POIROT SUL NILO – Agatha Christie

Poirot sul Nilo - Agatha Christie
Titolo: Poirot sul Nilo
Autore: Agatha Christie
Traduttore: G. M. Griffini
Copertina flessibile: 274 pagine
Editore: Mondadori (2017)
Prezzo: 9,60 €

Poirot sul Nilo, a quanto ne so, è uno dei romanzi più famosi di Agatha Christie, o quantomeno uno dei più citati tra quelli con protagonista Poirot. In realtà, anche se mi è piaciuto, io non l'ho trovato migliore di altri, e mi è sembrato anche inutilmente lungo.
I temi sono quelli ricorrenti nell'autrice e nel genere, ovvero quelli che costituiscono poi i più frequenti moventi per uno o più omicidi:
  • Invidia, gelosia, vendetta. La principale vittima di questo caso, Linnet Ridgeway, è bellissima, giovane e ricca, sembra riuscire a ottenere tutto quello che vuole ed è quindi oggetto dell'ammirazione e dell'invidia (e quindi dell'odio) praticamente di tutti.
  • Denaro e avidità. Linnet è appunto ricchissima e, vista l'ambientazione (crociera sul Nilo), anche gli altri personaggi sono perlopiù ricchi. Ma ci sono anche i camerieri, gli infermieri e tutti coloro che sono a bordo per assistere qualcun altro, così come ci sono i ricchi che si fingono poveri e i poveri che si fingono ricchi.

I personaggi, come sempre, non hanno un grande spessore psicologico; in compenso hanno spesso emozioni molto pronunciate, anche perché se fossero impassibili e tranquilli ci sarebbero ben poche ragioni di sospettare di chicchessia.
Le descrizioni sono discrete, ma quelle di alcuni personaggi meno rilevanti mi sono sembrate insufficienti, e fino alla fine non avevo una chiara idea di come fossero fatti, non riuscivo a immaginarli.
Lo stesso Poirot mi sembra sempre meno brillante, anche a causa dell'assenza di Hastings. Spero che nei prossimi libri questo ritorni, perché negli ultimi mi è mancato molto.

Lo stile è il solito della Christie, sempre molto piacevole ma non particolarmente ricco.
Inoltre la prima metà del libro, che come ho detto è alquanto più lungo del consueto, mi è sembrata meno coinvolgente del solito, come un elenco di fatti sciorinato meccanicamente. Si tratta soprattutto della presentazione dei personaggi e delle premesse.
Nella seconda metà, relativa invece ai fatti più salienti – ovvero i delitti e le relative indagini –, si riprende e il lettore si trova sempre più coinvolto e curioso: esattamente quello che deve succedere con un giallo.
In definitiva, Poirot sul Nilo non mi è sembrato migliore di altri libri della serie, ma come gli altri è una lettura molto piacevole, che quindi consiglio a chiunque ami il genere.

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UNA BUONA SCUOLA – Richard Yates

Una buona scuola - Richard Yates
Titolo: Una buona scuola
Autore: Richard Yates
Traduttore: A. Lombardi Bom
Copertina flessibile: 235 pagine
Editore: Minimum Fax (2009)
Prezzo: 6,25 €

Una buona scuola è un romanzo di Richard Yates, un autore che, come ho già detto altrove, apprezzo molto. Come in tutti i suoi romanzi, anche qui troviamo molti riferimenti autobiografici; addirittura William Grove, uno dei protagonisti, è definito in copertina l'alter ego dell'autore.
Come si evince dal titolo, il romanzo è ambientato in una scuola, un collegio maschile per la precisione, ed è incentrato appunto sulla vita scolastica, sia dal punto di vista degli allievi, sia da quello degli insegnanti.
Poiché descrive la quotidianità all'interno dell'istituto, tocca molti temi, tra cui adolescenza, amicizia, amore, sesso, malattia, morte e poi la guerra, che perlopiù si intravede solo sullo sfondo, quasi può essere ignorata, ma a un certo punto molti dei ragazzi si arruolano e, anche se l'autore non si sofferma a parlarne più di tanto, all'improvviso la guerra assume la forma di un'entità fin troppo presente, determinante, impossibile da ignorare.

I personaggi del romanzo mi hanno lasciata un po' perplessa. Tanto per cominciare sono praticamente tutti maschi, visto l'ambiente, e le donne sono solo figure secondarie quasi del tutto irrilevanti, per quanto "graziose", che a quanto pare è il loro unico pregio.
Le descrizioni sono buone e, volendo, anche la caratterizzazione: Yates è molto bravo a definire ogni personaggio in modo efficace anche con poche parole, specie nel disagio, ma in realtà qui nessuno ha un carattere molto notevole, soprattutto tra gli alunni. Quelli che spiccano lo fanno grazie alle loro fragilità.
Se la cavano un po' meglio alcuni professori, sarà perché sono più maturi e di conseguenza più consapevoli del loro mondo interiore. In definitiva, comunque, nessuno mi ha convinto del tutto.

