LA CATTEDRALE DEL MARE – Ildefonso Falcones

La cattedrale del mare - Ildefonso Falcones
Titolo: La cattedrale del mare
Autore: Ildefonso Falcones
Traduttore: R. Bovaia
Copertina rigida: 642 pagine
Editore: TEA (2017)
Prezzo: 10 €

La cattedrale del mare è il libro più famoso di Ildefonso Falcones, che tutti avevano già letto tranne me. È un romanzo appassionante, una lettura molto piacevole, ma non un capolavoro.
È piuttosto lungo e percorre praticamente tutta la vita di Arnau, dalla sua nascita alla vecchiaia, quindi tocca moltissimi temi. Eccone alcuni:
  • Società medievale. La cattedrale del mare è un romanzo storico: racconta della costruzione della basilica Santa Maria del Mar a Barcellona, avvenuta nel medioevo, e dipinge un quadro di quel periodo storico. Troviamo quindi il vassallaggio, la schiavitù e tutte quelle istituzioni che in breve legittimavano abusi, razzismo, pregiudizi e violenza gratuita. La condizione della donna è particolarmente difficile da digerire, non solo per la sottomissione d'obbligo nei confronti di padri, mariti e uomini in generale, ma soprattutto per la ricorrenza delle violenze sessuali. Legali, per giunta. E a tal proposito:
  • Legge e (in)giustizia. La cosiddetta "giustizia" medievale fa accapponare la pelle; la corruzione e la finta moralità di cui il romanzo è pieno, incarnate da alcuni personaggi in particolare, arrivano a livelli vomitevoli.
  • Religione, fede, eresia. Altri temi tipicamente medievali, tanto più che, appunto, si parla della costruzione di una chiesa. E la Madonna ha un significato molto particolare per il protagonista.
Tra gli altri, infine, troviamo politica, economia e il solito, onnipresente amore.

Le descrizioni fisiche dei personaggi non sono molto approfondite, più che altro vengono sottolineati specifici dettagli – per esempio gli occhi castani di Aledis – ma di molti non si sa nemmeno se hanno, chessò, capelli scuri o chiari.
I comportamenti sono invece abbastanza definiti, anche se in molti casi sono obbligati, soprattutto nella prima parte, in cui i servi della gleba sono costretti a sottomettersi alle volontà dei signori. Bernat è un personaggio ben fatto: si percepiscono la sua volontà ferma, la sua determinazione e le sue priorità.
I bambini sono spesso più definiti degli adulti, in particolare Joanet, che a sei anni dimostra più carattere di tanti altri, e Margarida, che già da piccola manifesta la sua natura da vipera.
Ho apprezzato Aledis, anche lei un'insopportabile manipolatrice sin da piccola, ma è forse il personaggio che si evolve maggiormente – migliorando – nella storia. In realtà anche Joan cambia molto, ma in peggio.

Riguardo allo stile, il racconto coinvolge ed è ben scritto. Descrizioni e dialoghi non hanno nulla di eccezionale, ma nel complesso sono buoni. Alcune descrizioni sono molto realistiche e, in quanto tali, ributtanti, come quelle relative alla peste, ma anche alle torture, le frustate e altre cose altrettanto amene.
Ho trovato molto bello il modo in cui Bernat parla al figlio, pieno di premura, attenzione e amore, in un romanzo in cui moltissimi personaggi sono dei bruti o, perlomeno, dei manipolatori il cui scopo è danneggiare o umiliare gli altri.
Riassumendo, La cattedrale del mare è una lettura molto appassionante che può tenere buona compagnia per parecchio tempo, e può soddisfare un po' tutti i gusti.

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MENDEL DEI LIBRI – Stefan Zweig

Mendel dei libri - Stefan Zweig
Titolo: Mendel dei libri
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: N. Giacon
Copertina flessibile: 96 pagine
Editore: Garzanti (2016)
Prezzo: 6,55 €

Mendel dei libri è il primo libro che ho letto di Stefan Zweig, quello che ai tempi mi ha fatto innamorare di lui.
Come sempre, non accadono molti eventi rilevanti, si tratta più che altro del ritratto di un personaggio, tale Jakob Mendel, detto "dei libri" perché conosce, almeno di nome, praticamente tutti i libri dell'universo, e a lui si rivolgono studenti o studiosi che hanno bisogno di trovare materiale su un determinato argomento. Questa sua passione lo distrae dal mondo e dalla vita vera, si rende conto a stento di quello che gli accade intorno, non si accorge nemmeno della guerra. E proprio questa sua estraniazione segnerà il suo destino e gli costerà molto cara.
Tra i temi, dunque, citerei i libri, la memoria, la guerra e il nazismo, la solitudine.

