MENDEL DEI LIBRI – Stefan Zweig

Mendel dei libri - Stefan Zweig
Titolo: Mendel dei libri
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: N. Giacon
Copertina flessibile: 96 pagine
Editore: Garzanti (2016)
Prezzo: 6,55 €

Mendel dei libri è il primo libro che ho letto di Stefan Zweig, quello che ai tempi mi ha fatto innamorare di lui.
Come sempre, non accadono molti eventi rilevanti, si tratta più che altro del ritratto di un personaggio, tale Jakob Mendel, detto "dei libri" perché conosce, almeno di nome, praticamente tutti i libri dell'universo, e a lui si rivolgono studenti o studiosi che hanno bisogno di trovare materiale su un determinato argomento. Questa sua passione lo distrae dal mondo e dalla vita vera, si rende conto a stento di quello che gli accade intorno, non si accorge nemmeno della guerra. E proprio questa sua estraniazione segnerà il suo destino e gli costerà molto cara.
Tra i temi, dunque, citerei i libri, la memoria, la guerra e il nazismo, la solitudine.

Il libro non è altro che la descrizione e la rappresentazione di un personaggio, appunto Mendel, come sono spesso i libri di Zweig. Una descrizione minuziosamente accurata sia dell'aspetto, sia dei gesti, degli atteggiamenti e del suo funzionamento mentale, perfino degli sguardi.
Al di là del protagonista, i personaggi sono pochi e non molto rilevanti ma, anche quando compaiono per poche righe, sono anche loro ben caratterizzati attraverso piccoli gesti e movenze.

Infine lo stile. L'ho scritto in tutte le mie recensioni dei romanzi di Zweig: la sua scrittura è perfetta. Bellissima, scorrevole e trascinante, le frasi sono lunghe ma mai troppo complesse o difficili da seguire, è come un flusso che trasporta il lettore anche contro la sua volontà.
Le descrizioni in genere, come quelle dei singoli personaggi, sono vivide e accurate, e i dialoghi sono rilevanti grazie ai gesti più che alle parole. Sono funzionali alla caratterizzazione dei personaggi, poiché li mostrano in azione in maniera molto efficace, tipica di Zweig.
Non posso che consigliarvi la lettura di questo romanzo, come di tutti gli altri dell'autore.

UNA SPOLA DI FILO BLU – Anne Tyler

Una spola di filo blu - Anne Tyler
Titolo: Una spola di filo blu
Autore: Anne Tyler
Traduttore: L. Pignatti
Copertina flessibile: 391 pagine
Editore: Guanda (2016)
Prezzo: 11,40 €

Una spola di filo blu è il primo romanzo che ho letto di Anne Tyler, autrice di cui avevo sentito parlare molto bene. Mi ha ricordato un po' (sto per dire un'eresia) Franzen; se parliamo di scrittura non c'è proprio paragone, ovviamente, ma qualcosa nelle vicende e nel modo di presentarle mi ha fatto pensare a lui. Nel complesso è stata una bella lettura, ma non mi ha colpito molto e non credo resterà a lungo nei miei ricordi.
Vediamo alcuni temi:
  • Famiglia. Stiamo parlando di una storia familiare, che salta da una generazione all'altra, e tutte le vicende riguardano le relazioni tra coniugi, fratelli, cugini. Qua e là c'è qualche personaggio estraneo alla famiglia, ma non serve praticamente a nulla.
  • Aspettative (collegate anch'esse alla famiglia, perlopiù) e, di conseguenza, competizione e aspettative. Come in tutte le famiglie di questo mondo, non può mancare la (sana?) competizione tra fratelli, come non possono mancare i figli "bravi" e quelli sbandati. Sembrerebbero dei cliché, ma l'autrice è stata brava a renderli verosimili.
  • Vecchiaia e adolescenza. In realtà vediamo i vari personaggi in diverse epoche delle loro vite, ma queste due fasi (e direi la vecchiaia in primis) hanno un peso particolare. E alla vecchiaia segue la morte, ahimè.
  • Amore. Anche se è piuttosto ben nascosto, in alcuni momenti emerge a sorpresa, ed è bello perché è un amore reale, non sdolcinato o stucchevole. È l'amore delle persone vere, imperfette, spesso odiose e insopportabili.

