DOMANI ANDRÀ MEGLIO – Betty Smith

 

Titolo: Domani andrà meglio

Autore: Betty Smith

Traduttore: A. Pietribiasi

Editore: Neri Pozza (2019)

Copertina flessibile: 313 pagine

Prezzo: 14,72 €


Dopo aver letto Un albero cresce a Brooklyn, che mi era piaciuto un sacco, ho voluto leggere anche Domani andrà meglio di Betty Smith, e probabilmente leggerò ancora altre sue opere.

Da un punto di vista emotivo, Domani andrà meglio non mi ha coinvolto tanto quanto il primo, però è stata una bella lettura ed è senza dubbio un ottimo romanzo.

I temi trattati in questo libro sono alquanto tristi:

  • Denaro. La povertà ma anche il lavoro e l'indipendenza – che non è, ovviamente, solo economica, ma passa anche da quello. La dipendenza di diversi personaggi è una dipendenza dalle madri di cui sono succubi, e a cui sentono sempre di dovere qualcosa.

  • Ruolo della donna. Se la donna non sforna figli non vale nulla, è meno donna delle altre, potrebbe anche sparire perché tanto non serve a niente. Concetto odioso ma ancora presente perfino adesso, nel 2021. Figuriamoci negli anni quaranta.

  • Incompetenza affettiva, tratto che appartiene a ogni singolo personaggio del romanzo. Non ce n'è uno capace di provare o manifestare amore in modo normale. E di conseguenza l'amore, il matrimonio, tutto è spento. Tutti si accontentano di una vita scialba e insoddisfacente, pensando che forse domani andrà meglio, ma non è mai così.


Le descrizioni fisiche dei personaggi sono carenti, ma le personalità sono invece ben chiare, definite ed evidenti, come i loro sentimenti, i difetti e le incapacità. Ho parlato di incompetenza affettiva e c'è anche una grande difficoltà nella comunicazione, spesso anche con sé stessi.

Le madri, come ho accennato, incombono sui figli come presenze arcigne, rovinano loro la vita, consapevolmente o meno. In particolare Flo, madre della protagonista Margy, è una donna veramente irritante e difficile da tollerare, eppure è uno dei personaggi più riusciti e di sicuro si distingue per carattere.


Lo stile di Betty Smith è veramente notevole. L'avevo già apprezzato in Un albero cresce a Brooklyn, e Domani andrà meglio ha confermato la mia idea.

La scrittura coinvolge sin dalla prima pagina, le descrizioni sono buone e, soprattutto, i dialoghi sono molto realistici: spesso sono privi di contenuti rilevanti e le risposte dei personaggi sono brevi e vuote, ma non l'ho percepito come un difetto, perché è così che parlano le persone vere. Non è che in genere i dialoghi tra gli esseri umani siano molto interessanti.

Domani andrà meglio è quindi un romanzo che ho letto con piacere e che consiglierei.


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RACCONTI DI PIETROBURGO – Nikolaj Gogol'

Titolo: Racconti di Pietroburgo
Autore: Nikolaj Gogol'
Traduttore: F. M. Mariano
Copertina flessibile: 224 pagine
Editore: Mondadori (1990)
Prezzo: 8 €

Avevo già letto i Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Gogol' mille anni orsono, e me li ricordavo piuttosto leggeri e umoristici. Non so perché; stavolta mi hanno alquanto angosciato.
Diciamo che l'umorismo, o almeno un pizzico d'ironia, non manca, e si sfocia nel grottesco soprattutto con Il naso; comunque non sono certo raccontini scritti per divertire. Gogol' fa un ritratto della società pietroburghese non proprio positivo e tocca, tra gli altri, i seguenti temi:
  • Reputazione e tutto ciò che comporta. Come spesso nei classici russi e, in genere, in un certo tipo di società, la reputazione è tutto: ognuno è identificato da titoli, meriti, riconoscimenti, dal suo reddito e dal suo abbigliamento. E le donne dalla loro bellezza. Tuttavia l'apparenza inganna, e troviamo qui riferimenti a una sorta di legame tra ricchezza e corruzione da una parte e, dall'altra, povertà e disperazione, perdizione e angoscia (Il cappotto), ma anche serenità (Il ritratto). Per farla breve, i poveri non possono che essere vittime dei ricchi, o di chiunque stia più in alto nella gerarchia sociale. A proposito:
  • Politica, burocrazia e giustizia. Quest'ultima praticamente inesistente per i motivi di cui sopra.
  • Maschilismo e stereotipi (estesi anche al di là del genere). Anche questi sono temi ricorrenti nei classici russi, tanto che dovrei smetterla di menzionarli perché non sono neanche temi, sono semplicemente elementi costitutivi della società.
  • Arte e talento vs produrre per vendere (Il ritratto). Un tema attualissimo e a noi molto familiare, direi.
  • Pazzia.

