L'ABBAZIA DI NORTHANGER – Jane Austen

L'abbazia di Northanger - Jane Austen
Titolo: L'abbazia di Northanger
Autore: Jane Austen
Traduttore: E. Grillo
Copertina rigida: 192 pagine
Editore: Newton Compton Editori (2015)
Prezzo: 4,65 €

L'abbazia di Northanger è il romanzo meno noto di Jane Austen e, secondo Malcolm Skey, "non è mai stato il preferito di nessuno". Bene, sapete che vi dico? È il mio preferito. Perché è il più divertente e ironico di tutti, o almeno quello in cui l'ironia è più esplicita, dato che si tratta di una vera e propria parodia insieme del romanzo d'amore e del romanzo gotico, i generi più diffusi e amati del tempo.
I temi sono comunque i soliti di Jane Austen:
  • Società, in primis. Come in ogni suo romanzo, l'autrice offre qui uno spaccato della società del suo tempo, e in questo caso lo fa appunto con ironia tagliente, quasi sprezzante. Le interazioni si basano su convenzioni affettate e, soprattutto, sulla posizione sociale delle persone coinvolte. Matrimoni e accordi vari, manco a dirlo, totalmente a convenienza.
  • Come dicevo prima, letteratura e romanzi. Jane Austen prende in giro i generi più popolari, e al contempo critica chi critica i romanzi; e spesso i critici sono gli stessi romanzieri. Insomma, l'annosa questione per cui i romanzi sarebbero solo passatempi per donnicciole, mentre i saggi sarebbero nutrimento per l'intelletto.
  • Amicizia. In particolare vengono messe a confronto due tipi di amicizia o, per meglio dire, di amici. Da una parte i Thorpe, con cui la protagonista Catherine stringe rapporti basati su falsità e manipolazioni varie, e dall'altra i Tilney, che si dimostreranno amici onesti e sinceri nonostante le avversità.
  • Amore, ovviamente. Anche se qui lascia un po' l'amaro in bocca: non poteva mancare il lieto fine, ma per qualche motivo l'autrice ci tiene a sottolineare che l'amore di Henry per Catherine è fondato sulla gratitudine, ovvero lui l'ama perché lei ama lui. Una cosa piuttosto triste e ben poco romantica.

I personaggi sono ben fatti e, in particolare, i Thorpe sono tra i più antipatici che si possano incontrare in un romanzo. In quanto molto verosimili, risultano doppiamente antipatici: Isabella è una vipera, falsa in modo vergognoso; suo fratello John un cafone intollerabile, da prendere a pedate in bocca.
Catherine è piuttosto stupida, ma almeno lo è in maniera esplicita e umile. E anche suo fratello James si dimostra un povero allocco facilmente manipolabile. Comunque li si perdona per la loro bontà e ingenuità.
Henry Tilney mi è piaciuto molto: credo sia il più ironico e fantasioso tra i protagonisti maschili della Austen.

Il punto forte dello stile è proprio l'ironia, che rende questo romanzo divertente e molto meno noioso degli altri dell'autrice.
Anche qui, comunque, non mancano i soliti dialoghi frivoli e incentrati su dettagli e fatti inutili e per niente interessanti, soprattutto quando sono coinvolti i fratelli Thorpe. Convenevoli e falsità senza fine, arricchiti dalle cafonate di John. Tutta un'altra cosa rispetto ai dialoghi che vedono invece coinvolti i Tilney, i quali parlano anche di letteratura, storia e arte, e in toni molto più eleganti.
È un peccato che, tra i romanzi dell'autrice, questo sia praticamente ignorato. Io vi consiglio di leggerlo.

