Titolo: Il segreto del male
Autore: Craig Russell
Traduttore: A. Russo
Editore: Piemme (2020)
Copertina rigida: 480 pagine
Prezzo: 17,95 €
Il segreto del male di Craig Russell ha una trama che potrebbe essere molto interessante, ma nel complesso mi ha alquanto deluso.
Essendo un thriller dovrebbe tenere col fiato sospeso, cosa che nel mio caso non è riuscito a fare, nonostante non manchino parti che trasmettono inquietudine.
Tra i temi trattati troviamo
Malattia mentale, e in particolare il disturbo dissociativo dell'identità. Gli argomenti psichiatrici mi interessano sempre molto, ma qui il disturbo viene trattato in modo fantasioso, con attenzione al lato cattivo dei pazienti, secondo lo stereotipo per cui chi soffre di questo disturbo avrebbe personalità divise tra "buone" e "cattive". A tal proposito:
"Il male", anch'esso trattato in modo molto banale, come dire "il diavolo": un'entità ben definita e quasi mitologica che incombe su tutti noi. Per favore.
Nazismo. Ecco, questo sì che è un vero male, e l'autore avrebbe potuto approfittarne per approfondire il discorso, invece l'ha messo di sfondo e non se n'è occupato granché.
Per quanto riguarda i personaggi, ho trovato il protagonista Viktor ben poco credibile sin dalle prime pagine. Se uno psichiatra cercasse, come lui, di far ragionare i pazienti in maniera razionale, per me andrebbe radiato dall'albo. Se sei uno psichiatra, il minimo sindacale è che consideri la malattia mentale per quello che è, e che quindi tu sappia che non ha nulla di razionale.
Ad ogni modo, le descrizioni fisiche sono discrete e, più che le personalità, sono chiare le emozioni dei personaggi. Vojtech Skala, il più pericoloso dei pazienti, potrebbe essere un personaggio molto valido, anche con una storia interessante, invece si riduce a una macchietta che ripete sempre le stesse frasi e non incute alcun terrore.
La scrittura è molto scorrevole e non stanca, anche se il romanzo è piuttosto lungo. Le descrizioni sono belle ed efficaci e i dialoghi sono molto presenti, perché i personaggi raccontano in prima persona le proprie storie. Si tratta di colloqui terapeutici. In molti casi sono più che altro monologhi.
Nel complesso, purtroppo, il romanzo non riesce a essere inquietante come dovrebbe. Un'idea sprecata, che poteva essere sviluppata molto meglio. Tra l'altro ho trovato la risoluzione alquanto scontata e prevedibile.
Comunque. Come lettura d'evasione può andare bene.
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