IL BUIO OLTRE LA SIEPE – Harper Lee

Il buio oltre la siepe - Harper Lee
Titolo: Il buio oltre la siepe
Autore: Harper Lee
Traduttore: A. D'Agostino Schanzer
Copertina rigida: 290 pagine
Editore: Feltrinelli (2014)
Prezzo: 9,03 €

Il buio oltre la siepe di Harper Lee è un romanzo famosissimo, probabilmente il più citato in assoluto quando si parla di razzismo. È inutile che vi dica quanto è bello, denso di significato e commovente. Di sicuro è un libro che va letto, è un dovere morale.
I temi:
  • Razzismo, appunto, ma non solo quello; piuttosto qualsiasi forma di pregiudizio e discriminazione. Verso i neri ma anche verso i poveri, verso i malati, verso i meno colti, verso chiunque abbia una cultura o uno stile di vita diverso dal proprio, o il coraggio di compiere scelte un po' fuori dal comune.
  • Famiglia ed educazione. Non a caso li metto insieme, perché qui l'autrice rende molto chiaro il legame tra le due cose. A Maycomb è netta la differenza tra chi cresce o è cresciuto in ambienti "perbene" e chi invece non è (stato) altrettanto fortunato.
  • Giustizia, sia nel senso di legge vera e propria, sia nel senso di coscienza e valori personali. Temi, questi, che lasciano l'amaro in bocca, perché alla fine tutta questa giustizia non c'è, se non concentrata in pochi, piccoli nuclei.

I personaggi sono ben fatti e ognuno ha un suo significato e un suo peso. Le descrizioni fisiche, quando presenti, sono molto buone (molto efficace quella dei dettagli disgustosi della signora Dubose), ma di alcuni personaggi anche molto centrali non si sa fino alla fine come sono fatti esattamente, a partire da Scout, la bambina di otto anni che racconta in prima persona tutta la vicenda.
Quanto a caratterizzazione, invece, non ho proprio niente da ridire. Ogni personaggio è caratterizzato da specifiche qualità (o difetti): la saggezza e l'integrità di Atticus; la gentilezza e la positività di Miss Maudie, anche nei momenti peggiori; l'idiozia di Scout – scusate, ma non saprei proprio quale altro termine usare per descrivere questa bambina insopportabile e davvero cretina, malgrado sia circondata da persone con un bel po' di sale in zucca.
Mi è piaciuto moltissimo Jem, forse l'unico che davvero cresce e si evolve nel corso della storia. E ho trovato Tom – che compare in un'unica scena – quasi commovente col suo modo di fare così educato, rispettoso e sottomesso.

Per quanto riguarda lo stile, il linguaggio mi è sembrato un po' datato, la scelta di alcune parole ormai in disuso appesantisce il tutto, tanto più che a tratti si dilunga su dettagli a mio parere irrilevanti, allungando il brodo in modo noioso.
Tuttavia, nel complesso la scrittura è piacevole; le descrizioni sono belle, precise e vive, e i dialoghi sono molto buoni, spesso pacati e ragionati (non quando parla Scout, ovviamente), soprattutto quelli tra Atticus e i suoi figli. Lui spiega in modo molto semplice – alla portata di bambini, appunto – dei concetti importanti, e le sue "lezioni" sono forse ciò che più di tutto conferisce valore al libro.
Il buio oltre la siepe è un bellissimo romanzo e, come ho detto, dovrebbero leggerlo tutti. È importante.

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IL GRANDE INVERNO – Kristin Hannah

Il grande inverno - Kristin Hannah
Titolo: Il grande inverno
Autore: Kristin Hannah
Traduttore: F. Garlaschelli
Copertina flessibile: 446 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo: 11,87 €

Visti i commenti che leggo in giro, mi aspettavo molto da Kristin Hannah ma, ahimè, Il grande inverno mi è piaciuto davvero poco. La storia c'è e sarebbe anche interessante, ma la scrittura e i personaggi lasciano davvero a desiderare e rendono il tutto inverosimile.
I temi, appunto, potrebbero essere interessanti:
  • Disturbo post-traumatico da stress. Ernt ha combattuto nella guerra del Vietnam e ne è tornato completamente distrutto, ha incubi spaventosi e la sua personalità è compromessa per sempre. Il problema è che è diventato anche violento, e a pagarne le conseguenze sono Cora e Leni, sua moglie e sua figlia, vere protagoniste della storia. Tanto che dovrei separare un secondo tema, quello della
  • Violenza domestica, purtroppo a lungo giustificata da Cora in nome dell'amore che prova per suo marito.
  • Il grande inverno dell'Alaska, l'isolamento, i pericoli e le ripercussioni psicologiche di determinate scelte di vita.
  • Amore, che come è ovvio è un amore tossico e nocivo, completamente disfunzionale, fatto di violenza e possessività; ma c'è anche l'amore puro e disinteressato, l'amicizia, la solidarietà e tutte queste amenità.
  • Morte e lutto, che del resto si trovano un po' ovunque.

