Titolo: Una vita come tante
Autore: Hanya Yanagihara
Traduttore: L. Briasco
Copertina flessibile: 1094 pagine
Editore: Sellerio Editore (2016)
Prezzo: 20,90 €
Una vita come tante di Hanya Yanagihara è un romanzo straziante, che mi ha toccato tantissimo, ma è brutale, pieno di violenza e di dolore, non è un libro per tutti.
A dispetto del titolo, racconta una vita straordinaria, nel bene e nel male. Una vita lunga – o almeno lungamente raccontata – da cui emerge soprattutto l'impossibilità del cambiamento. Questo è il messaggio che mi è arrivato: le persone non cambiano. Non possono, in alcun modo.
Riassumere la trama sarebbe uno scempio, è un libro di cui non si può davvero parlare con chi non l'ha letto (e apprezzato). I temi sono innumerevoli. La protagonista indiscussa è la solitudine: puoi avere tutti gli amici che vuoi, ma alla fin fine sei sempre solo. Tra gli altri – per quanto asettico possa essere un elenco di questo tipo – troviamo: arte, identità, autolesionismo, depressione, disabilità in generale, autostima, fiducia e tradimento, perdono, legge e giustizia, abusi (di sostanze e di persone) e dipendenze (anche emotive), il lutto, la fine delle cose, il denaro e il suo peso nel determinare le possibilità di un individuo, la famiglia e il modo in cui plasma le persone, l'orrore della vita.
E poi l'amore: quanto è difficile amare e aiutare una persona che non ama se stessa; ma anche quanto è difficile lasciarsi amare. Il modo in cui tutti gli altri personaggi amano Jude e se ne prendono cura è commovente.
I personaggi emergono a poco a poco ma, quando lo fanno, lo fanno benissimo. Sono meravigliosi, sono mondi pieni di dettagli, di storie, sfumature, pensieri, emozioni, reazioni, convinzioni. Sono persone vere, complesse e multidimensionali.
Primo fra tutti Jude, protagonista riservato e schivo, in preda a una paura che non lo lascia mai. Jude si disprezza in un modo che spezza il cuore, si porta dietro un peso enorme che compromette la qualità di ogni attimo della sua vita. È un personaggio che ho sentito vicino, ho pianto amaramente per il suo dolore e ho provato una felicità immensa per la sua gioia.
Ho provato tenerezza e compassione anche per Willem, bellissimo e umile, dall'autostima paradossalmente bassa. Willem, l'amico di cui tutti avremmo bisogno e che nessuno ha, perché ovviamente non esiste.
Ho provato odio per JB, presuntuoso e viziato, con manie di grandezza. Tutti i personaggi hanno qualcosa di bello dentro, sono profondi e tristi. Tutti tranne JB. (E ovviamente quelli spregevoli, abusanti e inclassificabili.)
Ho provato solidarietà e pena per Harold e Andy, mi sono sentita impotente insieme a loro. Mi sono scoraggiata un po' per tutti, che tra l'altro non fanno una bella fine. Non mi capita spesso di provare tutte queste cose per tanti personaggi diversi.
Lo stile dell'autrice è chiaro e scorrevole, non è banale e coinvolge parecchio, ti assorbe, anche se alla prima lettura alcuni salti temporali mi avevano messo in difficoltà, così come i cambiamenti improvvisi dei tempi verbali e della voce narrante.
I dialoghi sono buoni, all'inizio forse troppo seri, non c'è traccia di umorismo. Più avanti, qualche battuta divertente non manca, ma nel complesso c'è ben poco da ridere.
Le descrizioni sono ottime, minuziosamente dettagliate, molto concrete. L'autrice fa uso di similitudini molto efficaci, a volte bellissime, altre disgustose. In alcuni momenti avrei voluto che non fossero così buone, viste le cose che succedono.
Una vita come tante è una lettura da cui si esce provati. Ho pianto tutto il tempo, ho provato molto dolore. Un dolore sordo nella prima metà, che diventa acuto, quasi insopportabile a tratti, nella seconda. Non è un libro che consiglierei a chiunque, ma a me ha dato tanto e la seconda lettura mi ha distrutto anche più della prima. So che, nonostante la mole, lo rileggerò ancora.
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