LA PIANISTA – Elfriede Jelinek

La pianista - Elfriede Jelinek
Titolo: La pianista
Autore: Elfriede Jelinek
Traduttore: R. Sarchielli
Editore: Einaudi (2017)
Prezzo: 12 €

Elfriede Jelinek ha vinto il nobel per la letteratura nel 2004 e La pianista è il suo romanzo più famoso. Io non mi spiego nulla di tutto questo.
È scritto senz'altro molto bene, ma non riesco a trovare altri pregi.
Innanzi tutto i temi: il romanzo è incentrato sul rapporto morboso tra la protagonista Erika, insegnante quarantenne, e la madre, che la manipola e la tratta ancora come se fosse una ragazzina incapace di intendere e di volere. Oltre a ciò (e a causa di ciò), altri temi di spicco sono la repressione e la nevrosi, il sesso, l'autolesionismo, la gelosia, il potere. Quest'ultimo in particolare rimbalza da un personaggio all'altro in un gioco che non vede mai nessun vincitore, e rende alquanto confuso il personaggio di Erika.

A proposito dei personaggi, sono fondamentalmente tre: Erika, la madre e Walter Klemmer, allievo di Erika con cui lei intraprenderà una specie di strana relazione.
Le descrizioni sono ottime, molto dettagliate. Erika e la madre sono presentate in maniera molto efficace sin dalla prima scena, tuttavia si ha come l'impressione che sia chiara l'idea dei personaggi, mentre "le persone" vere e proprie restano vaghe e invisibili. Si percepisce la loro energia, la loro aura, ma non sembrano persone vere. E inoltre sono tutti molto presuntuosi e odiosi.
Klemmer è un narcisista e maschilista che disprezza le donne anche se finge di no; più volte viene ripetuto che è innamorato, ma non fa che manipolare Erika con il suo atteggiamento di superiorità e i suoi insulti velati (ma neanche tanto). La mia idea di amore è un po' diversa.
Erika è presuntuosa e altera, e al contempo debole e molto immatura. Non sa cosa vuole, chiede e poi si lamenta se riceve quello che ha chiesto, vuole dominare ed essere dominata insieme.
Nella relazione entrambi risultano confusi e impacciati, non si capisce che ruolo voglia ognuno dei due, chi sia il padrone e chi lo schiavo. Non si capisce nemmeno perché interagiscano, a dire la verità.

Riguardo allo stile, ho già detto che il libro è ben scritto, il linguaggio è molto forbito e curato. Spesso risulta angosciante, si percepisce la tensione soprattutto del rapporto madre-figlia. Al contrario, quello tra Erika e Klemmer risulta asettico: non si percepisce nessuna emozione, anche le scene di sesso sono fredde e meccaniche, non c'è ombra di passione o desiderio (ma nemmeno di rabbia, di frustrazione, di dolore, sebbene a parole risultino presenti).
Ho apprezzato molto le descrizioni, che fanno ampio uso di similitudini e metafore spesso disgustose, molto efficaci (a lungo andare però diventano troppe), e la ricchezza di dettagli sensoriali, soprattutto visivi e olfattivi. Alcune scene sono disturbanti, quasi splatter.
Il problema è che quasi tutto il libro è descrizione, i fatti sono pochi e l'autrice si dilunga a descrivere o parlare di cose irrilevanti o di azioni quotidiane che non aggiungono nulla alla trama. Sembra una lunga prova di scrittura, poco coinvolgente. Di conseguenza La pianista non è un libro che consiglierei, anche se è stato interessante conoscere questa autrice.

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