NON È LUI – Sophie Hannah

Non è lui - Sophie Hannah
Titolo: Non è lui
Autore: Sophie Hannah
Traduttore: S. Lauzi
Copertina flessibile: 439 pagine
Editore: Garzanti (2011)
Prezzo: 10,35 €

In giro leggo pareri molto discordanti sui libri di Sophie Hannah, molti si lamentano ma io – da lettrice occasionale e non esperta di thriller – la trovo fantastica. Non è lui è, tra i suoi libri, il terzo che ho letto e tutti mi hanno coinvolto, incuriosito, spinto alla lettura anche quando stavo crepando di sonno.
Credo che spesso non ci sia molto altro da dire sui thriller, perché il loro unico compito è quello di intrattenere e creare suspense, non sono destinati a lasciare qualcosa (per quanto mi riguarda). Infatti non ero certa di voler recensire questo libro, lo faccio solo perché mi ha colpito il modo in cui è trattato il tema principale, ovvero la maternità. Siamo tutti abituati a madri che elogiano i loro figli anche se non sono niente di speciale, che celebrano il miracolo della vita, che ti considerano una merda se non vuoi figli e così via. Ebbene, in questo libro la maternità viene trattata come, ecco... una schifezza. Una cosa orribile di cui ogni madre non necessariamente vorrebbe liberarsi, ma comunque un pensierino ce lo fa volentieri. Viene perfino sottolineata l'"omertà" relativa alla maternità, il fatto che nessuno dica realmente come stanno le cose. Ho apprezzato moltissimo tutto questo.

I personaggi non sono molto interessanti, perché comunque quello che conta è la trama, gli eventi, chi se ne frega della psicologia dei personaggi.
Un minimo di spessore ce l'hanno solo i cattivi, ovvero il colpevole con la sua follia (perché solo di questo si può parlare) e, soprattutto, le madri che si lamentano dei figli; una in particolare. Una donna che esprime i propri sentimenti negativi verso la figlia, la frustrazione che prova nella vita di tutti i giorni a causa della libertà perduta, i limiti imposti alla sua esistenza dal suo essere madre... Tutto ciò la rende ai miei occhi molto interessante.

Infine, lo stile di Sophie Hannah è molto scorrevole, appunto adatto a un thriller. I capitoli si alternano tra il punto di vista della protagonista e quello della polizia che conduce le indagini. Il libro è il terzo della serie Spilling CID, perciò oltre alle indagini ci sono anche le vicende personali dei detective da seguire. Ma qui, a parte un gran colpo di scena, succede ben poco da quel punto di vista.
In dialoghi e descrizioni non ho trovato nulla di notevole. È il classico libro da spiaggia, insieme a tutta la serie, che io continuerò a leggere.

Ovviamente consiglio di cominciare dal primo, in ogni caso Non è lui è qui: https://amzn.to/2NSO6Ya

IL FANTASMA DELL'OPERA – Gaston Leroux

Il fantasma dell'Opera - Gaston Leroux
Titolo: Il fantasma dell'Opera
Autore: Gaston Leroux
Traduttore: M. Grasso
Copertina rigida: 283 pagine
Editore: Newton Compton Editori (2015)
Prezzo: 4,90 €

Il fantasma dell'Opera di Gaston Leroux è uno dei miei libri preferiti al mondo e non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, dato che è un grande classico. Ma, a dire il vero, secondo me è sottovalutato e dovrebbe essere letto molto di più.
È un romanzo gotico ambientato all'interno del teatro dell'Opera a Parigi, e oltre a tutti gli elementi tipici del genere (misteri, personaggi inquietanti, suspense ecc.) contiene anche parti ironiche e umoristiche.
Temi principali:
  • Arte e musica. Come ho detto e come dice il titolo stesso, il romanzo è ambientato all'Opera di Parigi, e i protagonisti sono la giovane cantante Christine Daaé e il cosiddetto fantasma dell'Opera, il mostruoso Erik che, senza mostrare il volto deforme o anche solo la propria presenza fisica, seduce la ragazza spacciandosi per "l'angelo della musica" e impartendole lezioni che le daranno la fama che merita. E tante altre cose non proprio piacevoli.
  • Solitudine. Erik è un reietto, vive isolato dal resto del mondo perché la società l'ha rifiutato – a partire dalla madre sin dal momento della sua nascita – a causa della sua mostruosità. Conseguenze naturali di tutto ciò sono vendetta, follia, odio per l'umanità – oltre che per sé stesso.
  • Amore, ovviamente. Da una parte c'è l'amore di Christine e Raoul che, a dirla tutta, risulta alquanto noioso e banale, per quanto normale e "sano". Dall'altra c'è invece l'amore disperato e totalizzante di Erik, fatto di ricatti e manipolazione, gelosia e possesso, vendetta, lacrime, sangue e morte.

