LA MORTE DELLA PIZIA – Friedrich Dürrenmatt

La morte della Pizia - Friedrich Dürrenmatt
Titolo: La morte della pizia
Autore: Friedrich Dürrenmatt
Traduttore: R. Colorni
Copertina flessibile: 68 pagine
Editore: Adelphi
Prezzo: 7,60 €

La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt è un romanzo completamente diverso da quello che mi aspettavo. È molto ironico ed è una rivisitazione alquanto irriverente di tradizioni e personaggi molto cari agli antichi Greci.
Tanto per cominciare, proprio l'oracolo e la funzione della Pizia vengono ridicolizzati, in quanto Pannychis – appunto la Pizia protagonista della storia –, ormai vecchia, confessa di aver sempre e solo inventato tutti i messaggi "divini" che ha consegnato a chiunque l'abbia consultata, e mette perfino in discussione l'esistenza degli dèi. In particolare, l'oracolo di cui si parla è quello che riguarda Edipo, con relativi genitori e la Sfinge. Infatti, mi duole dirlo, un altro tema è quello dell'incesto.
Quello che c'è di buono, a mio parere, è il tentativo di riportare la volontà divina a delle scelte e responsabilità che sono in realtà personali.

Nessuno dei personaggi mi ha colpito. O meglio, forse dovrei dire che Giocasta mi ha fatto un po' senso, le sue spiegazioni sui rapporti incestuosi con Edipo mi hanno alquanto disgustata e la dicono lunga sulla sua personalità. Voglio dire che è caratterizzata solo attraverso il suo racconto di quella particolare vicenda.
Per il resto, le personalità dei personaggi non sono molto rilevanti, ma tutti sono furbi e corrotti. La personalità della stessa Pannychis non è molto approfondita, ma il succo del discorso sta nel suo prendersi gioco delle tradizioni, del suo stesso lavoro e di tutti i personaggi che l'hanno consultata, bevendosi le sue invenzioni come se fossero profezie divine.

Nemmeno lo stile mi ha colpito molto. È scorrevole e ironico, forse pure troppo: compaiono termini decisamente troppo moderni rispetto all'ambientazione (in particolare "kitsch") e, anche se la cosa può far sorridere, scade nel ridicolo. Mi è parso che volesse essere divertente senza riuscirci sul serio.
Come ho detto, i racconti di Giocasta mi hanno abbastanza disgustata, ma non ho trovato nient'altro di notevole. Il romanzo però è molto breve, quindi si legge facilmente, non è mai pesante né noioso. È una lettura piacevole e originale, va bene per evasione ma non aspettatevi molto altro.

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LE ORE – Michael Cunningham

Le ore - Michael Cunningham
Titolo: Le ore
Autore: Michael Cunningham
Traduttore: I. Cotroneo
Copertina flessibile: 169 pagine
Editore: Bompiani (2004)
Prezzo: 11,40 €

Le ore di Michael Cunningham è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Secondo me l'hanno letto in troppo pochi, e il film non gli rende per niente giustizia.
Si tratta di tre vite, o meglio tre precisi momenti delle vite di tre donne (tra cui Virginia Woolf), in qualche modo collegati dalla letteratura e le rose gialle.
Tra i temi trattati:
  • Letteratura, appunto, che ha un ruolo fondamentale per tutte e tre le protagoniste e che in un certo senso le salva, è un rifugio. Anche se non può fare miracoli, ahimè.
  • Autostima, aspettative e obblighi sociali, inadeguatezza e fallimento. Tutte e tre le protagoniste vogliono disperatamente qualcosa e si sentono fallite perché non l'ottengono. E tutte e tre fuggono da questa sensazione orribile, dalle aspettative degli altri, ognuna in un modo diverso.
  • Depressione, suicidio. Va be', Virginia Woolf la conoscete tutti. Ma neanche Laura Brown scherza, e non a caso è uno dei miei personaggi preferiti di sempre.
  • Amore, e soprattutto la sua assenza. "C'è così poco amore nel mondo."

