto rappresentare degli stronzi, semmai ha rappresentato molto bene il lato stronzo che tutti possediamo, cosa senz'altro apprezzabile.

Lo stile l'ho trovato piuttosto scialbo, non mi ha colpito in nessun modo. È molto semplice e scorrevole, ma non ha altri pregi.
Il finale di ogni racconto lascia l'amaro in bocca ma, soprattutto, nella maggior parte dei casi non è un vero finale. Ho avuto l'impressione che molti racconti fossero stati lasciati a metà, e che non fosse affatto chiaro dove volessero andare a parare. In compenso ho trovato molto buona la resa dell'angoscia, che tuttavia non viene descritta, quindi l'autrice è stata brava a farla passare in maniera implicita.
L'ultimo racconto, Rincontro, è la ciliegina sulla torta. Non ho nemmeno capito se sia il migliore o il peggiore. Da una parte è inquietante e mi ha dato delle sensazioni strane, il che è un merito; dall'altra sembra insensato e confuso, con dialoghi che non significano nulla, lasciati all'interpretazione del lettore.
Non lo so, sono perplessa. Vi consiglio questo libro solo se, a differenza di me, non pretendete concretezza e vi divertite invece a interpretare le cose a modo vostro.

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CAMERA CON VISTA – Edward Morgan Forster

Camera con vista - Edward Morgan Forster
Titolo: Camera con vista
Autore: Edward Morgan Forster
Traduttore: M. Caramella
Copertina flessibile: 280 pagine
Editore: Mondadori (2018)
Prezzo: 11,05 €

Camera con vista di E.M. Forster è uno dei miei classici inglesi preferiti. Fra i temi troviamo:
  • Sessismo, pregiudizi e stereotipi, trattati con molta sufficienza dall'autore: i suoi personaggi si oppongono a tutto ciò, perché sono giovani, anticonformisti e antisessisti, vanno contro l'opinione comune nonostante l'originalità sia così severamente condannata. Considerando anche Maurice (già recensito qui), in cui i pregiudizi non mancano, posso dire di apprezzare molto Forster per questo suo atteggiamento e la sua critica a una società così bigotta e ignorante, e per il fatto che abbia così a cuore l'autoaffermazione e la legittimità di ogni modo di essere.
  • Decoro e buone maniere, che si collegano a quanto appena detto. Bisogna essere in un certo modo, avere un determinato comportamento, abbigliamento, lavoro, patrimonio e così via, altrimenti non si può essere persone "perbene".
  • Amore. Un amore romantico come quelli di Jane Austen, per esempio, non mi sono mai sembrati. Tutti non fanno che lodare Orgoglio e pregiudizio come una grande storia d'amore, ma per me nei libri della Austen le persone si amano solo a parole, non percepisco davvero le loro emozioni. Qui invece è tutto bellissimo, romantico, impetuoso, spontaneo (almeno per quanto riguarda George).

I personaggi sono caratterizzati molto bene, perché Forster capisce le persone ed è in grado di attribuire ai suoi protagonisti azioni, pensieri e sentimenti molto autentici. In più, come ho detto, alcuni di loro si oppongono alle norme sociali, o perlomeno le vivono come dei grossi limiti, e per questo mi piacciono.
George Emerson è un personaggio che adoro, perché è originale e cupo, se ne frega di cosa pensano gli altri perché li reputa (a ragione) dei cretini e dice sempre quello che pensa anche se è scomodo e fuori luogo, senza per questo offendere gli altri. In più è una specie di nichilista depresso, ma allo stesso tempo romantico e idealista. Praticamente il mio uomo ideale.
Mi è piaciuto anche Freddy, che viene descritto come uno scemo qualsiasi, ma che io ho trovato invece intelligente, consapevole di sé e fermo nelle sue posizioni, tutt'altro che debole o insignificante, nonostante sia un personaggio piuttosto trascurato.
Lucy invece mi è parsa una deficiente. Anche lei si ribella, almeno interiormente, alle aspettative della società, ma allo stesso tempo non riesce a staccarsi dalle apparenze e si lascia manipolare da chiunque, inclusi quelli che non vorrebbero manipolarla affatto.
Cecil poi è un personaggio orribile, che incarna tutti i pregiudizi e il sessismo di cui sopra, e Charlotte è alquanto insopportabile, anche se alla fine almeno lei si riscatta.
Insomma, un'ampia gamma di personalità interessanti.

Anche lo stile è apprezzabile, a partire dalle descrizioni davvero bellissime, con metafore particolari e molto poetiche.
È anche ironico, soprattutto nella prima parte, e più avanti si fa più profondo, altra cosa che mi fa pensare a Jane Austen o comunque ad altri classici molto amati e che a mio parere non hanno invece molto spessore. Come ho detto prima è anche molto romantico e commovente.
I dialoghi sono interessanti, ma solo quando partecipano gli Emerson, grazie alla loro originalità e diversità. Tutti gli altri dialoghi sono abbastanza vuoti, con qualche piccola eccezione per Freddy.
Per farla breve, secondo me Camera con vista è un ottimo romanzo, un classico a mio parere sottovalutato rispetto ad altri, coinvolgente per chi ama le storie d'amore ma anche interessante da un punto di vista più intellettuale. Una storia d'amore scritta da un uomo, per quanto mi riguarda, risulta spesso più autentica e sfaccettata rispetto a quelle scritte dalle donne (ma non faccio di tutta l'erba un fascio, ovviamente); sarebbe davvero molto riduttivo parlare di Camera con vista come di un romanzo rosa, ecco.

