ARMADALE – Wilkie Collins

 

Titolo: Armadale

Autore: Wilkie Collins

Traduttore: D. Paladini

Copertina rigida: 668 pagine

Editore: Newton Compton (2016)

Prezzo: 4,65 €


Sono molto soddisfatta della mia decisione di leggere Wilkie Collins, e Armadale, il secondo tra i suoi romanzi che ho scelto di leggere, mi è piaciuto anche molto più del primo, Le foglie cadute (recensito qui). Qui l'intreccio, costruito soprattutto tramite i fraintendimenti tra i personaggi, è più complesso e ancora più avvincente.

Quali sono i temi trattati in questo romanzo?

  • Ereditarietà del male e delle colpe, che dai padri ricadono sui figli. È la maledizione che perseguita i due protagonisti e alimenta tutte le loro vicende. In modo molto più generico si parla di rapporti familiari e di "parenti serpenti".

  • Superstizione, destino, passato che si ripete. Tema strettamente collegato al primo: basterebbe non crederci e tutta la trama crollerebbe.

  • Scienza vs misticismo. È solo uno il passo in cui vengono messi a confronto in modo esplicito, ma tutto quello che succede dopo ha in qualche modo a che fare con questo. Come dicevo prima, tutto dipende dal significato, appunto mistico oppure scientifico, che si sceglie di attribuire alle cose.

Il tutto è infiocchettato da buoni sentimenti, lealtà, amicizia e amore. In realtà però anche qui c'è l'altra faccia della medaglia: l'amore non è affatto buono, perché sembra che tutti – anche i personaggi migliori, i cui sentimenti sono puri e onesti – si innamorino di Lydia Gwilt in modo ossessivo e annichilente, il che non è un bene per nessuno.


I personaggi di questo romanzo vengono presentati tramite ottime descrizioni fisiche, esaustive e vivide, e sono anche ben caratterizzati. Tanto che si vorrebbe prenderli a pugni perché, salvo poche eccezioni (Midwinter in particolare), sono davvero irritanti e/o viscidi.

Evidente è la personalità di Allan: svampito, impulsivo, a tratti sembra quasi affetto da ADHD. Resa ancora più lampante dalla contrapposizione con Midwinter, non a caso il mio personaggio preferito: introverso, misterioso e perfino tetro, una specie di reietto. A me piacciono sempre gli sfigati.

Lydia è ovviamente odiosa, falsa e manipolatrice come poche (mi viene in mente Milady dei Tre moschettieri, recensito qui), e si circonda di personaggi insopportabilmente viscidi come lei.

Come l'intreccio, anche i personaggi hanno qui un maggiore spessore e una maggiore complessità rispetto a quelli delle Foglie cadute, hanno dubbi e stati d'animo più sfaccettati e umani e sono tutti diversi tra loro.


Infine lo stile. Ancora un paragone con Le foglie cadute: in entrambi i romanzi la scrittura è molto coinvolgente e scorrevole, ma qui è più densa, il linguaggio è più ricco. Anche qui troviamo molti dialoghi e lettere, e quindi parte degli eventi è raccontata direttamente dai personaggi, con i loro personali modi di esprimersi e le loro emozioni che fanno da filtro. Tutto ciò contribuisce, tra l'altro, alla loro ottima caratterizzazione.

Le descrizioni sono bellissime, anche se c'è un punto in particolare che ho trovato leggermente noioso: un picnic raccontato un po' alla Jane Austen, ovvero un evento del tutto privo di interesse e pieno di particolari inutili. Però mette bene in luce la personalità di Pedgift junior, altro personaggio che ho molto apprezzato.

Tirando le somme, Armadale è un romanzo che mi è piaciuto davvero un sacco, e credo inoltre che possa andar bene un po' per tutti i gusti, quindi lo consiglio assolutamente.


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LA STANZA DI GIOVANNI – James Baldwin

La stanza di Giovanni - James Baldwin

 

Titolo: La stanza di Giovanni

Autore: James Baldwin

Traduttore: A. Clericuzio

Editore: Fandango Libri (2017)

Copertina flessibile: 221 pagine

Prezzo: 16,62 €


La stanza di Giovanni è il primo libro che ho letto di James Baldwin, e ho intenzione di leggerne altri. Se non altro per lo stile, che ho molto apprezzato.