Lo stile di Yates a me piace molto, è diretto e asciutto, senza fronzoli, molto realista. Nel complesso il libro è ben scritto, come tutti gli altri suoi romanzi, e scorrevole quanto basta. Non è per niente una lettura faticosa o pesante. Le descrizioni sono buone ma non eccezionali, mentre ho trovato migliori i dialoghi, molto autentici, spesso nervosi.
Mi piacciono molto gli indizi che l'autore semina qua e là relativamente alla disperazione dei personaggi, perché non lo fa mai in maniera melodrammatica. Sono, appunto, solo piccole cose sparse, in modo che il lettore non sia costretto a coglierle e affrontarle.
Nel complesso non posso dire che questo libro mi abbia entusiasmato, tuttavia Yates è senz'altro un autore che merita. Inoltre questo libro si trova ormai a pochissimo, un motivo in più per leggerlo.

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LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE – Joseph Roth



Titolo: La leggenda del santo bevitore
Autore: Joseph Roth
Traduttore: Nicoletta Giacon
Editore: Garzanti (2019)
Copertina flessibile: 63 pagine
Prezzo: 6,40 €

La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth è un racconto molto breve, che in pochissime pagine ci fa apprezzare lo stile e forse l'essenza dell'autore (che io non conoscevo ancora).
La storia è quella di Andreas (e a quanto ho capito è anche autobiografica), un senzatetto alcolizzato a cui un uomo decide di regalare del denaro. Così, a caso. Andreas promette quindi (anche a sé stesso) di restituire la somma tramite un'offerta a Santa Teresa – a cui il benefattore è devoto – e, da allora, pare che tutte le fortune capitino a lui. In ogni caso lui non le sfrutta molto bene, e la sua offerta viene continuamente rimandata.
Con questo vi ho già elencato i temi più importanti: il denaro e il lavoro, la fede e la gratitudine, il rimorso e la dipendenza.
Io comunque credo che mi sia sfuggito qualcosa, un significato nascosto oltre la superficie, non so. Ho visto solo una serie di eventi ripetitivi e nient'altro.

I personaggi di questo racconto o romanzo breve sono ben dipinti anche se molti compaiono per pochi istanti. L'unico vero personaggio sempre presente è il protagonista Andreas, di cui mi ha colpito non tanto la caratterizzazione quanto l'indagine psicologica. Andreas cambia in base alla quantità di denaro che si trova in tasca, cosa che ho trovato molto verosimile e mi ha fatto riflettere sul peso che il denaro ha nella vita di tutti noi. Tanto più perché l'ho letto in contemporanea con Martin Eden (di cui ho parlato qui).
Tuttavia devo dire che Andreas l'ho detestato, a tratti: ha dei comportamenti che mi hanno irritato a morte, essendo uno sprecone inaffidabile. E tutto quello che gli capita è davvero poco credibile.

Lo stile di Joseph Roth mi è piaciuto molto. Il libro è scritto davvero bene e, come dicevo all'inizio, lo stile è risultato apprezzabile nonostante lo spazio molto limitato. Ho trovato ottime soprattutto le descrizioni fisiche di alcuni personaggi all'inizio. Immagino comunque di dover leggere qualcosa di più lungo per poterlo valutare come si deve.
In ogni caso è molto piacevole da leggere, elegante ma per niente pomposo, serio al punto giusto ma anche scorrevole.
Insomma si tratta di una lettura che ho apprezzato, anche se, ammetto, il finale mi ha deluso. Il libro si trova in diverse edizioni anche molto economiche, vista la brevità.

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SCHEGGE – Sebastian Fitzek

Schegge - Sebastian Fitzek
Titolo: Schegge
Autore: Sebastian Fitzek
Traduttore: C. Crivellaro
Copertina flessibile: 360 pagine
Editore: Elliot (2010)

Schegge è finora il peggior romanzo che ho letto di Sebastian Fitzek. Non solo non è per niente all'altezza degli altri, ma è addirittura povero e ridicolo, per niente credibile. La trama è semplicemente stupida.
Tra i temi:
  • Memoria. Il punto è la cancellazione dei ricordi, che di per sé potrebbe anche essere interessante, ma – mi spiace ripeterlo – il tutto è costruito in maniera davvero ridicola e non verosimile.
  • Identità, che ovviamente è correlata ai ricordi. In pratica: se i nostri ricordi fossero rimossi, saremmo ancora noi stessi?
  • Gaslighting, ovvero quella tecnica di manipolazione mentale che consiste nel far credere a qualcuno di essere impazzito. La cosa triste è che sembra l'autore voglia farlo anche col lettore, ma il tutto risulta incomprensibile solo perché è confuso, non certo ben orchestrato.
  • Amore, gelosia, vendetta.
  • "Giustizia", nel senso di "occhio per occhio". Tema toccato molto brevemente alla fine, non poi così rilevante. E, ancora una volta, vissuto in maniera poco credibile dai personaggi.