Nei racconti non c'è mai molto spazio per l'indagine dei personaggi. Le descrizioni fisiche sono sufficienti, mentre la caratterizzazione è affidata, più che a gesti o comportamenti, alle storie dei personaggi, alle loro funzioni e ai loro mestieri, e soprattutto all'opinione che hanno di sé stessi.
Più che le loro personalità, ad essere rilevante è ciò che suscitano negli altri, il timore che incutono grazie alla loro importanza sociale, il rispetto che ottengono; ma sempre grazie alla loro posizione, non tanto a loro reali qualità. Un mondo molto triste, insomma, ma anche molto verosimile e vicino al nostro.

Lo stile è ineccepibile. Se c'è una cosa innegabile riguardo ad autori così importanti, è che senza dubbio sapevano scrivere. La scrittura è infatti bellissima, molto ricercata e raffinata, anche dove i contenuti non sono così elevati.
Ho trovato un po' noioso solo Il ritratto, che pure poteva essere molto interessante in quanto a trama, ma ho avuto la sensazione che si dilungasse troppo e inutilmente.
L'autore ironizza sull'assurdità dei temi scelti, come se non stesse parlando di sé stesso e, a volte, alla fine di un racconto, lo commenta quasi come se non riuscisse a spiegarsi quella scelta assurda.
Senza alcun dubbio ritengo questa lettura più che valida e, soprattutto se non conoscete Gogol', vi consiglio di leggere questa raccolta piuttosto che il suo celebre Le anime morte, per dire.

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IL RACCONTO DELL'ISOLA SCONOSCIUTA – José Saramago

Il racconto dell'isola sconosciuta - José Saramago
Titolo: Il racconto dell'isola sconosciuta
Autore: José Saramago
Formato ebook
Editore: Feltrinelli (2015)
Prezzo: 6,99 €

Il mio rapporto con José Saramago è un po' difficile, e Il racconto dell'isola sconosciuta me l'ha confermato. Ho l'impressione che abbia delle idee originali e che scriva delle cose interessanti, eppure non riesce a convincermi. Questo racconto, a mio modesto parere, non ha molto senso.
Si tratta di un uomo che convince il re a fornirgli un'imbarcazione per andare alla ricerca di un'isola sconosciuta, anche se più di una persona ci tiene a precisare che non esistono più isole sconosciute. Il tizio convince il re e ottiene una caravella, e la donna delle pulizie (del palazzo reale) si unisce a lui. Poi pare che si piacciano, ma non è molto chiaro che cosa ne sarà di loro. È una specie di favoletta, piacevole di sicuro ma, per quanto mi riguarda, non molto ricca di significato.
Se proprio devo individuare qualche tema, dunque, citerei la perseveranza, l'amore, la ricerca senza fine di qualcosa che forse non c'è, forse non si troverà, o forse c'è già ma siamo così stolti da non vederla.

I personaggi del racconto non hanno personalità molto spiccate, ma la donna delle pulizie si fa notare un po' più degli altri. Mostra un po' di carattere rinunciando alla sua vita abituale per seguire uno sconosciuto nella sua ricerca e, in generale, le sue azioni sembrano più incisive e concrete rispetto a quelle degli altri personaggi.
Nonostante questo, nessuno ha lasciato un segno tangibile nella mia memoria.