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IL CACCIATORE DI AQUILONI – Khaled Hosseini

Il cacciatore di aquiloni - Khaled Hosseini
Titolo: Il cacciatore di aquiloni
Autore: Khaled Hosseini
Traduttore: I. Vaj
Copertina flessibile: 362 pagine
Editore: Piemme (2014)
Prezzo: 10,11 €

Khaled Hosseini mi spezza il cuore. Il mio preferito resta Mille splendidi soli (recensito qui), ma anche Il cacciatore di aquiloni è straziante.
Ovviamente i temi sono molto sostanziosi e importanti:
  • Afghanistan. Uso questo nome per riassumere in realtà un'ampia gamma di temi che riguardano la cultura, la società, l'educazione, i valori, la guerra, i pregiudizi, la politica... del paese. Quindi diciamo solo Afghanistan.
  • Amicizia e famiglia, in generale relazioni interpersonali e valori annessi, quali lealtà e fiducia. E rottura di quest'ultima.
  • Etica e coscienza, colpa ed espiazione, perdono.
  • Perdita, di troppe cose. Dell'innocenza, di sé stessi, di altre persone, della gioia di vivere.

I personaggi sono meravigliosi e per questo è tutto così doloroso. Le descrizioni fisiche sono molto dettagliate e la caratterizzazione è perfetta. Khaled Hosseini ci fa davvero conoscere i suoi personaggi.
Per esempio Amir, il protagonista della storia, è un codardo sleale. Si può anche simpatizzare con lui, visto il suo tormento, ma a me non è piaciuto, l'avrei preso a pugni.
Invece Hassan e Ali sono personaggi adorabili, integri e sempre dignitosi nella loro condizione di servi. Ho sofferto per loro, per la loro dolcezza che resta immutata nonostante una vita di privazioni, per la loro serenità che resiste a tutto. Per la capacità di Hassan di restare leale, fedele e sinceramente affezionato ad Amir anche dopo aver subito il peggiore dei tradimenti.
Perfino "Baba", il padre di Amir, viene fuori tutto sommato come un personaggio positivo, nonostante certi suoi errori e atteggiamenti. Niente a che vedere con gli uomini di Mille splendidi soli, per fortuna.

Anche lo stile di Hosseini mi piace tantissimo: il suo modo di raccontare è scorrevole e coinvolgente, trasmette tutte le emozioni del caso ma senza rendere la lettura "tecnicamente" pesante (emotivamente lo è, viste le vicende e i temi trattati). Ma non per questo è superficiale, anzi, è ricco di pathos e di dettagli descritti così bene che ho finito per ritenere questa la principale caratteristica di Hosseini, quella che lo rende unico.
Le descrizioni sono curate nei minimi particolari e i dialoghi sono ottimi e rappresentano bene i personaggi, ognuno di loro dice cose che potrebbe dire soltanto lui.
Secondo me Il cacciatore di aquiloni va letto assolutamente.

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DOVE SEI MATHIAS? – Agota Kristof

Dove sei Mathias? - Agota Kristof
Titolo: Dove sei Mathias?
Autore: Agota Kristof
Traduttore: M. Balmelli
Copertina flessibile: 51 pagine
Editore: Casagrande (2006)
Prezzo: 6,80 €

Dove sei Mathias? di Agota Kristof è un libriccino minuscolo che si legge letteralmente in mezz'ora, e brevissima sarà anche la recensione. Il libro contiene due racconti: Dove sei Mathias?, che dà il titolo all'opera, e Line, il tempo. Anche se il secondo sembra più leggero, in realtà questo libro contiene in pochissimo spazio tutta la disperazione tipica della Kristof, e infatti io l'ho amato alla follia.
Anche i temi sono quelli ricorrenti nella sua opera: infanzia, sogno vs realtà, morte e perdita ma anche amore (ovviamente non felice).

Sui personaggi posso dire ben poco, perché i due racconti sono davvero troppo brevi, sarebbe impossibile approfondire i protagonisti più di tanto in così poco spazio, e inoltre non c'è nessuna necessità di farlo, perché non servirebbe a niente.
Le descrizioni fisiche sono quasi del tutto assenti a parte qualche piccolo dettaglio, ma la caratterizzazione c'è, anche se è solo accennata appunto per mantenere la brevità. È più che sufficiente, comunque.

Infine, lo stile. Agota Kristof è un genio. Riesce a dare quel tocco onirico e inquietante in poche parole e, anzi, soprattutto tramite il non detto, con cui gioca molto e bene. La sua scrittura è asciutta e diretta, a volte brusca (soprattutto in altri libri).
Il secondo racconto è scritto in forma di dialogo, quindi c'è ancora meno "racconto", o quantomeno è indiretto, narrato dalle parole dei due protagonisti. Rispetto al primo dà sensazioni più facili da gestire, ma alla fine lascia l'amaro in bocca.
Non posso dire molto di più, ma per me questo libro è una piccola perla. E non per tutti, come del resto gli altri libri dell'autrice.

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