Titolo: Purity
Autore: Jonathan Franzen
Traduttore: S. Pareschi
Copertina flessibile: 666 pagine
Editore: Einaudi (26 settembre 2017)
Prezzo online: 12,75 €
In copertina Jonathan Franzen viene definito il più grande scrittore d'America, e io sono totalmente d'accordo. Anche se Purity mi è sembrato meno geniale di altri suoi libri.
Di cosa parla questo romanzo? È difficile rispondere, perché quello che Franzen fa – sempre – è soprattutto un ottimo ritratto dell'umanità, quindi i temi sarebbero infiniti. In questo caso si parla molto di:
- Famiglia, matrimonio, maternità. Rapporti genitori-figli, storie famigliari con relativi segreti e così via.
- Moralità, giustizia. Il titolo non è casuale. Anche se è il nome della protagonista, questo è solo un pretesto per parlare di purezza ad un livello molto più vasto. Cosa è corretto e cosa non lo è? Tutto è molto soggettivo, purtroppo.
- Amore e sesso (e anche amicizia). Il modo in cui ne parla è a dir poco stupefacente, perché descrive l'amore non come lo troviamo spesso nei libri, ma come lo troviamo spesso nella vita. Cioè uno schifo. Un amore che influenza pesantemente la vita, soprattutto quando non è reciproco. Amore tenero ma anche insensato, cieco, malato, morboso, fatto di sacrificio e di vendetta, di compromessi, di tradimenti, di tolleranza anche per i lati più insopportabili dell'altro. Amore che non finisce mai sul serio, ma fa sempre più schifo e continua a distruggere. Il finale però è davvero sdolcinato.
- Lavoro e denaro. In fin dei conti è proprio su questo che è incentrata la storia.
- Autostima. Purity, detta Pip, fa un percorso significativo a riguardo, ma anche altri personaggi devono vedersela con la propria autostima (o con la sua assenza).
- Politica, per me sempre molto noiosa, quindi l'ho ignorata.
I personaggi sono spettacolari, come sempre. Come ho detto, nessuno descrive l'umanità meglio di Franzen. I suoi personaggi sono persone vere, hanno una complessità, una verosimiglianza e una serie di sfaccettature che credo di non aver mai trovato in nessun altro autore. Si comportano a volte anche in modo incoerente, ma senza risultare finti; è l'incoerenza tipica degli esseri umani. Sono imperfetti, hanno disturbi psichici, caratteri orribili. La loro psicologia è indagata fin troppo a fondo. E vengono spesso descritti con perifrasi molto efficaci.
Anabel è a mio parere il personaggio migliore. Decisamente pazza e insopportabile, da prendere a sberle, l'ho odiata tantissimo. E anche Andreas è un ottimo personaggio, odioso anche lui ma reso benissimo nelle sue paranoie e ossessioni, nelle sue manie di grandezza e nel rapporto con la madre odiata e amata.
Lo stile è perfetto. Anche da questo punto di vista Franzen ha pochi rivali, soprattutto tra i contemporanei: il libro è scritto benissimo ed è studiato nei minimi dettagli. Parla anche di un sacco di cose noiose, eppure non mi sono accorta del tempo che passava né ho pensato ad altro per buona parte della lettura. Mi ha assorbito completamente anche se a lungo andare si è rivelato poco verosimile ed è diventato spossante.
Le descrizioni ambientali sono carenti; ce ne sono poche, efficaci ma solo funzionali alla storia (il che non è un male, comunque).
Purtroppo devo aggiungere che qui non ho trovato nessuna di quelle similitudini geniali tipiche dell'autore. Niente a che vedere con Le correzioni, ahimè.
In ogni caso, se non fosse ancora chiaro, per me Franzen è un genio, quindi vi consiglio assolutamente di leggerlo.
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