Lo stile di Saramago è molto particolare e io lo trovo piuttosto fastidioso (ma è un problema mio). Io sono una maniaca della punteggiatura e tutti i suoi dialoghi ne sono privi. È scritto tutto di seguito, senza virgolette, ogni frase separata dall'altra solo da una virgola, quindi bisogna stare bene attenti a seguire e capire chi sta dicendo cosa, cosa è narrazione e cosa dialogo. Lo trovo molto confuso. Nelle parti senza dialoghi, tuttavia, è molto scorrevole e piacevole.
Il finale è carino, ma davvero per me non ha nessun senso. Insomma, a me questo racconto non è piaciuto poi tanto, però non posso valutarlo negativamente perché mi rendo conto che mi ha irritato solo per miei motivi personali. Immagino che a molti altri potrebbe piacere.

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LE FOGLIE CADUTE – Wilkie Collins

 

Le foglie cadute - Wilkie Collins

Titolo: Le foglie cadute

Autore: Wilkie Collins

Traduttore: Daniela Paladini

Editore: Newton Compton Editori (2018)

Copertina rigida: 379 pagine

Prezzo: 4,65 €


Ho scoperto da poco Wilkie Collins e vorrei averlo conosciuto prima. Le foglie cadute è stato il mio primo approccio con l'autore ed è stata una lettura talmente piacevole da convincermi a leggere altre sue opere (con cui è andata pure meglio).

Alcuni tra i temi affrontati nel romanzo:

  • Matrimonio, tra convenienza e amore. Tema presente pressoché in tutti i libri che leggo, a quanto pare. Come al solito abbiamo le convenzioni sociali, la posizione, il prestigio e il denaro da una parte, il vero amore dall'altra. Quando c'è.

  • Onore, soprattutto quello delle donne. Siamo in epoca vittoriana e, per una donna, la reputazione è tutto. Soprattutto lo è per la sua famiglia e per tutti quelli che la circondano.

  • Maternità. Tema che mi irrita alquanto, ma qui è trattato con tutta la delicatezza del caso e le vicende sono toccanti quanto basta per apprezzare i comportamenti delle madri in questione.

  • Perdita, lutto e compensazione. Mi pare di aver capito che perdite e ricongiungimenti – e tutte le ricerche correlate di persone scomparse e sim. – siano molto presenti nei romanzi di Collins, ma io ne ho letti ancora solo due, quindi non saprei. In ogni caso qui ci sono.

  • Politica, e in particolare il socialismo. Non ho nulla da dire a riguardo, sappiate solo che c'è.


Riguardo ai personaggi, le descrizioni fisiche sono molto chiare, e per fortuna lo sono anche i caratteri, specie i lati negativi. Nonostante ciò, per quanto mi riguarda nessun personaggio ha davvero lasciato il segno.

Mrs Farnaby è descritta come piena di difetti insopportabili ma al contempo irresistibile. Per me è una contraddizione, ma so che non funziona così per tutti. In ogni caso è il personaggio di maggior spicco, il più approfondito e sfaccettato.

Amelius dovrebbe essere bello e affascinante, ma a me è sembrato piuttosto anonimo.

Regina sembra più viva, ma anche lei (o meglio, la sua descrizione e rappresentazione) risulta contraddittoria: sembra forte e diretta, perfino acida, ma viene definita timida e debole. E come lei anche Sally, che è definita dolce e servizievole ma (a me) risulta invece molto fastidiosa e molesta.


Lo stile di Wilkie Collins mi piace davvero molto e riesce a coinvolgermi e tenere vivo il mio interesse anche a lungo. La scrittura è semplice e molto scorrevole, ma per niente scialba. Questo romanzo si dipana anche attraverso registri diversi, perché il racconto si alterna con le lettere dei personaggi, e quindi anche le voci narranti sono diverse: c'è quella principale, che parla in terza persona, e quelle dei singoli personaggi, che parlano ovviamente in prima persona e raccontano i fatti dal loro personale punto di vista.