Il libro non è altro che la descrizione e la rappresentazione di un personaggio, appunto Mendel, come sono spesso i libri di Zweig. Una descrizione minuziosamente accurata sia dell'aspetto, sia dei gesti, degli atteggiamenti e del suo funzionamento mentale, perfino degli sguardi.
Al di là del protagonista, i personaggi sono pochi e non molto rilevanti ma, anche quando compaiono per poche righe, sono anche loro ben caratterizzati attraverso piccoli gesti e movenze.

Infine lo stile. L'ho scritto in tutte le mie recensioni dei romanzi di Zweig: la sua scrittura è perfetta. Bellissima, scorrevole e trascinante, le frasi sono lunghe ma mai troppo complesse o difficili da seguire, è come un flusso che trasporta il lettore anche contro la sua volontà.
Le descrizioni in genere, come quelle dei singoli personaggi, sono vivide e accurate, e i dialoghi sono rilevanti grazie ai gesti più che alle parole. Sono funzionali alla caratterizzazione dei personaggi, poiché li mostrano in azione in maniera molto efficace, tipica di Zweig.
Non posso che consigliarvi la lettura di questo romanzo, come di tutti gli altri dell'autore.

UNA SPOLA DI FILO BLU – Anne Tyler

Una spola di filo blu - Anne Tyler
Titolo: Una spola di filo blu
Autore: Anne Tyler
Traduttore: L. Pignatti
Copertina flessibile: 391 pagine
Editore: Guanda (2016)
Prezzo: 11,40 €

Una spola di filo blu è il primo romanzo che ho letto di Anne Tyler, autrice di cui avevo sentito parlare molto bene. Mi ha ricordato un po' (sto per dire un'eresia) Franzen; se parliamo di scrittura non c'è proprio paragone, ovviamente, ma qualcosa nelle vicende e nel modo di presentarle mi ha fatto pensare a lui. Nel complesso è stata una bella lettura, ma non mi ha colpito molto e non credo resterà a lungo nei miei ricordi.
Vediamo alcuni temi:
  • Famiglia. Stiamo parlando di una storia familiare, che salta da una generazione all'altra, e tutte le vicende riguardano le relazioni tra coniugi, fratelli, cugini. Qua e là c'è qualche personaggio estraneo alla famiglia, ma non serve praticamente a nulla.
  • Aspettative (collegate anch'esse alla famiglia, perlopiù) e, di conseguenza, competizione e aspettative. Come in tutte le famiglie di questo mondo, non può mancare la (sana?) competizione tra fratelli, come non possono mancare i figli "bravi" e quelli sbandati. Sembrerebbero dei cliché, ma l'autrice è stata brava a renderli verosimili.
  • Vecchiaia e adolescenza. In realtà vediamo i vari personaggi in diverse epoche delle loro vite, ma queste due fasi (e direi la vecchiaia in primis) hanno un peso particolare. E alla vecchiaia segue la morte, ahimè.
  • Amore. Anche se è piuttosto ben nascosto, in alcuni momenti emerge a sorpresa, ed è bello perché è un amore reale, non sdolcinato o stucchevole. È l'amore delle persone vere, imperfette, spesso odiose e insopportabili.

Le descrizioni fisiche dei personaggi sono discrete, ma a dire la verità non c'era neanche tanto da sforzarsi, dato che quasi tutti i componenti della famiglia sono spigolosi, con capelli neri e occhi azzurri.
Anche la caratterizzazione è buona; in particolare, per un bel po' di tempo, il personaggio di Abby spicca in maniera significativa, forse addirittura con prepotenza, esagerato nelle sue manifestazioni (di qualsiasi emozione). Ma anche di altri vengono fuori ossessioni e fissazioni, comportamenti caratteristici che si ripetono nel corso degli anni, cosa che ho apprezzato perché sembra voler sottolineare come le persone in fondo non cambino mai.
Comunque, più che i caratteri, le vere protagoniste del romanzo sono le storie dei personaggi, e sono soprattutto queste a caratterizzarli.

