LE FOGLIE CADUTE – Wilkie Collins

 

Le foglie cadute - Wilkie Collins

Titolo: Le foglie cadute

Autore: Wilkie Collins

Traduttore: Daniela Paladini

Editore: Newton Compton Editori (2018)

Copertina rigida: 379 pagine

Prezzo: 4,65 €


Ho scoperto da poco Wilkie Collins e vorrei averlo conosciuto prima. Le foglie cadute è stato il mio primo approccio con l'autore ed è stata una lettura talmente piacevole da convincermi a leggere altre sue opere (con cui è andata pure meglio).

Alcuni tra i temi affrontati nel romanzo:

  • Matrimonio, tra convenienza e amore. Tema presente pressoché in tutti i libri che leggo, a quanto pare. Come al solito abbiamo le convenzioni sociali, la posizione, il prestigio e il denaro da una parte, il vero amore dall'altra. Quando c'è.

  • Onore, soprattutto quello delle donne. Siamo in epoca vittoriana e, per una donna, la reputazione è tutto. Soprattutto lo è per la sua famiglia e per tutti quelli che la circondano.

  • Maternità. Tema che mi irrita alquanto, ma qui è trattato con tutta la delicatezza del caso e le vicende sono toccanti quanto basta per apprezzare i comportamenti delle madri in questione.

  • Perdita, lutto e compensazione. Mi pare di aver capito che perdite e ricongiungimenti – e tutte le ricerche correlate di persone scomparse e sim. – siano molto presenti nei romanzi di Collins, ma io ne ho letti ancora solo due, quindi non saprei. In ogni caso qui ci sono.

  • Politica, e in particolare il socialismo. Non ho nulla da dire a riguardo, sappiate solo che c'è.


Riguardo ai personaggi, le descrizioni fisiche sono molto chiare, e per fortuna lo sono anche i caratteri, specie i lati negativi. Nonostante ciò, per quanto mi riguarda nessun personaggio ha davvero lasciato il segno.

Mrs Farnaby è descritta come piena di difetti insopportabili ma al contempo irresistibile. Per me è una contraddizione, ma so che non funziona così per tutti. In ogni caso è il personaggio di maggior spicco, il più approfondito e sfaccettato.

Amelius dovrebbe essere bello e affascinante, ma a me è sembrato piuttosto anonimo.

Regina sembra più viva, ma anche lei (o meglio, la sua descrizione e rappresentazione) risulta contraddittoria: sembra forte e diretta, perfino acida, ma viene definita timida e debole. E come lei anche Sally, che è definita dolce e servizievole ma (a me) risulta invece molto fastidiosa e molesta.


Lo stile di Wilkie Collins mi piace davvero molto e riesce a coinvolgermi e tenere vivo il mio interesse anche a lungo. La scrittura è semplice e molto scorrevole, ma per niente scialba. Questo romanzo si dipana anche attraverso registri diversi, perché il racconto si alterna con le lettere dei personaggi, e quindi anche le voci narranti sono diverse: c'è quella principale, che parla in terza persona, e quelle dei singoli personaggi, che parlano ovviamente in prima persona e raccontano i fatti dal loro personale punto di vista.

In generale si tratta di un modo di scrivere e raccontare molto coinvolgente e mai noioso, soprattutto quando si entra nel vivo della storia. Ma già dall'inizio cattura l'attenzione senza difficoltà.

Insomma, io vi consiglio di leggere questo o altri libri di Collins, soprattutto se il vostro scopo è l'evasione.


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NERVE – Jeanne Ryan

Nerve - Jeanne Ryan

 

Titolo: Nerve

Autore: Jeanne Ryan

Traduttore: I. Ghisletti

Editore: Newton Compton (2017)

Ebook: 211 pagine

Prezzo: 4,99 €


Nerve di Jeanne Ryan è stato per me una delusione su tutta la linea. Al di là del mio gusto personale, la qualità di questo romanzo è oggettivamente scarsa da qualsiasi punto di vista. Compresa la trama, che non riesce affatto a essere "adrenalinica" come promette.