In generale si tratta di un modo di scrivere e raccontare molto coinvolgente e mai noioso, soprattutto quando si entra nel vivo della storia. Ma già dall'inizio cattura l'attenzione senza difficoltà.

Insomma, io vi consiglio di leggere questo o altri libri di Collins, soprattutto se il vostro scopo è l'evasione.


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NERVE – Jeanne Ryan

Nerve - Jeanne Ryan

 

Titolo: Nerve

Autore: Jeanne Ryan

Traduttore: I. Ghisletti

Editore: Newton Compton (2017)

Ebook: 211 pagine

Prezzo: 4,99 €


Nerve di Jeanne Ryan è stato per me una delusione su tutta la linea. Al di là del mio gusto personale, la qualità di questo romanzo è oggettivamente scarsa da qualsiasi punto di vista. Compresa la trama, che non riesce affatto a essere "adrenalinica" come promette.

I temi ruotano tutti intorno all'adolescenza. In particolare è molto presente la sfera dell'autostima: in quanto adolescente, la protagonista Vee sente molto forte la paura di non piacere, il bisogno di essere accettata e approvata dagli altri, di soddisfare le aspettative, di dimostrare qualcosa e di conformarsi. Vive molto male il fatto di essere considerata diversa (che poi è solo una sua paranoia). In più, ovviamente, ci sono amore e amicizia, che in generale possono essere molto profondi anche nell'adolescenza, ma non lo sono affatto in questa storia.


I personaggi sono pietosi, sul serio. Le descrizioni fisiche sono appena sufficienti, il resto decisamente no.

In particolare la protagonista è stupida e del tutto vuota, lamenta il fatto di essere diversa dagli altri suoi coetanei ma non lo è affatto, ha solo più paura dei giudizi e quindi non lo manifesta con la stessa libertà. Non ha personalità, e anche il suo partecipare al gioco non è mai davvero un mettersi alla prova in modo costruttivo, ma sempre e solo un modo per attirare l'attenzione, unito al desiderio di vincere premi idioti che – anche quelli – possano migliorare il suo status sociale (per esempio delle scarpe alla moda, per intenderci). Insomma, io capisco che questo bisogno possa essere forte a quell'età, ma un minimo di spessore e personalità puoi già averli anche prima della pubertà, eh.

Ovviamente, nonostante tutto questo e nonostante le sue paranoie, in realtà tutti la amano, perché figuriamoci. Alla fine, in modo davvero poco verosimile, si rivela all'improvviso la più intelligente e furba di tutti. Come no.


Lo stile non è niente di particolare, ma per fortuna è semplice e coinvolgente quanto basta per rendere scorrevole la lettura.

I dialoghi sono di una banalità immane, al limite del ridicolo, e rendono ancora più palese l'inesistente personalità dei personaggi. A rimetterci è in particolare Sydney, che parla in un modo che la fa sembrare arrabbiata e acida anche quando non lo è.

Nulla, in questo libro, mi ha suscitato la benché minima emozione (irritazione a parte). Le prove sostenute da Vee non sono per niente interessanti e non si riesce nemmeno a immedesimarsi e partecipare delle sue difficoltà; perfino la prova finale, che dovrebbe tenere il lettore col fiato sospeso e in ansia per i personaggi, sembra sconclusionata e senza significato. Come al solito, comunque, io dovrei smetterla di leggere libri destinati a un target molto più giovane di me. Sarà quello il problema.


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UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARÀ UTILE – Peter Cameron


 

Titolo: Un giorno questo dolore ti sarà utile

Autore: Peter Cameron

Traduttore: G. Oneto

Editore: Adelphi (2010)

Copertina flessibile: 206 pagine

Prezzo: 10,45 €


Ho riletto Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron per la quinta volta. Da ciò potete evincere quanto io lo ami e, dunque, quanto io sia di parte. Nonostante ciò, devo avvisarvi che in realtà questo romanzo, e soprattutto il suo protagonista, possono risultare davvero odiosi a persone relativamente sane e che hanno superato l'adolescenza con serenità.

