YOU – Caroline Kepnes

You, Caroline Kepnes
Titolo: You (anche col titolo Tu)
Autore: Caroline Kepnes
Traduttore: P. Bertante
Copertina flessibile: 422 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo online: 14,45 €

Ho voluto leggere You di Caroline Kepnes perché ho intenzione di vedere la serie al più presto. L'idea di raccontare lo stalking dal punto di vista dello stesso stalker è di certo buona e originale, ma proprio per questo mi aspettavo di più dal libro. Per essere un thriller mi ha messo ben poca tensione addosso.
Si fa presto a capire quali siano i temi del libro, ovviamente:
  • Stalking, per l'appunto. L'ossessione per una persona, il vivere e l'agire sempre e comunque in funzione di quella persona, in modo decisamente non sano.
  • Amore, se vogliamo. Di sicuro è una cosa abbastanza malata da dire, ma io a tratti l'ho trovato romantico. Mi rendo conto che essere spiati e perseguitati non dev'essere bello, ma se una persona pensasse sempre a voi, se per lui/lei non esistesse nessuno in grado di competere con voi, non sareste lusingati? (No, sono io la pazza, lo so.)
  • Fiducia e inganno, menzogna e manipolazione. Sembra che io stia continuando a parlare di stalking? Ebbene no, perché tutti i personaggi – non solo il protagonista – sono delle persone pessime.
  • Autostima, ricerca di approvazione. La differenza tra essere e apparire. Insomma, gli esseri umani.

I personaggi sono l'elemento più fastidioso. Il protagonista Joe è l'unico interessante, nonostante sia uno psicopatico. È caratterizzato in modo discreto, anche se a me è sembrato poco inquietante come stalker. È un libraio, sa un sacco di cose ed è la voce narrante del libro, che è quindi pieno di citazioni interessanti: letterarie, cinematografiche, musicali ecc. I suoi sentimenti sono molto intensi, come è ovvio – altrimenti non diventerebbero ossessivi. Insomma, con una persona simile, pazza o meno, io ci parlerei volentieri.
Non posso dire lo stesso degli altri. Prima fra tutti Beck, la "vittima". Lo scrivo tra virgolette perché è così insopportabile, manipolatrice, stronza e narcisista che la vera vittima è Joe. Non si capisce perché lui sia ossessionato proprio da una cretina simile.
Gli altri personaggi sono come lei. Una manica di esseri ignobili e/o irritanti. Che fastidio.

Lo stile di Caroline Kepnes non mi ha preso molto, il che è un grosso difetto per un libro del genere. Non solo perché è un thriller, ma proprio per i temi trattati. Nello stalking la paura e l'inquietudine sono determinanti, e io non ho sentito niente di tutto ciò. Nemmeno l'ossessione di Joe si percepisce: sembra che pensi a Beck solo perché non ha di meglio da fare.
Tutto è raccontato da lui, perciò anche le descrizioni sono fatte dal suo punto di vista, e risultano efficaci. Per il resto ci sono parti noiose, come per allungare il brodo raccontando cose irrilevanti. Inoltre ho trovato molti refusi e una fastidiosa ripetizione della parola "minchia". Pare tradotto da un siciliano non troppo istruito.
Ci sono degli aspetti interessanti nel libro, ma io posso consigliarvelo solo da leggere sotto l'ombrellone. Se cercate qualcosa di più serio, o un thriller decente che vi tenga davvero sulle spine, cercàtene un altro.

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IL SIGNOR CRAVATTA – Milena Michiko Flašar

Il signor Cravatta, Milena Michiko Flasar
Titolo: Il signor Cravatta
Autore: Milena Michiko Flašar
Traduttore: D. Idra
Copertina flessibile: 134 pagine
Editore: Einaudi (2014)
Prezzo online: 9,42 €