Le descrizioni fisiche dei personaggi sono discrete, ma a dire la verità non c'era neanche tanto da sforzarsi, dato che quasi tutti i componenti della famiglia sono spigolosi, con capelli neri e occhi azzurri.
Anche la caratterizzazione è buona; in particolare, per un bel po' di tempo, il personaggio di Abby spicca in maniera significativa, forse addirittura con prepotenza, esagerato nelle sue manifestazioni (di qualsiasi emozione). Ma anche di altri vengono fuori ossessioni e fissazioni, comportamenti caratteristici che si ripetono nel corso degli anni, cosa che ho apprezzato perché sembra voler sottolineare come le persone in fondo non cambino mai.
Comunque, più che i caratteri, le vere protagoniste del romanzo sono le storie dei personaggi, e sono soprattutto queste a caratterizzarli.

Riguardo allo stile, direi che è senza infamia e senza lode. Coinvolgente quanto basta, ma non trascinante, a tratti pure tedioso.
Le descrizioni sono scarse perché non hanno alcuna rilevanza; più che altro hanno invece importanza i dialoghi, poiché il libro si fonda soprattutto sulle interazioni tra i personaggi. Ed effettivamente i dialoghi sono realistici e verosimili; il che significa spesso anche noiosi, non molto avvincenti, perché – diciamocelo – in almeno la metà dei casi ascoltare le persone non è che sia poi così interessante. Perciò questo realismo è comunque un pregio del libro.
Insomma, Una spola di filo blu non mi ha entusiasmato, però è sicuramente una lettura valida (e poi non mancano i colpi di scena).

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EMMA – Jane Austen

Emma - Jane Austen
Titolo: Emma
Autore: Jane Austen
Traduttore: A.L. Zazo
Copertina flessibile: 530 pagine
Editore: Mondadori (2002)
Prezzo: 10,45 €

Emma è, a mio parere, il miglior romanzo di Jane Austen, il meno noioso. Se non altro perché la protagonista si evolve nel corso della storia, a differenza di tutte le altre eroine austeniane.
Tra i temi trattati o, più che altro, mostrati:
  • Amore e corteggiamento. I romanzi di Jane Austen sono tutti più o meno romantici, ma qui l'amore viene mostrato in maniera più originale, come frutto di macchinazioni e manipolazioni, o comunque accompagnato da esse. Ovviamente alla fine l'amore autentico trionfa per tutti, blablabla.
  • Società, reputazione e pregiudizi. Come sempre, anche qui l'autrice fa un bel ritratto della società del tempo, mettendo in mostra i pregiudizi verso i più poveri, ma anche la pietà nei loro confronti.
  • Intelligenza e solitudine. Emma è dichiaratamente intelligente, la sua intelligenza viene più volte lodata e sottolineata in tutto il romanzo e la distingue da ogni altro personaggio (anche degli altri romanzi). A quanto pare, Jane Austen pensa e ci ricorda che l'intelligenza è fonte di solitudine, proprio perché non è così diffusa. Emma è circondata da persone che ama, ma che non saranno mai all'altezza del suo intelletto. Inoltre, c'è da dire che lei stessa non lo usa sempre in modo appropriato.
  • Vecchiaia e gioventù. Sembra che i personaggi del romanzo siano suddivisi in modo netto tra vecchi e giovani, e la cosa triste è che non si capisce bene dove si collochi Emma, sebbene abbia solo 21 anni. Vive con l'anziano padre, ha a che fare spesso con persone più grandi di lei e ha ben poche occasioni di socializzare con i suoi coetanei. Insomma, è abbastanza sprecata.

Le descrizioni fisiche dei personaggi di Emma sono carenti, di alcuni non si sa fino a alla fine come siano fatti. I caratteri invece sono molto chiari, spesso anche esasperati. Sono ben evidenti la vivacità, il buonsenso, la saggezza, la dolcezza e tutte le caratteristiche attribuite a ognuno di loro, e soprattutto a cosa tengono e a cosa no.
Emma è la mia preferita tra le protagoniste di Jane Austen, è molto più viva delle altre, intelligente e di carattere vivace, intraprendente e smaniosa di fare. In più, come ho detto, a differenza delle altre si evolve nel corso della storia.
Amo anche il signor Knightley, a sua volta il miglior personaggio maschile dell'autrice. Molto meglio di Darcy, a mio modesto parere.

