DIPHYLLEIA – Elia Bonci

Titolo: Diphylleia
Autore: Elia Bonci
Editore: Caravaggio editore
Prezzo online: 10,35 €

Tanto per cominciare, devo ringraziare Elia Bonci per avermi permesso di leggere il suo libro Diphylleia, di cui vi parlo oggi. È un racconto che vuole diffondere un messaggio importante, che dovrebbe essere letto da tutti e in particolare da certi ragazzi che vengono trattati come se fossero sbagliati. Ma anche dai loro genitori, per esempio.
Aiyana si trova in un letto d'ospedale da tre mesi, dopo aver subito un'aggressione. Si sveglia senza ricordi. Sarà compito della nonna Karla farle ripercorrere tutti gli eventi importanti della sua vita nel tentativo di risvegliare la sua memoria, e sarà soprattutto il richiamo dell'amore l'interruttore che accenderà di nuovo la sua vita.
E infatti Diphylleia è un libro che parla soprattutto d'amore e del suo potere, di vita, ma anche di identità, di pregiudizi e di violenza. E il finale... ecco, i finali sono due. Non basta questo a incuriosirvi?

personaggi del libro, tra l'altro molto breve, sono pochi, ma ognuno ha una sua importanza e un suo ruolo ben definito. Le descrizioni fisiche sono ben fatte ed esaustive e, in qualche modo, calzano perfettamente a ciascuno di loro. La caratterizzazione, invece, non è molto approfondita, ma non è neanche un difetto perché l'importante qui non sono i caratteri dei personaggi, ma semmai i loro sentimenti, i fatti e le emozioni che suscitano. E quelli si vedono benissimo.

Lo stile di Elia Bonci, complice anche la sua giovane età, è molto acerbo ma poetico, a modo suo. Non mancano gli errori: la punteggiatura non è usata alla perfezione, alcuni pronomi sono scorretti e l'uso degli ossimori mi è parso eccessivo. Come avrete notato sono abbastanza fissata con questi aspetti un po' più tecnici. La prosa però è coinvolgente e, come ho detto, anche poetica, quindi a mio parere molto adatta alla lunghezza del libro e al suo contenuto: è come leggere una lunga poesia, straripante di sentimenti.
La particolarità del libro, poi, è l'ampia presenza di simbolismi – a partire dal titolo –, come spiegato nella rubrica che l'autore ha pensato bene di aggiungere alla fine.
Insomma, a parte qualche imprecisione tecnica Diphylleia è una bella lettura, è un libro molto sentito e parla al lettore, perciò vi consiglio di leggerlo.

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NOVELLA DEGLI SCACCHI – Stefan Zweig

novella degli scacchi stefan zweig
Titolo: Novella degli scacchi
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: S. Montis
Copertina rigida: 151 pagine (tre romanzi)
Editore: Newton Compton (9 giugno 2016)
Prezzo: 5,74 €

In quanti modi posso ancora elogiare Stefan Zweig? La Novella degli scacchi è considerata il suo più grande capolavoro, anche se devo dire che alcune sue opere mi sono piaciute di più.
In questo caso si tratta di una sfida tra due campioni degli scacchi, che ha luogo su una nave e intrattiene come un grande spettacolo diversi spettatori. La parte più interessante, almeno per chi come me non capisce niente di scacchi, è poi scoprire le storie di queste persone, in particolare quella del dottor B.
L'opera tocca temi quali la competizione, la reputazione, ma anche la guerra, la politica, la depressione e, dato che stiamo parlando di Zweig, vi orbitano attorno tutte le possibili sfaccettature dell'animo umano, più o meno sane e "normali", fino ad arrivare all'ossessione e alla pazzia.
In questo, lo dico sempre, Zweig non ha rivali: non so davvero chi altri sarebbe – o sia stato – in grado di descrivere le persone con tanta precisione.

I personaggi, infatti, sono come sempre caratterizzati in maniera impeccabile, raccontati in modo da render loro giustizia in tutti i sensi, nel bene e nel male. Vengono descritti soprattutto attraverso la catena delle loro azioni e reazioni, da cui trapelano le emozioni, e così vediamo chiaramente quanto è sanguigno McConnor, quanto è borioso Czentovič e così via.
Come ho detto, quello che è risultato per me il più interessante è il dottor B., non solo per la sua storia, che è la parte migliore del libro, ma in generale per ogni suo piccolo gesto e ogni sua parola, il suo modo di essere e di fare, l'attenzione con cui si contiene e il modo in cui questa gli sfugge di mano.