Tra i temi trattati compaiono:

  • Adolescenza, per l'appunto. E anche sessualità, dato che sono due temi inseparabili. Gran parte della trama e dell'indagine del personaggio principale dipendono proprio dalla sua sessualità, da come la vive lui e da come la vivono gli altri. Perché, nonostante la sessualità di un individuo sia esclusivamente affare suo, tutti sappiamo che la gente non perde mai occasione per stare zitta.

  • Tutti quei disagi – per non dire disturbi – spesso legati all'adolescenza, soprattutto se sei un disadattato: ansia, depressione, mal di vivere e così via. A proposito di ciò, viene affrontato anche il tema della psicoterapia e – cosa che apprezzo moltissimo, anche se non dovrei dirlo – della sua inutilità.

  • Amore, in diverse forme, più o meno disfunzionali. E poi, se vogliamo, quelli che dovrebbero essere gli ingredienti delle relazioni sane: la gentilezza, la correttezza, tutte queste amenità che l'autore, in modo indiretto ma neanche tanto, suggerisce saggiamente.


Riguardo ai personaggi, James è protagonista e voce narrante, perciò tutti gli altri sono delle sue proiezioni, o comunque vengono presentati attraverso le sue interpretazioni.

Le descrizioni fisiche sono quasi del tutto assenti; a essere descritti o elencati sono soprattutto i difetti. I genitori di James, come anche la terapeuta, o almeno i loro atteggiamenti, sono molto chiari ma, appunto, sono interpretati dallo stesso James. È tutto molto soggettivo e quello che vediamo è solo il modo in cui lui percepisce gli altri, ovvero come delle persone che vogliono "guarirlo" e cambiarlo, che non lo accettano per com'è.

Del resto, è lo stesso James a non accettare sé stesso. È un personaggio a mio parere molto ben fatto; il suo disagio è palpabile, lui è triste e odia tutto, rimugina sulle cose, è estremamente introverso e ansioso, molto severo con sé stesso. Odia gli altri perché si odia. Come al solito mi arrogo il diritto di diagnosticargli un disturbo psichiatrico: il disturbo evitante di personalità. Forse anche un'occasionale psicosi.


Lo stile è bello, caratterizzato da una scrittura triste e riflessiva, contemplativa, da una profonda introspezione che però non risulta pesante. È scorrevole e a tratti anche divertente, pur esponendo tutti i pensieri e le emozioni di James, che di certo non sono leggeri: c'è un senso di desolazione e solitudine che può essere apprezzato da chi lo conosce bene, e risultare invece noiosissimo per chi non lo capisce.

Anche le descrizioni, ovviamente, sono corredate dalle sue impressioni e sensazioni, che quindi passano al lettore.

I dialoghi sono necessari e quindi frequenti, chiariscono le interazioni e le dinamiche di relazione che mettono James in difficoltà così grandi, il modo in cui lui si pone nei confronti degli altri, e infatti in gran parte dei dialoghi gli altri sembrano tutti degli idioti, perché è così che lui li giudica. È il suo modo di difendersi. In particolare i dialoghi con la dottoressa sono scoraggianti: lui fa di tutto per peggiorare le cose con una cocciutaggine alquanto infantile, ma neanche lei scherza.

Il tutto è permeato da un umorismo tragico e amaro. Fa ridere, ma in modo triste. Capisco che tutto questo non sia molto invitante, ma per me Un giorno questo dolore ti sarà utile è un romanzo bellissimo, che quindi consiglierei senza ombra di dubbio.


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LA CAMERA AZZURRA – Georges Simenon

 

Titolo: La camera azzurra

Autore: Georges Simenon

Traduttore: Marina Di Leo

Editore: Adelphi (2008)

Copertina flessibile: 153 pagine

Prezzo: 11,40 €


Tutti parlano benissimo di Georges Simenon, ma io non sono particolarmente colpita. Tanti anni orsono avevo letto Betty e non mi era piaciuto; con La camera azzurra è andata leggermente meglio, ma in ogni caso non mi ha lasciato nulla e penso lo dimenticherò presto.

Sarò breve, perché secondo me non c'è molto da dire.