Ho riletto Il signor Cravatta di Milena Michiko Flašar (il sito è in tedesco, mi dispiace), uno dei miei libri preferiti e che ho già citato in altre occasioni. Che cosa vi posso dire? È un libro che amo profondamente, perciò sono di parte.
Vi dico subito quali sono i temi trattati.
  • La solitudine, sopra tutto il resto. I due protagonisti sono un ragazzo che sta pian piano uscendo dalla condizione di hikikomori e un salaryman che ha lasciato inaridire i rapporti con le persone a lui più vicine.
    (Se io non fossi l'autrice del blog ma una lettrice, arrivata a questo punto avrei già deciso di comprarlo. Ma magari la solitudine non è così allettante per tutti.)
  • Morte, perdita e dolore, che sono inevitabilmente connessi con la solitudine di cui sopra. Perché in genere ci si sente soli dopo aver perso qualcuno. Anche sé stessi, a volte.
  • Convenzioni e responsabilità sociali. Il romanzo è ambientato in Giappone, dove lavorare, essere efficienti, darsi da fare, rispondere alle aspettative sono veri e propri obblighi, che possono schiacciare sotto il proprio peso.
  • L'amore. Per fortuna c'è anche quello, sì. Ma di solito è tragico, io ve lo dico.

I personaggi del Signor Cravatta sono caratterizzati sì, ma più che altro attraverso i loro discorsi, o anche singole parole. Le descrizioni sono sufficienti ma non troppo accurate, e anche i gesti, sebbene vengano specificati, hanno un'importanza minore rispetto alle parole e ai pensieri. La mia non vuole essere una critica: è una caratteristica del romanzo. Viene data di proposito molta importanza allo scambio tra i personaggi, al loro aprirsi l'uno con l'altro, al loro raccontarsi. E in fondo è proprio questo che il romanzo vuole mostrare: l'uscita dal bozzolo, da una comfort zone che può dare un senso di sicurezza e protezione ma, allo stesso tempo, spegne la luce.

Lo stile dell'autrice è particolare ed elegante, ma qui dipende dal gusto personale. Io l'ho trovato molto poetico e diretto, le frasi sono spesso brevissime, spezzettate, ma le parole sono scelte con cura e risultano molto efficaci. È una cosa che – se fatta bene – io apprezzo, ma gli amanti dei periodi lunghi e ricchi di particolari potrebbero esserne infastiditi.
Inoltre i discorsi diretti sono riportati senza virgolette, cosa che in alcuni punti può confondere: a volte si susseguono frasi in cui i soggetti sono diversi e, dato che manca la punteggiatura, è necessario un attimo per rendersi conto del passaggio. Tuttavia ogni frase è densa di significato, e personalmente mi sono sentita molto coinvolta da un punto di vista emotivo.
Il signor Cravatta è un libro poco conosciuto, e in qualche modo capisco anche il perché, ma mi ha toccato come pochi altri, quindi ve lo consiglio senza dubbio.

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CINQUE LIBRI SOTTOVALUTATI

Dato che ultimamente ho letto pochissimo e non ho niente di particolare da recensire, oggi vi parlo di cinque libri secondo me davvero belli ma che nessuno conosce, o comunque apprezza come dovrebbe. Bando alle ciance, eccoveli qua:

Le ragazze di Lori Lansens (no, non quello di Emma Cline). Questo romanzo non l'ha letto nessuno. Io l'ho comprato tanti anni fa e l'ho letto due volte, è bellissimo e molto particolare. Racconta di due gemelle siamesi attaccate dalla testa, della loro convivenza forzata e di come gestiscono le loro due vite "separatamente", per quanto possibile. Non mancano colpi di scena che io non mi aspettavo affatto, e che sono secondo me l'ingrediente fondamentale del romanzo, quello che mi spinge a consigliarvelo.

Broken di Daniel Clay. Anche questo libro è praticamente sconosciuto, nonostante esista perfino un film tratto dal libro. Credo sia abbastanza sconosciuto anche quello, peraltro. Si tratta in sostanza delle vicende di un vicinato, ma anche qui la storia e i personaggi sono molto particolari. La prima volta che l'ho letto ho trovato la trama davvero geniale, e poi ho letto tutta l'ultima parte versando fiumi di lacrime. Insomma, io non capisco proprio perché sia così poco conosciuto.

Il signor cravatta di Milena Michiko Flašar (recensito qui). In realtà questo libro io non saprei se consigliarlo o no. Per me è una perla e l'ho trovato stupendo, però mi rendo conto che non è per tutti. Potrebbe sembrarvi lento, forse perfino noioso. Parla di solitudine e io l'ho trovato immensamente poetico. E poi la fine mi ha riempita di speranza e di ottimismo, e vi assicuro che io sono l'opposto dell'ottimismo (se non l'aveste ancora capito).