Lo stile – che ve lo dico a fare – è sublime. La prosa di Zweig è inimitabile, curata ed elegante ma mai eccessiva, il ritmo è incalzante; non so come riesca ad attrarre così magneticamente anche con trame che non hanno nulla di eccezionale. Le descrizioni sono perfette, i dialoghi verosimili e caratterizzanti. È ridicolo ripetere sempre le stesse cose, ma che altro dovrei dirvi? Non un solo libro di Zweig mi ha deluso da questo punto di vista (né da altri).
Insomma, questa è l'ennesima opera di Zweig che consiglio e sulla quale non posso avere nulla da ridire. Anche volendo trovare il pelo nell'uovo, non mi viene in mente un solo difetto. Il mondo avrebbe dovuto sfornare più scrittori di questo calibro.

Qui trovate l'edizione che ho io, conveniente perché è una raccolta di tre opere e perché ha una bella copertina: http://amzn.to/2ElNk2K

UNO DI NOI STA MENTENDO – Karen M. McManus

Titolo: Uno di noi sta mentendo
Autore: Karen M. McManus
Traduttore: R. Verde
Copertina rigida: 298 pagine
Editore: Mondadori (6 marzo 2018)
Prezzo online: 12,75 €

Voto: ****

Con Uno di noi sta mentendo Karen McManus ha scritto un thriller (anche se a me sembra più un giallo) che fa benissimo il suo lavoro: tenere incollati alle pagine, bevendole letteralmente per sapere tutto.
Cinque studenti scontano insieme un'ora di punizione in un'aula scolastica e uno di loro è Simon, il quale gestisce un'app con cui svela ogni giorno i segreti della popolazione scolastica. Durante la punizione Simon muore sotto gli occhi di tutti; presto si capirà che si è trattato di un omicidio e gli altri quattro ragazzi sono i primi indagati, tanto più che sono i protagonisti di un post di Simon che avrebbe dovuto vedere la luce di lì a poco. Chi di loro sta mentendo?
Al di là del delitto, il libro si regge su temi che riguardano soprattutto identità, autoaffermazione, reputazione ed etichettamento. Più in generale le relazioni sociali: è molto presente l'ipocrisia.

I personaggi di questo romanzo mi hanno stupito perché, nonostante la caratterizzazione sia insufficiente, loro sono comunque ben ideati. Come dice Simon all'inizio, gli altri quattro incarnano gli stereotipi presenti in ogni storia adolescenziale che si rispetti: la secchiona perfettina, il vandalo problematico, il ragazzo e la ragazza più belli e popolari della scuola. Eppure nessuno di loro è quello che sembra, sono tutti pieni di sorprese. Inoltre si evolvono nel corso della storia, in maniera significativa anche se, nel caso di Addy, mi è sembrata troppo rapida.
Anche le descrizioni fisiche sono buone. I personaggi sono di sicuro la cosa più interessante del libro, ci si affeziona a loro e si spera fino alla fine che nessuno sia colpevole.

Dello stile invece, o almeno della traduzione, non posso parlare molto bene. La prosa è senz'altro scorrevole e coinvolgente, ma è piena di refusi ed errori grammaticali.
In ogni caso il libro è molto molto coinvolgente, incuriosisce sin dall'inizio e in ogni capitolo spunta fuori qualche particolare che alimenta la curiosità. E non si tratta solo di voler sapere chi è l'assassino, ma è intrigante soprattutto seguire le storie dei protagonisti. Se tutti i libri fossero così coinvolgenti forse molta più gente leggerebbe.
Il finale mi ha un po' deluso, l'ho trovato banalotto e speravo anche in un colpevole più insospettabile, ma non importa.

Il libro è uscito da pochissimo in Italia, qualcuno di voi l'ha già letto?
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LA MISSIONE – Sergio De Tomi

Titolo: La missione
Autore: Sergio De Tomi
Copertina flessibile: 120 pagine
Editore: centoParole (26 febbraio 2018)
Prezzo online: 11,99 €

