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TARTARUGHE ALL'INFINITO – John Green

Tartarughe all'infinito - John Green
Titolo: Tartarughe all'infinito
Autore: John Green
Traduttore: B. Masini
Copertina rigida: 352 pagine
Editore: Rizzoli (2017)
Prezzo online: 12,35 €

Ho deciso di leggere Tartarughe all'infinito di John Green solo perché, per caso, ho scoperto che la protagonista Aza è affetta da OCD, il che mi ha incuriosito. Ma questo libro è stato per me un'enorme delusione.
Temi trattati da questo romanzo:
  • Ansia. Aza, appunto, ha un Disturbo Ossessivo Compulsivo ma, anche senza addentrarci in diagnosi e termini tecnici, diciamo che tutta la sua vita è dominata dall'ansia, in particolare dalla paura ossessiva di batteri e infezioni. Come ho già dichiarato in altre occasioni, i temi relativi alla salute mentale mi stanno molto a cuore, e ammetto che la condizione di Aza, come la sua consapevolezza di essere "pazza" e anormale, mi hanno toccato. Ma purtroppo questo non basta a fare di Tartarughe all'infinito un buon romanzo.
  • Famiglia. Le famiglie che compaiono nel libro sono tutte un po' disastrate, ognuna a modo suo, e i personaggi non si confrontano solo tra di loro, ma è come se ogni famiglia si confrontasse con l'altra relativamente a diversi punti (rapporti familiari, economia domestica, risorse eccetera).
  • Amicizia (e lealtà). In questo libro ha un peso maggiore rispetto all'amore, direi. Anche se nessuno dei due temi è trattato in maniera soddisfacente, secondo me.

I personaggi sono spenti. Non hanno personalità, tranne forse Daisy, l'unica con un po' di carattere e vivacità.
Anche la madre di Aza mi è piaciuta a tratti. In alcuni momenti ho pensato che le madri di figli con disturbi psichiatrici (ma anche solo le madri) dovrebbero essere tutte come lei. Tuttavia sto parlando solo dei comportamenti descritti in maniera diretta; per il resto anche lei sembra piuttosto vuota.
Nelle interazioni tra i personaggi non c'è traccia del benché minimo pathos e anche i dialoghi sono vuoti e scialbi.

A proposito di dialoghi, che dire dello stile? Niente più di quello che ho già detto. Scialbissimo anche quello. Le descrizioni dei personaggi non esistono (e okay, potrebbe essere una scelta legittima), quelle ambientali non si capiscono e sono insufficienti. Non c'è alcuna bellezza in questa scrittura.
Ho anche trovato molti errori e il linguaggio pseudo giovanile degli adolescenti è sgrammaticato, confuso e ridicolo, la punteggiatura usata a caso o non usata affatto, "tipo" ripetuto all'infinito. Molto fastidioso.
Il finale è l'apoteosi della scialberia e nel complesso il libro risulta noioso, cosa che proprio un libro per ragazzi non dovrebbe mai essere. Bocciato.

Se la mia recensione non vi ha scoraggiato e volete comprare comunque questo libro, potete trovarlo qui: https://amzn.to/2OcBqdW

THE HATE U GIVE – Angie Thomas

the hate u give angie thomas

Titolo: The Hate U Give
Autore: Angie Thomas
Traduttore: S. Bortolussi
Copertina flessibile: 416 pagine
Editore: GiuntiEditore (30 agosto 2017)
Prezzo online: 11,9 €

Voto: **

TheHate U Give di AngieThomas è l'ennesima prova che dovrei smettere di leggere YA. È un genere che non mi dispiace, ma mi rendo conto sempre di più che i romanzi validi sono davvero pochi. Ho scelto di leggere questo per i temi importanti che affronta, ma sono rimasta delusa.
Starr è una sedicenne di colore, che vive in un quartiere di colore organizzato in gang e gruppi sociali particolari che lottano per la sopravvivenza. Frequenta però una buona scuola "per bianchi" e ha sviluppato quasi una doppia identità per soddisfare le aspettative di tutti. Poi arriva la sera in cui assiste all'omicidio del suo amico Khalil per mano di un poliziotto bianco, praticamente immotivato, e l'equilibrio che si è sforzata di creare e mantenere crolla. Starr è infatti l'unica testimone, e deve decidere qual è la cosa giusta da fare, e da che parte stare.
In teoria, quindi, questo romanzo dovrebbe avere uno spessore diverso da quello dei soliti romanzetti per ragazzini, ma purtroppo non ce l'ha. Identità, pregiudizi razziali, discriminazione, sono temi molto molto importanti, ma qui non vengono trattati con la profondità dovuta. È un romanzo tragico, rappresenta una realtà diversa da quella degli altri YA, eppure non fa abbastanza.

Neanche i personaggi mi sono sembrati granché. Starr dovrebbe avere una seria crisi di identità (o di nervi, almeno), viste le cose a cui ha assistito e che le sono accadute nel corso della sua vita, invece sembra non averla neanche, un'identità. Non è né carne né pesce. È troppo infantile, se la prende con i suoi amici per cose stupidissime e per niente offensive, se la tira col ragazzo con cui sta da più di un anno... Manco negli anni novanta gli adolescenti erano così stupidi e permalosi, soprattutto non quelli che avevano vite così tragiche.
Le descrizioni fisiche, almeno, sono molto attente; malgrado ciò, ho avuto difficoltà a immaginare i personaggi.

Infine, lo stile è semplice, e nonostante questo l'ho percepito pesante, noioso, per niente coinvolgente. Ci sono dei picchi di emotività a volte anche improvvisi, ammetto che mi sono commossa più di una volta "a sorpresa", ma sono appunto solo dei picchi sporadici in un ECG piatto.
Considerata anche la mia età, mi sa che i romanzi YA non fanno più per me (anche se ce n'è qualcuno che continuo ad amare). Posso consigliare questo libro solo a degli adolescenti, ma anche a loro direi che, comunque, ce ne sono di migliori.

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