- Famiglia, ma soprattutto confronto tra generazioni. È a questo che fa riferimento il titolo. Non si tratta tanto dei rapporti tra genitori e figli, quanto di un confronto intellettuale tra "vecchi" e "giovani"; che poi siano parenti conta poco.
- Nichilismo e scienza vs poesia, appendici del primo tema: l'amore per la scienza, la razionalità e l'intelletto caratterizzano i giovani (nonché "i veri uomini"), mentre la poesia è più tradizionale e inutile, tipica delle generazioni precedenti e ormai superata.
- Amore (vs infatuazione), percepito e vissuto come debolezza perché compromette appunto il raziocinio e l'intelletto dei veri uomini di cui sopra.
- Perdita, infelicità, morte. La scelta del personaggio da uccidere, secondo me, non è casuale: è come se Turgenev avesse tolto di mezzo quel personaggio che in fondo era morto sin dall'inizio, proprio in quanto così attaccato alla ragione e nemico dei sentimenti. Nonostante tutti lo amino, pare che senza di lui stiano molto meglio, e continuano a vivere perché non disprezzano tutto come lui.
PADRI E FIGLI – Ivan S. Turgenev
DOMANI ANDRÀ MEGLIO – Betty Smith
Titolo: Domani andrà meglio
Autore: Betty Smith
Traduttore: A. Pietribiasi
Editore: Neri Pozza (2019)
Copertina flessibile: 313 pagine
Prezzo: 14,72 €
Dopo aver letto Un albero cresce a Brooklyn, che mi era piaciuto un sacco, ho voluto leggere anche Domani andrà meglio di Betty Smith, e probabilmente leggerò ancora altre sue opere.
Da un punto di vista emotivo, Domani andrà meglio non mi ha coinvolto tanto quanto il primo, però è stata una bella lettura ed è senza dubbio un ottimo romanzo.
I temi trattati in questo libro sono alquanto tristi:
Denaro. La povertà ma anche il lavoro e l'indipendenza – che non è, ovviamente, solo economica, ma passa anche da quello. La dipendenza di diversi personaggi è una dipendenza dalle madri di cui sono succubi, e a cui sentono sempre di dovere qualcosa.
Ruolo della donna. Se la donna non sforna figli non vale nulla, è meno donna delle altre, potrebbe anche sparire perché tanto non serve a niente. Concetto odioso ma ancora presente perfino adesso, nel 2021. Figuriamoci negli anni quaranta.
Incompetenza affettiva, tratto che appartiene a ogni singolo personaggio del romanzo. Non ce n'è uno capace di provare o manifestare amore in modo normale. E di conseguenza l'amore, il matrimonio, tutto è spento. Tutti si accontentano di una vita scialba e insoddisfacente, pensando che forse domani andrà meglio, ma non è mai così.
Le descrizioni fisiche dei personaggi sono carenti, ma le personalità sono invece ben chiare, definite ed evidenti, come i loro sentimenti, i difetti e le incapacità. Ho parlato di incompetenza affettiva e c'è anche una grande difficoltà nella comunicazione, spesso anche con sé stessi.
Le madri, come ho accennato, incombono sui figli come presenze arcigne, rovinano loro la vita, consapevolmente o meno. In particolare Flo, madre della protagonista Margy, è una donna veramente irritante e difficile da tollerare, eppure è uno dei personaggi più riusciti e di sicuro si distingue per carattere.
Lo stile di Betty Smith è veramente notevole. L'avevo già apprezzato in Un albero cresce a Brooklyn, e Domani andrà meglio ha confermato la mia idea.
La scrittura coinvolge sin dalla prima pagina, le descrizioni sono buone e, soprattutto, i dialoghi sono molto realistici: spesso sono privi di contenuti rilevanti e le risposte dei personaggi sono brevi e vuote, ma non l'ho percepito come un difetto, perché è così che parlano le persone vere. Non è che in genere i dialoghi tra gli esseri umani siano molto interessanti.
Domani andrà meglio è quindi un romanzo che ho letto con piacere e che consiglierei.
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RACCONTI DI PIETROBURGO – Nikolaj Gogol'
- Reputazione e tutto ciò che comporta. Come spesso nei classici russi e, in genere, in un certo tipo di società, la reputazione è tutto: ognuno è identificato da titoli, meriti, riconoscimenti, dal suo reddito e dal suo abbigliamento. E le donne dalla loro bellezza. Tuttavia l'apparenza inganna, e troviamo qui riferimenti a una sorta di legame tra ricchezza e corruzione da una parte e, dall'altra, povertà e disperazione, perdizione e angoscia (Il cappotto), ma anche serenità (Il ritratto). Per farla breve, i poveri non possono che essere vittime dei ricchi, o di chiunque stia più in alto nella gerarchia sociale. A proposito:
- Politica, burocrazia e giustizia. Quest'ultima praticamente inesistente per i motivi di cui sopra.
