Voto: 3/5
Famiglia super
numerosa si riunisce per l'estate e... basta. In realtà non c'è una
vera trama, leggendo non facciamo altro che spiare la quotidianità
di tutte queste persone, minacciata dalla possibilità che scoppi la
guerra, ma nel frattempo non succede granché. Non è un difetto:
anche se la trama non è delle più emozionanti, la lettura è molto
piacevole e coinvolgente.
Protagonista della
storia è la famiglia, nel caso specifico una famiglia molto numerosa
che tuttavia non sembra pesare a nessuno. Sotto sotto, i suoi membri
covano rancore e risentimento, eppure nessuno odia gli altri, nessuno
sente il bisogno di fuggire e darsi alla macchia. Tranne forse Sid
che, però, non fa parte della famiglia Cazalet.
Insieme alla
famiglia – una famiglia di questo tipo, che vive negli anni '30-'40
–, inevitabilmente tocca affrontare il matrimonio, i compromessi,
l'opportunismo, l'etichetta, il dovere, l'amore, la sessualità e in
generale il rapporto con il corpo. E, visto il periodo storico, la
guerra e la paura.
I personaggi di
questa storia sono, sin dalle prime pagine, disegnati talmente bene
che ho avuto l'impressione di conoscerli e, nonostante siano un bel
po', non ho incontrato nessuna difficoltà a riconoscerli o a
ricordarmi di loro, se non in rari casi (ma erano le domestiche).
Alcuni personaggi, e parlo soprattutto dei bambini, sono divertenti e
mi hanno fatto sorridere più volte, almeno nella prima parte, mentre
episodi con solo adulti li ho trovati più noiosi. Visto il numero,
comunque, è piuttosto difficile fare un'analisi completa dei
personaggi.
Partiamo dalla
famiglia di Hugh, il più interessante e simpatico dei fratelli. La
coppia Hugh-Sybil è quella meno triste. Sembra che si amino, anche
se hanno qualche problema di comunicazione che potrebbe essere
facilmente risolvibile, ma loro non lo risolvono. Neanche ci provano,
perché non se ne rendono conto. Nel complesso, però, il loro
matrimonio è felice o almeno sensato, rispetto agli altri. Anche i
loro figli sembrano relativamente normali, anche se Polly sembra
auto-destinarsi a una vita da gattara.
Molto peggio è
messa la famiglia di Edward. Il suo matrimonio con Villy è penoso,
ma del resto a essere penoso è lui. Un personaggio davvero viscido e
disgustoso, anche se certi avvenimenti restano in sospeso e non ho
capito perché; io avrei voluto conoscere l'evoluzione della
situazione. Come se non bastasse il suo viscidume, ha anche dei figli
antipatici quasi quanto lui. Louise che fa la leader e "si sente
sperta", come si suol dire dalle mie parti; Teddy, che io
personalmente prenderei a sprangate sui denti, arrogante e prepotente
come il padre, anche se in maniera più infantile. Lydia alla fin
fine si salva o almeno, vista la sua età, le concedo il beneficio
del dubbio: potrebbe sempre migliorare. In tutto questo la povera
Villy mi ha fatto molta pena, con un marito e dei figli del genere.
Ci credo poi che si deprime.
Sulla famiglia di
Rupert non c'è molto da dire. L'unico personaggio degno di nota è
Clary, che io ho trovato commovente e che è il mio personaggio
preferito in assoluto, con la sua solitudine e il suo desiderio di
piacere, di essere indispensabile per il padre, di essere amata.
Resta Rachel, e
onestamente non ho capito se mi piace o no. L'amore tra lei e Sid mi
è sembrato il più autentico, ma lei è eccessivamente altruista.
Non che sia un male, ma gli eccessi in genere non mi piacciono. Se
l'altruismo ti fa mettere da parte la tua vita e le persone che
tengono a te, magari stai facendo del bene, ma stai facendo anche del
male.
Ci sarebbe poi la
famiglia di Jessica, sorella di Villy, ma anche qui non mi pare ci
sia molto da dire. Mi è piaciuto Christopher, che si sforza di
essere buono e ha una coscienza. Non mi è piaciuta per niente
Angela, ma se ne parlassi dovrei insultarla, quindi mi fermo qui.
Quello che
sottolineerei, in tutto questo, è che, a parte Hugh, nessuno mi ha
dato la sensazione di amare i propri figli. Del resto è
comprensibile, e anche molto verosimile.
Come ho detto
all'inizio, ho trovato lo stile molto scorrevole e coinvolgente e,
soprattutto nelle prime pagine, mi è sembrato di guardare un
episodio di Downton Abbey. La serie non mi è mai piaciuta in realtà,
quindi non è un paragone molto azzeccato perché invece questo
libro, nel complesso, mi ha abbastanza soddisfatto. Mi ha fatto
riflettere soprattutto sull'amore familiare, che per me è una cosa
inesistente. Mi sembra davvero assurdo che possano esistere famiglie
in cui tutti siano così contenti di stare insieme. E mi ha fatto
riflettere anche su come crescendo si vada peggiorando, su come il
dolore si trasformi in cattiveria. Parlo soprattutto di Clary,
personaggio in cui, se non si fosse capito, un po' mi rivedo.
Devo dire purtroppo
che, nonostante tutto, a volte ho perso il filo del discorso e non
capivo più di quale personaggio si stesse parlando, e che ho trovato
la parte finale un po' noiosa. Sono contenta di aver finito, ho anche
impiegato un bel po' per leggerlo. Nel complesso mi è piaciuto, lo
ribadisco, ma mi sa tanto che mi fermo qui. L'idea di leggere il
resto della saga un po' mi stanca.
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