Eccovi diverse edizioni: https://amzn.to/31gLLN9

NON È LUI – Sophie Hannah

Non è lui - Sophie Hannah
Titolo: Non è lui
Autore: Sophie Hannah
Traduttore: S. Lauzi
Copertina flessibile: 439 pagine
Editore: Garzanti (2011)
Prezzo: 10,35 €

In giro leggo pareri molto discordanti sui libri di Sophie Hannah, molti si lamentano ma io – da lettrice occasionale e non esperta di thriller – la trovo fantastica. Non è lui è, tra i suoi libri, il terzo che ho letto e tutti mi hanno coinvolto, incuriosito, spinto alla lettura anche quando stavo crepando di sonno.
Credo che spesso non ci sia molto altro da dire sui thriller, perché il loro unico compito è quello di intrattenere e creare suspense, non sono destinati a lasciare qualcosa (per quanto mi riguarda). Infatti non ero certa di voler recensire questo libro, lo faccio solo perché mi ha colpito il modo in cui è trattato il tema principale, ovvero la maternità. Siamo tutti abituati a madri che elogiano i loro figli anche se non sono niente di speciale, che celebrano il miracolo della vita, che ti considerano una merda se non vuoi figli e così via. Ebbene, in questo libro la maternità viene trattata come, ecco... una schifezza. Una cosa orribile di cui ogni madre non necessariamente vorrebbe liberarsi, ma comunque un pensierino ce lo fa volentieri. Viene perfino sottolineata l'"omertà" relativa alla maternità, il fatto che nessuno dica realmente come stanno le cose. Ho apprezzato moltissimo tutto questo.

I personaggi non sono molto interessanti, perché comunque quello che conta è la trama, gli eventi, chi se ne frega della psicologia dei personaggi.
Un minimo di spessore ce l'hanno solo i cattivi, ovvero il colpevole con la sua follia (perché solo di questo si può parlare) e, soprattutto, le madri che si lamentano dei figli; una in particolare. Una donna che esprime i propri sentimenti negativi verso la figlia, la frustrazione che prova nella vita di tutti i giorni a causa della libertà perduta, i limiti imposti alla sua esistenza dal suo essere madre... Tutto ciò la rende ai miei occhi molto interessante.

Infine, lo stile di Sophie Hannah è molto scorrevole, appunto adatto a un thriller. I capitoli si alternano tra il punto di vista della protagonista e quello della polizia che conduce le indagini. Il libro è il terzo della serie Spilling CID, perciò oltre alle indagini ci sono anche le vicende personali dei detective da seguire. Ma qui, a parte un gran colpo di scena, succede ben poco da quel punto di vista.
In dialoghi e descrizioni non ho trovato nulla di notevole. È il classico libro da spiaggia, insieme a tutta la serie, che io continuerò a leggere.

Ovviamente consiglio di cominciare dal primo, in ogni caso Non è lui è qui: https://amzn.to/2NSO6Ya

IL FANTASMA DELL'OPERA – Gaston Leroux

Il fantasma dell'Opera - Gaston Leroux
Titolo: Il fantasma dell'Opera
Autore: Gaston Leroux
Traduttore: M. Grasso
Copertina rigida: 283 pagine
Editore: Newton Compton Editori (2015)
Prezzo: 4,90 €

Il fantasma dell'Opera di Gaston Leroux è uno dei miei libri preferiti al mondo e non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, dato che è un grande classico. Ma, a dire il vero, secondo me è sottovalutato e dovrebbe essere letto molto di più.
È un romanzo gotico ambientato all'interno del teatro dell'Opera a Parigi, e oltre a tutti gli elementi tipici del genere (misteri, personaggi inquietanti, suspense ecc.) contiene anche parti ironiche e umoristiche.
Temi principali:
  • Arte e musica. Come ho detto e come dice il titolo stesso, il romanzo è ambientato all'Opera di Parigi, e i protagonisti sono la giovane cantante Christine Daaé e il cosiddetto fantasma dell'Opera, il mostruoso Erik che, senza mostrare il volto deforme o anche solo la propria presenza fisica, seduce la ragazza spacciandosi per "l'angelo della musica" e impartendole lezioni che le daranno la fama che merita. E tante altre cose non proprio piacevoli.
  • Solitudine. Erik è un reietto, vive isolato dal resto del mondo perché la società l'ha rifiutato – a partire dalla madre sin dal momento della sua nascita – a causa della sua mostruosità. Conseguenze naturali di tutto ciò sono vendetta, follia, odio per l'umanità – oltre che per sé stesso.
  • Amore, ovviamente. Da una parte c'è l'amore di Christine e Raoul che, a dirla tutta, risulta alquanto noioso e banale, per quanto normale e "sano". Dall'altra c'è invece l'amore disperato e totalizzante di Erik, fatto di ricatti e manipolazione, gelosia e possesso, vendetta, lacrime, sangue e morte.