I temi ruotano tutti intorno all'adolescenza. In particolare è molto presente la sfera dell'autostima: in quanto adolescente, la protagonista Vee sente molto forte la paura di non piacere, il bisogno di essere accettata e approvata dagli altri, di soddisfare le aspettative, di dimostrare qualcosa e di conformarsi. Vive molto male il fatto di essere considerata diversa (che poi è solo una sua paranoia). In più, ovviamente, ci sono amore e amicizia, che in generale possono essere molto profondi anche nell'adolescenza, ma non lo sono affatto in questa storia.


I personaggi sono pietosi, sul serio. Le descrizioni fisiche sono appena sufficienti, il resto decisamente no.

In particolare la protagonista è stupida e del tutto vuota, lamenta il fatto di essere diversa dagli altri suoi coetanei ma non lo è affatto, ha solo più paura dei giudizi e quindi non lo manifesta con la stessa libertà. Non ha personalità, e anche il suo partecipare al gioco non è mai davvero un mettersi alla prova in modo costruttivo, ma sempre e solo un modo per attirare l'attenzione, unito al desiderio di vincere premi idioti che – anche quelli – possano migliorare il suo status sociale (per esempio delle scarpe alla moda, per intenderci). Insomma, io capisco che questo bisogno possa essere forte a quell'età, ma un minimo di spessore e personalità puoi già averli anche prima della pubertà, eh.

Ovviamente, nonostante tutto questo e nonostante le sue paranoie, in realtà tutti la amano, perché figuriamoci. Alla fine, in modo davvero poco verosimile, si rivela all'improvviso la più intelligente e furba di tutti. Come no.


Lo stile non è niente di particolare, ma per fortuna è semplice e coinvolgente quanto basta per rendere scorrevole la lettura.

I dialoghi sono di una banalità immane, al limite del ridicolo, e rendono ancora più palese l'inesistente personalità dei personaggi. A rimetterci è in particolare Sydney, che parla in un modo che la fa sembrare arrabbiata e acida anche quando non lo è.

Nulla, in questo libro, mi ha suscitato la benché minima emozione (irritazione a parte). Le prove sostenute da Vee non sono per niente interessanti e non si riesce nemmeno a immedesimarsi e partecipare delle sue difficoltà; perfino la prova finale, che dovrebbe tenere il lettore col fiato sospeso e in ansia per i personaggi, sembra sconclusionata e senza significato. Come al solito, comunque, io dovrei smetterla di leggere libri destinati a un target molto più giovane di me. Sarà quello il problema.


Non consiglierei questo libro a nessuno, ma se volete è qui: https://amzn.to/3t4SyWJ

UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARÀ UTILE – Peter Cameron


 

Titolo: Un giorno questo dolore ti sarà utile

Autore: Peter Cameron

Traduttore: G. Oneto

Editore: Adelphi (2010)

Copertina flessibile: 206 pagine

Prezzo: 10,45 €


Ho riletto Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron per la quinta volta. Da ciò potete evincere quanto io lo ami e, dunque, quanto io sia di parte. Nonostante ciò, devo avvisarvi che in realtà questo romanzo, e soprattutto il suo protagonista, possono risultare davvero odiosi a persone relativamente sane e che hanno superato l'adolescenza con serenità.

Tra i temi trattati compaiono:

  • Adolescenza, per l'appunto. E anche sessualità, dato che sono due temi inseparabili. Gran parte della trama e dell'indagine del personaggio principale dipendono proprio dalla sua sessualità, da come la vive lui e da come la vivono gli altri. Perché, nonostante la sessualità di un individuo sia esclusivamente affare suo, tutti sappiamo che la gente non perde mai occasione per stare zitta.

  • Tutti quei disagi – per non dire disturbi – spesso legati all'adolescenza, soprattutto se sei un disadattato: ansia, depressione, mal di vivere e così via. A proposito di ciò, viene affrontato anche il tema della psicoterapia e – cosa che apprezzo moltissimo, anche se non dovrei dirlo – della sua inutilità.

