Titolo: Oblio
Autore: David Foster Wallace
Traduttore: G. Granato
Copertina flessibile: 393 pagine
Editore: Einaudi (2004)
Prezzo: 15,30 €
Sì, un altro libro di David Foster Wallace. Oblio è una raccolta di otto racconti/romanzi brevi (di cui uno è proprio brevissimo, tipo due pagine) che mostrano, come sempre, il genio di quest'uomo. La cosa più evidente, come anche negli altri suoi libri, è la sua conoscenza degli esseri umani (e di sé stesso), di cui mette in mostra i sentimenti più scomodi.
Le trame sono non-trame, perché il buon David si diverte a giocare con l'attenzione del lettore, la fa spostare da una cosa all'altra – spesso poco rilevante rispetto alla "trama" – e poi non dà nessuna risposta, lasciandoci con un palmo di naso. Se volete trame lineari e conclusioni nette e comprensibili, non leggete mai David Foster Wallace.
Alcuni dei temi (a volte ricorrenti anche in altre opere) toccati sono: autostima e opinione di sé, giochi di potere (oltre a parlarne, l'autore stesso li fa con il lettore), routine, genitorialità, matrimonio, progresso, psicoterapia e manipolazione, morte, arte. O presunta arte. Insomma.
I personaggi non diventano mai familiari perché, trattandosi di racconti, passiamo dalle vicende di uno a quelle dell'altro, senza mai stare molto a lungo a contatto con nessuno. Nonostante ciò, l'autore è molto bravo a dipingere i suoi personaggi, a renderli reali e a mostrarne la psicologia attraverso gesti casuali, pensieri, espressioni facciali, stranezze comportamentali, e questo lo fa in pochi attimi, anche con i personaggi minori. In molti casi vediamo la loro disperazione latente, che è poi ciò che più mi colpisce ogni volta nei libri di DFW.
Sono caratterizzati anche attraverso l'abbigliamento e certi dettagli fisici, infatti le descrizioni fisiche sono perfette. Ma, soprattutto, ognuno di loro è identificato da un singolo sentimento, che in qualche modo lo ingloba.
I libri di questo autore, più che delle storie, sono delle analisi dell'umanità.
Lo stile è sempre molto apprezzabile e particolare. Forse l'avrò già detto: io non ho mai letto nessun altro che scrive così.
DFW scrive innanzi tutto benissimo da un punto di vista grammaticale e lessicale. Lo stile è molto, molto complesso, ricercato e tortuoso, disorganizzato, con periodi lunghi anche pagine, tanto che se ti distrai e hai bisogno di rileggere la frase, ecco... buona fortuna. È grottesco, spesso è divertente anche nella tragedia, quasi ti fa sentire in colpa perché stai ridendo di una cosa così brutta. Ed è bellissimo, pieno di descrizioni estremamente dettagliate e vivide, immagini originali, anche se può essere faticoso da leggere, se non siete nel mood giusto.
In ogni caso si tratta di un autore che io apprezzo moltissimo, e questo è forse il più bello dei suoi libri tra quelli che ho letto.
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