I personaggi, a confronto con Erik, sono tutti scialbi. Le descrizioni sono buone e anche i caratteri sono definiti, le emozioni molto chiare, soprattutto il turbamento che tutti, in qualche misura, provano nel corso della storia.
Raoul sembra un bamboccio capriccioso e petulante, oltre che un rammollito, e Christine è fin troppo buona e ingenua. Tutti sono letteralmente eclissati dalla personalità di Erik e dalle sue sfaccettature. Formalmente gentile ed educato finché nessuno gli mette i bastoni tra le ruote, poi terribilmente egoista e vendicativo. Inquietante e pazzo, resta comunque il migliore per intelletto e personalità, in tutto superiore al resto della banale umanità che lo circonda.

Lo stile è ovviamente fantastico, la scrittura elegante e ricca ma anche scorrevole e varia, perché l'autore usa registri e punti di vista diversi. Nel complesso è davvero molto coinvolgente e trascinante, anche grazie alla trama che non annoia mai.
Le descrizioni sono perfette, a volte macabre, e i dialoghi mettono in evidenza le personalità di chi parla e soprattutto le emozioni, i sentimenti, il tormento, la paura. Ma, come ho detto, non mancano nemmeno l'umorismo e il ridicolo, mescolando così tragedia e commedia.
La parte finale, che dovrebbe essere il clou della vicenda, per me è quella meno coinvolgente: tutta la tensione è prima, e cresce fino ad arrivare appunto a quello che dovrebbe essere il momento di maggior tensione, ma in cui personalmente mi sono sentita meno partecipe.
Resta il fatto che Il fantasma dell'Opera è per me un capolavoro, e non capisco perché non sia amato quanto altri classici molto più banali. L'edizione Newton Compton costa pochissimo ed è pure in offerta adesso, perciò leggetelo.

ROBIN HOOD – Alexandre Dumas

Robin Hood - Alexandre Dumas
Titolo: Robin Hood
Autore: Alexandre Dumas
Traduttore: L. Lamberti
Copertina flessibile: 293 pagine
Editore: Einaudi (2016)
Prezzo: 10,45 €

Io Robin Hood lo conoscevo solo tramite il film Disney, e quello di Alexandre Dumas è molto diverso. Tanto per cominciare non è una volpe, prima delusione. Scherzi a parte, ho davvero in testa l'immagine dei personaggi Disney, perciò è stato difficile adeguarmi alle descrizioni del libro. E all'inesistenza di Lady Cocca.
Si tratta del classico romanzo in cui gli uomini accorrono per salvare le fanciulle da altri uomini e i temi sono i soliti di Dumas, cioè il valore e il coraggio degli uomini, l'onore (e l'inutilità) delle donne, la vendetta e, appunto, l'amore romantico e servizievole, l'adorazione e la "schiavitù" (da che cosa lo lascio immaginare a voi) che spingono tutti questi baldi giovini a correre in aiuto delle loro donzelle in pericolo.

Le descrizioni dei personaggi sono ottime e dettagliate come sempre, e anche i caratteri sono ben visibili anche se, come per d'Artagnan, il protagonista mi è risultato ben poco simpatico: a parole è pieno di qualità, ma poi nei fatti non c'è nulla che lo renda un minimo interessante.
Riguardo agli altri, dico spesso che i cattivi sono i migliori; bene, in questo caso non lo sono affatto. Il barone/sceriffo di Nottingham è uno dei personaggi più odiosi che abbia mai incontrato. Completamente incoerente, non sa nemmeno lui che cosa voglia, però lo vuole. Che fastidio.
Frate Tuck è anche lui ben diverso da quello Disney, e come prete lascia un po' perplessi. Little John somiglia a Porthos dei Tre moschettieri, anche lui un energumeno che si fa strada lanciando in aria qualsiasi essere umano gli ostacoli il passaggio. (Ma rispetto a Porthos mi è piaciuto di più.)
Le donne sono del tutto irrilevanti.