Riguardo allo stile, direi che è senza infamia e senza lode. Coinvolgente quanto basta, ma non trascinante, a tratti pure tedioso.
Le descrizioni sono scarse perché non hanno alcuna rilevanza; più che altro hanno invece importanza i dialoghi, poiché il libro si fonda soprattutto sulle interazioni tra i personaggi. Ed effettivamente i dialoghi sono realistici e verosimili; il che significa spesso anche noiosi, non molto avvincenti, perché – diciamocelo – in almeno la metà dei casi ascoltare le persone non è che sia poi così interessante. Perciò questo realismo è comunque un pregio del libro.
Insomma, Una spola di filo blu non mi ha entusiasmato, però è sicuramente una lettura valida (e poi non mancano i colpi di scena).

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EMMA – Jane Austen

Emma - Jane Austen
Titolo: Emma
Autore: Jane Austen
Traduttore: A.L. Zazo
Copertina flessibile: 530 pagine
Editore: Mondadori (2002)
Prezzo: 10,45 €

Emma è, a mio parere, il miglior romanzo di Jane Austen, il meno noioso. Se non altro perché la protagonista si evolve nel corso della storia, a differenza di tutte le altre eroine austeniane.
Tra i temi trattati o, più che altro, mostrati:
  • Amore e corteggiamento. I romanzi di Jane Austen sono tutti più o meno romantici, ma qui l'amore viene mostrato in maniera più originale, come frutto di macchinazioni e manipolazioni, o comunque accompagnato da esse. Ovviamente alla fine l'amore autentico trionfa per tutti, blablabla.
  • Società, reputazione e pregiudizi. Come sempre, anche qui l'autrice fa un bel ritratto della società del tempo, mettendo in mostra i pregiudizi verso i più poveri, ma anche la pietà nei loro confronti.
  • Intelligenza e solitudine. Emma è dichiaratamente intelligente, la sua intelligenza viene più volte lodata e sottolineata in tutto il romanzo e la distingue da ogni altro personaggio (anche degli altri romanzi). A quanto pare, Jane Austen pensa e ci ricorda che l'intelligenza è fonte di solitudine, proprio perché non è così diffusa. Emma è circondata da persone che ama, ma che non saranno mai all'altezza del suo intelletto. Inoltre, c'è da dire che lei stessa non lo usa sempre in modo appropriato.
  • Vecchiaia e gioventù. Sembra che i personaggi del romanzo siano suddivisi in modo netto tra vecchi e giovani, e la cosa triste è che non si capisce bene dove si collochi Emma, sebbene abbia solo 21 anni. Vive con l'anziano padre, ha a che fare spesso con persone più grandi di lei e ha ben poche occasioni di socializzare con i suoi coetanei. Insomma, è abbastanza sprecata.

Le descrizioni fisiche dei personaggi di Emma sono carenti, di alcuni non si sa fino a alla fine come siano fatti. I caratteri invece sono molto chiari, spesso anche esasperati. Sono ben evidenti la vivacità, il buonsenso, la saggezza, la dolcezza e tutte le caratteristiche attribuite a ognuno di loro, e soprattutto a cosa tengono e a cosa no.
Emma è la mia preferita tra le protagoniste di Jane Austen, è molto più viva delle altre, intelligente e di carattere vivace, intraprendente e smaniosa di fare. In più, come ho detto, a differenza delle altre si evolve nel corso della storia.
Amo anche il signor Knightley, a sua volta il miglior personaggio maschile dell'autrice. Molto meglio di Darcy, a mio modesto parere.

Lo stile di Jane Austen è sempre molto piacevole, scorrevole ed elegante, anche se non mancano parti noiosissime grazie alla sua abitudine di sottolineare, anche molto lungamente, la frivolezza della società borghese.
Non ho trovato descrizioni degne di nota, mentre sono più notevoli i dialoghi, perché caratterizzano bene i personaggi e sono, appunto, indicativi di come molti di loro siano concentrati su cose del tutto irrilevanti e frivole. Sono spesso infarciti di vuotezza e inutilmente prolissi, mille parole quando se ne potrebbe usare una sola. In particolare i monologhi della signorina Bates, che parla per pagine e pagine senza mai dire nulla di rilevante.
I più interessanti sono gli scambi tra Emma e il signor Knightley, l'unico che la rimproveri e la "educhi", cercando di renderla una persona migliore, a differenza degli altri che la ritengono già perfetta.
Come ho già detto a proposito di Persuasione, io non sono una grande fan di Jane Austen, ma se proprio volete leggerla io vi consiglio questi due romanzi, piuttosto che Orgoglio e Pregiudizio.