- Maschilismo e stereotipi (estesi anche al di là del genere). Anche questi sono temi ricorrenti nei classici russi, tanto che dovrei smetterla di menzionarli perché non sono neanche temi, sono semplicemente elementi costitutivi della società.
- Arte e talento vs produrre per vendere (Il ritratto). Un tema attualissimo e a noi molto familiare, direi.
- Pazzia.
IL RACCONTO DELL'ISOLA SCONOSCIUTA – José Saramago
LE FOGLIE CADUTE – Wilkie Collins
Titolo: Le foglie cadute
Autore: Wilkie Collins
Traduttore: Daniela Paladini
Editore: Newton Compton Editori (2018)
Copertina rigida: 379 pagine
Prezzo: 4,65 €
Ho scoperto da poco Wilkie Collins e vorrei averlo conosciuto prima. Le foglie cadute è stato il mio primo approccio con l'autore ed è stata una lettura talmente piacevole da convincermi a leggere altre sue opere (con cui è andata pure meglio).
Alcuni tra i temi affrontati nel romanzo:
Matrimonio, tra convenienza e amore. Tema presente pressoché in tutti i libri che leggo, a quanto pare. Come al solito abbiamo le convenzioni sociali, la posizione, il prestigio e il denaro da una parte, il vero amore dall'altra. Quando c'è.
Onore, soprattutto quello delle donne. Siamo in epoca vittoriana e, per una donna, la reputazione è tutto. Soprattutto lo è per la sua famiglia e per tutti quelli che la circondano.
Maternità. Tema che mi irrita alquanto, ma qui è trattato con tutta la delicatezza del caso e le vicende sono toccanti quanto basta per apprezzare i comportamenti delle madri in questione.
Perdita, lutto e compensazione. Mi pare di aver capito che perdite e ricongiungimenti – e tutte le ricerche correlate di persone scomparse e sim. – siano molto presenti nei romanzi di Collins, ma io ne ho letti ancora solo due, quindi non saprei. In ogni caso qui ci sono.
Politica, e in particolare il socialismo. Non ho nulla da dire a riguardo, sappiate solo che c'è.
Riguardo ai personaggi, le descrizioni fisiche sono molto chiare, e per fortuna lo sono anche i caratteri, specie i lati negativi. Nonostante ciò, per quanto mi riguarda nessun personaggio ha davvero lasciato il segno.
Mrs Farnaby è descritta come piena di difetti insopportabili ma al contempo irresistibile. Per me è una contraddizione, ma so che non funziona così per tutti. In ogni caso è il personaggio di maggior spicco, il più approfondito e sfaccettato.
Amelius dovrebbe essere bello e affascinante, ma a me è sembrato piuttosto anonimo.
Regina sembra più viva, ma anche lei (o meglio, la sua descrizione e rappresentazione) risulta contraddittoria: sembra forte e diretta, perfino acida, ma viene definita timida e debole. E come lei anche Sally, che è definita dolce e servizievole ma (a me) risulta invece molto fastidiosa e molesta.
Lo stile di Wilkie Collins mi piace davvero molto e riesce a coinvolgermi e tenere vivo il mio interesse anche a lungo. La scrittura è semplice e molto scorrevole, ma per niente scialba. Questo romanzo si dipana anche attraverso registri diversi, perché il racconto si alterna con le lettere dei personaggi, e quindi anche le voci narranti sono diverse: c'è quella principale, che parla in terza persona, e quelle dei singoli personaggi, che parlano ovviamente in prima persona e raccontano i fatti dal loro personale punto di vista.
In generale si tratta di un modo di scrivere e raccontare molto coinvolgente e mai noioso, soprattutto quando si entra nel vivo della storia. Ma già dall'inizio cattura l'attenzione senza difficoltà.
Insomma, io vi consiglio di leggere questo o altri libri di Collins, soprattutto se il vostro scopo è l'evasione.
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NERVE – Jeanne Ryan
Titolo: Nerve
Autore: Jeanne Ryan
Traduttore: I. Ghisletti
Editore: Newton Compton (2017)
Ebook: 211 pagine
Prezzo: 4,99 €
Nerve di Jeanne Ryan è stato per me una delusione su tutta la linea. Al di là del mio gusto personale, la qualità di questo romanzo è oggettivamente scarsa da qualsiasi punto di vista. Compresa la trama, che non riesce affatto a essere "adrenalinica" come promette.
I temi ruotano tutti intorno all'adolescenza. In particolare è molto presente la sfera dell'autostima: in quanto adolescente, la protagonista Vee sente molto forte la paura di non piacere, il bisogno di essere accettata e approvata dagli altri, di soddisfare le aspettative, di dimostrare qualcosa e di conformarsi. Vive molto male il fatto di essere considerata diversa (che poi è solo una sua paranoia). In più, ovviamente, ci sono amore e amicizia, che in generale possono essere molto profondi anche nell'adolescenza, ma non lo sono affatto in questa storia.
