NON BUTTIAMOCI GIÙ – Nick Hornby

Non buttiamoci giù - Nick Hornby
Titolo: Non buttiamoci giù
Autore: Nick Hornby
Traduttore: M. Bocchiola
Copertina flessibile: 293 pagine
Editore: Guanda (2016)
Prezzo: 10,20 €

Non buttiamoci giù è il mio romanzo preferito di Nick Hornby. Il titolo si riferisce al buttarsi giù metaforico ma anche a quello fisico, infatti la storia inizia con l'incontro tra quattro persone sul tetto del grattacielo da cui vogliono lanciarsi. In altre parole, il tema centrale del romanzo è la depressione. Ma se già conoscete Hornby immaginerete che non è un libro deprimente, anzi è ironico e "positivo", anche se io lo trovo tristissimo perché dice tante cose vere e non molto allegre, a pensarci un attimo. Per questo mi piace.
Gli altri temi, tutti collegati all'idea del suicidio, riguardano le relazioni, l'ego, il rifiuto sociale, la malattia, la responsabilità, la morale, la solitudine, la perdita. Il solo elencarli mi sta facendo deprimere.

I personaggi non vengono mai descritti accuratamente da un punto di vista fisico, a parte qualche particolare qua e là hanno pochi segni di riconoscimento. Sono però ben caratterizzati, anche perché ognuno dei quattro protagonisti parla in prima persona, quindi ha il proprio linguaggio, i propri tic verbali, le proprie fissazioni e parla del proprio stato d'animo nel suo modo personale. Ciò che li accomuna tutti sembra essere l'ignoranza, dato che, chi più chi meno, sono alquanto sgrammaticati. Chissà se è una cosa voluta o un problema di traduzione.
A tratti riescono tutti a essere fastidiosi, in particolare Martin, uomo immaturo e odioso, nonché una specie di pervertito che tenta pure di giustificarsi accusando la società di essere troppo bigotta, e Jess, un'adolescente insopportabile e secondo me borderline, quindi instabile, eccessiva in tutto e dalle reazioni spropositate. JJ invece mi era piaciuto moltissimo la prima volta che ho letto il libro; adesso (terza rilettura) il suo ego mi pare gigantesco e, anche se in parte lo capisco, mi è sembrato un tantino irragionevole. Infine Maureen, che – nonostante sia una timorata di Dio fissata con la religione e dalla mentalità molto retrograda – risulta la più sensata e forse anche il personaggio meglio riuscito, con tutte le sue parti in conflitto. Tra l'altro è anche quella che ha il motivo più serio per uccidersi.

Lo stile è quello tipico di Hornby: ironico, "giovane" e scorrevole, anche se come ho detto non capisco la parlata sgrammaticata, o almeno non per tutti i personaggi. I dialoghi sono efficaci dal punto di vista della caratterizzazione: così come il modo di raccontarsi, anche gli interventi orali sono molto personalizzati e caratteristici. E proprio i dialoghi rivelano più di ogni altra cosa l'idiozia di Jess (ma si percepisce anche che soffre e si finisce per simpatizzare perfino con lei. Con Martin no, invece). In ogni caso non sono tanto le descrizioni o i dialoghi a fare il libro, al contrario: questo romanzo è soprattutto la sua trama, che offre diversi spunti di riflessione.
Nick Hornby non è il mio autore preferito, ma se dovessi consigliare un suo libro sarebbe proprio Non buttiamoci giù. Sicuramente il migliore tra quelli che ho letto.

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