Relativamente allo stile, ho poco da aggiungere a quanto già detto su Dumas. La scrittura è piacevolissima, molto scorrevole e si lascia leggere con facilità, nonostante il linguaggio formale del tempo.
In particolare i dialoghi si dilungano in formule di cortesia e giri di parole per dire anche cose molto semplici, ma questo è a suo modo affascinante, o tutti i classici sarebbero già stati dimenticati. Sono anche molto sdolcinati: gli uomini dichiarano il loro amore con ricchezza di parole e perifrasi così arzigogolate da risultare – oggi – poco credibili. In ogni caso a me piace molto lo stile di Dumas.
Come per gli altri suoi romanzi, anche la lettura di Robin Hood è stata un piacere. Se non questo libro in particolare, vi consiglio comunque di leggere Alexandre Dumas (padre, ovviamente).

Robin Hood lo trovate qui: https://amzn.to/3f0ZJYd

LA MORTE DI IVAN IL'IC – Lev Tolstoj

La morte di Ivan Il'ic - Lev Tolstoj
Titolo: La morte di Ivan Il'ič
Autore: Lev Tolstoj
Traduttore: Duchessa D'Andria
Copertina flessibile: 72 pagine
Editore: Gingko Edizioni (2015)
Prezzo: 6,99 €

La morte di Ivan Il'ič è un racconto breve ma molto denso del buon vecchio Lev Tolstoj, il quale dimostra come sempre una grande conoscenza della natura umana.
I temi trattati sono relativi alla morte e alla malattia, vissute da prospettive diverse. Da una parte abbiamo la moglie, i figli, i presunti amici, che sin dal primo capitolo – cioè al funerale del povero Ivan – mostrano spietatamente (al lettore) il loro atteggiamento frivolo, soltanto infastidito dalle incombenze che la morte comporta, dagli obblighi e le convenzioni; qualcuno mostra anche soddisfazione, se la morte di Ivan Il'ič gli risulta vantaggiosa. Dall'altra abbiamo, nei capitoli successivi, la storia di un malato che si vede sottrarre la vita da sotto il naso, che ha avuto soddisfazioni che si rivelano ormai effimere e senza significato. Abbiamo la solitudine di una persona che avrebbe bisogno almeno di compassione, ma non può averla perché gli altri sono vivi e in salute, estranei alla morte e ormai anche a lui.

Tolstoj è un maestro nello studio dei personaggi: le descrizioni fisiche sono spettacolari, in particolare – ahimè – quella del cadavere, di cui mostra perfino l'espressione facciale.
Per il resto, non mancano i dettagli su posture e gesti, ma soprattutto quello che emerge sono gli atteggiamenti dei personaggi di fronte alla morte (altrui): la stupidaggine con cui l'affrontano, la falsità dei sentimenti ostentati, la tristezza obbligata. In realtà ognuno pensa a sé stesso, e semmai si preoccupa della propria morte, che prima o poi dovrà arrivare.
Non so per quale motivo, nei romanzi/racconti russi, così spesso i mariti odino le mogli. Come se odiare la moglie fosse una buona norma sociale, un obbligo dettato dalla loro cultura.

Per quanto riguarda lo stile, è abbastanza inutile commentare Tolstoj. Mi pare superfluo dire che il racconto è ovviamente scritto benissimo, la prosa è elegante, le descrizioni ottime, piene di dettagli e si soffermano su particolari in apparenza irrilevanti che invece condensano una miriade di informazioni utili. Tolstoj è davvero uno di quegli autori bravissimi a mostrare, più che a dire.
I dialoghi sono anch'essi molto ben studiati, mettono bene in luce la falsità dei personaggi, nonché le loro vere intenzioni. Infine, l'angoscia del protagonista è perfettamente rappresentata e passa al lettore, che si ritrova a identificarsi con Ivan, a sentire tutta la sua solitudine.
Va be', leggete Tolstoj, che vi fa bene.