I personaggi, a confronto con Erik, sono tutti scialbi. Le descrizioni sono buone e anche i caratteri sono definiti, le emozioni molto chiare, soprattutto il turbamento che tutti, in qualche misura, provano nel corso della storia.
Raoul sembra un bamboccio capriccioso e petulante, oltre che un rammollito, e Christine è fin troppo buona e ingenua. Tutti sono letteralmente eclissati dalla personalità di Erik e dalle sue sfaccettature. Formalmente gentile ed educato finché nessuno gli mette i bastoni tra le ruote, poi terribilmente egoista e vendicativo. Inquietante e pazzo, resta comunque il migliore per intelletto e personalità, in tutto superiore al resto della banale umanità che lo circonda.

Lo stile è ovviamente fantastico, la scrittura elegante e ricca ma anche scorrevole e varia, perché l'autore usa registri e punti di vista diversi. Nel complesso è davvero molto coinvolgente e trascinante, anche grazie alla trama che non annoia mai.
Le descrizioni sono perfette, a volte macabre, e i dialoghi mettono in evidenza le personalità di chi parla e soprattutto le emozioni, i sentimenti, il tormento, la paura. Ma, come ho detto, non mancano nemmeno l'umorismo e il ridicolo, mescolando così tragedia e commedia.
La parte finale, che dovrebbe essere il clou della vicenda, per me è quella meno coinvolgente: tutta la tensione è prima, e cresce fino ad arrivare appunto a quello che dovrebbe essere il momento di maggior tensione, ma in cui personalmente mi sono sentita meno partecipe.
Resta il fatto che Il fantasma dell'Opera è per me un capolavoro, e non capisco perché non sia amato quanto altri classici molto più banali. L'edizione Newton Compton costa pochissimo ed è pure in offerta adesso, perciò leggetelo.

ROBIN HOOD – Alexandre Dumas

Robin Hood - Alexandre Dumas
Titolo: Robin Hood
Autore: Alexandre Dumas
Traduttore: L. Lamberti
Copertina flessibile: 293 pagine
Editore: Einaudi (2016)
Prezzo: 10,45 €

Io Robin Hood lo conoscevo solo tramite il film Disney, e quello di Alexandre Dumas è molto diverso. Tanto per cominciare non è una volpe, prima delusione. Scherzi a parte, ho davvero in testa l'immagine dei personaggi Disney, perciò è stato difficile adeguarmi alle descrizioni del libro. E all'inesistenza di Lady Cocca.
Si tratta del classico romanzo in cui gli uomini accorrono per salvare le fanciulle da altri uomini e i temi sono i soliti di Dumas, cioè il valore e il coraggio degli uomini, l'onore (e l'inutilità) delle donne, la vendetta e, appunto, l'amore romantico e servizievole, l'adorazione e la "schiavitù" (da che cosa lo lascio immaginare a voi) che spingono tutti questi baldi giovini a correre in aiuto delle loro donzelle in pericolo.

Le descrizioni dei personaggi sono ottime e dettagliate come sempre, e anche i caratteri sono ben visibili anche se, come per d'Artagnan, il protagonista mi è risultato ben poco simpatico: a parole è pieno di qualità, ma poi nei fatti non c'è nulla che lo renda un minimo interessante.
Riguardo agli altri, dico spesso che i cattivi sono i migliori; bene, in questo caso non lo sono affatto. Il barone/sceriffo di Nottingham è uno dei personaggi più odiosi che abbia mai incontrato. Completamente incoerente, non sa nemmeno lui che cosa voglia, però lo vuole. Che fastidio.
Frate Tuck è anche lui ben diverso da quello Disney, e come prete lascia un po' perplessi. Little John somiglia a Porthos dei Tre moschettieri, anche lui un energumeno che si fa strada lanciando in aria qualsiasi essere umano gli ostacoli il passaggio. (Ma rispetto a Porthos mi è piaciuto di più.)
Le donne sono del tutto irrilevanti.