  • Amore, in diverse forme, più o meno disfunzionali. E poi, se vogliamo, quelli che dovrebbero essere gli ingredienti delle relazioni sane: la gentilezza, la correttezza, tutte queste amenità che l'autore, in modo indiretto ma neanche tanto, suggerisce saggiamente.


Riguardo ai personaggi, James è protagonista e voce narrante, perciò tutti gli altri sono delle sue proiezioni, o comunque vengono presentati attraverso le sue interpretazioni.

Le descrizioni fisiche sono quasi del tutto assenti; a essere descritti o elencati sono soprattutto i difetti. I genitori di James, come anche la terapeuta, o almeno i loro atteggiamenti, sono molto chiari ma, appunto, sono interpretati dallo stesso James. È tutto molto soggettivo e quello che vediamo è solo il modo in cui lui percepisce gli altri, ovvero come delle persone che vogliono "guarirlo" e cambiarlo, che non lo accettano per com'è.

Del resto, è lo stesso James a non accettare sé stesso. È un personaggio a mio parere molto ben fatto; il suo disagio è palpabile, lui è triste e odia tutto, rimugina sulle cose, è estremamente introverso e ansioso, molto severo con sé stesso. Odia gli altri perché si odia. Come al solito mi arrogo il diritto di diagnosticargli un disturbo psichiatrico: il disturbo evitante di personalità. Forse anche un'occasionale psicosi.


Lo stile è bello, caratterizzato da una scrittura triste e riflessiva, contemplativa, da una profonda introspezione che però non risulta pesante. È scorrevole e a tratti anche divertente, pur esponendo tutti i pensieri e le emozioni di James, che di certo non sono leggeri: c'è un senso di desolazione e solitudine che può essere apprezzato da chi lo conosce bene, e risultare invece noiosissimo per chi non lo capisce.

Anche le descrizioni, ovviamente, sono corredate dalle sue impressioni e sensazioni, che quindi passano al lettore.

I dialoghi sono necessari e quindi frequenti, chiariscono le interazioni e le dinamiche di relazione che mettono James in difficoltà così grandi, il modo in cui lui si pone nei confronti degli altri, e infatti in gran parte dei dialoghi gli altri sembrano tutti degli idioti, perché è così che lui li giudica. È il suo modo di difendersi. In particolare i dialoghi con la dottoressa sono scoraggianti: lui fa di tutto per peggiorare le cose con una cocciutaggine alquanto infantile, ma neanche lei scherza.

Il tutto è permeato da un umorismo tragico e amaro. Fa ridere, ma in modo triste. Capisco che tutto questo non sia molto invitante, ma per me Un giorno questo dolore ti sarà utile è un romanzo bellissimo, che quindi consiglierei senza ombra di dubbio.


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LA CAMERA AZZURRA – Georges Simenon

 

Titolo: La camera azzurra

Autore: Georges Simenon

Traduttore: Marina Di Leo

Editore: Adelphi (2008)

Copertina flessibile: 153 pagine

Prezzo: 11,40 €


Tutti parlano benissimo di Georges Simenon, ma io non sono particolarmente colpita. Tanti anni orsono avevo letto Betty e non mi era piaciuto; con La camera azzurra è andata leggermente meglio, ma in ogni caso non mi ha lasciato nulla e penso lo dimenticherò presto.

Sarò breve, perché secondo me non c'è molto da dire.

Tra i temi, in particolare:

  • Matrimonio e contorni vari, cioè adulterio, (eventuale) amore, gelosia. Tutta la vicenda è incentrata sulla relazione extraconiugale tra i protagonisti Tony e Andrée.

  • Vendetta e follia, che metto insieme perché in questa storia sono strettamente collegate. I personaggi – in particolare Andrée, ma non solo – non hanno tutte le rotelle a posto, quindi anche le ragioni e i metodi delle loro vendette sono alquanto, come dire, eccessivi.

A parte questo, mi hanno infastidito gli stereotipi sugli italiani: per noi la famiglia è la cosa più importante, facciamo un sacco di bambini e così via. Okay.


