Titolo: Uccelli di rovo
Autore: Colleen McCullough
Traduttore: B. Oddera
Copertina flessibile: 558 pagine
Editore: Bompiani (2003)
Prezzo: 11,40 €
Uccelli di rovo di Colleen McCullough è un romanzo scritto molto bene, infatti sin dall'inizio mi è sembrato promettente. Poi ho cambiato idea.
Segue le vicende della famiglia Cleary, costituita perlopiù da uomini. Da ciò si evince quanto vari possano essere i temi. Tra i più incisivi citerei:
- Differenze sociali, di genere, sessismo e discriminazioni di vario tipo. Anche i personaggi più elogiati, descritti come buoni e rari e unici ecc. sono in realtà degli ignoranti pieni di pregiudizi e molto maschilisti (comprese le donne).
- Lavoro e denaro, onore e reputazione. I Cleary sono poveri e lavorano sodo, poi le loro sorti si risollevano ma in ogni caso passano tutta la vita a lavorare, anche quelli che potrebbero evitarlo.
- Guerra, politica e religione. Competizioni tra uomini e anche con Dio.
I personaggi li avrei presi (quasi) tutti a pugni. Cominciamo dalle cose positive: le descrizioni fisiche sono favolose, e anche la caratterizzazione è buona, sono tutti molto credibili. Tuttavia quelli che si distinguono positivamente sono ben pochi.
Gli uomini sono quasi tutti terribili, sebbene si ripeta quanto sono bravi e buoni e belli. Padre Ralph sembra un maniaco e pure pedofilo.
Le donne sono pochissime e in particolare Meggie è pessima. Innanzi tutto è stupida; finché è una ragazzina la sua ingenuità può essere comprensibile, ma a una certa età essere ancora così idiote è imperdonabile. Mette gli uomini al centro del mondo, lo scopo della sua esistenza è avere figli e poi, quando li ha, non se ne prende cura adeguatamente. Ma non importa, quel che conta è che possa essere orgogliosa di aver "rubato" qualcosa ai suoi uomini! (Soprattutto il maschio, della femmina chi se ne frega.) Inoltre sembra isterica, fa la martire e poi sfoga il suo egocentrismo con scatti d'ira in cui dice cose senza senso, accusa gli altri e si mette in competizione con Dio perché le porta via tutti gli uomini importanti per lei. Ma magari scegliti qualcuno che non sia un prete, cretina! Che personaggio vomitevole.
Sua figlia Justine è la mia preferita, l'unica con un minimo di carattere e di intelligenza, e infatti tutti la odiano, mentre amano suo fratello Dane che è noiosissimo.
Insomma, NO. Non ci siamo.
Lo stile, per fortuna, è molto bello. La scrittura è scorrevole e coinvolgente, tiene viva l'attenzione nonostante i fatti siano fastidiosi. Le descrizioni – della natura, degli incendi – sono bellissime, con similitudini particolari. I dialoghi sono ben fatti e caratterizzanti, ma a volte troppo filosofici, soprattutto quando sono coinvolti Ralph e altri membri del clero. Arrivano a essere poco credibili.
A tratti si sfiora la blasfemia, dato che Meggie preferisce insultare Dio piuttosto che autoflagellarsi come meriterebbe.
Grazie al cielo c'è Justine, e almeno le scene in cui compare lei, i dialoghi in cui parla lei, danno il colore che manca a tutto il resto. Comunque troppo poco per salvare il romanzo.
Infine, la passione e l'amore di cui dovrebbe essere intriso non mi sono arrivati e in generale mi ha emozionato ben poco. Insomma, io non lo consiglierei.
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