Relativamente allo stile, ho poco da aggiungere a quanto già detto su Dumas. La scrittura è piacevolissima, molto scorrevole e si lascia leggere con facilità, nonostante il linguaggio formale del tempo.
In particolare i dialoghi si dilungano in formule di cortesia e giri di parole per dire anche cose molto semplici, ma questo è a suo modo affascinante, o tutti i classici sarebbero già stati dimenticati. Sono anche molto sdolcinati: gli uomini dichiarano il loro amore con ricchezza di parole e perifrasi così arzigogolate da risultare – oggi – poco credibili. In ogni caso a me piace molto lo stile di Dumas.
Come per gli altri suoi romanzi, anche la lettura di Robin Hood è stata un piacere. Se non questo libro in particolare, vi consiglio comunque di leggere Alexandre Dumas (padre, ovviamente).

Robin Hood lo trovate qui: https://amzn.to/3f0ZJYd

LA MORTE DI IVAN IL'IC – Lev Tolstoj

La morte di Ivan Il'ic - Lev Tolstoj
Titolo: La morte di Ivan Il'ič
Autore: Lev Tolstoj
Traduttore: Duchessa D'Andria
Copertina flessibile: 72 pagine
Editore: Gingko Edizioni (2015)
Prezzo: 6,99 €

La morte di Ivan Il'ič è un racconto breve ma molto denso del buon vecchio Lev Tolstoj, il quale dimostra come sempre una grande conoscenza della natura umana.
I temi trattati sono relativi alla morte e alla malattia, vissute da prospettive diverse. Da una parte abbiamo la moglie, i figli, i presunti amici, che sin dal primo capitolo – cioè al funerale del povero Ivan – mostrano spietatamente (al lettore) il loro atteggiamento frivolo, soltanto infastidito dalle incombenze che la morte comporta, dagli obblighi e le convenzioni; qualcuno mostra anche soddisfazione, se la morte di Ivan Il'ič gli risulta vantaggiosa. Dall'altra abbiamo, nei capitoli successivi, la storia di un malato che si vede sottrarre la vita da sotto il naso, che ha avuto soddisfazioni che si rivelano ormai effimere e senza significato. Abbiamo la solitudine di una persona che avrebbe bisogno almeno di compassione, ma non può averla perché gli altri sono vivi e in salute, estranei alla morte e ormai anche a lui.

Tolstoj è un maestro nello studio dei personaggi: le descrizioni fisiche sono spettacolari, in particolare – ahimè – quella del cadavere, di cui mostra perfino l'espressione facciale.
Per il resto, non mancano i dettagli su posture e gesti, ma soprattutto quello che emerge sono gli atteggiamenti dei personaggi di fronte alla morte (altrui): la stupidaggine con cui l'affrontano, la falsità dei sentimenti ostentati, la tristezza obbligata. In realtà ognuno pensa a sé stesso, e semmai si preoccupa della propria morte, che prima o poi dovrà arrivare.
Non so per quale motivo, nei romanzi/racconti russi, così spesso i mariti odino le mogli. Come se odiare la moglie fosse una buona norma sociale, un obbligo dettato dalla loro cultura.

Per quanto riguarda lo stile, è abbastanza inutile commentare Tolstoj. Mi pare superfluo dire che il racconto è ovviamente scritto benissimo, la prosa è elegante, le descrizioni ottime, piene di dettagli e si soffermano su particolari in apparenza irrilevanti che invece condensano una miriade di informazioni utili. Tolstoj è davvero uno di quegli autori bravissimi a mostrare, più che a dire.
I dialoghi sono anch'essi molto ben studiati, mettono bene in luce la falsità dei personaggi, nonché le loro vere intenzioni. Infine, l'angoscia del protagonista è perfettamente rappresentata e passa al lettore, che si ritrova a identificarsi con Ivan, a sentire tutta la sua solitudine.
Va be', leggete Tolstoj, che vi fa bene.

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