Titolo: Il mondo nuovo
Autore: Aldous Huxley
Traduttore: L. Gigli, L. Bianciardi
Copertina flessibile: 359 pagine
Editore: Mondadori (2016)
Prezzo: 11,90 €
Ho letto Il mondo nuovo di Aldous Huxley non so più quanti anni fa, e mi era piaciuto un sacco; l'ho riletto adesso e mi ha fatto un effetto un po' diverso. Si tratta di un romanzo distopico, in cui viene rappresentata una società futura ideale: la popolazione è perennemente felice, perché è programmata per esserlo, non ci sono guerre né scontri, tutto è stabile e tranquillo. Quello che può suscitare emozioni – e quindi scompiglio – è stato eliminato, incluse le relazioni intime, l'arte, l'espressione di sé. Si vive solo in quanto parti della comunità.
I temi sono abbastanza scontati, e possiamo distinguerli tra quello che c'è (felicità, manipolazione e controllo, lavoro, consumo) e quello che non c'è (amore, libertà, emozioni, arte, intimità).
I personaggi del romanzo, per forza di cose, non possono essere molto interessanti. La loro personalità è annullata, non fanno che ripetere i motti inculcati nelle loro menti sin dalla tenera età e non sono capaci di pensare in maniera indipendente. C'è qualcuno che tenta la ribellione, ma anche in quel caso le personalità si mostrano più deboli di quanto vorrebbero essere.
Per esempio Bernard, l'unico che si rifiuti di adeguarsi totalmente alle aspettative, sembra intelligente fino a un certo punto ma poi, non appena ottiene un minimo successo, non ci pensa due volte a unirsi al gregge. E perfino John, "il selvaggio" cresciuto in una riserva, estraneo al condizionamento dei cosiddetti civilizzati, rifiuta le catene della civiltà e vorrebbe diffondere la libertà individuale, eppure non sembra affatto che gli stia a cuore il benessere altrui, piuttosto pare un bambino capriccioso che vuole imporre il suo punto di vista.
Lo stile è buono, il libro è scritto bene e le descrizioni sono ottime, sia quelle fisiche dei personaggi, sia quelle ambientali. Anche i dialoghi sono buoni, per quanto buoni possano essere i discorsi di persone che hanno subito il lavaggio del cervello. I dialoghi mettono in luce l'idiozia indotta dal condizionamento. Anche nei discorsi di Bernard, che pure dice cose più intelligenti, il condizionamento non manca mai di farsi sentire.
Nella parte finale c'è un dialogo finalmente intellettuale e filosofico in cui vengono affrontati temi normali come le emozioni, l'arte, la religione e così via, e vengono fornite un po' di informazioni sul perché e come si è giunti a quel tipo di società.
Quello che comunque mi irrita dei romanzi distopici (che infatti leggo poco) è che pare vogliano fare la morale, come se dicessero: com'è bella la vita, come sono belle tutte le piccole e grandi cose che abbiamo in quanto esseri umani! Il progresso sarà anche un bene, ma non cambiamo gli esseri umani: sono già meravigliosi con tutti i loro difetti!
Comunque Il mondo nuovo è a mio parere un romanzo che va letto, e che io ho apprezzato più di 1984, se volete saperlo.
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Ammetto che non conoscevo questo libro, sarà anche perché io e il genere dispotico non andiamo molto d'accordo. L'unico che ho letto è stato "1984", una lettura che ho fatto diversi anni fa.
RispondiEliminaComunque la tua recensione mi ha incuriosita, quasi quasi lo segno in wishlist :)
Neanche a me piacciono molto i distopici, ho letto questo la prima volta perché me l'avevano prestato, e adesso l'ho riletto perché so che ci faranno una serie e penso di vederla. Comunque sicuramente ho trovato l'idea interessante.
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