Bunker diary di Kevin Brooks (recensito qui). Questo libro è sottovalutato perfino dagli editori e dai critici, visto che lo definiscono un romanzo per ragazzini. Io davvero non me lo spiego. È geniale e crudo e agghiacciante, i personaggi sono caratterizzati in una maniera impressionante, perfino quando certi lati dei loro caratteri vengono esasperati dagli eventi risultano ancora credibili. E la fine mi ha fatto venire i brividi. Un ritratto spaventoso della natura umana.

Il violino nero di Maxence Fermine. L'opera più famosa dell'autore credo sia Neve, ma in realtà in molti non hanno mai sentito nemmeno quella. In ogni caso, io preferisco di gran lunga Il violino nero. È uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, parla di musica e di follia, è poetico e vagamente inquietante e il tutto è condensato in un libriccino piccolissimo che si legge in una o due ore al massimo. Una meraviglia davvero. Perché diamine nessuno l'ha letto?

Riflettete sui vostri peccati. Au revoir.

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI – George Orwell

La fattoria degli animali, George Orwell
Titolo: La fattoria degli animali
Autore: George Orwell
Traduttore: B. Tasso
Copertina rigida: 130 pagine
Editore: REPUBBLICA (2002)
Prezzo online: 10,20 €

Mi dispiace che di George Orwell si ricordi sempre 1984 come il suo più grande capolavoro, perché io trovo La fattoria degli animali nettamente superiore. Se non l'avete ancora letto, leggetelo. Dovrebbe essere una lettura d'obbligo anche nelle scuole (magari adesso lo è, non ne ho idea, ma ai miei tempi a scuola non me ne ha mai parlato nessuno).
Si tratta di un romanzo a sfondo politico: i temi riguardano potere, differenze di classe, sfruttamento e manipolazione, perché "tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri". Vi dico subito che io detesto la politica, non me ne sono mai interessata e tendo a ignorare la gente che sta al potere perché mi fa solo avvelenare il sangue. Eppure George Orwell ha trovato un modo geniale di raccontare la politica perfino a gente come me. Il romanzo è scritto come una favoletta, con animali parlanti e tutto il resto, ma i fatti raccontati sono spaventosi e inquietanti, e lasciano in bocca un amaro insopportabile.

I personaggi sono meravigliosi. Sono animali che rappresentano diversi atteggiamenti e comportamenti umani. Sono perfettamente studiati, e caratterizzati benissimo, per quanto benissimo si possano caratterizzare dei porci avidi di potere, un cavallo zelante e testardo, delle pecore rincretinite e facili da abbindolare o un asino amareggiato e senza nessuna fiducia nel futuro e nella vita. Rappresentano in modo commovente l'ignoranza che riguarda una gran parte di noi, che siamo manipolati come dei burattini tutti i giorni della nostra vita (anche quelli di noi che non sono poi così ignoranti, in realtà).
Mi fermo prima di cominciare a inveire contro l'umanità.

Anche lo stile è perfetto: non è fatto per impressionare, è scorrevolissimo e semplice, a prova di idioti, proprio per rendere il messaggio quanto più immediato possibile. La lettura scorre veloce, il libro è anche breve e si legge in poche ore, eppure è pieno zeppo di significato, di spunti di riflessione e di angoscia. È davvero uno dei libri più intelligenti che io abbia letto in tutta la mia vita. E, lo ripeto, sono dell'idea che si tratti di una lettura imprescindibile per tutti.

IL BAMBINO – Sebastian Fitzek

Il bambino, Sebastian Fitzek
Titolo: Il bambino
Autore: Sebastian Fitzek
Traduttore: E. Cambini
Copertina flessibile: 318 pagine
Editore: LIT - Libri in Tasca (2012)
Prezzo online: 9,90 €