I personaggi, da un punto di vista estetico, sono descritti ottimamente. E anche i caratteri sono chiari: come ho detto sono alquanto folli e, nella loro follia, sono molto credibili. Tony sembra poco definito, ma in maniera intenzionale: è proprio la sua personalità che è indefinita, e anzi è un merito dell'autore essere riuscito a renderla indefinita in maniera così chiara.


Lo stile non è male. La scrittura è scorrevole e coinvolgente e, insieme alla trama, fa quanto basta per rendere gradevole la lettura e tenere viva la curiosità del lettore.

Le descrizioni sono belle e molto sensoriali: non sono vivide solo le immagini, ma anche gli odori e i rumori, così il lettore è più coinvolto e si sente parte di quel contesto. Il che non è sempre piacevole, ma è comunque un bene e un merito che bisogna riconoscere a qualsiasi romanzo e/o autore riesca a farlo.

I dialoghi, infine, rendono ancora più chiare le personalità dei personaggi, in particolare la confusione e la vuotezza di Tony e la follia di Andrée, che risulta a tratti quasi inquietante.

In definitiva La camera azzurra è un buon romanzo, ma secondo me è sopravvalutato.


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PAURA – Stefan Zweig

Paura - Stefan Zweig
Titolo: Paura
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: S. Montis
Copertina rigida: 151 pagine (3 romanzi)
Editore: Newton Compton Editori (2016)
Prezzo: 4,90 €

Paura è a mio parere uno dei romanzi più belli di Stefan Zweig, in particolare per il tipo di tensione che trasmette, quasi alla stregua di un thriller.
La paura è la grande protagonista di questa storia. Una paura angosciante, ossessiva e, al contempo, eccitante: una paura che dà una scossa alla vita monotona e noiosa di Irene Wagner e che, in qualche modo, le insegna ad apprezzare tutte le cose belle che ha.
Tra gli altri temi troviamo il matrimonio e l'adulterio – Irene è un'adultera che tenta di sfuggire alla routine del suo scialbo matrimonio –, il denaro e lo status sociale, sui quali si fondano le minacce della sua persecutrice.

Ancora una volta, i personaggi di Zweig (o meglio, il personaggio) sono coacervi di sentimenti ed emozioni incredibilmente sfaccettati e precisi in tutte le loro sfumature. In particolare qui troviamo appunto paura, ansia, tensione, angoscia, disperazione, ma anche il risveglio di un amore e un entusiasmo a lungo sopiti.
Anche le descrizioni fisiche sono precise e dettagliate (soprattutto quelle del marito Fritz, che Irene si ritrova spesso a osservare come per la prima volta), le espressioni facciali rese in maniera vivida.

Riguardo allo stile, forse qui Zweig addirittura si supera, grazie al ritmo estremamente incalzante, alla tensione di cui è intrisa la scrittura e che, di conseguenza, cresce anche nel lettore. Ci si ritrova catapultati in strada insieme a Irene, a guardarsi intorno con circospezione, ad affrettare il passo per sfuggire alla minaccia, e allo stesso tempo a desiderare di incapparci di nuovo.
I dialoghi sono pochi ma significativi, ogni scambio tra i personaggi è rilevante ai fini della trama. Ma per la maggior parte del tempo Irene è sola con sé stessa e il proprio tumulto interiore.
Lo ripeto per l'ennesima volta: nessuno scrive come Zweig.

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TONIO KRÖGER – Thomas Mann

Tonio Kroger - Thomas Mann
Titolo: Tonio Kröger
Autore: Thomas Mann
Copertina flessibile: 186 pagine
Editore: Einaudi (2016)
Prezzo: 9,50 €

A me Tonio Kröger di Thomas Mann non è piaciuto. Mi ha annoiato tantissimo e la lettura è stata faticosa nonostante la brevità del testo. Non sarei nemmeno in grado di riassumerlo, perché della trama non mi è rimasto nulla, a parte gli amori non corrisposti dei primi due capitoli. Scriverò due parole, ma non ho molto da dire.
Il tema principale è (suppongo) la solitudine. Tonio si affeziona a persone ben diverse da lui, che di conseguenza non lo accettano o almeno non pienamente, perché lui risulta strambo e non abbastanza conformista per i loro gusti. È un originale, per così dire, e di conseguenza se ne starà solo per tutta la vita.