Voto: **½

Comincio col ringraziare Sergio De Tomi per avermi dato la possibilità di leggere questo suo breve romanzo, La missione, che ho letto in appena un paio d'ore. Un paio d'ore piacevoli, nonostante il genere non sia proprio il mio preferito.
Si tratta di un romanzo distopico le cui vicende si svolgono nell'anno 2166 sul pianeta P16, dove una ristretta selezione di terrestri è stata trapiantata un secolo prima. La piccola società così formatasi vive in modo molto semplice in un'area delimitata da una recinzione che, ovviamente, non può essere oltrepassata. E quindi scommetto che indovinate cosa succede.
Mike, sedicenne sveglio e curioso, oltrepassa la recinzione, dando così il via a una catena di eventi che permetteranno agli abitanti del cosiddetto "paese" di scoprire verità nascoste fino ad allora e di rivendicare il diritto a una vita normale.
Il perno del romanzo, al di là della vicenda in sé, è la società che, per quanto distante da quelle che conosciamo, conserva quelle dinamiche naturali che non potrebbero mai essere assenti in nessuna collettività umana, animale o quello che è. Quindi gerarchie, giochi di potere, manipolazione, ruoli sociali e ribellione agli stessi (chissà perché sempre da parte di ragazzini curiosi, poi). Un ruolo importante ha poi il sapere: lasciare le persone nell'ignoranza, infatti, è il modo più facile per manipolarle.

Le descrizioni fisiche dei personaggi sono molto buone; la caratterizzazione invece lascia a desiderare. Gesti e parole vengono descritti in maniera chiara, ma io non sono riuscita a percepirli. Dirò di più: alcuni dialoghi mi sono sembrati proprio "stonati" rispetto a quella che dovrebbe essere la personalità dei coinvolti. Nessun personaggio è riconoscibile.

Lo stile è la parte più difficile da commentare. La missione è scritto nel complesso abbastanza bene – il che è già raro per uno scrittore italiano e giovane – e le descrizioni ambientali sono buone come quelle fisiche. Ma proprio perché è scritto bene, forse, ogni volta che c'è un errore si nota anche di più. E gli errori, ahimè, non mancano. La punteggiatura non è sempre usata bene, alcuni termini sono scorretti, la consecutio temporum è sballata nei periodi più complessi, c'è qualche ripetizione cacofonica... La prosa è tutto sommato piacevole e scorrevole, ma questo non basta.
Tirando le somme, La missione è un libro piacevole e ben architettato, ma dovrebbe essere riveduto e corretto con maggiore precisione. Lo consiglierei solo agli amanti del genere.

Se l'avete letto sono curiosa di conoscere il vostro parere.
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IL RITRATTO VIVENTE – Willem Jan Otten

Titolo: Il ritratto vivente
Autore: Willem Jan Otten
Traduttore: E. Svaluto Moreolo
Copertina flessibile: 168 pagine
Editore: Iperborea (1 ottobre 2007)
Prezzo online: 11,05 €

Voto: ***½

Ho scelto di leggere Il ritratto vivente di Willem Jan Otten per un motivo abbastanza stupido: da un po' di tempo a questa parte sto cercando di studiare l'olandese, ed ero curiosa anche nei confronti della letteratura dei Paesi Bassi. L'ho scelto praticamente a caso tra gli Olandesi, e sono rimasta piacevolmente colpita (mi sono anche entusiasmata perché so leggere i nomi olandesi, ahah).
In breve, il libro racconta la realizzazione di un ritratto, commissionato al famoso ritrattista Felix Vincent dal ricco Valéry Specht. Questi vuole un ritratto del figlio morto, Singer, che mostra al pittore attraverso foto e video pur mantenendo un certo mistero. Felix è titubante, perché dipinge solo dal vivo, ma alla fine accetta di ritrarre Singer, lavoro che sveglierà ricordi ed emozioni, e da cui scaturiranno eventi significativi. La memoria e l'identità sono a mio parere i temi portanti del romanzo. E un concetto in particolare:

Essere è essere visti.

Quale sarebbe la nostra identità, se non ci fosse nessuno a percepirci? E quanto cambiano le cose intorno a noi, sulla base dei nostri pensieri e delle nostre percezioni?
Interessante e originale è il punto di vista, infatti è il quadro stesso – o meglio, proprio la tela – a raccontare la vicenda.

I personaggi di questo romanzo sono descritti con precisione e sono anche caratterizzati molto bene. Anche quelli minori, nella loro presenza limitata, compiono piccoli gesti e dicono parole capaci di renderli vivi in pochi istanti.
E in questo caso non dimentichiamo che è addirittura una tela a raccontarli! Geniale.
Felix, che per tutto il tempo viene chiamato "creatore", è raccontato attraverso sguardi e gesti, quelli che compie mentre dipinge. E perfino Singer è un personaggio molto vivo, malgrado la sua assenza.