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HUNGER GAMES – Suzanne Collins

Hunger Games - Suzanne Collins
Titolo: Hunger Games
Autore: Suzanne Collins
Traduttore: F. Paracchini, S. Brogli
Copertina flessibile: 418 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo: 12,35 €

Hunger Games di Suzanne Collins appartiene a un genere che non amo leggere, perciò mi ero sempre rifiutata di farlo. Non so perché a un certo punto mi sia venuta la curiosità, comunque l'ho letto e non mi è dispiaciuto, anche se non mi ha entusiasmata e non leggerò il seguito.
È soprattutto un romanzo crudele, non solo perché è pieno di violenza, ma perché è psicologicamente crudele, nei confronti dei personaggi – quasi privati della loro umanità (che tuttavia sopravvive) – e anche del lettore.
Elenco alcuni temi molto velocemente, perché sono sicura che tutti conosciate la storia meglio di me.
  • Famiglia, in senso ampio. Appartenenza a un gruppo, a una casta sociale, a uno dei distretti in cui è suddivisa la nazione di Panem.
  • Depressione, morte e lutto.
  • Povertà.
  • Guerra e sopravvivenza.
  • Amore, amicizia, solidarietà vs competizione.
  • Vendetta vs gratitudine.

I personaggi di Hunger Games lasciano a desiderare, ma questo era prevedibile. Le descrizioni fisiche sono buone, mentre la caratterizzazione è affidata a una sola qualità per ciascuno, che viene dichiarata più che mostrata (per esempio uno è coraggioso, uno è buono, uno è furbo e così via).
Katniss, la protagonista, è relativamente ben fatta. Le sue emozioni e reazioni, o la loro assenza (intenzionale), sono chiare e hanno conseguenze sui suoi comportamenti, cosa che non si può dire degli altri.
Un altro personaggio che ho apprezzato e che risulta particolarmente chiaro è quello di Rue, descritta con una certa attenzione anche nel suo modo di fare, i suoi atteggiamenti e movimenti.

Lo stile non è proprio notevole, ma devo dire che è discreto. È scorrevole come in ogni young adult, ma non troppo povero o banale. La scrittura è abbastanza curata (nei limiti del possibile) ma anche vuota, priva di significati; la narrazione non manca di pathos, o almeno non sempre. A tratti è doloroso, ma alcuni avvenimenti oggettivamente drammatici vengono raccontati come fatterelli quotidiani.
I dialoghi sono abbastanza decenti, si percepiscono le emozioni dei personaggi e la loro rassegnazione, mentre le descrizioni non hanno nulla di notevole.
Il mio entusiasmo è scarso perché io non amo il genere, ma per chi invece lo apprezza è una lettura che ritengo valida.

VENT'ANNI DOPO – Alexandre Dumas

Vent'anni dopo - Alexandre Dumas
Titolo: Vent'anni dopo
Autore: Alexandre Dumas
Traduttore: L. Premi
Copertina rigida: 951 pagine (due romanzi)
Editore: Newton Compton Editori (2016)
Prezzo: 9,40 €