I personaggi del racconto sono piuttosto antipatici: sono appunto dei pecoroni tutti uguali, che amano "divertirsi" e disprezzano Tonio perché ha una vita e delle preferenze più intellettuali delle loro, e viene perciò percepito come noioso e scialbo.
Le descrizioni fisiche in compenso sono molto dettagliate, e del resto la forma in generale è decisamente la parte più apprezzabile del racconto.

Lo stile infatti è meraviglioso. Il libro è scritto divinamente, le descrizioni sono accuratissime e molto minuziose, la scrittura è spettacolare.
Uno stile davvero molto ricco e bello, che pare sprecato per un contenuto così noioso e pretenzioso. Tantissimi anni fa ho letto Morte a Venezia, e credo proprio che Thomas Mann non faccia per me. Comunque ci riproverò ancora.
Tuttavia Tonio Kröger resta un libro che non consiglierei, mi dispiace.

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LA CASA DI CARTA – Carlos María Domínguez

La casa di carta - Carlos María Domínguez


Titolo: La casa di carta
Autore: Carlos María Domínguez
Traduttore: M. Nicola
Copertina flessibile : 85 pagine
Editore : Sellerio (2011)


La casa di carta di Carlos María Domínguez non ha niente a che vedere con la serie TV, ed è anche molto triste doverlo precisare.

È un romanzo brevissimo che tutti gli amanti dei libri dovrebbero leggere, perché è proprio questo il tema intorno a cui ruota tutto. La letteratura, l'amore totalizzante per i libri, una passione che sfocia nell'ossessione. Il modo in cui i libri possono cambiare la vita, determinandone gli eventi. Inclusa la morte.


I personaggi sono quasi inesistenti. Sono funzionali al racconto di una storia, quella di Carlos Brauer, che è quindi l'unico rilevante. Ma è assente, e la sua storia viene raccontata da altri.

C'è una sua descrizione fisica, mentre l'aspetto di tutti gli altri rimane quasi del tutto ignoto. Le descrizioni sono molto vaghe (nonché inutili), e in realtà anche i caratteri sono accennati solo vagamente. I personaggi sono perlopiù caratterizzati, appunto, dalla loro ossessione per la letteratura, i loro strani vizi di lettura e collezionismo.


Lo stile è scorrevole e semplice, ma non vuoto. Il romanzo si legge facilmente in un'ora e mezzo al massimo.

La scrittura è, appunto, semplice ma bella, e belle sono le descrizioni ambientali. I dialoghi – quasi dei monologhi – sono molto presenti perché, come ho detto, sono i personaggi stessi a raccontare i fatti, non tanto l'autore dal suo punto di vista esterno.

In generale lo stile è permeato da una certa malinconia, che a tratti sfiora l'inquietudine. Non c'è niente di inquietante nella vicenda, ma questa è, in un certo senso, la sensazione che ne ho avuto io.

Purtroppo credo che il libro sia ormai difficile da reperire ma, se vi capita per le mani, vi consiglio assolutamente di leggerlo. È una piccola perla.


Anche se non risulta disponibile, vi linko la pagina Amazon, dove potete almeno leggere la trama: https://amzn.to/35AYu0z 

POIROT SUL NILO – Agatha Christie

Poirot sul Nilo - Agatha Christie
Titolo: Poirot sul Nilo
Autore: Agatha Christie
Traduttore: G. M. Griffini
Copertina flessibile: 274 pagine
Editore: Mondadori (2017)
Prezzo: 9,60 €