Qui diverse edizioni del racconto: https://amzn.to/2PsniPy

LA MORTE DELLA PIZIA – Friedrich Dürrenmatt

La morte della Pizia - Friedrich Dürrenmatt
Titolo: La morte della pizia
Autore: Friedrich Dürrenmatt
Traduttore: R. Colorni
Copertina flessibile: 68 pagine
Editore: Adelphi
Prezzo: 7,60 €

La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt è un romanzo completamente diverso da quello che mi aspettavo. È molto ironico ed è una rivisitazione alquanto irriverente di tradizioni e personaggi molto cari agli antichi Greci.
Tanto per cominciare, proprio l'oracolo e la funzione della Pizia vengono ridicolizzati, in quanto Pannychis – appunto la Pizia protagonista della storia –, ormai vecchia, confessa di aver sempre e solo inventato tutti i messaggi "divini" che ha consegnato a chiunque l'abbia consultata, e mette perfino in discussione l'esistenza degli dèi. In particolare, l'oracolo di cui si parla è quello che riguarda Edipo, con relativi genitori e la Sfinge. Infatti, mi duole dirlo, un altro tema è quello dell'incesto.
Quello che c'è di buono, a mio parere, è il tentativo di riportare la volontà divina a delle scelte e responsabilità che sono in realtà personali.

Nessuno dei personaggi mi ha colpito. O meglio, forse dovrei dire che Giocasta mi ha fatto un po' senso, le sue spiegazioni sui rapporti incestuosi con Edipo mi hanno alquanto disgustata e la dicono lunga sulla sua personalità. Voglio dire che è caratterizzata solo attraverso il suo racconto di quella particolare vicenda.
Per il resto, le personalità dei personaggi non sono molto rilevanti, ma tutti sono furbi e corrotti. La personalità della stessa Pannychis non è molto approfondita, ma il succo del discorso sta nel suo prendersi gioco delle tradizioni, del suo stesso lavoro e di tutti i personaggi che l'hanno consultata, bevendosi le sue invenzioni come se fossero profezie divine.

Nemmeno lo stile mi ha colpito molto. È scorrevole e ironico, forse pure troppo: compaiono termini decisamente troppo moderni rispetto all'ambientazione (in particolare "kitsch") e, anche se la cosa può far sorridere, scade nel ridicolo. Mi è parso che volesse essere divertente senza riuscirci sul serio.
Come ho detto, i racconti di Giocasta mi hanno abbastanza disgustata, ma non ho trovato nient'altro di notevole. Il romanzo però è molto breve, quindi si legge facilmente, non è mai pesante né noioso. È una lettura piacevole e originale, va bene per evasione ma non aspettatevi molto altro.

Ecco il link d'acquisto: https://amzn.to/2LWobji

LE ORE – Michael Cunningham

Le ore - Michael Cunningham
Titolo: Le ore
Autore: Michael Cunningham
Traduttore: I. Cotroneo
Copertina flessibile: 169 pagine
Editore: Bompiani (2004)
Prezzo: 11,40 €

Le ore di Michael Cunningham è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Secondo me l'hanno letto in troppo pochi, e il film non gli rende per niente giustizia.
Si tratta di tre vite, o meglio tre precisi momenti delle vite di tre donne (tra cui Virginia Woolf), in qualche modo collegati dalla letteratura e le rose gialle.
Tra i temi trattati:
  • Letteratura, appunto, che ha un ruolo fondamentale per tutte e tre le protagoniste e che in un certo senso le salva, è un rifugio. Anche se non può fare miracoli, ahimè.
  • Autostima, aspettative e obblighi sociali, inadeguatezza e fallimento. Tutte e tre le protagoniste vogliono disperatamente qualcosa e si sentono fallite perché non l'ottengono. E tutte e tre fuggono da questa sensazione orribile, dalle aspettative degli altri, ognuna in un modo diverso.
  • Depressione, suicidio. Va be', Virginia Woolf la conoscete tutti. Ma neanche Laura Brown scherza, e non a caso è uno dei miei personaggi preferiti di sempre.
  • Amore, e soprattutto la sua assenza. "C'è così poco amore nel mondo."