Come ho già detto qui, Sebastian Fitzek è il mio autore di thriller preferito. Il bambino è il suo terzo romanzo che leggo e non mi ha deluso neanche stavolta. A dire il vero, rispetto agli altri due è più poliziesco e meno psicologico, però riesce comunque a risultare interessante e trascinante.
Come per ogni buon thriller, il fulcro del romanzo è la trama. Si tratta perlopiù di indagini, ma vengono toccati temi molto delicati:
  • Reincarnazione. Esiste una vita dopo la morte? Questa domanda si pone sin dall'inizio, quando Simon, che ha 10 anni, confessa di aver commesso dei delitti 11 anni prima. E poi anche 15.
  • Malattia e morte. Simon è un malato terminale e Robert Stern, vero protagonista della storia, ha subito una grave perdita che, giustamente, condiziona tutta la sua vita, come anche quella di altre persone intorno a lui.
  • Abusi e pedofilia. Ahimè, certe parti, certe descrizioni, certe informazioni mi hanno fatto davvero orrore e mi hanno disgustata. Ma anche questo è un merito del libro.
  • Giustizia e religione. È corretto usare la violenza per fare giustizia? Vogliamo chiederlo a Dexter Morgan?
  • Famiglia, amore e banalità simili, perché sì. La parte finale è anche piuttosto sdolcinata, ma okay, c'era da aspettarselo.

I personaggi del romanzo non sono niente di eccezionale, perché – appunto – nei thriller l'importante è la trama. Hanno pochi tratti distintivi, dei punti di forza e dei punti deboli che li rendono umani e a volte anche teneri, ma in ogni caso non spicca nessuna personalità.
Le descrizioni fisiche in compenso sono buone e perfino minuziose, a volte.

Anche per quanto riguarda lo stile non posso spendere troppe parole buone. È molto scorrevole e fa il suo buon lavoro, come ho detto trascina il lettore e si legge con avidità, ma continuo a ripetere che a fare un buon thriller è la trama, sono gli avvenimenti, la curiosità che inducono. Uno stile semplice e scorrevole completa il tutto, se così non fosse il libro verrebbe appesantito inutilmente. In alcuni momenti, comunque brevi, mi sono annoiata, ma poi la suspance e la curiosità tornano molto rapidamente e si vuole solo andare avanti e saperne di più.
Le descrizioni ambientali sono appena sufficienti, e in fondo non necessarie.
Se cercate alta letteratura, quindi, vi sconsiglio il libro (e del resto dubito che possano piacervi i thriller), ma se siete amanti del genere non potete lasciarvi scappare Fitzek. Io continuerò senz'altro a leggere i suoi libri.

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L'ETÀ DELL'INNOCENZA – Edith Wharton

L'età dell'innocenza, Edith Wharton
Titolo: L'età dell'innocenza
Autore: Edith Wharton
Traduttore: A. D'Agostino Schanzer
Copertina rigida: 350 pagine
Editore: REPUBBLICA (2003)
Prezzo online: 6 €

Non avevo mai letto Edith Wharton, e già dalle prime parole L'età dell'innocenza mi ha conquistata. Anche se poi, procedendo con la lettura, mi sono ritrovata un po' meno convinta.
Ma passiamo subito ai temi del libro:
  • Società, etichetta, onore. Tutta la storia è condizionata da queste cose. Ogni comportamento è giudicato da una società ipocrita e regolato da convenzioni mirate a mantenere un presunto decoro a dispetto di spontaneità, desideri e sentimenti. Quasi tutti i personaggi sono pronti a tutto per non perdere la faccia.
  • Amore. Nascosto da tutte le robe di cui sopra, ahimè. È presente, perfino struggente, ma sempre soffocato, il che mi ha fatto non poca rabbia. A causa di queste restrizioni ho avuto la sensazione che, nonostante il pathos, il romanzo non riuscisse a decollare, ma temo che il punto sia proprio quello.
  • Educazione della donna, indipendenza. Le donne devono ovviamente tenere determinati comportamenti e un solo personaggio, Ellen Olenska, va contro tutti e tutto quello di cui ho parlato finora. Senza molto successo.
Il finale mi ha lasciata basita, non ho ancora capito se è geniale oppure una delusione.

I personaggi del romanzo sono davvero ben fatti. È facile immaginare e conoscere a fondo ognuno di loro. Newland Archer è un leone in gabbia, che non sopporta le restrizioni imposte dall'etichetta ma allo stesso tempo non fa mai nulla di sensato e definitivo per staccarsene, e finisce per accontentarsi di una vita socialmente accettabile ma che lo annoia a morte, senza emozioni.
Sua moglie May è la perfetta incarnazione di tutti i valori alla base della realtà descritta: una donna deliziosa, senza desideri o aspirazioni che vadano al di là del compiacere il marito, ammirata da tutti, posata al limite del comprensibile. Tanto che, anche quando tira fuori le unghie, ti chiedi se l'abbia fatto con intenzione o solo perché è idiota.
E poi Ellen Olenska, il raggio di luce nel grigiore del mondo in questione. L'unica che osi sfidare le convenzioni, che dia la priorità a quello che prova e che vuole, anche se pur sempre nei limiti del decoro e della dignità.

