Titolo: Il mondo di ieri
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: L. Paladino
Editore: Garzanti (2014)
Copertina flessibile: 460 pagine
Prezzo: 9,50 €
Il mondo di ieri è praticamente l'autobiografia di Stefan Zweig. Come ormai sanno anche i muri, io adoro Zweig, ma finora avevo letto solo i suoi racconti, e questo libro è ovviamente molto diverso. Se prima lo amavo come autore, dopo aver letto questo gli voglio bene anche come persona.
Il mondo di ieri è l'Europa prima delle guerre mondiali, il mondo sereno in cui l'autore è cresciuto e vissuto tra i grandi artisti e pensatori che ha avuto la fortuna di incontrare prima che tutto andasse a rotoli.
Tra i temi, infatti, citerei:
Guerra. Se ne parla piuttosto avanti nel libro, perché l'autore descrive appunto il mondo prima della guerra, ma racconta anche la paura di questa e come cambi tutto.
Politica. Il nazismo e i comportamenti del gregge invasato, e poi la furbizia di Hitler. Zweig spiega il modo in cui questo è riuscito a manipolare la massa a poco a poco, un passo alla volta, perché se fosse andato lì ad annunciare direttamente il suo piano folle, forse, nessuno gli avrebbe dato retta.
Vienna. L'autore ci racconta come si viveva nella sua città quando era piccolo, l'educazione e l'istruzione che venivano impartiti a lui e ai suoi coetanei, ma anche, più in generale, come differissero le mentalità e gli stili di vita in luoghi diversi.
Arte e cultura, di cui tutta la sua vita è stata piena.
Amicizia e solitudine. I rapporti di amicizia hanno avuto un grande peso nella vita di Zweig, che parla di un'amicizia pura, vera e rara. Eppure solo pochissimi di quei rapporti si sono rivelati autentici al punto da sopravvivere alle differenze ideologiche e alla guerra. E lui, da ebreo, ha sperimentato anche la peggiore delle solitudini.
I "personaggi" sono persone vere. Alcuni sono i familiari e gli amici dell'autore, altri sono grandi personalità che tutti conosciamo almeno di nome.
Più che i caratteri vengono descritti i modi, le strategie di adattamento ai cambiamenti dell'epoca, che si riflettono anche nell'aspetto condizionato dalle mode, e nei valori, quasi sempre socialmente condivisi. Anche se i toni non sono polemici, l'autore si rendeva conto fin troppo bene di come tutti fossero dei pecoroni, insomma.
Si distinguono almeno in parte gli artisti, che risultano in un certo senso migliori. Una delle cose più interessanti di questo libro è che mostra personaggi famosi come esseri umani. Noi conosciamo la loro arte e le loro teorie, ma Zweig ce li mostra come persone. E, come suo solito, riesce a cogliere la loro essenza e ce la mostra con pochi tratti, permettendoci di vederli.
Lo stile è sempre ineccepibile (anche se in questa edizione ho trovato diversi refusi). La scrittura di Zweig è bellissima e trascina sin dalle prime pagine, resta scorrevole anche quando tocca argomenti pesanti. Scritto da un altro, lo stesso libro risulterebbe probabilmente noioso.
Nella prima parte del libro Zweig trasmette tutto il suo entusiasmo per la vita, per l'arte, per le sue passioni e, forse, proprio alla luce di tutto questo, la parte finale risulta invece molto angosciante.
L'orrore della guerra lo capiamo tutti anche senza averla vissuta in prima persona, ma dopo aver letto questo libro mi sento dispiaciuta a livello personale per Zweig, per l'atmosfera alienante in cui è vissuto, per gli amici che se ne sono andati, per la patria che gli è stata tolta da sotto i piedi. Non riesco neanche a immaginare come debba essersi sentita, di fronte a tutto questo, una persona con la sua sensibilità. A parole si può dire davvero poco.
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