Lo stile di Otten è molto pacato, magari non si fa notare in modo particolare ma a uno sguardo più attento mostra tutta la sua eleganza e precisione attraverso descrizioni molto dettagliate, ricche di particolari, a volte incomplete perché è pur sempre una tela a parlare, una tela che può essere rivolta verso il muro o parzialmente coperta. Eppure presta una grande attenzione a tutto ciò che vede. Nota perfino il pulviscolo fluttuante nell'aria, vi sembra poco?
Non avevo mai sentito parlare né del libro né dell'autore, ma non posso far altro che consigliarvi di leggere questo romanzo perché per me è stato davvero una bella sorpresa.
Dato che è il primo Iperborea che leggo, aggiungo una nota sul formato: l'ho trovato fisicamente molto scomodo da leggere, poco flessibile, ho dovuto tenerlo ben teso con le mani fino a indolenzirle. Molto strano, anche perché il libro è piccolo, non dovrebbe comportare un tale sforzo. But still.

Voi conoscete l'autore? O altri autori olandesi, già che ci siamo?
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SORPRENDIMI! – Sophie Kinsella

Titolo: Sorprendimi!
Autore: Sophie Kinsella
Traduttore: S. Bertola
Copertina rigida: 310 pagine
Editore: Mondadori (13 febbraio 2018)
Prezzo: 17,00 €

Voto: **½

Sophie Kinsella, nonostante la sua fama, non mi fa impazzire, e il suo ultimo romanzo, Sorprendimi!, non è neanche tra i suoi migliori. Ne ha scritti di molto più carini (ne ho letti un bel po', sì).
Protagonista di questo romanzo è Sylvie, trentaduenne con una vita e un matrimonio praticamente perfetti. Fino a quando un medico non informa lei e suo marito Dan che, dal momento che conducono una vita così sana, vivranno ancora per circa sessantotto anni. Sessantotto anni intrappolati nel loro matrimonio perfetto. Affinché "perfetto" non si trasformi in "noioso", Sylvie decide che da quel momento in poi lei e Dan dovranno cercare di sorprendersi a vicenda. E le sorprese non mancano, infatti.
Nonostante si tratti di un romanzetto leggero e senza pretese, in realtà è più profondo di quanto mi aspettassi, perché indaga temi importanti e fa porre domande piuttosto serie. Il tema centrale è il tempo: il passato a cui non si può tornare, un futuro spaventoso, il presente e l'ansia di impiegarlo nel modo giusto. I rapporti con cui lo riempiamo, il matrimonio, il senso della vita. Forse, come tanti, fantasticate sull'immortalità, ma vi siete mai chiesti che cosa fareste, per tutto quel tempo? Per sempre? Inoltre c'è un bisogno continuo di aggiornamenti, in tutti i campi; non esiste un momento in cui si può pensare "okay, ho finito, posso riposare". Che ansia.
Il finale è naturalmente lieto e troppo sdolcinato.

I personaggi di Sorprendimi! sono descritti con una certa minuzia. Dopo averlo letto conosco bene l'aspetto di ognuno di loro, compresi sguardi ed espressioni facciali. Sono anche caratterizzati discretamente.
Sylvie, tuttavia, subisce un'evoluzione troppo rapida, cambia da un giorno all'altro a seguito di importanti scoperte, e ho trovato questa metamorfosi poco verosimile. Va bene lo shock, ma nella vita vera cambiamenti così repentini sono ben poco duraturi.
Un personaggio che ho trovato molto carino è Miss Kendrick, che rappresenta bene la difficoltà di adattarsi al trascorrere del tempo e quindi sottolinea ancora una volta il tema centrale del libro.

Lo stile della Kinsella è sempre scorrevolissimo e arioso, si legge facilmente ma non ha nessun pregio degno di nota. Non colpisce in nessun modo e, anzi, a ogni sessione di lettura dopo un po' mi sono stancata. La traduzione di Stefania Bertola mi ha lasciata un po' perplessa.
Inoltre ho trovato il romanzo troppo lungo, molte scene e avvenimenti avrebbero potuto essere eliminati in quanto inutili ai fini della trama.
In definitiva, dunque, Sorprendimi! è un libro che consiglio solo come puro intrattenimento anche se, ripeto, offre buoni spunti di riflessione abbastanza seri e perfino deprimenti a tratti.

