Titolo: Hunger Games
Autore: Suzanne Collins
Traduttore: F. Paracchini, S. Brogli
Copertina flessibile: 418 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo: 12,35 €
Hunger Games di Suzanne Collins appartiene a un genere che non amo leggere, perciò mi ero sempre rifiutata di farlo. Non so perché a un certo punto mi sia venuta la curiosità, comunque l'ho letto e non mi è dispiaciuto, anche se non mi ha entusiasmata e non leggerò il seguito.
È soprattutto un romanzo crudele, non solo perché è pieno di violenza, ma perché è psicologicamente crudele, nei confronti dei personaggi – quasi privati della loro umanità (che tuttavia sopravvive) – e anche del lettore.
Elenco alcuni temi molto velocemente, perché sono sicura che tutti conosciate la storia meglio di me.
- Famiglia, in senso ampio. Appartenenza a un gruppo, a una casta sociale, a uno dei distretti in cui è suddivisa la nazione di Panem.
- Depressione, morte e lutto.
- Povertà.
- Guerra e sopravvivenza.
- Amore, amicizia, solidarietà vs competizione.
- Vendetta vs gratitudine.
I personaggi di Hunger Games lasciano a desiderare, ma questo era prevedibile. Le descrizioni fisiche sono buone, mentre la caratterizzazione è affidata a una sola qualità per ciascuno, che viene dichiarata più che mostrata (per esempio uno è coraggioso, uno è buono, uno è furbo e così via).
Katniss, la protagonista, è relativamente ben fatta. Le sue emozioni e reazioni, o la loro assenza (intenzionale), sono chiare e hanno conseguenze sui suoi comportamenti, cosa che non si può dire degli altri.
Un altro personaggio che ho apprezzato e che risulta particolarmente chiaro è quello di Rue, descritta con una certa attenzione anche nel suo modo di fare, i suoi atteggiamenti e movimenti.
Lo stile non è proprio notevole, ma devo dire che è discreto. È scorrevole come in ogni young adult, ma non troppo povero o banale. La scrittura è abbastanza curata (nei limiti del possibile) ma anche vuota, priva di significati; la narrazione non manca di pathos, o almeno non sempre. A tratti è doloroso, ma alcuni avvenimenti oggettivamente drammatici vengono raccontati come fatterelli quotidiani.
I dialoghi sono abbastanza decenti, si percepiscono le emozioni dei personaggi e la loro rassegnazione, mentre le descrizioni non hanno nulla di notevole.
Il mio entusiasmo è scarso perché io non amo il genere, ma per chi invece lo apprezza è una lettura che ritengo valida.
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