I personaggi sono perfettamente visibili, chiari, le descrizioni fisiche scarseggiano ma, quando ci sono, sono molto efficaci.
Per il resto sono vivi, anche quando sono depressi e vogliono morire, sono fasci di emozioni e pensieri veicolati in maniera esemplare. Soprattutto la paura. E, nel caso di Clarissa, l'amore esagerato, stranamente verosimile, per tutto ciò che la circonda, comprese le persone.
Come ho detto, Laura Brown è per me un bellissimo personaggio, a cui mi sento molto legata, ma anche in Virginia e in Clarissa ho visto parti di me, le ho capite, le ho amate.

Lo stile è meraviglioso. Una scrittura stupenda, poetica, ricercata ed elegante, curatissima.
I dialoghi (ma anche i monologhi, i flussi di pensieri e sentimenti) sono ottimi, definiscono ulteriormente le personalità dei personaggi.
Le descrizioni sono anch'esse molto curate, con dettagli a cui sarebbe facile non pensare affatto, ma Michael Cunningham per fortuna ci pensa e arricchisce così il suo romanzo di realtà.
Io amo questo libro e mi è molto caro, non posso fare altro che consigliarlo. Ma vi avverto anche che, nel caso in cui non doveste sentirvi partecipi, potrebbe risultarvi noioso. Non è un libro da leggere per evasione.

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ALLY NELLA TEMPESTA – Lucinda Riley

Titolo: Ally nella tempesta
Autore: Lucinda Riley
Traduttore: S. Reggiani, L. Taiuti
Copertina flessibile: 656 pagine
Editore: Giunti Editore (2018)
Prezzo: 9,60 €

Ally nella tempesta di Lucinda Riley è il secondo libro della serie Le sette sorelle, e mi è piaciuto più del primo.
Le storie sono ovviamente tutte simili: Pa' Salt, l'uomo che le ha adottate e che ha dato a ognuna di loro il nome di una stella delle Pleiadi, è morto, e in ogni libro una delle sorelle – in questo caso appunto la seconda, Alcyone detta Ally – va alla ricerca delle proprie origini seguendo gli indizi lasciati dall'uomo prima della sua morte.
Nonostante io mi senta molto simile a Maia, protagonista del primo libro, il secondo mi ha coinvolto di più da un punto di vista emotivo, forse perché, nonostante io sia siciliana, so che mi sentirei più a casa in un paese nordico e freddo e sono sempre stata affascinata proprio dalla Norvegia, dove Ally trova le sue origini. In alcuni momenti mi ha perfino commosso il suo riconoscere parti di sé che non sapeva di avere, mi sono immaginata in un luogo del genere e l'ho sentito molto mio. Ma a voi di questo non frega niente.
Parliamo dunque di altri temi:
  • Coraggio vs paura. Ally è una leader, considerata la più coraggiosa delle sorelle, e si trova costretta ad affrontare con grande forza una serie di sciagure che metterebbero alla prova chiunque.
  • Musica. Se la storia di Maia era legata soprattutto all'architettura e alla scultura, quella di Ally è invece legata alla musica. A questo punto suppongo che le storie di tutte le sorelle saranno legate a quelle di grandi artisti. In questo caso è Edvard Grieg.
  • Denaro e libertà. Le ragazze hanno la fortuna di essere ricche e, in quanto tali, libere di fare praticamente qualsiasi cosa. Da poveraccia quale sono, trovo abbastanza snervante leggere con quanta facilità programmino viaggi da un giorno all'altro e possano permettersi qualsiasi capriccio.
  • Guerra e nazismo, che riguardano solo una parte della storia, piccola ma rilevante.
E poi i temi ovvi che la trama comporta: famiglia (particolare attenzione è dedicata alla maternità), morte e lutto, identità e ricerca di sé.