Poirot sul Nilo, a quanto ne so, è uno dei romanzi più famosi di Agatha Christie, o quantomeno uno dei più citati tra quelli con protagonista Poirot. In realtà, anche se mi è piaciuto, io non l'ho trovato migliore di altri, e mi è sembrato anche inutilmente lungo.
I temi sono quelli ricorrenti nell'autrice e nel genere, ovvero quelli che costituiscono poi i più frequenti moventi per uno o più omicidi:
  • Invidia, gelosia, vendetta. La principale vittima di questo caso, Linnet Ridgeway, è bellissima, giovane e ricca, sembra riuscire a ottenere tutto quello che vuole ed è quindi oggetto dell'ammirazione e dell'invidia (e quindi dell'odio) praticamente di tutti.
  • Denaro e avidità. Linnet è appunto ricchissima e, vista l'ambientazione (crociera sul Nilo), anche gli altri personaggi sono perlopiù ricchi. Ma ci sono anche i camerieri, gli infermieri e tutti coloro che sono a bordo per assistere qualcun altro, così come ci sono i ricchi che si fingono poveri e i poveri che si fingono ricchi.

I personaggi, come sempre, non hanno un grande spessore psicologico; in compenso hanno spesso emozioni molto pronunciate, anche perché se fossero impassibili e tranquilli ci sarebbero ben poche ragioni di sospettare di chicchessia.
Le descrizioni sono discrete, ma quelle di alcuni personaggi meno rilevanti mi sono sembrate insufficienti, e fino alla fine non avevo una chiara idea di come fossero fatti, non riuscivo a immaginarli.
Lo stesso Poirot mi sembra sempre meno brillante, anche a causa dell'assenza di Hastings. Spero che nei prossimi libri questo ritorni, perché negli ultimi mi è mancato molto.

Lo stile è il solito della Christie, sempre molto piacevole ma non particolarmente ricco.
Inoltre la prima metà del libro, che come ho detto è alquanto più lungo del consueto, mi è sembrata meno coinvolgente del solito, come un elenco di fatti sciorinato meccanicamente. Si tratta soprattutto della presentazione dei personaggi e delle premesse.
Nella seconda metà, relativa invece ai fatti più salienti – ovvero i delitti e le relative indagini –, si riprende e il lettore si trova sempre più coinvolto e curioso: esattamente quello che deve succedere con un giallo.
In definitiva, Poirot sul Nilo non mi è sembrato migliore di altri libri della serie, ma come gli altri è una lettura molto piacevole, che quindi consiglio a chiunque ami il genere.

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UNA BUONA SCUOLA – Richard Yates

Una buona scuola - Richard Yates
Titolo: Una buona scuola
Autore: Richard Yates
Traduttore: A. Lombardi Bom
Copertina flessibile: 235 pagine
Editore: Minimum Fax (2009)
Prezzo: 6,25 €

Una buona scuola è un romanzo di Richard Yates, un autore che, come ho già detto altrove, apprezzo molto. Come in tutti i suoi romanzi, anche qui troviamo molti riferimenti autobiografici; addirittura William Grove, uno dei protagonisti, è definito in copertina l'alter ego dell'autore.
Come si evince dal titolo, il romanzo è ambientato in una scuola, un collegio maschile per la precisione, ed è incentrato appunto sulla vita scolastica, sia dal punto di vista degli allievi, sia da quello degli insegnanti.
Poiché descrive la quotidianità all'interno dell'istituto, tocca molti temi, tra cui adolescenza, amicizia, amore, sesso, malattia, morte e poi la guerra, che perlopiù si intravede solo sullo sfondo, quasi può essere ignorata, ma a un certo punto molti dei ragazzi si arruolano e, anche se l'autore non si sofferma a parlarne più di tanto, all'improvviso la guerra assume la forma di un'entità fin troppo presente, determinante, impossibile da ignorare.

