Titolo: Non ti credo
Autore: Sophie Hannah
Traduttore: S. Lauzi
Copertina rigida: 378 pagine
Editore: Garzanti (2009)
Prezzo: 9,40 €
Ho letto Non ti credo di Sophie Hannah diversi anni fa, e di solito non rileggo i thriller, perché non c'è gusto quando sai già tutto. Ho riletto questo perché lo ricordavo come uno dei migliori thriller che avessi mai letto, e confermo la mia idea. Dato che si tratta del secondo volume della serie Spilling CID (ma può essere letto come libro indipendente senza alcun problema, come ho fatto io la prima volta), nel frattempo ho letto anche il primo, Non è mia figlia, anch'esso un ottimo thriller che tocca temi interessanti – ma Non ti credo resta a mio parere migliore.
Alcuni temi:
- Fiducia e tradimento. Il romanzo ci sbatte in faccia una verità che tutti preferiremmo ignorare: faremmo meglio a non fidarci mai di nessuno, perché proprio le persone che più amiamo, quelle che ci sono più vicine, possono farci il male peggiore.
- Misoginia e violenza sessuale. È su questo che vertono le indagini del sergente Charlie Zailer e del detective Simon Waterhouse (protagonisti dell'intera serie), perché il criminale ricercato è uno stupratore seriale che ha violentato diverse donne, più o meno con le stesse modalità ma affinate nel tempo.
- Lavoro e successo, quello delle vittime. Lo stupratore sceglie infatti le sue prede tra una serie di donne indipendenti, con lavori di prestigio, spesso libere professioniste o comunque con carriere importanti e molto proficue.
- Amore, trattato davvero con molto pessimismo. Amore per le persone sbagliate, non corrisposto, cieco e capace di giustificare le azioni più abiette.
I personaggi sono descritti bene, con molti dettagli, e anche le loro personalità sono descritte più che mostrate. Inoltre sembra che tutti siano o patetici, e quindi deboli, o aggressivi, e quindi "forti" (si fa per dire). Comunque nel complesso li ho trovati ben fatti ed efficacemente ambigui, considerato anche che in genere nei thriller non si presta molta attenzione alla caratterizzazione, perché la parte importante è costituita dagli eventi.
Naomi, protagonista della vicenda nonché voce narrante di alcuni capitoli, non mi è risultata molto simpatica, sembra illogica e presuntuosa, ma per fortuna alla fine rinsavisce un minimo.
Ho apprezzato lo stile che, come sempre nei thriller (almeno in quelli buoni), è molto scorrevole e coinvolgente, incuriosisce e spinge a continuare la lettura. In realtà si potrebbe parlare di stili al plurale, perché i capitoli sono suddivisi tra il racconto di Naomi in prima persona e le indagini della polizia (e anche le vite private dei detective).
Le descrizioni sono buone, i dialoghi funzionali alla narrazione ma non particolarmente notevoli. Una cosa che mi ha stranito è l'uso continuo di imperativi, come se tutti si dessero ordini a vicenda. Non so se sia un "problema" della traduzione o se fosse intenzionale da parte dell'autrice.
In ogni caso la vicenda è molto ben orchestrata e crea la giusta suspense dovuta da un thriller. Consiglio la lettura agli amanti del genere senza ombra di dubbio.
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