I personaggi sono pietosi, sul serio. Le descrizioni fisiche sono appena sufficienti, il resto decisamente no.
In particolare la protagonista è stupida e del tutto vuota, lamenta il fatto di essere diversa dagli altri suoi coetanei ma non lo è affatto, ha solo più paura dei giudizi e quindi non lo manifesta con la stessa libertà. Non ha personalità, e anche il suo partecipare al gioco non è mai davvero un mettersi alla prova in modo costruttivo, ma sempre e solo un modo per attirare l'attenzione, unito al desiderio di vincere premi idioti che – anche quelli – possano migliorare il suo status sociale (per esempio delle scarpe alla moda, per intenderci). Insomma, io capisco che questo bisogno possa essere forte a quell'età, ma un minimo di spessore e personalità puoi già averli anche prima della pubertà, eh.
Ovviamente, nonostante tutto questo e nonostante le sue paranoie, in realtà tutti la amano, perché figuriamoci. Alla fine, in modo davvero poco verosimile, si rivela all'improvviso la più intelligente e furba di tutti. Come no.
Lo stile non è niente di particolare, ma per fortuna è semplice e coinvolgente quanto basta per rendere scorrevole la lettura.
I dialoghi sono di una banalità immane, al limite del ridicolo, e rendono ancora più palese l'inesistente personalità dei personaggi. A rimetterci è in particolare Sydney, che parla in un modo che la fa sembrare arrabbiata e acida anche quando non lo è.
Nulla, in questo libro, mi ha suscitato la benché minima emozione (irritazione a parte). Le prove sostenute da Vee non sono per niente interessanti e non si riesce nemmeno a immedesimarsi e partecipare delle sue difficoltà; perfino la prova finale, che dovrebbe tenere il lettore col fiato sospeso e in ansia per i personaggi, sembra sconclusionata e senza significato. Come al solito, comunque, io dovrei smetterla di leggere libri destinati a un target molto più giovane di me. Sarà quello il problema.
Non consiglierei questo libro a nessuno, ma se volete è qui: https://amzn.to/3t4SyWJ
UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARÀ UTILE – Peter Cameron
Titolo: Un giorno questo dolore ti sarà utile
Autore: Peter Cameron
Traduttore: G. Oneto
Editore: Adelphi (2010)
Copertina flessibile: 206 pagine
Prezzo: 10,45 €
Ho riletto Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron per la quinta volta. Da ciò potete evincere quanto io lo ami e, dunque, quanto io sia di parte. Nonostante ciò, devo avvisarvi che in realtà questo romanzo, e soprattutto il suo protagonista, possono risultare davvero odiosi a persone relativamente sane e che hanno superato l'adolescenza con serenità.
Tra i temi trattati compaiono:
Adolescenza, per l'appunto. E anche sessualità, dato che sono due temi inseparabili. Gran parte della trama e dell'indagine del personaggio principale dipendono proprio dalla sua sessualità, da come la vive lui e da come la vivono gli altri. Perché, nonostante la sessualità di un individuo sia esclusivamente affare suo, tutti sappiamo che la gente non perde mai occasione per stare zitta.
Tutti quei disagi – per non dire disturbi – spesso legati all'adolescenza, soprattutto se sei un disadattato: ansia, depressione, mal di vivere e così via. A proposito di ciò, viene affrontato anche il tema della psicoterapia e – cosa che apprezzo moltissimo, anche se non dovrei dirlo – della sua inutilità.
Amore, in diverse forme, più o meno disfunzionali. E poi, se vogliamo, quelli che dovrebbero essere gli ingredienti delle relazioni sane: la gentilezza, la correttezza, tutte queste amenità che l'autore, in modo indiretto ma neanche tanto, suggerisce saggiamente.
Riguardo ai personaggi, James è protagonista e voce narrante, perciò tutti gli altri sono delle sue proiezioni, o comunque vengono presentati attraverso le sue interpretazioni.
Le descrizioni fisiche sono quasi del tutto assenti; a essere descritti o elencati sono soprattutto i difetti. I genitori di James, come anche la terapeuta, o almeno i loro atteggiamenti, sono molto chiari ma, appunto, sono interpretati dallo stesso James. È tutto molto soggettivo e quello che vediamo è solo il modo in cui lui percepisce gli altri, ovvero come delle persone che vogliono "guarirlo" e cambiarlo, che non lo accettano per com'è.