I personaggi del romanzo mi hanno lasciata un po' perplessa. Tanto per cominciare sono praticamente tutti maschi, visto l'ambiente, e le donne sono solo figure secondarie quasi del tutto irrilevanti, per quanto "graziose", che a quanto pare è il loro unico pregio.
Le descrizioni sono buone e, volendo, anche la caratterizzazione: Yates è molto bravo a definire ogni personaggio in modo efficace anche con poche parole, specie nel disagio, ma in realtà qui nessuno ha un carattere molto notevole, soprattutto tra gli alunni. Quelli che spiccano lo fanno grazie alle loro fragilità.
Se la cavano un po' meglio alcuni professori, sarà perché sono più maturi e di conseguenza più consapevoli del loro mondo interiore. In definitiva, comunque, nessuno mi ha convinto del tutto.

Lo stile di Yates a me piace molto, è diretto e asciutto, senza fronzoli, molto realista. Nel complesso il libro è ben scritto, come tutti gli altri suoi romanzi, e scorrevole quanto basta. Non è per niente una lettura faticosa o pesante. Le descrizioni sono buone ma non eccezionali, mentre ho trovato migliori i dialoghi, molto autentici, spesso nervosi.
Mi piacciono molto gli indizi che l'autore semina qua e là relativamente alla disperazione dei personaggi, perché non lo fa mai in maniera melodrammatica. Sono, appunto, solo piccole cose sparse, in modo che il lettore non sia costretto a coglierle e affrontarle.
Nel complesso non posso dire che questo libro mi abbia entusiasmato, tuttavia Yates è senz'altro un autore che merita. Inoltre questo libro si trova ormai a pochissimo, un motivo in più per leggerlo.

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LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE – Joseph Roth



Titolo: La leggenda del santo bevitore
Autore: Joseph Roth
Traduttore: Nicoletta Giacon
Editore: Garzanti (2019)
Copertina flessibile: 63 pagine
Prezzo: 6,40 €

La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth è un racconto molto breve, che in pochissime pagine ci fa apprezzare lo stile e forse l'essenza dell'autore (che io non conoscevo ancora).
La storia è quella di Andreas (e a quanto ho capito è anche autobiografica), un senzatetto alcolizzato a cui un uomo decide di regalare del denaro. Così, a caso. Andreas promette quindi (anche a sé stesso) di restituire la somma tramite un'offerta a Santa Teresa – a cui il benefattore è devoto – e, da allora, pare che tutte le fortune capitino a lui. In ogni caso lui non le sfrutta molto bene, e la sua offerta viene continuamente rimandata.
Con questo vi ho già elencato i temi più importanti: il denaro e il lavoro, la fede e la gratitudine, il rimorso e la dipendenza.
Io comunque credo che mi sia sfuggito qualcosa, un significato nascosto oltre la superficie, non so. Ho visto solo una serie di eventi ripetitivi e nient'altro.

I personaggi di questo racconto o romanzo breve sono ben dipinti anche se molti compaiono per pochi istanti. L'unico vero personaggio sempre presente è il protagonista Andreas, di cui mi ha colpito non tanto la caratterizzazione quanto l'indagine psicologica. Andreas cambia in base alla quantità di denaro che si trova in tasca, cosa che ho trovato molto verosimile e mi ha fatto riflettere sul peso che il denaro ha nella vita di tutti noi. Tanto più perché l'ho letto in contemporanea con Martin Eden (di cui ho parlato qui).
Tuttavia devo dire che Andreas l'ho detestato, a tratti: ha dei comportamenti che mi hanno irritato a morte, essendo uno sprecone inaffidabile. E tutto quello che gli capita è davvero poco credibile.

Lo stile di Joseph Roth mi è piaciuto molto. Il libro è scritto davvero bene e, come dicevo all'inizio, lo stile è risultato apprezzabile nonostante lo spazio molto limitato. Ho trovato ottime soprattutto le descrizioni fisiche di alcuni personaggi all'inizio. Immagino comunque di dover leggere qualcosa di più lungo per poterlo valutare come si deve.
In ogni caso è molto piacevole da leggere, elegante ma per niente pomposo, serio al punto giusto ma anche scorrevole.
Insomma si tratta di una lettura che ho apprezzato, anche se, ammetto, il finale mi ha deluso. Il libro si trova in diverse edizioni anche molto economiche, vista la brevità.

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