Vent'anni dopo di Alexandre Dumas è il seguito dei Tre moschettieri, e rispetto a quello mi è piaciuto un po' meno. È anche meno incentrato sulle figure dei moschettieri, che in alcune lunghe parti sono del tutto assenti. In ogni caso è un'altra lettura godibilissima, scorrevole e mai noiosa.
I temi sono un po' quelli già visti nel primo libro, in particolare:
  • Amicizia. Quella tra i moschettieri è sopravvissuta a vent'anni di separazione, anche se all'inizio sembra incrinata; qui sono perfino rivali, almeno da un punto di vista politico. Alquanto tristi le riflessioni su come l'amicizia cambi con l'età, ma del resto temo di essere abbastanza d'accordo. Le amicizie giovanili sono ben diverse da quelle adulte.
  • Politica, potere, valori e fedeltà, ai sovrani ma anche a certi ideali. Qui la politica ha un peso maggiore che nel primo libro, forse pure eccessivo a tratti. Del resto stiamo parlando di un romanzo storico, e i riferimenti alla situazione del periodo sono necessari.
  • Vendetta. Anche questa è forse più presente qui che nel primo libro, e anzi si ricerca proprio la vendetta per quanto avvenuto vent'anni prima, che del resto continua a tormentare la coscienza di tutti (tranne Porthos, che è scemo. Vedi più avanti).
  • Amore filiale e genitoriale. Su questo non dirò nulla per non fare spoiler.
  • Ovviamente intrighi, segreti e menzogne, ingredienti fondamentali dei romanzi di Dumas.

Per quanto riguarda i personaggi, le descrizioni sono perfette, ognuno ha i suoi modi e i suoi atteggiamenti personali, ma i quattro protagonisti mi hanno lasciata un po' perplessa perché, sì, hanno ancora le loro personalità ben definite, ma le ho trovate esasperate fino all'eccesso. In particolare Porthos incarna ormai lo stereotipo dell'energumeno grande, grosso e stupido, che si fa strada a suon di pugni, tipo Bud Spencer nei suoi film cult. Athos – che resta il mio preferito – ha smesso di essere un ubriacone e in compenso si avvicina a una santità poco verosimile. Mi piaceva di più quand'era infelice. D'Artagnan, ovviamente, sempre un infantile manipolatore presuntuoso.
Gli altri personaggi sono ben fatti: Grimaud, per esempio, ha una personalità e un modo di fare che lo rendono interessante; Beaufort è piuttosto divertente; Mazzarino è viscido e irritante; Mordaunt fa venire voglia di prenderlo a sprangate. Insomma, non certo dei personaggi anonimi o insignificanti.

Infine lo stile. Come ho detto, anche questo romanzo è molto scorrevole e trascinante, e in particolare i dialoghi, come già nei Moschettieri, rendono la lettura molto più immediata e veloce. Anche le descrizioni sono molto nitide, a volte raccapriccianti, sembra perfino di sentire i rumori. Non mancano brani commoventi, soprattutto un paio di discorsi di Athos, ma neanche parti un po' noiose, troppo politiche per i miei gusti.
Tuttavia in questa edizione, che comprende entrambi i romanzi, tradotti dalla stessa persona, la trascrizione di Vent'anni dopo è davvero pessima. È pieno, pieno di refusi e le virgole sono usate proprio a caso.
Senza dubbio consiglio sia I tre moschettieri sia Vent'anni dopo, ma forse sarebbe meglio scegliere un'altra edizione.

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UCCELLI DI ROVO – Colleen McCullough

Uccelli di rovo - Colleen McCullough
Titolo: Uccelli di rovo
Autore: Colleen McCullough
Traduttore: B. Oddera
Copertina flessibile: 558 pagine
Editore: Bompiani (2003)
Prezzo: 11,40 €

Uccelli di rovo di Colleen McCullough è un romanzo scritto molto bene, infatti sin dall'inizio mi è sembrato promettente. Poi ho cambiato idea.
Segue le vicende della famiglia Cleary, costituita perlopiù da uomini. Da ciò si evince quanto vari possano essere i temi. Tra i più incisivi citerei:
  • Differenze sociali, di genere, sessismo e discriminazioni di vario tipo. Anche i personaggi più elogiati, descritti come buoni e rari e unici ecc. sono in realtà degli ignoranti pieni di pregiudizi e molto maschilisti (comprese le donne).
  • Lavoro e denaro, onore e reputazione. I Cleary sono poveri e lavorano sodo, poi le loro sorti si risollevano ma in ogni caso passano tutta la vita a lavorare, anche quelli che potrebbero evitarlo.
  • Guerra, politica e religione. Competizioni tra uomini e anche con Dio.