Come per i personaggi, anche con le descrizioni ambientali l'autrice ha fatto un ottimo lavoro: sono bellissime, ricche di particolari, vivide. Lo stile in generale è davvero notevole; come ho detto, mi ha colpito sin dall'inizio. È molto scorrevole ma anche elegante, le parole sono scelte con cura e c'è dell'ironia, cosa che mi ha sorpreso. Alcuni momenti sono commoventi, carichi di emozioni, ed Edith Wharton è stata bravissima a rendere l'impossibilità di manifestarle per cause di forza maggiore, e allo stesso tempo a farle comunque sentire al lettore.
Purtroppo devo dire che alcune parti mi hanno annoiato e non sono riuscita a seguirle come si deve, e in più ho trovato diversi errori di traduzione.
In definitiva L'età dell'innocenza è un romanzo scritto e costruito in modo esemplare, lo consiglio senza alcun dubbio.

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LA CANZONE DI ORFEO – David Almond

La canzone di Orfeo, David Almond
Titolo: La canzone di Orfeo
Autore: David Almond
Traduttore: G. Iacobaci, W. Ricketts
Copertina flessibile: 248 pagine
Editore: Salani (27 settembre 2018)
Prezzo online: 14,90 €

La canzone di Orfeo è il primo libro che ho letto di David Almond. È un libro per ragazzi, una rivisitazione moderna e adolescenziale del celebre mito di Orfeo ed Euridice. Nel complesso non mi è dispiaciuto, ma ho anche trovato troppo azzardato questo adattamento.
La trama rimane quella del mito, e i temi pure: amore, musica, morte e perdita, disperazione e compagnia bella. Dovendo allungare il brodo per farne un romanzo, qui troviamo ovviamente molti più personaggi e quindi abbiamo anche altri temi accessori quali la famiglia, l'amicizia, l'adolescenza, il sesso eccetera.

I personaggi di questo romanzo, a parte Claire (la voce narrante), lasciano tutti molto a desiderare. Lo scopo, tuttavia, non è l'analisi delle personalità; magari nelle intenzioni dell'autore doveva trattarsi di qualcosa di più simbolico e sublime di una semplice vicenda adolescenziale, però ecco... un minimo di carattere me lo sarei aspettato. I personaggi, e in particolare i due protagonisti, sono vuoti, piatti. Se Ella è dichiaratamente svampita a con la testa per aria, Orpheus invece sembra proprio scemo. Considerato che tutti lo adorano, dovrebbe almeno essere in grado di mettere una parola dietro l'altra, invece non sembra in grado di dire mezza frase intelligente. Io me lo sono immaginato pure con un'espressione ebete, soprattutto nella scena a casa di Claire.
Per fortuna, almeno Claire sembra un vero essere umano, con dei veri sentimenti percepibili e dolore concreto, non campato per aria come tutti gli altri sentimenti raccontati nel libro.

Lo stile è forse la cosa più apprezzabile. L'ho trovato molto particolare, soprattutto per un libro per ragazzi. È scorrevole e semplice da leggere, ma anche poetico, quasi onirico, e poi ho apprezzato molto la resa grafica di certi momenti. Almeno da quel punto di vista, è stato fatto un bel lavoro per ottenere il coinvolgimento del lettore.
Insomma, per farla breve: se siete adolescenti io il libro ve lo consiglio pure, perché comunque è particolare rispetto alla consueta letteratura per ragazzi. In caso contrario invece eviterei. Leggetevi il mito originale, piuttosto.