Se l'avete letto, che cosa ne pensate voi?
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PSYCHO – Robert Bloch

Titolo: Psycho
Autore: Robert Bloch
Traduttore: M. Rinaldi
Copertina flessibile: 187 pagine
Editore: Bompiani (29 ottobre 2015)
Prezzo: 9,0 €

Voto: ***

Guardando la serie Bates Motel, ho deciso anche di leggere Psycho di Robert Bloch. Il famosissimo film di Alfred Hitchcock l'avevo già visto milioni di anni fa.
La trama la conosciamo tutti: Mary fugge con un sacco di soldi e va a finire per sbaglio nel motel di Norman Bates. Questo è un quarantenne mai cresciuto davvero, che vive e gestisce il motel insieme alla madre malata, che tutti nei dintorni credono morta. Mary viene presa a coltellate sotto la doccia. Seguono indagini e colpo di scena finale.
Psycho è un ottimo thriller, in cui l'effetto sorpresa è, ahimè, compromesso dalla fama che lo precede, ma ciò non ne sminuisce la qualità. Il perno attorno al quale gira tutta la vicenda è l'omicidio, ma gli elementi più interessanti sono la personalità e i pensieri di Norman, il suo rapporto con la madre e con le altre persone. Robert Bloch è riuscito a rappresentare con chiarezza il suo disturbo, anche se a mio parere non gli ha dato il nome giusto. Alla fine, infatti, Norman viene definito uno psicopatico, ma per essere precisi bisognerebbe parlare di (SPOILER!) disturbo dissociativo dell'identità.
Purtroppo il mistero viene svelato in maniera poco chiara e questo è un peccato, perché invece avrebbe dovuto essere il momento clou della vicenda, come è infatti nel film di Hitchcock. Molto bello invece il finale.

I personaggi del romanzo vengono mostrati in maniera estremamente chiara. Non solo le descrizioni fisiche sono molto accurate (confesso che mi ha perfino infastidito che siano così diverse rispetto agli attori del film!), ma anche la caratterizzazione è ottima: le sequenze di pensieri e comportamenti, azioni e reazioni sono perfettamente chiare e logiche. Per ogni azione di ogni personaggio viene mostrato anche il ragionamento che l'ha determinata, e in questo modo Robert Bloch ci offre la psicologia dei personaggi su un piatto d'argento, ogni loro fantasia, progetto e atteggiamento. Ci permette di conoscerli come persone vere, anzi di più, ci fa guardare dentro di loro.
Questo è evidente soprattutto per quanto riguarda Lila, sorella di Mary, oltre che – ovviamente – per Norman, che è un protagonista perfetto per un thriller.

Lo stile mi ha lasciata un po' perplessa: la traduzione è piena di errori grammaticali anche grossolani, e la prosa è noiosa e soporifera, il linguaggio antiquato. I fatti salienti sono tutti concentrati all'inizio e alla fine del libro; l'indagine non ha quasi nulla di interessante. Non mi ha preso come avrebbe dovuto, trattandosi di un thriller. Le descrizioni degli ambienti invece sono ottime, come quelle dei personaggi.

Chi di voi ha già letto questo libro? Cosa ne pensate?
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IL RACCONTO DELL'ANCELLA – Margaret Atwood

Titolo: Il racconto dell'ancella
Autore: Margaret Atwood
Traduttore: C. Pennati
Copertina flessibile: 398 pagine
Editore: Ponte alle Grazie (1 giugno 2017)
Prezzo: 14,28 €

Voto: **½

Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood è un romanzo diventato ormai famosissimo, come la serie tv tratta dal libro stesso. Si tratta di un romanzo distopico ambientato in un futuro non così lontano, in cui la società statunitense è ben diversa da quella attuale. Il romanzo, più che raccontare fatti, dipinge il ritratto di questa società in apparenza puritana ma in realtà molto corrotta, dove le poche donne rimaste fertili nonostante le radiazioni atomiche – le cosiddette ancelle – sono costrette a stare al servizio di chi non può avere figli e sfornarli per loro, e vengono chiamate col nome del "proprietario" (Difred, Diglen e così via). Quel che è peggio è che si tratta della fase di passaggio, in cui perciò le persone hanno conosciuto la vita normale e devono adeguarsi da un giorno all'altro alle nuove leggi.
Le dinamiche che si sviluppano all'interno di una società del genere possono apparire quasi ridicole ai nostri occhi, ma fanno anche paura perché non si discostano molto da usanze e abitudini storicamente documentate, e l'idea che certe circostanze possano verificarsi ancora fa venire i brividi.
I temi del romanzo sono molto delicati, perché si parla appunto di abusi, di annientamento, competizione e differenze di genere, ancor più inquietanti – non solo nel libro, ma nella realtà di tutti i giorni – quando ci si accorge che le donne sono più maschiliste degli uomini. Nel libro, questo concetto è incarnato nella figura delle cosiddette zie.