Questo romanzo parla di un ragazzo che tenta di negare la propria omosessualità, tema ormai trito e ritrito ma sempre molto importante. C'è da dire che La stanza di Giovanni è stato pubblicato negli anni '50, perciò in realtà il tema non era ancora così all'ordine del giorno; e inoltre è stato scritto da un autore nero, che quindi sa bene cosa sia il pregiudizio.

Si fa presto a elencare i temi principali: sessualità, pregiudizi e lotta interiore; sessismo, misoginia, donne oggetto e violenza; morte (perlopiù procurata da altri, ovvero omicidio e pena di morte).


I personaggi sono chiarissimi, le descrizioni ottime e i caratteri scavati a fondo anche attraverso i dialoghi. Vengono mostrati (dal punto di vista del protagonista David) gesti, espressioni facciali, sguardi.

Sono tutti piuttosto squallidi, comunque. David in primis non mi è piaciuto per niente; capisco le sue difficoltà, ma non bastano a giustificare i suoi comportamenti. Giovanni è forse il personaggio migliore, quello più vivo, ma è anche patetico. Hella è imbarazzante e una pessima rappresentante del genere femminile, non tanto per le sue idee, ma per la facilità con cui le comunica al suo uomo palesemente sessista.


Lo stile mi ha coinvolto molto, la scrittura è semplice ma non povera, mi ha davvero assorbito. Ottimi soprattutto i dialoghi, da cui traspaiono alla perfezione le intenzioni dei personaggi, oltre che le loro idee e i loro sentimenti (quelli di Giovanni in particolare).

Come ho detto sono molto curiosa di leggere altro di James Baldwin. A dire la verità mi sono resa conto di non aver mai letto autori neri prima d'ora, il che è vergognoso, quindi d'ora in avanti cercherò di impegnarmi in questo senso.

Detto ciò, adieu.


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IL VISCONTE DI BRAGELONNE – Alexandre Dumas

Il visconte di Bragelonne - Alexandre Dumas

 

Titolo: Il visconte di Bragelonne

Autore: Alexandre Dumas

Traduttore: T. Monicelli

Editore: Newton Compton (2016)

Copertina rigida: 1283 pagine

Prezzo: 9,90 €


Il visconte di Bragelonne di Alexandre Dumas è il terzo libro del ciclo dei moschettieri ed è lunghissimo e bellissimo. Tutti e tre i libri sono stati per me una sorpresa: non avrei mai immaginato che potessero piacermi tanto, e questo è il più bello di tutti.

Come sempre, il maggior pregio dei romanzi di Dumas è la trama, estremamente coinvolgente e mai noiosa. Quindi io vi elencherò alcuni temi, ma in realtà contano poco perché l'importante è il racconto dei fatti. Comunque:

  • Storia, politica, potere. È un romanzo storico, non penso sia necessario dilungarsi su questo punto.

  • Dinamiche di corte, intrighi, etichetta, onore e conseguenti duelli e combattimenti per difenderlo.

  • Amore, spesso ostacolato da titoli e status sociale, ma anche influenzato da, o addirittura confuso con seduzione e potere. Per fortuna ci sono Raoul e Athos a sollevare la qualità del sentimento.

  • Onestà e inganno, fiducia, amicizia, che fin troppo spesso è però falsa e opportunista.

  • Morte.


I personaggi sono accuratamente descritti, e i modi di fare di ciascuno risultano chiari sin dalla prima apparizione. Anche le espressioni facciali sono ben visibili, le emozioni manifeste e, di conseguenza, i caratteri molto espliciti ed evidenti.

Le donne, come al solito, sono pessime e fanno davvero una magrissima figura, che siano ricche o povere, belle o brutte. Chi volesse insultare le donne in modo colto dovrebbe fare riferimento a Dumas.

Gli uomini non sono sempre molto migliori, ma ci sono alcuni gentiluomini esemplari, come Raoul e Athos, che sono davvero commoventi. Athos, serio, fermo e distinto, affidabile e onesto, rimane il mio preferito tra i quattro moschettieri. Ma qui mi ha commosso anche Porthos, che pure è relegato al ruolo di energumeno senza cervello per quasi tutta la durata della saga.