I personaggi li avrei presi (quasi) tutti a pugni. Cominciamo dalle cose positive: le descrizioni fisiche sono favolose, e anche la caratterizzazione è buona, sono tutti molto credibili. Tuttavia quelli che si distinguono positivamente sono ben pochi.
Gli uomini sono quasi tutti terribili, sebbene si ripeta quanto sono bravi e buoni e belli. Padre Ralph sembra un maniaco e pure pedofilo.
Le donne sono pochissime e in particolare Meggie è pessima. Innanzi tutto è stupida; finché è una ragazzina la sua ingenuità può essere comprensibile, ma a una certa età essere ancora così idiote è imperdonabile. Mette gli uomini al centro del mondo, lo scopo della sua esistenza è avere figli e poi, quando li ha, non se ne prende cura adeguatamente. Ma non importa, quel che conta è che possa essere orgogliosa di aver "rubato" qualcosa ai suoi uomini! (Soprattutto il maschio, della femmina chi se ne frega.) Inoltre sembra isterica, fa la martire e poi sfoga il suo egocentrismo con scatti d'ira in cui dice cose senza senso, accusa gli altri e si mette in competizione con Dio perché le porta via tutti gli uomini importanti per lei. Ma magari scegliti qualcuno che non sia un prete, cretina! Che personaggio vomitevole.
Sua figlia Justine è la mia preferita, l'unica con un minimo di carattere e di intelligenza, e infatti tutti la odiano, mentre amano suo fratello Dane che è noiosissimo.
Insomma, NO. Non ci siamo.

Lo stile, per fortuna, è molto bello. La scrittura è scorrevole e coinvolgente, tiene viva l'attenzione nonostante i fatti siano fastidiosi. Le descrizioni – della natura, degli incendi – sono bellissime, con similitudini particolari. I dialoghi sono ben fatti e caratterizzanti, ma a volte troppo filosofici, soprattutto quando sono coinvolti Ralph e altri membri del clero. Arrivano a essere poco credibili.
A tratti si sfiora la blasfemia, dato che Meggie preferisce insultare Dio piuttosto che autoflagellarsi come meriterebbe.
Grazie al cielo c'è Justine, e almeno le scene in cui compare lei, i dialoghi in cui parla lei, danno il colore che manca a tutto il resto. Comunque troppo poco per salvare il romanzo.
Infine, la passione e l'amore di cui dovrebbe essere intriso non mi sono arrivati e in generale mi ha emozionato ben poco. Insomma, io non lo consiglierei.

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LE SETTE SORELLE – Lucinda Riley

Le sette sorelle - Lucinda Riley
Titolo: Le sette sorelle
Autore: Lucinda Riley
Traduttore: L. Maldera
Copertina flessibile: 576 pagine
Editore: Giunti Editore (2015)
Prezzo: 9,90 €

Le sette sorelle di Lucinda Riley è un romanzo storico che mi è piaciuto, tanto che probabilmente leggerò il resto della saga; tuttavia non è certo un capolavoro, anzi ha parecchi difetti e ho diverse critiche da muovere.
La trama è coinvolgente e lo rende un romanzo perfetto da leggere per pura evasione. Tra i temi trattati:
  • Scoperta di sé, attraverso la propria storia. Si tratta infatti della storia di Maia, che intraprende un lungo viaggio alla scoperta delle proprie origini. Adottata da Pa' Salt come le sue cinque sorelle (dovrebbero essere sette in totale, ma la settima non c'è), scoprirà la storia della sua famiglia d'origine, e lati di sé stessa che non sapeva di avere.
  • Libertà e indipendenza, tra i tesori più preziosi che Maia troverà nel suo percorso.
  • Arte. La storia di Izabela, antenata di Maia, si svolge in parte nella Francia bohémienne degli anni venti, tra architetti e scultori (realmente esistiti) e altri artisti vari. La costruzione del Cristo Redentore ha una particolare importanza in questa storia.
  • Amore, piuttosto tragico: non corrisposto, oppure sacrificato in nome di altre cose, come la famiglia, le convenzioni o la reputazione.

I personaggi sono descritti in maniera discreta, sia fisicamente sia caratterialmente; il problema è che i caratteri vengono per l'appunto solo descritti a parole, non realmente mostrati. Se non, forse, attraverso i contenuti dei discorsi (ma, anche lì, è solo quello che dicono, non come lo dicono). Anche quei personaggi che dovrebbero essere più vivi – in particolare Bel, che viene descritta come un uragano di passione, un leone in gabbia – risultano in realtà fin troppo docili e scialbi, stereotipati e poco incisivi.
Quelli che un po' si fanno notare sono, come sempre, i personaggi più negativi: CeCe per la sua antipatia, Luiza per la sua cattiveria compiaciuta. Niente di che, comunque.