I personaggi di questo libro sono a dir poco imbarazzanti. Ma partiamo dagli aspetti positivi.
Le descrizioni sono buone, atteggiamenti e comportamenti sono molto chiari e definiti ed Ernt, nella sua follia, è un personaggio ben fatto, almeno all'inizio. Poi diventa un'accozzaglia di stereotipi.
Detto questo, tutti mancano di personalità, e non sono semplicemente vuoti o spenti; non sono proprio credibili, e non ce n'è uno capace di una reazione sensata e ragionevole. Tutti dicono e fanno solo la cosa sbagliata al momento sbagliato, con rare eccezioni che tuttavia durano appena un secondo, dopodiché pensi "ah no, mi ero illusa".
Large Marge è l'unico personaggio simpatico e con un minimo di carattere, che spicca tra tutti gli altri.

Riguardo allo stile, ho apprezzato molto le descrizioni ambientali, molto suggestive, e un paio di momenti commoventi (anche quelli brevissimi, giusto il tempo di illudersi prima di tornare sui propri passi). Per il resto, la scrittura è semplice e scorrevole, di certo non di difficile lettura, ma nonostante ciò non riesce a essere molto coinvolgente. Nel complesso mi ha annoiato.
I dialoghi in particolare li ho trovati patetici, perché come dicevo prima i personaggi dicono solo un'idiozia dietro l'altra, non rispondono mai adeguatamente a nulla. E tutti non fanno che ripetere "lo sai, vero?".
Tuttavia, leggo in giro commenti pieni di entusiasmo, di persone che hanno trovato il romanzo tanto coinvolgente da non poter smettere di leggerlo, e perfino "scritto bene", quindi ecco... io non trovo un solo motivo per consigliarlo, ma a quanto pare non faccio testo.

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IL VIOLINO NERO – Maxence Fermine

Il violino nero - Maxence Fermine
Titolo: Il violino nero
Autore: Maxence Fermine
Traduttore: S. C. Perroni
Copertina flessibile: 143 pagine
Editore: Bompiani (2003)
Prezzo: 11 €

Il violino nero è il libro più bello che io abbia letto di Maxence Fermine, anche se tutti continuano a lodare solo Neve, ed è anche uno dei miei preferiti in assoluto. È un libriccino piccolo, si legge in pochissimo tempo, ma è pura poesia e musica, con un che di vagamente inquietante che lo rende ancora più bello.
Il tema fondamentale è la musica. I protagonisti Johannes ed Erasmus sono rispettivamente un violinista geniale e un liutaio che è stato allievo di Francesco Stradivari. Tutti i loro discorsi vertono sulla musica, e c'è una voce angelica che entrambi – separatamente – hanno sentito in momenti significativi della propria vita.
E poi ci sono guerra, sogni e aspirazioni, l'importanza di vivere la vita prima di raccontarla tramite l'arte.

I personaggi sono... non so bene come dirlo. L'impressione che ho con i libri di Fermine è che non si tratti realmente di persone, ma di simboli, di allegorie. Non hanno un aspetto né una personalità ben definiti, anche se molti di loro (non solo in questo libro) vengono descritti come diafani, delicati, spesso con occhi e capelli scuri. Più che altro sono caratterizzati dalle loro passioni; è importante la forza con cui desiderano e sentono, non tanto il loro modo di essere o dei comportamenti specifici. Hanno anche tutti lo stesso modo di parlare, che è poi quello dell'autore che parla attraverso loro. Insomma, più che raccontare le vicende dei personaggi, sembra che Fermine li usi per veicolare dei messaggi.