Tra i temi, in particolare:

  • Matrimonio e contorni vari, cioè adulterio, (eventuale) amore, gelosia. Tutta la vicenda è incentrata sulla relazione extraconiugale tra i protagonisti Tony e Andrée.

  • Vendetta e follia, che metto insieme perché in questa storia sono strettamente collegate. I personaggi – in particolare Andrée, ma non solo – non hanno tutte le rotelle a posto, quindi anche le ragioni e i metodi delle loro vendette sono alquanto, come dire, eccessivi.

A parte questo, mi hanno infastidito gli stereotipi sugli italiani: per noi la famiglia è la cosa più importante, facciamo un sacco di bambini e così via. Okay.


I personaggi, da un punto di vista estetico, sono descritti ottimamente. E anche i caratteri sono chiari: come ho detto sono alquanto folli e, nella loro follia, sono molto credibili. Tony sembra poco definito, ma in maniera intenzionale: è proprio la sua personalità che è indefinita, e anzi è un merito dell'autore essere riuscito a renderla indefinita in maniera così chiara.


Lo stile non è male. La scrittura è scorrevole e coinvolgente e, insieme alla trama, fa quanto basta per rendere gradevole la lettura e tenere viva la curiosità del lettore.

Le descrizioni sono belle e molto sensoriali: non sono vivide solo le immagini, ma anche gli odori e i rumori, così il lettore è più coinvolto e si sente parte di quel contesto. Il che non è sempre piacevole, ma è comunque un bene e un merito che bisogna riconoscere a qualsiasi romanzo e/o autore riesca a farlo.

I dialoghi, infine, rendono ancora più chiare le personalità dei personaggi, in particolare la confusione e la vuotezza di Tony e la follia di Andrée, che risulta a tratti quasi inquietante.

In definitiva La camera azzurra è un buon romanzo, ma secondo me è sopravvalutato.


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PAURA – Stefan Zweig

Paura - Stefan Zweig
Titolo: Paura
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: S. Montis
Copertina rigida: 151 pagine (3 romanzi)
Editore: Newton Compton Editori (2016)
Prezzo: 4,90 €

Paura è a mio parere uno dei romanzi più belli di Stefan Zweig, in particolare per il tipo di tensione che trasmette, quasi alla stregua di un thriller.
La paura è la grande protagonista di questa storia. Una paura angosciante, ossessiva e, al contempo, eccitante: una paura che dà una scossa alla vita monotona e noiosa di Irene Wagner e che, in qualche modo, le insegna ad apprezzare tutte le cose belle che ha.
Tra gli altri temi troviamo il matrimonio e l'adulterio – Irene è un'adultera che tenta di sfuggire alla routine del suo scialbo matrimonio –, il denaro e lo status sociale, sui quali si fondano le minacce della sua persecutrice.

Ancora una volta, i personaggi di Zweig (o meglio, il personaggio) sono coacervi di sentimenti ed emozioni incredibilmente sfaccettati e precisi in tutte le loro sfumature. In particolare qui troviamo appunto paura, ansia, tensione, angoscia, disperazione, ma anche il risveglio di un amore e un entusiasmo a lungo sopiti.
Anche le descrizioni fisiche sono precise e dettagliate (soprattutto quelle del marito Fritz, che Irene si ritrova spesso a osservare come per la prima volta), le espressioni facciali rese in maniera vivida.

Riguardo allo stile, forse qui Zweig addirittura si supera, grazie al ritmo estremamente incalzante, alla tensione di cui è intrisa la scrittura e che, di conseguenza, cresce anche nel lettore. Ci si ritrova catapultati in strada insieme a Irene, a guardarsi intorno con circospezione, ad affrettare il passo per sfuggire alla minaccia, e allo stesso tempo a desiderare di incapparci di nuovo.
I dialoghi sono pochi ma significativi, ogni scambio tra i personaggi è rilevante ai fini della trama. Ma per la maggior parte del tempo Irene è sola con sé stessa e il proprio tumulto interiore.
Lo ripeto per l'ennesima volta: nessuno scrive come Zweig.