I personaggi sono perfettamente visibili, chiari, le descrizioni fisiche scarseggiano ma, quando ci sono, sono molto efficaci.
Per il resto sono vivi, anche quando sono depressi e vogliono morire, sono fasci di emozioni e pensieri veicolati in maniera esemplare. Soprattutto la paura. E, nel caso di Clarissa, l'amore esagerato, stranamente verosimile, per tutto ciò che la circonda, comprese le persone.
Come ho detto, Laura Brown è per me un bellissimo personaggio, a cui mi sento molto legata, ma anche in Virginia e in Clarissa ho visto parti di me, le ho capite, le ho amate.

Lo stile è meraviglioso. Una scrittura stupenda, poetica, ricercata ed elegante, curatissima.
I dialoghi (ma anche i monologhi, i flussi di pensieri e sentimenti) sono ottimi, definiscono ulteriormente le personalità dei personaggi.
Le descrizioni sono anch'esse molto curate, con dettagli a cui sarebbe facile non pensare affatto, ma Michael Cunningham per fortuna ci pensa e arricchisce così il suo romanzo di realtà.
Io amo questo libro e mi è molto caro, non posso fare altro che consigliarlo. Ma vi avverto anche che, nel caso in cui non doveste sentirvi partecipi, potrebbe risultarvi noioso. Non è un libro da leggere per evasione.

A quanto pare l'edizione che ho io non si trova più, ma c'è questa: https://amzn.to/31wlzj5

ALLY NELLA TEMPESTA – Lucinda Riley

Titolo: Ally nella tempesta
Autore: Lucinda Riley
Traduttore: S. Reggiani, L. Taiuti
Copertina flessibile: 656 pagine
Editore: Giunti Editore (2018)
Prezzo: 9,60 €

Ally nella tempesta di Lucinda Riley è il secondo libro della serie Le sette sorelle, e mi è piaciuto più del primo.
Le storie sono ovviamente tutte simili: Pa' Salt, l'uomo che le ha adottate e che ha dato a ognuna di loro il nome di una stella delle Pleiadi, è morto, e in ogni libro una delle sorelle – in questo caso appunto la seconda, Alcyone detta Ally – va alla ricerca delle proprie origini seguendo gli indizi lasciati dall'uomo prima della sua morte.
Nonostante io mi senta molto simile a Maia, protagonista del primo libro, il secondo mi ha coinvolto di più da un punto di vista emotivo, forse perché, nonostante io sia siciliana, so che mi sentirei più a casa in un paese nordico e freddo e sono sempre stata affascinata proprio dalla Norvegia, dove Ally trova le sue origini. In alcuni momenti mi ha perfino commosso il suo riconoscere parti di sé che non sapeva di avere, mi sono immaginata in un luogo del genere e l'ho sentito molto mio. Ma a voi di questo non frega niente.
Parliamo dunque di altri temi:
  • Coraggio vs paura. Ally è una leader, considerata la più coraggiosa delle sorelle, e si trova costretta ad affrontare con grande forza una serie di sciagure che metterebbero alla prova chiunque.
  • Musica. Se la storia di Maia era legata soprattutto all'architettura e alla scultura, quella di Ally è invece legata alla musica. A questo punto suppongo che le storie di tutte le sorelle saranno legate a quelle di grandi artisti. In questo caso è Edvard Grieg.
  • Denaro e libertà. Le ragazze hanno la fortuna di essere ricche e, in quanto tali, libere di fare praticamente qualsiasi cosa. Da poveraccia quale sono, trovo abbastanza snervante leggere con quanta facilità programmino viaggi da un giorno all'altro e possano permettersi qualsiasi capriccio.
  • Guerra e nazismo, che riguardano solo una parte della storia, piccola ma rilevante.
E poi i temi ovvi che la trama comporta: famiglia (particolare attenzione è dedicata alla maternità), morte e lutto, identità e ricerca di sé.

