Titolo: Storia di
una capinera
Storia di una capinera di Giovanni Verga è uno dei pochissimi classici italiani che mi piacciano. È un romanzo molto delicato e struggente, in cui l'autore, da uomo, ha saputo rappresentare molto bene la sensibilità di una ragazza di vent'anni, Maria, costretta a prendere i voti perché "di troppo" nella nuova famiglia del padre vedovo.
Alcuni temi del romanzo:
Reclusione e libertà. Per l'appunto, Maria è costretta alla clausura, a cui sfugge per un breve periodo a causa del colera. E in questo periodo assaporerà la libertà, l'amore, il risveglio dei sensi, in un crescendo che si rivelerà però deleterio, dato che a quella libertà dovrà presto rinunciare ancora.
Famiglia. Maria descrive la sua famiglia da un punto di vista praticamente esterno perché, per quanto lei ne faccia ufficialmente parte, in realtà ne è tagliata fuori. La sua vera famiglia erano il padre e la madre prima che quest'ultima morisse; col nuovo matrimonio del padre, nonostante la matrigna e i fratelli acquisiti, Maria una famiglia non ce l'ha più.
Amore. Un amore descritto in tutte le sue fasi attraverso le sensazioni di Maria, prima ancora che lei stessa se ne renda conto. Questo, per quanto mi riguarda, è il maggior merito di questo romanzo, e quindi di Verga: la descrizione dettagliata delle manifestazioni fisiche e psicologiche dei sentimenti. Purtroppo si tratta di un amore proibito, infelice, e quindi di un dolore talmente insopportabile da sfociare nella follia.
L'unico personaggio degno di nota è la stessa Maria. Storia di una capinera è un romanzo epistolare e tutto quello che sappiamo lo leggiamo dalle lettere di Maria: il suo punto di vista, la sua percezione delle cose, sono tutto ciò che conta.
È un personaggio notevole: è viva, esplode di emozioni e sensazioni che, come ho detto, si trasmettono al lettore in tutta la loro potenza. Nella prima parte del romanzo è sempre felice, grata di tutto quello che ha, perfino quando viene trattata ingiustamente. Perdona tutti, ama la vita in modo genuino. E la sua metamorfosi nel corso della storia è graduale, molto verosimile e struggente.
Tutti gli altri invece sono figure vaghe e solo funzionali, di contorno. Quasi quasi le personalità degli animali sono più definite di quelle umane.
Lo stile è bello e di lettura molto facile (anche se il linguaggio è un po' antiquato, in particolare l'uso – reiterato all'infinito – di "allorché"), appunto perché si tratta delle lettere di una diciannovenne ingenua e sempliciotta. L'uso dei puntini di sospensione e dei punti esclamativi è eccessivo ma, per lo stesso motivo di cui sopra, non si può sindacare nemmeno su questo, perché ognuno sarà pur libero di scrivere le sue lettere col proprio stile personale.
Le descrizioni ambientali sono molto vivide, piene dell'entusiasmo con cui Maria percepisce ogni cosa; così come sono molto dettagliate quelle dei suoi sentimenti, della nascita e dello sviluppo di quello che prova per Nino.
Non ci sono dialoghi lunghi o rilevanti, più che altro lei si limita a riportare qualche frase di particolare interesse.
Storia di una capinera è un grande classico che merita decisamente di essere letto, e in più lo consiglierei come primo approccio con l'autore. Del resto è il suo primo romanzo.
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