NIMAL KINGDOM - Ivano Mingotti

Voto: 1/5

Partiamo dal fatto che la trama di questo libro non esiste. Non succede letteralmente nulla. Soltanto nella parte finale c'è un evento degno di nota, prima niente di niente. È il racconto delle giornate vuote e inconcludenti del protagonista, Dino, condito dalle descrizioni di altri personaggi che comunque non hanno nulla di interessante. Ci sono dei momenti in cui quasi sembra che voglia succedere qualcosa, o almeno che ci sia qualcosa da scoprire dietro tutti quei discorsi inutili, invece tutto resta vago fino alla fine, e non succede niente nemmeno lì. Boh.
C'è anche un punto in cui Dino dice qualcosa come: non posso mica mettermi a descrivere ogni attimo di una vita come la vostra, che è una schifezza eccetera eccetera. Peccato sia esattamente quello che fa per tutto il tempo. Descrivere le sue giornate noiosissime e vuote.
Il tema centrale dovrebbe essere l'omofobia, il razzismo in generale, ma è trattato in maniera fin troppo superficiale anche quello. Sembra solo accennato di tanto in tanto, non è una presenza costante e scomoda come dovrebbe essere. Insomma, prendete le vostre giornate più noiose, magari quelle domeniche in cui non fate altro che grattarvi e inebetirvi davanti al computer o alla tv, mettetele insieme e avrete scritto un libro come questo.
I personaggi non sono che delle caricature, non ce n'è uno che abbia un carattere. Anche perché Dino, che racconta in prima persona, non sopporta nessuno e quindi figuriamoci se si mette a parlare di qualcuno in maniera abbastanza approfondita da farlo sembrare umano.
Dino si crede divertente ma le sue battute non fanno ridere manco i polli. E, quel che è peggio, dichiara la propria ironia. Fa ironia e subito dopo dice «ve l'ho detto che sono ironico, no?». Caro il mio Dino, l'ironia dichiarata smette di essere ironia, e inoltre i lettori non sono così cretini da non capirlo da soli, se sei ironico.
Non si capisce che età abbia esattamente, ma di sicuro è molto giovane e si vanta di esserlo – come se stare tutto il tempo su YouTube o YouPorn, oppure usare certi intercalari tipo "bella zio" e "fighi", lo rendesse un furbacchione – e parla degli ultratrentenni come se fossero dei vecchi rimasugli dell'età della pietra. Più che giovane a me è sembrato molto infantile. È un bamboccio viziato che si lamenta di tutte le ingiustizie che subisce, che in sostanza sono i rimproveri della mamma. Nemmeno quando viene picchiato dai bulli si lamenta tanto. Non fa un cavolo di niente tutto il giorno, a parte sputare disprezzo contro tutti e sentirsi migliore degli altri, sulla base di nulla di concreto.
A sentire lui, tutte le persone che lo circondano sono grasse e brutte come la morte e, anche al di là del giudizio estetico, parla di chiunque con disprezzo, non c'è una sola persona che rispetti o a cui riconosca una qualche qualità. E non si capisce nemmeno quale sia il suo atteggiamento nei confronti dei temi trattati. È omofobo? È gay? Il suo amico è gay o no? E deve chiedergli scusa per cosa? Non si capisce.

Io ammetto di essere prevenuta nei confronti degli scrittori italiani, eppure quando ho iniziato a leggere Nimal Kingdom ho pensato che fosse stranamente piacevole. Purtroppo ho cambiato idea molto presto. Ho trovato anche diversi errori grammaticali ma, forse, quello che più mi ha infastidito è stato l'uso sconsiderato del dialetto: ci può stare anche benissimo, ma in questo caso è davvero eccessivo, almeno per una persona che non è di quelle parti. E poi le bestemmie. A me le bestemmie danno fastidio, e so che non è così per tutti. But still.

2 commenti:

  1. la cosa interessante è che, a parere tuo, è un libro orribile, eppure il personaggio ti sta fortemente sui coglioni. evidentemente qualcosa ti è arrivato, per farti reagire così. :)
    mai pensato potessero essere scelte dell'autore? :P ciao! e comunque grazie per la recensione!

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    1. Certo che l'ho pensato, quello che non capisco è il perché di scelte simili.

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