Qui altre edizioni del libro: https://amzn.to/39hwazi

TONIO KRÖGER – Thomas Mann

Tonio Kroger - Thomas Mann
Titolo: Tonio Kröger
Autore: Thomas Mann
Copertina flessibile: 186 pagine
Editore: Einaudi (2016)
Prezzo: 9,50 €

A me Tonio Kröger di Thomas Mann non è piaciuto. Mi ha annoiato tantissimo e la lettura è stata faticosa nonostante la brevità del testo. Non sarei nemmeno in grado di riassumerlo, perché della trama non mi è rimasto nulla, a parte gli amori non corrisposti dei primi due capitoli. Scriverò due parole, ma non ho molto da dire.
Il tema principale è (suppongo) la solitudine. Tonio si affeziona a persone ben diverse da lui, che di conseguenza non lo accettano o almeno non pienamente, perché lui risulta strambo e non abbastanza conformista per i loro gusti. È un originale, per così dire, e di conseguenza se ne starà solo per tutta la vita.

I personaggi del racconto sono piuttosto antipatici: sono appunto dei pecoroni tutti uguali, che amano "divertirsi" e disprezzano Tonio perché ha una vita e delle preferenze più intellettuali delle loro, e viene perciò percepito come noioso e scialbo.
Le descrizioni fisiche in compenso sono molto dettagliate, e del resto la forma in generale è decisamente la parte più apprezzabile del racconto.

Lo stile infatti è meraviglioso. Il libro è scritto divinamente, le descrizioni sono accuratissime e molto minuziose, la scrittura è spettacolare.
Uno stile davvero molto ricco e bello, che pare sprecato per un contenuto così noioso e pretenzioso. Tantissimi anni fa ho letto Morte a Venezia, e credo proprio che Thomas Mann non faccia per me. Comunque ci riproverò ancora.
Tuttavia Tonio Kröger resta un libro che non consiglierei, mi dispiace.

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LA CASA DI CARTA – Carlos María Domínguez

La casa di carta - Carlos María Domínguez


Titolo: La casa di carta
Autore: Carlos María Domínguez
Traduttore: M. Nicola
Copertina flessibile : 85 pagine
Editore : Sellerio (2011)


La casa di carta di Carlos María Domínguez non ha niente a che vedere con la serie TV, ed è anche molto triste doverlo precisare.

È un romanzo brevissimo che tutti gli amanti dei libri dovrebbero leggere, perché è proprio questo il tema intorno a cui ruota tutto. La letteratura, l'amore totalizzante per i libri, una passione che sfocia nell'ossessione. Il modo in cui i libri possono cambiare la vita, determinandone gli eventi. Inclusa la morte.


I personaggi sono quasi inesistenti. Sono funzionali al racconto di una storia, quella di Carlos Brauer, che è quindi l'unico rilevante. Ma è assente, e la sua storia viene raccontata da altri.

C'è una sua descrizione fisica, mentre l'aspetto di tutti gli altri rimane quasi del tutto ignoto. Le descrizioni sono molto vaghe (nonché inutili), e in realtà anche i caratteri sono accennati solo vagamente. I personaggi sono perlopiù caratterizzati, appunto, dalla loro ossessione per la letteratura, i loro strani vizi di lettura e collezionismo.


Lo stile è scorrevole e semplice, ma non vuoto. Il romanzo si legge facilmente in un'ora e mezzo al massimo.

La scrittura è, appunto, semplice ma bella, e belle sono le descrizioni ambientali. I dialoghi – quasi dei monologhi – sono molto presenti perché, come ho detto, sono i personaggi stessi a raccontare i fatti, non tanto l'autore dal suo punto di vista esterno.

In generale lo stile è permeato da una certa malinconia, che a tratti sfiora l'inquietudine. Non c'è niente di inquietante nella vicenda, ma questa è, in un certo senso, la sensazione che ne ho avuto io.

Purtroppo credo che il libro sia ormai difficile da reperire ma, se vi capita per le mani, vi consiglio assolutamente di leggerlo. È una piccola perla.


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