I personaggi del Racconto dell'ancella non sono caratterizzati più di tanto, e non perché l'autrice sia incapace di farlo ma perché si tratta di personaggi – almeno quelli femminili – che non possono avere carattere, hanno dovuto annullarlo.
Moira è per me il personaggio più interessante, e non a caso è quella che cerca di sfuggire a tutto questo. Delle altre viene mostrata quasi solo la disperazione, la rassegnazione. E il bigottismo delle zie.
Man mano che si procede, grazie al cielo, anche qualcun altro mostra un po' di carattere e determinazione inaspettati.

Nonostante il libro sia ben scritto, ho trovato anche lo stile piuttosto spento, come a voler sottolineare la mancanza di vita che racconta. A tratti è anche confuso, nei ricordi della protagonista. Le descrizioni sono buone e, soprattutto, arricchite da similitudini disgustose e, proprio per questo, particolarmente realistiche ed efficaci.
La parte finale è troppo vaga, molte domande restano senza risposte.
Il racconto dell'ancella è una lettura che non mi ha coinvolto più di tanto, ma che senza dubbio è interessante e fa riflettere, perciò mi sento comunque di consigliarla. Vi avviso anche che la trama è un po' diversa da quella della serie.

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NOI SIAMO TUTTO – Nicola Yoon

Titolo: Noi siamo tutto
Autore: Nicola Yoon
Traduttore: F. e S. Merani
Copertina rigida: 307 pagine
Editore: Sperling & Kupfer (16 maggio 2017)
Prezzo: 15,21 €

Voto: **½

Anche stavolta mi sono lasciata attrarre dalla fama di un libro. Noi siamo tutto di Nicola Yoon è un romanzo carino ma niente di più, e ha dei difetti abbastanza seri.
La trama è originale e sviluppata in modo molto dolce (a volte poco realistico): Madeline soffre di una patologia rara per cui rischia di ammalarsi ogni volta che entra in contatto con qualcosa di nuovo. Ciò significa che può vivere la sua vita solo restandosene chiusa in casa, non può avere amici né esperienze che vadano al di là di una partita a Scarabeo con sua madre. Trova comunque il modo di innamorarsi: il prescelto è Olly, il nuovo vicino che scoppia di vita e di salute. Per questo amore Madeline è disposta a sacrificare qualsiasi cosa (non che abbia molto da sacrificare, comunque).
Dunque si parla di vita e di morte, di malattia: una malattia che compromette non solo la vita della diretta interessata, ma anche quella delle persone intorno a lei. E poi amore in diverse forme, anche piuttosto inquietanti. Violenza, paura e coraggio, accettazione quasi zen e "carpe diem".

I personaggi non sono caratterizzati granché bene, ma è molto apprezzabile e perfino simbolica la contrapposizione tra Madeline e Olly, resa anche attraverso i colori: Madeline veste sempre e solo di bianco, tutto nella sua stanza è bianco, mentre Olly veste di nero dalla testa ai piedi e sprizza salute da tutti i pori, grazie al modo in cui usa il proprio corpo e la sua incapacità di stare fermo un attimo.
Il coraggio di Maddy è poco verosimile, per una che ha vissuto come lei per tutti quegli anni.
La madre di Madeline è anche caratterizzata discretamente, e poi un personaggio molto carino è Carla, l'infermiera che si prende cura di Maddy.

Anche stilisticamente il libro potrebbe essere carino: il linguaggio è semplice, rende il tutto molto scorrevole ed è arricchito da disegni e schemini realizzati da Maddy, che vanno quindi al di là delle parole e permettono un contatto più diretto col personaggio. Tuttavia a me non ha suscitato particolari emozioni (se escludiamo una scena), nonostante la delicatezza dei temi.
Quello che proprio non va, invece, è il pessimo senso dell'umorismo di Madeline e di Olly. Fanno battute che non sembrano tali e si spanciano dalle risate senza un motivo. È davvero triste per due adolescenti.
La risoluzione della vicenda è banale – l'avevo prevista quando era ancora molto lontana – e il finale troppo vago.
Insomma: libro carino per una lettura senza impegno. È adatto al target previsto, cioè gli adolescenti. Gli adulti possono anche farne a meno.

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