Titolo: L'Avversario
Autore: Emmanuel Carrère
Traduttore: E. Vicari Fabris
Copertina flessibile: 169 pagine
Editore: Adelphi (2012)
Prezzo: 16,15 €
L'Avversario di Emmanuel Carrère è un libro che mi è decisamente piaciuto. Non avevo nemmeno intenzione di leggerlo, ho letto la prima pagina per caso e mi sono subito sentita spinta a continuare.
Si tratta di uno studio del caso Jean-Claude Romand, criminale mitomane che ha assassinato genitori, moglie e figli per "proteggersi" dalle sue stesse menzogne. Allegria.
Il mio breve riassunto preannuncia già i temi:
- Il crimine è il fulcro della vicenda, e non si tratta nemmeno solo degli omicidi, ma di tutto quello che viene prima. Gli omicidi attuati da Romand, infatti, sono in fondo "solo" un modo per ovviare a tutto il resto, a tutte le menzogne, gli imbrogli, i furti che ha perpetrato per diciotto anni ai danni di tutte le persone nella sua vita.
- Aspettative sociali e inadeguatezza. A quanto pare, tutte le costruzioni di Romand nascono dal suo senso di inadeguatezza, dall'impossibilità di rispondere alle aspettative. Sembra perfino depresso, ma è poi la verità? Man mano che si procede nella lettura si comincia a pensare che tutto in lui sia falso; qualsiasi stato d'animo e sentimento smette di essere credibile.
- Manipolazione, per l'appunto. Una volta condannato e in condizione di doversi "giustificare", Romand fa ampio uso della religione per perorare la sua causa e mostrare il suo pentimento. E c'è perfino chi gli crede. Ma, di nuovo, chi può dire davvero se sia autentico o meno?
Per quanto riguarda i personaggi, ho trovato le descrizioni fisiche insufficienti, eppure nonostante questo risultano ben chiari e visibili, si arriva a conoscerli e a simpatizzare con loro. Mi sono perfino sentita molto in sintonia con Romand, fino a un certo punto. Ma poi tutto degenera: dopo un po' risulta essere solo uno schifoso manipolatore e tale resta fino alla fine, quando vorrebbe far credere di star espiando le sue colpe. Forse manipola anche se stesso, non si capisce nemmeno se creda davvero in quello che dice oppure no.
Tutti sembrano caratterizzati soprattutto da quello che fanno. Non sorprende, quindi, che Romand si costruisca una vita immaginaria in cui ha almeno lo stesso successo di tutta la sua cerchia di conoscenze. A lungo andare, però, ho trovato tutti un po' stereotipati.
Lo stile è il miglior pregio del libro. La scrittura, come ho detto, mi ha catturata già alla prima pagina. È così coinvolgente e di facile lettura che ho deciso senza dubbio di leggere a breve qualcos'altro di Carrère.
Tuttavia non riesco a trovare particolari pregi tecnici. Il lessico, le descrizioni e i dialoghi non mi hanno colpito in alcun modo, non saprei spiegare perché mi abbia coinvolto così tanto, perché in realtà non c'è niente di notevole. Ho solo avuto per tutto il tempo questa sensazione di godermi la lettura e voler continuare a leggere.
In ogni caso L'Avversario è un libro che consiglio e che penso potrebbe soddisfare un po' tutti i gusti.
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