L'UOMO CHE RIDE – Victor Hugo

L'uomo che ride - Victor Hugo
Titolo: L'uomo che ride
Autore: Victor Hugo
Traduttore: D. Feroldi
Copertina flessibile: 720 pagine
Editore: Mondadori
Prezzo: 8,41 €

I romanzi di Victor Hugo sono degli assoluti capolavori. L'uomo che ride non è il mio preferito, ma è meraviglioso.
Elencare i temi sarebbe un lavoro infinito, vi dirò solo le cose fondamentali. A partire dal titolo si fa riferimento a questo riso, un riso che non è per niente felice, al contrario. Un riso che è una condanna, che è imposto e mostruoso, la beffa della società e in particolare dei ricchi nei confronti dei poveri, degli agiati nei confronti degli infelici. Un riso che può essere causa di morte. Hugo ha usato questo riso simbolico per dire un'infinità di cose.
Questo riso esprime la desolazione universale. Questo riso significa odio, silenzio forzato, rabbia, disperazione. Questo riso è il frutto delle torture. Questo riso è un riso coatto.
Altro tema fondamentale è l'identità; un'identità quasi inesistente, rubata, ricercata per tutto il tempo e introvabile, anche quando Gwynplaine, il protagonista, scopre di essere chi è. Ritrova il suo nome e le sue origini ma, senza il suo volto, non può ritrovare la sua identità.
Ancora, l'amore: quello vero, puro, profondo, che consiste nel salvarsi a vicenda e a cui il desiderio non si accompagna, ma anzi si contrappone.
Alcuni altri temi: l'orrore dell'umanità, la morte (descritta nei minimi, spaventosi dettagli), politica e vita di corte, invidia, vendetta, ingiustizia (sempre presente in Hugo).

I personaggi dell'Uomo che ride hanno sentimenti autentici: perfino quelli confusi o non consapevolmente percepiti (nel caso dei bambini, per esempio) sono descritti con precisione estrema.
Ho apprezzato soprattutto Ursus e Barkilphedro.
Ursus è sarcastico e odia tutto il mondo, mi ha fatto tante volte sorridere senza essere affatto comico. È burbero ma in fondo è buono e i suoi sentimenti, che cerca di negare, sono a tratti commoventi. È, tra tutti, quello che dice le cose più intelligenti.
Barkilphedro è l'esatto opposto. Una persona orribile e falsa, ma descritta e dipinta con maestria, con pensieri, emozioni e obiettivi molto dettagliati. Resto sempre impressionata dagli autori che mostrano di conoscere così bene la natura umana.

Lo stile è magnifico. Questo libro è scritto in maniera sublime già dalla prima pagina. La prima parte è anche inaspettatamente ironica.
Le descrizioni sono spettacolari, molto precise e piene di dettagli. Ogni parola è scelta con cura e certe frasi, certe metafore, contengono filosofie, verità, emozioni in pochissime parole. L'orrore, l'ansia e l'angoscia (ma anche la confusione) sono descritti con sensibilità e immancabilmente trasmessi al lettore.
I dialoghi sono diretti, nudi. Spesso si tratta di botte e risposte monosillabiche, in certi punti sembra di leggere un dialogo teatrale più che un romanzo.
Il difetto che devo segnalare è la prolissità. Hugo è sempre prolisso, ma in questo libro in particolare si ha spesso la sensazione che stia solo ripetendo le stesse cose all'infinito per riempire spazio.
In ogni caso io lo amo. Poi fate voi.
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