BUNKER DIARY – Kevin Brooks

Titolo: Bunker Diary
Autore: Kevin Brooks
Traduttore: P. A. Livorati
Copertina flessibile: 277 pagine
Editore: Pickwick (2017)
Prezzo online: 8,41 €

Bunker diary di Kevin Brooks dovrebbe essere un romanzo per ragazzi, e a me sembra una definizione a dir poco riduttiva.
Il sedicenne Linus si ritrova dentro un bunker, all'inizio da solo, poi scopre l'esistenza di altre cinque stanze. Stanze che a poco a poco si popoleranno, fino a quando il bunker sarà abitato da sei persone che non hanno idea di come uscirne, e che saranno messe a dura prova senza sapere nemmeno da chi.
Il libro tocca diversi temi, racconta di tante cose. Per cominciare, dei rapporti tra le persone, ancora più difficili se forzati come in questo caso. È una riflessione sulla contrapposizione tra "l'unione fa la forza" e "chi fa da sé fa per tre", e non si capisce quale delle due strategie sia la più efficace.
Parla di libertà, di come diamo per scontate cose che invece dovremmo apprezzare molto di più, e di quanta importanza diamo invece a cose futili, che riteniamo bisogni quando sono solo vizi; di speranza, di accettazione e di autoannullamento, di impotenza; della relatività della fiducia, perché chi può sapere di cosa è capace un'altra persona? Non lo sa nemmeno lei.
Parla anche di forza, di come spesso pensiamo "non ce la faccio" e poi ci ricrediamo, se non altro perché siamo costretti a farcela; parla di sconfitta, di rassegnazione e disperazione, di cosa si può arrivare a fare quando non si ha più scelta e di come si possano manipolare le persone tramite le loro debolezze e le loro necessità, di come si possa indurre la follia.
Infine ci sono anche l'amore, la condivisione e tutte le cose che, anche contro la nostra volontà, creano legami tra noi e gli altri.

I personaggi sono variegati, descritti sin dalla loro prima apparizione, specie negli atteggiamenti e nelle movenze. Sono anche ben caratterizzati ed è reso bene anche il loro cambiamento con l'aumentare della disperazione. I loro caratteri, anche quando – per forza di cose – vengono esasperati, restano perfettamente riconoscibili.
Linus scrive in prima persona, tramite appunti su un taccuino, perciò vediamo lui attraverso le sue parole e gli altri personaggi attraverso i suoi occhi. La sua scrittura, come anche il suo pensiero, cambia efficacemente insieme alle condizioni, perciò assistiamo alla sua evoluzione fino alla fine che, personalmente, ho trovato agghiacciante, non solo per il contenuto ma anche per lo stile.

Quest'ultimo è molto semplice, perché come ho detto si tratta degli appunti di Linus. È quindi molto centrato sulle sue sensazioni e percezioni e trasmette tutta la sua angoscia e la sua disperazione in modo doloroso: è il racconto di una persona che vive una situazione particolare con ansia e paura costanti, che arrivano al lettore anche quando lui non ne parla direttamente.
Le descrizioni sono buone, così come i dialoghi, a cui ogni personaggio contribuisce in modo personale, con reazioni verbali che possono essere solo sue.
Se non fosse chiaro, Bunker diary mi è piaciuto un sacco: mi ha coinvolto, incuriosito e trascinato dalla prima all'ultima pagina, l'ho letto avidamente anche se, purtroppo, tutte le domande rimangono senza risposta.
Dirò una cosa molto azzardata: mi ha ricordato a tratti The experiment che, tra parentesi, dovreste proprio vedere. Soprattutto, guardate l'originale tedesco, non i remake americani.

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