Lo stile è molto scorrevole e semplice, ma non particolarmente trascinante. Anzi, più che semplice direi sempliciotto, banale, per niente elegante; contiene errori e periodi formulati senza troppa cura.
Le descrizioni perlomeno sono buone, abbastanza precise; i dialoghi non hanno nulla di notevole, ma rendono la narrazione più immediata.
Il romanzo è pieno di stereotipi: gli italiani sono caldi e passionali, i francesi sono artisti eccentrici e superficiali, i portoghesi sono amichevoli e alla mano e così via. Insomma.
Riassumendo: da un punto di vista tecnico Le sette sorelle è pieno di difetti, ma per intrattenimento è una lettura molto piacevole.

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PERSUASIONE – Jane Austen

Persuasione - Jane Austen
Titolo: Persuasione
Autore: Jane Austen
Traduttore: A. L. Zazo
Copertina flessibile: 340 pagine
Editore: Mondadori (2002)
Prezzo: 9,50 €

Persuasione è uno dei migliori romanzi di Jane Austen e, non a caso, uno dei meno letti. Come sottolineato da gente ben più competente e autorevole di me – tra cui Virginia Woolf, nello scritto incluso in questa edizione –, è l'ultimo romanzo scritto dall'autrice e si differenzia dai precedenti per la sua maturità. È più romantico e molto introspettivo: qui non sono tanto i balli e le vicende dei personaggi a farla da padrone, quanto le emozioni e i pensieri di Anne Elliot, protagonista della storia.
Principali temi:
  • Persuasione (ma va'). Anne si è praticamente rovinata la vita sottomettendosi all'influenza degli altri e mettendo da parte i suoi sogni. Per fortuna recupera (con dieci anni di ritardo, ma sono dettagli).
  • Tempo. Altra grande differenza rispetto ai romanzi precedenti: in nessun altro viene data tanta importanza né al tempo che passa (qui assolutamente centrale) né al periodo storico, a cui Persuasione fa spesso riferimento.
  • Denaro, prestigio, reputazione, apparenze, pregiudizi e compagnia bella. Come al solito, Jane Austen ritrae perfettamente la società del suo tempo (che poi non è tanto diversa dalla nostra), in cui la ricchezza e i titoli sono di fondamentale importanza per distinguere le persone perbene da quelle, ecco... povere. O semplicemente meno ricche.
  • Amore, quello romantico e quello familiare. Con il primo, malgrado certe decisioni infelici, Anne avrà alla fine più fortuna, mentre il secondo è totalmente assente nella sua vita. Non ricordo altre eroine austeniane così maltrattate e poco considerate dalla propria famiglia.

I personaggi sono descritti molto bene, nell'aspetto e, soprattutto, negli atteggiamenti e nei modi di fare. Le loro personalità risultano ben chiare anche se non sono particolarmente approfondite (o profonde). Mary spicca tra tutti per il suo vittimismo, che la rende difficile da sopportare sebbene vi siano personaggi moralmente peggiori di lei, come William Elliot, subdolo e del tutto privo di empatia o di coscienza, e la signora Clay, un po' più innocua ma pur sempre una vipera. Tutti i personaggi sono nettamente divisi tra buoni e cattivi, anche se la maggior parte sono solo superficiali e noncuranti.
Anne si distingue dagli altri, per la sua superiorità intellettuale e morale, e in generale per la sua vita interiore, attorno a cui ruota tutto il romanzo. Tuttavia potrebbe risultare a tratti noiosa, forse per questo è meno amata delle altre protagoniste di Jane Austen. Sembra anche che l'autrice ci abbia messo molto di sé stessa, per la cronaca.