Lo stile di Jane Austen è sempre molto piacevole, scorrevole ed elegante, anche se non mancano parti noiosissime grazie alla sua abitudine di sottolineare, anche molto lungamente, la frivolezza della società borghese.
Non ho trovato descrizioni degne di nota, mentre sono più notevoli i dialoghi, perché caratterizzano bene i personaggi e sono, appunto, indicativi di come molti di loro siano concentrati su cose del tutto irrilevanti e frivole. Sono spesso infarciti di vuotezza e inutilmente prolissi, mille parole quando se ne potrebbe usare una sola. In particolare i monologhi della signorina Bates, che parla per pagine e pagine senza mai dire nulla di rilevante.
I più interessanti sono gli scambi tra Emma e il signor Knightley, l'unico che la rimproveri e la "educhi", cercando di renderla una persona migliore, a differenza degli altri che la ritengono già perfetta.
Come ho già detto a proposito di Persuasione, io non sono una grande fan di Jane Austen, ma se proprio volete leggerla io vi consiglio questi due romanzi, piuttosto che Orgoglio e Pregiudizio.

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HUNGER GAMES – Suzanne Collins

Hunger Games - Suzanne Collins
Titolo: Hunger Games
Autore: Suzanne Collins
Traduttore: F. Paracchini, S. Brogli
Copertina flessibile: 418 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo: 12,35 €

Hunger Games di Suzanne Collins appartiene a un genere che non amo leggere, perciò mi ero sempre rifiutata di farlo. Non so perché a un certo punto mi sia venuta la curiosità, comunque l'ho letto e non mi è dispiaciuto, anche se non mi ha entusiasmata e non leggerò il seguito.
È soprattutto un romanzo crudele, non solo perché è pieno di violenza, ma perché è psicologicamente crudele, nei confronti dei personaggi – quasi privati della loro umanità (che tuttavia sopravvive) – e anche del lettore.
Elenco alcuni temi molto velocemente, perché sono sicura che tutti conosciate la storia meglio di me.
  • Famiglia, in senso ampio. Appartenenza a un gruppo, a una casta sociale, a uno dei distretti in cui è suddivisa la nazione di Panem.
  • Depressione, morte e lutto.
  • Povertà.
  • Guerra e sopravvivenza.
  • Amore, amicizia, solidarietà vs competizione.
  • Vendetta vs gratitudine.

I personaggi di Hunger Games lasciano a desiderare, ma questo era prevedibile. Le descrizioni fisiche sono buone, mentre la caratterizzazione è affidata a una sola qualità per ciascuno, che viene dichiarata più che mostrata (per esempio uno è coraggioso, uno è buono, uno è furbo e così via).
Katniss, la protagonista, è relativamente ben fatta. Le sue emozioni e reazioni, o la loro assenza (intenzionale), sono chiare e hanno conseguenze sui suoi comportamenti, cosa che non si può dire degli altri.
Un altro personaggio che ho apprezzato e che risulta particolarmente chiaro è quello di Rue, descritta con una certa attenzione anche nel suo modo di fare, i suoi atteggiamenti e movimenti.

Lo stile non è proprio notevole, ma devo dire che è discreto. È scorrevole come in ogni young adult, ma non troppo povero o banale. La scrittura è abbastanza curata (nei limiti del possibile) ma anche vuota, priva di significati; la narrazione non manca di pathos, o almeno non sempre. A tratti è doloroso, ma alcuni avvenimenti oggettivamente drammatici vengono raccontati come fatterelli quotidiani.
I dialoghi sono abbastanza decenti, si percepiscono le emozioni dei personaggi e la loro rassegnazione, mentre le descrizioni non hanno nulla di notevole.
Il mio entusiasmo è scarso perché io non amo il genere, ma per chi invece lo apprezza è una lettura che ritengo valida.