Titolo: La lunga notte del dottor Galvan
Autore: Daniel Pennac
Traduttore: Y. Mélaouah
Copertina flessibile: 80 pagine
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 6,65 €
Ho sempre sentito parlare – ovviamente – di Daniel Pennac, ma non avevo mai letto nessuna delle sue opere. La lunga notte del dottor Galvan mi ha deluso, devo dire. L'ho trovato piuttosto stupido e inutile e non ho capito dove volesse andare a parare. Ma so di essere io ad avere qualche problema con i libri (a modo loro) spiritosi, grotteschi o demenziali. Non capisco se devo cercare qualche significato nascosto o se sono scritti per divertire, considerato che io non mi diverto affatto.
Comunque. Se vogliamo fingere che questo libro abbia un vero contenuto e quindi estrapolare dei temi, citerei la vanità insieme all'incompetenza, un'accoppiata che noi tutti conosciamo molto bene in questo momento storico. E poi boh, la medicina? Non lo so davvero.
Nota di originalità, i personaggi sono "caratterizzati" (si fa per dire, anche perché quasi tutti compaiono per brevi momenti) dai loro biglietti da visita: dal loro contenuto e dal loro stile, dalla quantità di parole e così via. Attraverso i biglietti intravediamo la personalità e soprattutto l'ego di ogni personaggio.
L'azione però è poca e non molto incisiva: si tratta di medici, sono molti e si susseguono velocemente, ma ognuno di loro si limita a fare una diagnosi e fine della storia. Il protagonista, Gerard Galvan, è anche piuttosto antipatico.
Lo stile... Non lo so. Vista la fama di Pennac mi aspettavo qualcosa di molto più bello. Forse il libro non mi è piaciuto proprio a causa delle mie aspettative. Fatto sta che non mi è sembrato niente di che, è un libro che avrebbe potuto scrivere chiunque si creda simpatico senza esserlo. Mi dispiace stare qui a lamentarmi di un autore così amato, ma io non sono riuscita a trovarci niente. Forse è ironico; forse nasconde perle di saggezza camuffate che a me sono sfuggite; forse Pennac fa uso di sottigliezze troppo acute per il mio cervello. Non lo so, io vi posso solo ripetere che a me non è piaciuto. Pazienza.
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Se volete insultarmi, invece, potete usare i commenti.
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