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IL MISTERO DEL TRENO AZZURRO – Agatha Christie

Il mistero del Treno Azzurro, Agatha Christie
Titolo: Il mistero del Treno Azzurro
Autore: Agatha Christie
Traduttore: G. Settanni
Copertina flessibile: 336 pagine
Editore: Mondadori (26 marzo 2013)
Prezzo online: 8,50 €

Con Il mistero del Treno Azzurro continua il mio lungo percorso alla scoperta di Agatha Christie e del suo Hercule Poirot. Questa volta l'investigatore dalla testa a uovo si trova per caso sul Treno Azzurro, che sarà scena del crimine.
La trama del romanzo – che ve lo dico a fare – è abbastanza scontata: si tratta del classico giallo con omicidio, furto e indagini dell'investigatore, stavolta in collaborazione con l'ereditiera Katherine Grey. Tuttavia abbiamo qui molti capitoli prima della comparsa di Poirot, e all'inizio non sembra nemmeno di leggere un giallo, perché tutto quello che ci viene offerto sono le vite dei personaggi.
Inoltre, anche quando la vicenda è ormai avviata, il tutto non avviene in un unico luogo e tempo, ma le indagini si protraggono per un bel po' e vedono il buon Poirot andare di qua e di là per raccogliere informazioni che, abilmente, svelerà soltanto alla fine.
Stavolta ho sospettato del colpevole abbastanza presto, forse mi sto un po' abituando a un certo tipo di ambiguità.

I personaggi del Mistero del Treno Azzurro mi sono piaciuti di più rispetto ad altri della Christie. Le descrizioni fisiche sono sempre esaurienti, ma in questo caso li ho trovati anche caratterizzati meglio, forse proprio perché tutti i capitoli iniziali sono dedicati a loro. Non più le solite macchiette stereotipate, ma veri caratteri si intravedono qua e là.
Hercule Poirot è sempre lo stesso, riesce a essere simpatico nonostante la sua presunzione e ha un carattere molto particolare, sempre pacato e tranquillo, nonché finto tonto, fino a quando non si mettono in dubbio le sue abilità o gli si nega la fiducia che merita; allora non si fa mancare qualche scatto d'ira che lo rende ancora più ridicolo. Del resto, come dargli torto?
Ho apprezzato molto Katherine Grey, riservata ma arguta e intelligente, e Lenox, personaggio minore e di scarsa importanza ai fini della storia, che però spicca per personalità.

Lo stile di Agatha Christie, mi duole ripetere ogni volta le stesse cose, è molto scorrevole e coinvolgente, proprio adatto al genere. Le descrizioni ambientali sono quasi del tutto assenti, l'autrice si limita a particolari che servono da indizi, o comunque funzionali a capire le mosse del colpevole. Il linguaggio è semplice e chiaro e la lettura scorre veloce, non solo perché la trama incuriosisce proprio come è suo compito, ma anche perché, appunto, lo stile è davvero azzeccato e non ci sono ostacoli di sorta. I romanzi di Agatha Christie si bevono, e di conseguenza non posso che consigliarvi anche questo.

IL RITRATTO DI DORIAN GRAY – Oscar Wilde

Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde
Titolo: Il ritratto di Dorian Gray
Autore: Oscar Wilde
Copertina rigida: 204 pagine
Editore: Newton Compton (22 maggio 2014)
Prezzo online: 2,93 €

Il ritratto di Dorian Gray è il celeberrimo capolavoro di Oscar Wilde e non ha bisogno di presentazioni. Se ancora non l'avete letto, fatelo.
I temi sono molteplici, e più che di temi parlerei di ingredienti: di che cosa è fatto questo famosissimo romanzo? È fatto prima di tutto di provocazioni, di filosofie impopolari e scandalose per quel tempo: quelle di Lord Henry Wotton, che modelleranno il destino di Dorian Gray. È fatto di ipocrisia, bellezza, superficialità, corruzione, arte. Di gioventù, di vecchiaia e di morte. Di amore narcisistico. Un bel quadretto, vero?
Il finale è geniale, ma a mio parere arriva troppo rapido, come se tutto il pathos della storia fosse concentrato solo nelle ultime pagine.

I personaggi del romanzo non sono per niente simpatici, ma sono disegnati con tratti precisi, descritti nei dettagli e anche caratterizzati molto bene. Sin dall'inizio riusciamo a vederli in modo chiaro con tutti i particolari che distinguono l'aspetto di ognuno di loro e, quel che è meglio, impariamo da subito a conoscerli, già dai primi dialoghi. Non c'è nulla di misterioso in loro e, a parte Dorian che ha un'evoluzione nel corso della vicenda (che si estende per vari anni), gli altri restano esattamente gli stessi dall'inizio alla fine, sempre riconoscibili.
Ho trovato i dialoghi stupidi e vuoti, ma hanno un impatto emotivo enorme sui personaggi, per chissà quale motivo. In particolare ho odiato Lord Henry, personaggio a suo modo originale, che tutti adorano per la sua sfrontatezza, ma a me è sembrato un viscido borioso che parla solo per provocazioni, e pure noioso. Ovviamente, nella sua odiosità è un personaggio perfettamente riuscito: come al solito, migliori sono i personaggi, più io li odio. Urrà!