Lo stile di Jane Austen è apprezzabile soprattutto per la sua ironia. Mentre tutti parlano di grandi storie d'amore, per me il maggior pregio dell'autrice è proprio il suo farsi beffe dell'amore, in genere superficiale o fondato sulla convenienza, e delle "tecniche di corteggiamento" standard diffuse in società.
La scrittura è scorrevole ma anche elegante. La punteggiatura mi è sembrata un po' confusa, le frasi a volte troppo lunghe.
I dialoghi sono caratterizzanti, rendono i personaggi più vivi e comprensibili, ma spesso sono anche vuoti e noiosi, incentrati su banalità, proprio perché vuoti sono i personaggi. La narrazione si sofferma spesso su particolari frivoli e inutili, proprio perché, appunto, Jane Austen amava sottolineare ironicamente la superficialità delle interazioni sociali.
Quando Anne partecipa alla conversazione troviamo però anche dei contenuti validi, e in particolare mi riferisco al discorso, nella parte finale, sulla costanza dei sentimenti maschili e femminili. Anne è molto saggia.
Consiglierei la lettura del romanzo? Mettiamola così: io non sono un'amante di Jane Austen, ma di sicuro fareste molto meglio a leggere Persuasione che non Orgoglio e Pregiudizio, ecco.

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L'AVVERSARIO – Emmanuel Carrère

L'Avversario - Emmanuel Carrère
Titolo: L'Avversario
Autore: Emmanuel Carrère
Traduttore: E. Vicari Fabris
Copertina flessibile: 169 pagine
Editore: Adelphi (2012)
Prezzo: 16,15 €

L'Avversario di Emmanuel Carrère è un libro che mi è decisamente piaciuto. Non avevo nemmeno intenzione di leggerlo, ho letto la prima pagina per caso e mi sono subito sentita spinta a continuare.
Si tratta di uno studio del caso Jean-Claude Romand, criminale mitomane che ha assassinato genitori, moglie e figli per "proteggersi" dalle sue stesse menzogne. Allegria.
Il mio breve riassunto preannuncia già i temi:
  • Il crimine è il fulcro della vicenda, e non si tratta nemmeno solo degli omicidi, ma di tutto quello che viene prima. Gli omicidi attuati da Romand, infatti, sono in fondo "solo" un modo per ovviare a tutto il resto, a tutte le menzogne, gli imbrogli, i furti che ha perpetrato per diciotto anni ai danni di tutte le persone nella sua vita.
  • Aspettative sociali e inadeguatezza. A quanto pare, tutte le costruzioni di Romand nascono dal suo senso di inadeguatezza, dall'impossibilità di rispondere alle aspettative. Sembra perfino depresso, ma è poi la verità? Man mano che si procede nella lettura si comincia a pensare che tutto in lui sia falso; qualsiasi stato d'animo e sentimento smette di essere credibile.
  • Manipolazione, per l'appunto. Una volta condannato e in condizione di doversi "giustificare", Romand fa ampio uso della religione per perorare la sua causa e mostrare il suo pentimento. E c'è perfino chi gli crede. Ma, di nuovo, chi può dire davvero se sia autentico o meno?

Per quanto riguarda i personaggi, ho trovato le descrizioni fisiche insufficienti, eppure nonostante questo risultano ben chiari e visibili, si arriva a conoscerli e a simpatizzare con loro. Mi sono perfino sentita molto in sintonia con Romand, fino a un certo punto. Ma poi tutto degenera: dopo un po' risulta essere solo uno schifoso manipolatore e tale resta fino alla fine, quando vorrebbe far credere di star espiando le sue colpe. Forse manipola anche se stesso, non si capisce nemmeno se creda davvero in quello che dice oppure no.
Tutti sembrano caratterizzati soprattutto da quello che fanno. Non sorprende, quindi, che Romand si costruisca una vita immaginaria in cui ha almeno lo stesso successo di tutta la sua cerchia di conoscenze. A lungo andare, però, ho trovato tutti un po' stereotipati.

Lo stile è il miglior pregio del libro. La scrittura, come ho detto, mi ha catturata già alla prima pagina. È così coinvolgente e di facile lettura che ho deciso senza dubbio di leggere a breve qualcos'altro di Carrère.
Tuttavia non riesco a trovare particolari pregi tecnici. Il lessico, le descrizioni e i dialoghi non mi hanno colpito in alcun modo, non saprei spiegare perché mi abbia coinvolto così tanto, perché in realtà non c'è niente di notevole. Ho solo avuto per tutto il tempo questa sensazione di godermi la lettura e voler continuare a leggere.
In ogni caso L'Avversario è un libro che consiglio e che penso potrebbe soddisfare un po' tutti i gusti.

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