La casa di carta di Carlos María Domínguez non ha niente a che vedere con la serie TV, ed è anche molto triste doverlo precisare.
È un romanzo brevissimo che tutti gli amanti dei libri dovrebbero leggere, perché è proprio questo il tema intorno a cui ruota tutto. La letteratura, l'amore totalizzante per i libri, una passione che sfocia nell'ossessione. Il modo in cui i libri possono cambiare la vita, determinandone gli eventi. Inclusa la morte.
I personaggi sono quasi inesistenti. Sono funzionali al racconto di una storia, quella di Carlos Brauer, che è quindi l'unico rilevante. Ma è assente, e la sua storia viene raccontata da altri.
C'è una sua descrizione fisica, mentre l'aspetto di tutti gli altri rimane quasi del tutto ignoto. Le descrizioni sono molto vaghe (nonché inutili), e in realtà anche i caratteri sono accennati solo vagamente. I personaggi sono perlopiù caratterizzati, appunto, dalla loro ossessione per la letteratura, i loro strani vizi di lettura e collezionismo.
Lo stile è scorrevole e semplice, ma non vuoto. Il romanzo si legge facilmente in un'ora e mezzo al massimo.
La scrittura è, appunto, semplice ma bella, e belle sono le descrizioni ambientali. I dialoghi – quasi dei monologhi – sono molto presenti perché, come ho detto, sono i personaggi stessi a raccontare i fatti, non tanto l'autore dal suo punto di vista esterno.
In generale lo stile è permeato da una certa malinconia, che a tratti sfiora l'inquietudine. Non c'è niente di inquietante nella vicenda, ma questa è, in un certo senso, la sensazione che ne ho avuto io.
Purtroppo credo che il libro sia ormai difficile da reperire ma, se vi capita per le mani, vi consiglio assolutamente di leggerlo. È una piccola perla.
Anche se non risulta disponibile, vi linko la pagina Amazon, dove potete almeno leggere la trama: https://amzn.to/35AYu0z
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