Riguardo ai personaggi, le descrizioni fisiche sono buone ed esaurienti. Ally mi è piaciuta molto anche se non ho assolutamente nulla in comune con lei; la sua personalità emerge con chiarezza, così come quella di Theo, uno dei personaggi maschili più importanti. Anche le personalità delle altre sorelle sono rese in modo chiaro, sebbene compaiano per poco.
Ho trovato Grieg poco credibile, ma è una questione di trama, non di costruzione del personaggio. Trovo poco saggio prendere un personaggio conosciuto come lui e calarlo in situazioni non documentate storicamente: la mia mente si inceppa sull'inverosimiglianza. La stessa storia, con un generico musicista famoso senza nome, mi sarebbe risultata più credibile.
Purtroppo, visti anche i periodi storici, ci sono un sacco di vecchi squallidi che si innamorano di ragazzine.

Sullo stile non c'è granché da dire. È molto scorrevole e piacevole da leggere, la lunghezza del romanzo non pesa per nulla. Ci sono delle parti di cui non mi importava nulla, riguardo alla navigazione e le gare di vela, eppure non mi sono annoiata per niente.
Descrizioni e dialoghi sono decenti ma non hanno nulla di speciale, anzi alcuni personaggi (Theo in particolare) parlano in modo vagamente antiquato nonostante la giovane età. Mi chiedo se sia colpa della traduzione.
In ogni caso Ally nella tempesta mi ha tenuto compagnia per una decina di giorni, ed è stato per me una lettura estremamente piacevole.

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NON TI CREDO – Sophie Hannah

Non ti credo - Sophie Hannah
Titolo: Non ti credo
Autore: Sophie Hannah
Traduttore: S. Lauzi
Copertina rigida: 378 pagine
Editore: Garzanti (2009)
Prezzo: 9,40 €

Ho letto Non ti credo di Sophie Hannah diversi anni fa, e di solito non rileggo i thriller, perché non c'è gusto quando sai già tutto. Ho riletto questo perché lo ricordavo come uno dei migliori thriller che avessi mai letto, e confermo la mia idea. Dato che si tratta del secondo volume della serie Spilling CID (ma può essere letto come libro indipendente senza alcun problema, come ho fatto io la prima volta), nel frattempo ho letto anche il primo, Non è mia figlia, anch'esso un ottimo thriller che tocca temi interessanti – ma Non ti credo resta a mio parere migliore.
Alcuni temi:
  • Fiducia e tradimento. Il romanzo ci sbatte in faccia una verità che tutti preferiremmo ignorare: faremmo meglio a non fidarci mai di nessuno, perché proprio le persone che più amiamo, quelle che ci sono più vicine, possono farci il male peggiore.
  • Misoginia e violenza sessuale. È su questo che vertono le indagini del sergente Charlie Zailer e del detective Simon Waterhouse (protagonisti dell'intera serie), perché il criminale ricercato è uno stupratore seriale che ha violentato diverse donne, più o meno con le stesse modalità ma affinate nel tempo.
  • Lavoro e successo, quello delle vittime. Lo stupratore sceglie infatti le sue prede tra una serie di donne indipendenti, con lavori di prestigio, spesso libere professioniste o comunque con carriere importanti e molto proficue.
  • Amore, trattato davvero con molto pessimismo. Amore per le persone sbagliate, non corrisposto, cieco e capace di giustificare le azioni più abiette.

I personaggi sono descritti bene, con molti dettagli, e anche le loro personalità sono descritte più che mostrate. Inoltre sembra che tutti siano o patetici, e quindi deboli, o aggressivi, e quindi "forti" (si fa per dire). Comunque nel complesso li ho trovati ben fatti ed efficacemente ambigui, considerato anche che in genere nei thriller non si presta molta attenzione alla caratterizzazione, perché la parte importante è costituita dagli eventi.
Naomi, protagonista della vicenda nonché voce narrante di alcuni capitoli, non mi è risultata molto simpatica, sembra illogica e presuntuosa, ma per fortuna alla fine rinsavisce un minimo.