Stilisticamente Il ritratto di Dorian Gray mi è piaciuto parecchio. Le descrizioni sono ottime, dettagliate e vivide, e non potrebbero rendere meglio le atmosfere inquietanti di certi momenti, le angosce di Dorian alla fine della sua storia. Le parole sono ben scelte e la prosa è molto elegante ma scorrevole, non è stata per niente una lettura pesante. Tuttavia anche stavolta io ho letto una traduzione antiquata (il nome del traduttore non è neanche segnalato nella mia vetusta edizione), con termini desueti ed errori grammaticali che a quanto pare andavano di moda un tempo, perché li ritrovo in tutte le edizioni un po' datate.
In ogni caso Il ritratto di Dorian Gray è un romanzo da leggere assolutamente.

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LA DONNA DEL RITRATTO – Kate Morton

La donna del ritratto, Kate Morton
Titolo: La donna del ritratto
Autore: Kate Morton
Traduttore: E. Cantoni, R. Salerno
Copertina rigida: 478 pagine
Editore: Sperling & Kupfer (30 ottobre 2018)
Prezzo online: 16,91 €

Ho sempre amato Kate Morton, ma La donna del ritratto mi ha deluso rispetto agli altri suoi libri, da cui prende in prestito forse troppi elementi. Vi dirò esattamente perché, ma procediamo con ordine.
Come tutti i romanzi precedenti, anche questo segue il solito schema: a seguito del ritrovamento di un oggetto particolare – in questo caso una fotografia e un disegno – una donna indaga nel passato per ricostruire una storia. Quello di ricostruire a poco a poco una storia misteriora è un espediente molto efficace, perché incuriosisce il lettore e lo costringe ad andare avanti nella lettura, ed ecco perché i libri di Kate Morton sono così coinvolgenti, anche se questo contiene un po' troppi cliché.
I temi sono svariati: famiglia, matrimonio, relazioni, il passato e la storia, arte, fiducia, tradimento, colpa, differenze sociali (in tutti i libri dell'autrice personaggi poveri e ricchi si mescolano e si confrontano in modo significativo), identità, abusi, il passaggio dall'infanzia all'età adulta, guerra, perdita e chi più ne ha più ne metta. Qui troviamo perfino i fantasmi, un elemento nuovo che manca nei libri precedenti.

I personaggi non sono indagati a fondo o molto sfaccettati, ma sono descritti efficacemente e, seppur con pochi tratti a distinguerli, riescono a suscitare sentimenti di simpatia o antipatia nel lettore, e a dire il vero quelli negativi sono sempre quelli riusciti meglio. Ho notato poi che le donne che danno avvio alle ricerche, in ogni libro di Kate Morton, hanno sempre più o meno la stessa personalità: introverse, solitarie, curiose, amanti della lettura e legate al passato, tutti tratti che me le rendono simpatiche. In questo caso, però, Elodie è molto meno presente rispetto alle protagoniste degli altri libri.

Lo stile è molto piacevole e scorrevole, ma nulla di eccezionale. Le descrizioni sono buone e nel complesso il romanzo si legge con facilità, nonostante la mole. La traduzione lascia secondo me un po' a desiderare e ho trovato qualche refuso. A livello emotivo non mi ha trasmesso molto, se non nella parte finale e in qualche sporadico momento inquietante.
Più che altro il vero difetto del libro, secondo me, è che quasi tutti gli aspetti della storia restano un po' in aria; anche se il mistero viene svelato, non c'è una vera conclusione, è come se il tutto venisse lasciato all'immaginazione del lettore.
In definitiva credo che La donna del ritratto sia un bel romanzo, senza troppe pretese, ma come dicevo all'inizio mi ha deluso rispetto agli altri. Questo significa che lo consiglierei soprattutto a chi non ha letto altro di Kate Morton. Se avete letto altri suoi libri, invece, sappiate che questo non reggerà il confronto.

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