TUTTA LA LUCE CHE NON VEDIAMO – Anthony Doerr

Tutta la luce che non vediamo - Anthony Doerr
Titolo: Tutta la luce che non vediamo
Autore: Anthony Doerr
Traduttore: A. Gewurz Daniele, I. Zani
Copertina flessibile: 575 pagine
Editore: Rizzoli (2017)
Prezzo: 12,35 €

Con Tutta la luce che non vediamo, Anthony Doerr ha scritto un romanzo davvero meraviglioso, che mi ha stupito. Per me è stata una lettura bellissima e struggente.
Il libro tocca temi importanti:
  • La disabilità di Marie-Laure, che perde la vista all'età di sei anni.
  • La guerra, che fa da sfondo a tutta la storia, anche dopo che è finita. Il nazismo, l'educazione alla violenza, la paura, la resistenza. E infine anche la memoria, il "dopo".
  • Disperazione e speranza. Le scrivo entrambe perché ho avuto quasi la sensazione di non poterle distinguere, che fossero un po' la stessa cosa.
  • La lettura come rifugio e salvezza.
  • L'amore di un padre per la figlia, di uno zio per la nipote, di una sorella per il fratello, di un'educatrice per gli orfani di cui si prende cura. Tantissimo amore, sempre minacciato (quando non distrutto) dalla guerra. Ad ammazzarmi, in questo libro, è stato proprio l'amore: il fatto che tutti, nei momenti peggiori della loro vita, pensino sempre a una persona in particolare, quella più importante, quella che più amano.

I personaggi di questo romanzo sono molto teneri e originali, e il bello è che non sembrano mai copiati da qualcun altro. Sono ben descritti e particolari anche nel loro aspetto, e hanno caratteri non sempre incisivi – non si tratta di personalità forti – ma sempre riconoscibili. Sono caratterizzati soprattutto dalle loro passioni, che letteralmente li accendono.
Ho amato molto il padre di Marie-Laure, il suo restare ironico anche nella tragedia; lo zio Étienne, spaventato da tutto ma pieno di esperienza, cultura e altre belle cose. E anche personaggi minori come l'adorabile Friedrich, o Madame Manec, che rende il tutto più gioioso finché può.
Si finisce per affezionarsi a (quasi) tutti, soffrire con loro e volerli abbracciare.

Lo stile di Anthony Doerr è particolare ed evocativo, a tratti molto asciutto e diretto, ma mai freddo; io, almeno, ho avuto il magone per la maggior parte del tempo. La scrittura è bellissima, le descrizioni ottime, suggestive e coinvolgenti, e il pathos non manca di certo. Già alle prime pagine piangevo, più avanti ho avuto sensazioni di claustrofobia e ansia, e ho trovato strazianti gli ultimi capitoli. Ha toccato le mie corde e mi ha emozionato a ogni pagina.
Molto bello soprattutto il modo in cui il lettore viene reso partecipe dell'esperienza di Marie-Laure: lei è cieca, non può vedere, ma Doerr descrive le altre sue percezioni in modo che possiamo sentirle insieme a lei.
Io non posso che consigliarvi questa lettura. Spero che il romanzo possa piacervi quanto è piaciuto a me.

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