Ho apprezzato lo stile che, come sempre nei thriller (almeno in quelli buoni), è molto scorrevole e coinvolgente, incuriosisce e spinge a continuare la lettura. In realtà si potrebbe parlare di stili al plurale, perché i capitoli sono suddivisi tra il racconto di Naomi in prima persona e le indagini della polizia (e anche le vite private dei detective).
Le descrizioni sono buone, i dialoghi funzionali alla narrazione ma non particolarmente notevoli. Una cosa che mi ha stranito è l'uso continuo di imperativi, come se tutti si dessero ordini a vicenda. Non so se sia un "problema" della traduzione o se fosse intenzionale da parte dell'autrice.
In ogni caso la vicenda è molto ben orchestrata e crea la giusta suspense dovuta da un thriller. Consiglio la lettura agli amanti del genere senza ombra di dubbio.

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LA CATTEDRALE DEL MARE – Ildefonso Falcones

La cattedrale del mare - Ildefonso Falcones
Titolo: La cattedrale del mare
Autore: Ildefonso Falcones
Traduttore: R. Bovaia
Copertina rigida: 642 pagine
Editore: TEA (2017)
Prezzo: 10 €

La cattedrale del mare è il libro più famoso di Ildefonso Falcones, che tutti avevano già letto tranne me. È un romanzo appassionante, una lettura molto piacevole, ma non un capolavoro.
È piuttosto lungo e percorre praticamente tutta la vita di Arnau, dalla sua nascita alla vecchiaia, quindi tocca moltissimi temi. Eccone alcuni:
  • Società medievale. La cattedrale del mare è un romanzo storico: racconta della costruzione della basilica Santa Maria del Mar a Barcellona, avvenuta nel medioevo, e dipinge un quadro di quel periodo storico. Troviamo quindi il vassallaggio, la schiavitù e tutte quelle istituzioni che in breve legittimavano abusi, razzismo, pregiudizi e violenza gratuita. La condizione della donna è particolarmente difficile da digerire, non solo per la sottomissione d'obbligo nei confronti di padri, mariti e uomini in generale, ma soprattutto per la ricorrenza delle violenze sessuali. Legali, per giunta. E a tal proposito:
  • Legge e (in)giustizia. La cosiddetta "giustizia" medievale fa accapponare la pelle; la corruzione e la finta moralità di cui il romanzo è pieno, incarnate da alcuni personaggi in particolare, arrivano a livelli vomitevoli.
  • Religione, fede, eresia. Altri temi tipicamente medievali, tanto più che, appunto, si parla della costruzione di una chiesa. E la Madonna ha un significato molto particolare per il protagonista.
Tra gli altri, infine, troviamo politica, economia e il solito, onnipresente amore.

Le descrizioni fisiche dei personaggi non sono molto approfondite, più che altro vengono sottolineati specifici dettagli – per esempio gli occhi castani di Aledis – ma di molti non si sa nemmeno se hanno, chessò, capelli scuri o chiari.
I comportamenti sono invece abbastanza definiti, anche se in molti casi sono obbligati, soprattutto nella prima parte, in cui i servi della gleba sono costretti a sottomettersi alle volontà dei signori. Bernat è un personaggio ben fatto: si percepiscono la sua volontà ferma, la sua determinazione e le sue priorità.
I bambini sono spesso più definiti degli adulti, in particolare Joanet, che a sei anni dimostra più carattere di tanti altri, e Margarida, che già da piccola manifesta la sua natura da vipera.
Ho apprezzato Aledis, anche lei un'insopportabile manipolatrice sin da piccola, ma è forse il personaggio che si evolve maggiormente – migliorando – nella storia. In realtà anche Joan cambia molto, ma in peggio.

Riguardo allo stile, il racconto coinvolge ed è ben scritto. Descrizioni e dialoghi non hanno nulla di eccezionale, ma nel complesso sono buoni. Alcune descrizioni sono molto realistiche e, in quanto tali, ributtanti, come quelle relative alla peste, ma anche alle torture, le frustate e altre cose altrettanto amene.
Ho trovato molto bello il modo in cui Bernat parla al figlio, pieno di premura, attenzione e amore, in un romanzo in cui moltissimi personaggi sono dei bruti o, perlomeno, dei manipolatori il cui scopo è danneggiare o umiliare gli altri.
Riassumendo, La cattedrale del mare è una lettura molto appassionante che può tenere buona compagnia per parecchio tempo, e può soddisfare un po' tutti i gusti.

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