Riguardo ai personaggi, le descrizioni fisiche sono buone ed esaurienti. Ally mi è piaciuta molto anche se non ho assolutamente nulla in comune con lei; la sua personalità emerge con chiarezza, così come quella di Theo, uno dei personaggi maschili più importanti. Anche le personalità delle altre sorelle sono rese in modo chiaro, sebbene compaiano per poco.
Ho trovato Grieg poco credibile, ma è una questione di trama, non di costruzione del personaggio. Trovo poco saggio prendere un personaggio conosciuto come lui e calarlo in situazioni non documentate storicamente: la mia mente si inceppa sull'inverosimiglianza. La stessa storia, con un generico musicista famoso senza nome, mi sarebbe risultata più credibile.
Purtroppo, visti anche i periodi storici, ci sono un sacco di vecchi squallidi che si innamorano di ragazzine.

Sullo stile non c'è granché da dire. È molto scorrevole e piacevole da leggere, la lunghezza del romanzo non pesa per nulla. Ci sono delle parti di cui non mi importava nulla, riguardo alla navigazione e le gare di vela, eppure non mi sono annoiata per niente.
Descrizioni e dialoghi sono decenti ma non hanno nulla di speciale, anzi alcuni personaggi (Theo in particolare) parlano in modo vagamente antiquato nonostante la giovane età. Mi chiedo se sia colpa della traduzione.
In ogni caso Ally nella tempesta mi ha tenuto compagnia per una decina di giorni, ed è stato per me una lettura estremamente piacevole.

Potete acquistarlo qui: https://amzn.to/32kqVhH

NON TI CREDO – Sophie Hannah

Non ti credo - Sophie Hannah
Titolo: Non ti credo
Autore: Sophie Hannah
Traduttore: S. Lauzi
Copertina rigida: 378 pagine
Editore: Garzanti (2009)
Prezzo: 9,40 €

Ho letto Non ti credo di Sophie Hannah diversi anni fa, e di solito non rileggo i thriller, perché non c'è gusto quando sai già tutto. Ho riletto questo perché lo ricordavo come uno dei migliori thriller che avessi mai letto, e confermo la mia idea. Dato che si tratta del secondo volume della serie Spilling CID (ma può essere letto come libro indipendente senza alcun problema, come ho fatto io la prima volta), nel frattempo ho letto anche il primo, Non è mia figlia, anch'esso un ottimo thriller che tocca temi interessanti – ma Non ti credo resta a mio parere migliore.
Alcuni temi:
  • Fiducia e tradimento. Il romanzo ci sbatte in faccia una verità che tutti preferiremmo ignorare: faremmo meglio a non fidarci mai di nessuno, perché proprio le persone che più amiamo, quelle che ci sono più vicine, possono farci il male peggiore.
  • Misoginia e violenza sessuale. È su questo che vertono le indagini del sergente Charlie Zailer e del detective Simon Waterhouse (protagonisti dell'intera serie), perché il criminale ricercato è uno stupratore seriale che ha violentato diverse donne, più o meno con le stesse modalità ma affinate nel tempo.
  • Lavoro e successo, quello delle vittime. Lo stupratore sceglie infatti le sue prede tra una serie di donne indipendenti, con lavori di prestigio, spesso libere professioniste o comunque con carriere importanti e molto proficue.
  • Amore, trattato davvero con molto pessimismo. Amore per le persone sbagliate, non corrisposto, cieco e capace di giustificare le azioni più abiette.

I personaggi sono descritti bene, con molti dettagli, e anche le loro personalità sono descritte più che mostrate. Inoltre sembra che tutti siano o patetici, e quindi deboli, o aggressivi, e quindi "forti" (si fa per dire). Comunque nel complesso li ho trovati ben fatti ed efficacemente ambigui, considerato anche che in genere nei thriller non si presta molta attenzione alla caratterizzazione, perché la parte importante è costituita dagli eventi.
Naomi, protagonista della vicenda nonché voce narrante di alcuni capitoli, non mi è risultata molto simpatica, sembra illogica e presuntuosa, ma per fortuna alla fine rinsavisce un minimo.

Ho apprezzato lo stile che, come sempre nei thriller (almeno in quelli buoni), è molto scorrevole e coinvolgente, incuriosisce e spinge a continuare la lettura. In realtà si potrebbe parlare di stili al plurale, perché i capitoli sono suddivisi tra il racconto di Naomi in prima persona e le indagini della polizia (e anche le vite private dei detective).
Le descrizioni sono buone, i dialoghi funzionali alla narrazione ma non particolarmente notevoli. Una cosa che mi ha stranito è l'uso continuo di imperativi, come se tutti si dessero ordini a vicenda. Non so se sia un "problema" della traduzione o se fosse intenzionale da parte dell'autrice.
In ogni caso la vicenda è molto ben orchestrata e crea la giusta suspense dovuta da un thriller. Consiglio la lettura agli amanti del genere senza ombra di dubbio.