Luigi XIV mi ha fatto schifo. E, nonostante tutto, fino alla fine non sono riuscita ad affezionarmi a d'Artagnan. Pazienza.


Infine lo stile. Come ho sempre detto, Dumas scrive in modo molto appassionante e coinvolgente, tanto che anche un mattone di queste dimensioni riesce a rimanere interessante e a incuriosire fino alla fine. La scrittura è molto fluida e scorrevole nonostante le solite cerimonie e l'affettazione del linguaggio del tempo, e il testo è pieno di dialoghi che rendono il tutto più fluido e immediato, e che chiariscono ancora meglio i caratteri dei personaggi, perché da essi traspaiono tutte le loro emozioni e il loro fervore. Le descrizioni sono dettagliate e precise, alcune davvero bellissime, arricchite da similitudini poetiche e suggestive. Tutti gli ultimi capitoli sono molto commoventi, ma bellissimi e necessari per arrivare alla fine di questa storia.

Purtroppo questa edizione – l'unica disponibile in italiano – contiene molti errori e, soprattutto, la punteggiatura è usata proprio a caso.

Ad ogni modo vi consiglio assolutamente di leggere tutti e tre i libri e quest'ultimo in particolare. È una lettura che richiede molto tempo, ma ne vale la pena senza ombra di dubbio.


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IL GIARDINO DI CEMENTO – Ian McEwan

Il giardino di cemento - Ian McEwan

 

Titolo: Il giardino di cemento

Autore: Ian McEwan

Traduttore: S. Bertola

Editore: Einaudi (2015)

Copertina flessibile: 150 pagine

Prezzo: 10,92 €


Suppongo che Ian McEwan non faccia per me. Sorvolando sul Mio romanzo viola profumato (recensito qui), Il giardino di cemento è il suo terzo libro che non mi piace. Ho letto tante recensioni piene di entusiasmo, ma sinceramente non ho capito che cosa ci abbia trovato la gente di così interessante.

Le aree tematiche sono principalmente due:

  • Famiglia. Una famiglia disfunzionale, in cui i genitori non sono granché e a un certo punto muoiono (se volete aggiungiamo anche morte e lutto tra i temi, ma in realtà mi sono sembrati più un mezzo per parlare di altro). Ergo vediamo dei ragazzini adolescenti prematuramente alle prese con delle grosse responsabilità. Le gestiscono come possono, ovvero non le gestiscono.

  • Adolescenza, appunto. In particolare tutta la sfera della sessualità – sessualità che sfocia quasi nella perversione –, con annesse gelosia e competizione.

A dirvi la verità certe tematiche mi interessano molto, ed è proprio per questo che avevo deciso di leggere il libro, ma il modo in cui sono state trattate non mi ha convinta affatto. Va be'.


I personaggi sono descritti molto bene, forse anche troppo: certe cose avrei preferito non "vederle". Molto chiare anche le personalità, ben rese perfino le espressioni facciali.

Detto questo, comunque, Jack e Julie mi hanno alquanto disgustata, soprattutto lui. È il peggior esempio possibile di adolescente maschio: stupido, petulante, volutamente fastidioso, non si lava, puzza, vive in funzione dei suoi ormoni... insomma. Ma del resto mi sono sembrati quasi tutti piuttosto stupidi e senza senso. Resi ottimamente, per carità, ma non è il tipo di gente di cui mi piace leggere. Gli adolescenti preferisco immaginarli come Holden Caulfield o James Sveck. Intelligenti e tristi.


Per quanto riguarda lo stile, invece, devo riconoscere a McEwan i suoi meriti. Anche se a me non sono piaciuti, i suoi libri sono senza dubbio scritti molto bene. Bella scrittura, per niente povera e anzi molto coinvolgente, si lascia leggere con facilità ma in questo caso, sebbene il romanzo non sia molto lungo, a un certo punto mi ha stancata per tutti i motivi di cui sopra. E nemmeno una bella scrittura è riuscita a salvarlo.

Mi dispiace ma per me è bocciato.


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