Titolo: L'assassinio
di Roger Ackroyd
Autore: Agatha
Christie
Traduttore: G. M.
Griffini
Copertina
flessibile: 236 pagine
Editore: Mondadori
(19 giugno 2017)
Prezzo online: 10,20
€
Voto: ***
Nonostante la sua
fama, io ho scoperto Agatha Christie da relativamente poco. Dopo aver letto Assassinio sull'Orient Express ho deciso di leggere tutti i libri con
Poirot.
Anche se i dettagli cambiano,
trame e personaggi nei libri della Christie sono più o meno sempre quelli. Ci sono un
contesto, un delitto, un investigatore (in questo caso Poirot,
appunto) che studia il caso e alla fine giunge a una soluzione grazie
alla sua intelligenza superiore.
Gli intrecci sono
elaborati, tanto che io faccio sempre uno schemino con tutti i
personaggi, e a volte disegno gli ambienti, altrimenti mi perdo. La
prima parte di ogni romanzo è infatti abbastanza confusionaria,
perché vengono presentati tutti i personaggi, esposti gli eventi
salienti e Poirot si mette a studiare piccoli indizi apparentemente
insignificanti. Il bello viene dopo.
A fare la
differenza, tra un romanzo e l'altro, è il finale. Ecco perché ero
curiosa di leggere questo libro: ne avevo più volte sentito parlare
come di un capolavoro, con un finale sorprendente e così via. E devo
dire che da questo punto di vista mi ha deluso perché, finora, è
l'unico libro di cui sono riuscita a identificare l'assassino. In
questo senso, invece, il migliore è stato Poirot a Styles Court. Quello sì che mi ha sorpreso.
Poirot parla
sempre delle sue "celluline grigie" e delle sue "piccole
idee"; è un personaggio molto presuntuoso e pieno di sé, ma riesce ad esserlo in modo simpatico.
Degli altri
personaggi, invece, non saprei cosa raccontarvi perché sono
sì ben descritti, ma caratterizzati a stento. È il genere
letterario che lo impone: a chi importa della psicologia dei
personaggi? Ciò che conta è la dinamica dei fatti, le deduzioni
dell'investigatore.
Il solito
collaboratore di Poirot, Hastings, è in questo romanzo assente. Al
suo posto troviamo il dottor Sheppard, che è anche voce narrante e
sembra un tantino più sveglio di Hastings.
Infine ci sono gli
altri investigatori che, paragonati a Poirot, sembrano sempre degli
imbecilli – come succede anche con Sherlock Holmes, che è anche
più presuntuoso.
Lo stile di
Agatha Christie è sempre molto piacevole, scorrevolissimo e adatto
al genere, perché non annoia e rende molto semplice arrivare alla
fine senza neanche accorgersene. Tuttavia voglio precisare che ho
trovato L'assassinio di Roger Ackroyd un po' più lento
rispetto ad altri suoi libri. Man mano che Poirot comincia a
far luce sui misteri diventa più interessante e incalzante, ma si
tratta solo dell'ultima parte del romanzo. Insomma, non è uno dei miei preferiti ma vale comunque la pena di leggerlo.
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