Titolo: Il grande inverno
Autore: Kristin Hannah
Traduttore: F. Garlaschelli
Copertina flessibile: 446 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo: 11,87 €
Visti i commenti che leggo in giro, mi aspettavo molto da Kristin Hannah ma, ahimè, Il grande inverno mi è piaciuto davvero poco. La storia c'è e sarebbe anche interessante, ma la scrittura e i personaggi lasciano davvero a desiderare e rendono il tutto inverosimile.
I temi, appunto, potrebbero essere interessanti:
- Disturbo post-traumatico da stress. Ernt ha combattuto nella guerra del Vietnam e ne è tornato completamente distrutto, ha incubi spaventosi e la sua personalità è compromessa per sempre. Il problema è che è diventato anche violento, e a pagarne le conseguenze sono Cora e Leni, sua moglie e sua figlia, vere protagoniste della storia. Tanto che dovrei separare un secondo tema, quello della
- Violenza domestica, purtroppo a lungo giustificata da Cora in nome dell'amore che prova per suo marito.
- Il grande inverno dell'Alaska, l'isolamento, i pericoli e le ripercussioni psicologiche di determinate scelte di vita.
- Amore, che come è ovvio è un amore tossico e nocivo, completamente disfunzionale, fatto di violenza e possessività; ma c'è anche l'amore puro e disinteressato, l'amicizia, la solidarietà e tutte queste amenità.
- Morte e lutto, che del resto si trovano un po' ovunque.
I personaggi di questo libro sono a dir poco imbarazzanti. Ma partiamo dagli aspetti positivi.
Le descrizioni sono buone, atteggiamenti e comportamenti sono molto chiari e definiti ed Ernt, nella sua follia, è un personaggio ben fatto, almeno all'inizio. Poi diventa un'accozzaglia di stereotipi.
Detto questo, tutti mancano di personalità, e non sono semplicemente vuoti o spenti; non sono proprio credibili, e non ce n'è uno capace di una reazione sensata e ragionevole. Tutti dicono e fanno solo la cosa sbagliata al momento sbagliato, con rare eccezioni che tuttavia durano appena un secondo, dopodiché pensi "ah no, mi ero illusa".
Large Marge è l'unico personaggio simpatico e con un minimo di carattere, che spicca tra tutti gli altri.
Riguardo allo stile, ho apprezzato molto le descrizioni ambientali, molto suggestive, e un paio di momenti commoventi (anche quelli brevissimi, giusto il tempo di illudersi prima di tornare sui propri passi). Per il resto, la scrittura è semplice e scorrevole, di certo non di difficile lettura, ma nonostante ciò non riesce a essere molto coinvolgente. Nel complesso mi ha annoiato.
I dialoghi in particolare li ho trovati patetici, perché come dicevo prima i personaggi dicono solo un'idiozia dietro l'altra, non rispondono mai adeguatamente a nulla. E tutti non fanno che ripetere "lo sai, vero?".
Tuttavia, leggo in giro commenti pieni di entusiasmo, di persone che hanno trovato il romanzo tanto coinvolgente da non poter smettere di leggerlo, e perfino "scritto bene", quindi ecco... io non trovo un solo motivo per consigliarlo, ma a quanto pare non faccio testo.
Eccolo qui, comunque: https://amzn.to/2UG6ojJ
Nessun commento:
Posta un commento