Infine lo stile. Come ho detto il libro è poesia pura, e in generale Maxence Fermine ha appunto un modo di scrivere molto poetico, ma in modo semplicissimo e scorrevole, con frasi brevi e concise, fatte per raggiungere chiunque.
I dialoghi tra i personaggi sembrano in realtà riflessioni di una stessa persona, come se ognuno di loro incarnasse una parte dello stesso individuo, e le descrizioni sono quasi assenti in quanto non necessarie. È uno stile molto più evocativo che descrittivo.
È un genere che può piacere o non piacere, e io in generale non lo amo. Ma per qualche motivo questo libro in particolare mi è rimasto nel cuore, l'ho letto sette volte! Grazie al formato e alla copertina è anche esteticamente bello come oggetto (lo stesso vale per Neve). Di conseguenza non posso che consigliarlo.

LA TREDICESIMA STORIA – Diane Setterfield

La tredicesima storia - Diane Setterfield
Titolo: La tredicesima storia
Autore: Diane Setterfield
Traduttore: G. Granato
Copertina flessibile: 446 pagine
Editore: Mondadori (2018)
Prezzo: 11,87 €

La tredicesima storia di Diane Setterfield è un libro potenzialmente molto bello, ma che non mi ha convinta del tutto. È un romanzo gotico in cui passato e presente si intrecciano, un po' sullo stile di Kate Morton (qui le mie recensioni), ma mi è parso che mancasse qualcosa.
Ecco i temi:
  • Libri, letteratura e lettura. La parte iniziale del romanzo mi ha colpito per il suo bellissimo modo di parlare dei libri e della lettura come di cose preziose e significative, vissute in maniera personale, tutti concetti in cui qualsiasi lettore potrebbe rispecchiarsi. Le storie fittizie si contrappongono alla verità, ma forse, invece, ne sono solo delle metafore.
  • Malattia mentale, pregiudizi e discriminazione. Nella famiglia Angelfield, protagonista della storia, sembra che tutti abbiano qualche problema psichiatrico, e ovviamente ne pagano le conseguenze.
  • Psicologia (in particolare dei gemelli), educazione e socializzazione. Adeline ed Emmeline sono gemelle, e questo le condiziona prepotentemente, e anche Margaret aveva una gemella, che le manca ogni giorno anche se non l'ha mai conosciuta.
  • Famiglia, per l'appunto. La famiglia Angelfield non è l'unica presentata nel libro e tutte, più o meno, sono disfunzionali. Del resto tutti i romanzi – come il mondo – sono pieni di famiglie disfunzionali, altrimenti non ci sarebbero storie.
  • Morte ed elaborazione del lutto. Elaborazione disfunzionale come tutto il resto, ça va sans dire.

I personaggi non mi hanno entusiasmato. Da un punto di vista fisico le descrizioni sono ottime: sono molto chiari i gesti, gli atteggiamenti, i modi di fare, di camminare, di parlare, di ridere, il tono di voce di ogni personaggio, e questo è un grande merito. Per il resto sono tutti o solo buoni o solo cattivi e in più, come ho detto, mentalmente disturbati. Forse per questo non hanno bisogno di vere personalità. Hanno una loro aura esterna, ma non sono riuscita a vedere dentro di loro, a percepire le loro emozioni e i loro stati d'animo.
In particolare Margaret, colei che scopre e dipana tutta la storia, non mi è piaciuta. E non mi è piaciuto il processo d'indagine: ha illuminazioni improvvise e poco credibili, che svelano i misteri senza spiegarli davvero, e il lettore deve accontentarsi di prenderne atto solo perché a lei si è accesa la lampadina dal nulla, senza veri indizi.

Lo stile invece è notevole. La scrittura è molto scorrevole e coinvolgente ma anche ricca ed elegante. Le descrizioni sono bellissime, minuziose, piene di dettagli e vivide, sembra davvero di assistere alle scene. Particolarmente notevoli quelle del degrado di casa Angelfield.
Anche i dialoghi sono buoni, credibili e non scontati. Tuttavia, man mano che il racconto procede, l'ho trovato sempre più tendente al delirio (da parte di Margaret, non di Vida Winter). Inoltre, secondo me manca di pathos: le emozioni non mi sono arrivate, se non, alla fine, quelle di Aurelius, che però è un personaggio secondario. Ho trovato alcune cose del tutto superflue, in particolare l'ultimo capitolo, completamente insensato, e mi è rimasto un senso di vaghezza.
Come ho detto all'inizio, trovo che La tredicesima storia sia un romanzo con un bel potenziale, all'inizio molto promettente, ma poi qualcosa si perde. Quindi lo consiglierei solo per svago; se vi piace il genere, mi butterei decisamente su altri autori.

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