Del resto, è lo stesso James a non accettare sé stesso. È un personaggio a mio parere molto ben fatto; il suo disagio è palpabile, lui è triste e odia tutto, rimugina sulle cose, è estremamente introverso e ansioso, molto severo con sé stesso. Odia gli altri perché si odia. Come al solito mi arrogo il diritto di diagnosticargli un disturbo psichiatrico: il disturbo evitante di personalità. Forse anche un'occasionale psicosi.
Lo stile è bello, caratterizzato da una scrittura triste e riflessiva, contemplativa, da una profonda introspezione che però non risulta pesante. È scorrevole e a tratti anche divertente, pur esponendo tutti i pensieri e le emozioni di James, che di certo non sono leggeri: c'è un senso di desolazione e solitudine che può essere apprezzato da chi lo conosce bene, e risultare invece noiosissimo per chi non lo capisce.
Anche le descrizioni, ovviamente, sono corredate dalle sue impressioni e sensazioni, che quindi passano al lettore.
I dialoghi sono necessari e quindi frequenti, chiariscono le interazioni e le dinamiche di relazione che mettono James in difficoltà così grandi, il modo in cui lui si pone nei confronti degli altri, e infatti in gran parte dei dialoghi gli altri sembrano tutti degli idioti, perché è così che lui li giudica. È il suo modo di difendersi. In particolare i dialoghi con la dottoressa sono scoraggianti: lui fa di tutto per peggiorare le cose con una cocciutaggine alquanto infantile, ma neanche lei scherza.
Il tutto è permeato da un umorismo tragico e amaro. Fa ridere, ma in modo triste. Capisco che tutto questo non sia molto invitante, ma per me Un giorno questo dolore ti sarà utile è un romanzo bellissimo, che quindi consiglierei senza ombra di dubbio.
Eccolo: https://amzn.to/34YPxx4
LA CAMERA AZZURRA – Georges Simenon
Titolo: La camera azzurra
Autore: Georges Simenon
Traduttore: Marina Di Leo
Editore: Adelphi (2008)
Copertina flessibile: 153 pagine
Prezzo: 11,40 €
Tutti parlano benissimo di Georges Simenon, ma io non sono particolarmente colpita. Tanti anni orsono avevo letto Betty e non mi era piaciuto; con La camera azzurra è andata leggermente meglio, ma in ogni caso non mi ha lasciato nulla e penso lo dimenticherò presto.
Sarò breve, perché secondo me non c'è molto da dire.
Tra i temi, in particolare:
Matrimonio e contorni vari, cioè adulterio, (eventuale) amore, gelosia. Tutta la vicenda è incentrata sulla relazione extraconiugale tra i protagonisti Tony e Andrée.
Vendetta e follia, che metto insieme perché in questa storia sono strettamente collegate. I personaggi – in particolare Andrée, ma non solo – non hanno tutte le rotelle a posto, quindi anche le ragioni e i metodi delle loro vendette sono alquanto, come dire, eccessivi.
A parte questo, mi hanno infastidito gli stereotipi sugli italiani: per noi la famiglia è la cosa più importante, facciamo un sacco di bambini e così via. Okay.
I personaggi, da un punto di vista estetico, sono descritti ottimamente. E anche i caratteri sono chiari: come ho detto sono alquanto folli e, nella loro follia, sono molto credibili. Tony sembra poco definito, ma in maniera intenzionale: è proprio la sua personalità che è indefinita, e anzi è un merito dell'autore essere riuscito a renderla indefinita in maniera così chiara.
Lo stile non è male. La scrittura è scorrevole e coinvolgente e, insieme alla trama, fa quanto basta per rendere gradevole la lettura e tenere viva la curiosità del lettore.
Le descrizioni sono belle e molto sensoriali: non sono vivide solo le immagini, ma anche gli odori e i rumori, così il lettore è più coinvolto e si sente parte di quel contesto. Il che non è sempre piacevole, ma è comunque un bene e un merito che bisogna riconoscere a qualsiasi romanzo e/o autore riesca a farlo.
I dialoghi, infine, rendono ancora più chiare le personalità dei personaggi, in particolare la confusione e la vuotezza di Tony e la follia di Andrée, che risulta a tratti quasi inquietante.
In definitiva La camera azzurra è un buon romanzo, ma secondo me è sopravvalutato.
In ogni caso eccovelo: https://amzn.to/3d5rYak
PAURA – Stefan Zweig
TONIO KRÖGER – Thomas Mann
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Voto: 2/5 Si tratta di una storia dentro un'altra storia, quindi le trame sono due. La storia contenitore è quella di un uomo anz...
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Titolo: Il mistero del Treno Azzurro Autore: Agatha Christie Traduttore: G. Settanni Copertina flessibile: 336 pagine Editore: Mo...
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Titolo: Neve Autore: Maxence Fermine Traduttore: S.C. Perroni Copertina flessibile: 111 pagine Editore: Bompiani (24 novembre 19...