Link d'acquisto: https://amzn.to/2ZVuGHJ

LA CATTEDRALE DEL MARE – Ildefonso Falcones

La cattedrale del mare - Ildefonso Falcones
Titolo: La cattedrale del mare
Autore: Ildefonso Falcones
Traduttore: R. Bovaia
Copertina rigida: 642 pagine
Editore: TEA (2017)
Prezzo: 10 €

La cattedrale del mare è il libro più famoso di Ildefonso Falcones, che tutti avevano già letto tranne me. È un romanzo appassionante, una lettura molto piacevole, ma non un capolavoro.
È piuttosto lungo e percorre praticamente tutta la vita di Arnau, dalla sua nascita alla vecchiaia, quindi tocca moltissimi temi. Eccone alcuni:
  • Società medievale. La cattedrale del mare è un romanzo storico: racconta della costruzione della basilica Santa Maria del Mar a Barcellona, avvenuta nel medioevo, e dipinge un quadro di quel periodo storico. Troviamo quindi il vassallaggio, la schiavitù e tutte quelle istituzioni che in breve legittimavano abusi, razzismo, pregiudizi e violenza gratuita. La condizione della donna è particolarmente difficile da digerire, non solo per la sottomissione d'obbligo nei confronti di padri, mariti e uomini in generale, ma soprattutto per la ricorrenza delle violenze sessuali. Legali, per giunta. E a tal proposito:
  • Legge e (in)giustizia. La cosiddetta "giustizia" medievale fa accapponare la pelle; la corruzione e la finta moralità di cui il romanzo è pieno, incarnate da alcuni personaggi in particolare, arrivano a livelli vomitevoli.
  • Religione, fede, eresia. Altri temi tipicamente medievali, tanto più che, appunto, si parla della costruzione di una chiesa. E la Madonna ha un significato molto particolare per il protagonista.
Tra gli altri, infine, troviamo politica, economia e il solito, onnipresente amore.

Le descrizioni fisiche dei personaggi non sono molto approfondite, più che altro vengono sottolineati specifici dettagli – per esempio gli occhi castani di Aledis – ma di molti non si sa nemmeno se hanno, chessò, capelli scuri o chiari.
I comportamenti sono invece abbastanza definiti, anche se in molti casi sono obbligati, soprattutto nella prima parte, in cui i servi della gleba sono costretti a sottomettersi alle volontà dei signori. Bernat è un personaggio ben fatto: si percepiscono la sua volontà ferma, la sua determinazione e le sue priorità.
I bambini sono spesso più definiti degli adulti, in particolare Joanet, che a sei anni dimostra più carattere di tanti altri, e Margarida, che già da piccola manifesta la sua natura da vipera.
Ho apprezzato Aledis, anche lei un'insopportabile manipolatrice sin da piccola, ma è forse il personaggio che si evolve maggiormente – migliorando – nella storia. In realtà anche Joan cambia molto, ma in peggio.

Riguardo allo stile, il racconto coinvolge ed è ben scritto. Descrizioni e dialoghi non hanno nulla di eccezionale, ma nel complesso sono buoni. Alcune descrizioni sono molto realistiche e, in quanto tali, ributtanti, come quelle relative alla peste, ma anche alle torture, le frustate e altre cose altrettanto amene.
Ho trovato molto bello il modo in cui Bernat parla al figlio, pieno di premura, attenzione e amore, in un romanzo in cui moltissimi personaggi sono dei bruti o, perlomeno, dei manipolatori il cui scopo è danneggiare o umiliare gli altri.
Riassumendo, La cattedrale del mare è una lettura molto appassionante che può tenere buona compagnia per parecchio tempo, e può soddisfare un po' tutti i gusti.

Lo trovate qui: https://amzn.to/2ActJlB