A proposito dei personaggi, sono stati una delusione anche quelli. Come dico sempre, in un thriller o un giallo non è necessaria una grande caratterizzazione dei personaggi, perché non è quello il punto; in questo caso però i personaggi neanche ci sono, non lasciano alcun segno, agiscono per modo di dire. Non sembrano persone vere ma dei fantocci. Anche le descrizioni fisiche sono piuttosto vaghe.
Benny, per esempio, dovrebbe essere un personaggio interessante, pieno di contraddizioni: è descritto come molto sensibile e quasi angelico, ma ha anche un lato oscuro. Il problema è che non arriva proprio come persona complessa, ma solo come un elenco incoerente di aggettivi. Come dire "sono angelico e sono anche stronzo, ma non farò niente di sensato per dimostrarlo, credetemi sulla parola".
Il peggio è che alcuni di loro dovrebbero, vorrebbero avere carattere, in particolare la moglie di Marc (non ricordo neanche il nome, pazienza), ma non ci riescono manco per sbaglio.

Lo stile di Fitzek mi è sempre piaciuto, non ha nulla di particolarmente notevole ma è coinvolgente. Tuttavia in questo romanzo perfino lo stile lascia a desiderare. Magari è un problema di traduzione, non saprei. Di sicuro è scorrevole, ma questo è l'unico pregio; per il resto è troppo semplice, quasi elementare (con molti errori, anche). Non mi ha coinvolto affatto. Anche dove dovrebbe esserci pathos... be', c'è, ma nel senso che è patetico, nel modo più negativo possibile.
Insomma, Schegge mi ha lasciato davvero insoddisfatta, non ho proprio nulla di buono da dire. Non lo consiglierei di certo, piuttosto leggete qualcos'altro dell'autore, per esempio La terapia o Il ladro di anime.
Au revoir.

ARMANCE – Stendhal

Armance - Stendhal

Titolo: Armance
Autore: Stendhal
Traduttore: F. Cordelli
Copertina flessibile: 206 pagine
Editore: Garzanti (2010)
Prezzo: 8,50 €

Armance di Stendhal dovrebbe in realtà intitolarsi Octave, perché è lui il protagonista. Tanti anni fa avevo letto Il rosso e il nero e non mi era piaciuto; dopo questa seconda possibilità credo di poter bannare Stendhal dalla lista delle mie letture future.
Ho trovato le vicende insensate e, soprattutto, non mi spiego come faccia l'autore a creare protagonisti così antipatici. Avrei voluto prendere a pugni in bocca sia Octave sia Julien Sorel, ai tempi.
Comunque. Temi:
  • Società e denaro. Li metto insieme perché sono strettamente collegati. Perché la società è divisa tra poveri e ricchi e perché le opinioni della società riguardo a un singolo cambiano in base alla ricchezza di quest'ultimo.
  • Depressione. Come al solito mi prendo la libertà di diagnosticare disturbi psichiatrici ai personaggi. Potrei tirare in ballo anche i disturbi evitante e schizoide di personalità, e anche qualche tratto paranoide.
  • Amore. Un amore che da una parte sembra l'unica ancora di salvezza, ma dall'altra fa anch'esso paura e induce alla fuga, non ha mai un compimento soprattutto perché i due innamorati non si parlano mai sul serio, parlano di tutto meno che di sé stessi. Molto irritante.

Come ho detto, i personaggi non mi sono piaciuti. A dire il vero sono tutti abbastanza scialbi, superficiali e pettegoli, non hanno una vera personalità, perfino Armance che pure dà il titolo al romanzo. In compenso le descrizioni fisiche sono ottime.
L'unico personaggio davvero rilevante e ben indagato è il protagonista Octave. Dall'inizio appare come un essere alquanto spento e noioso, misantropo e con fantasie suicide. Sinceramente, fin lì mi piaceva pure. Ma dopo diventa insopportabile a causa della sua vanità intellettuale, la sua presunzione e il modo in cui manipola gli altri. I suoi pensieri non hanno senso (se non, appunto, in un'ottica paranoidea) e intralciano la trama, tanto che alla fin fine non succede assolutamente nulla, proprio perché lui si tira indietro da qualsiasi cosa. Del resto, anche Armance non fa altro che impallidire e tacere.

Lo stile è molto bello. Ho capito che Stendhal non fa per me, ma ciò non toglie che la scrittura sia ovviamente bellissima, anche se un tantino pretenziosa e non molto coinvolgente, per quanto mi riguarda.
Le descrizioni ambientali, così come quelle fisiche dei personaggi, sono molto minuziose e ricche di particolari. I dialoghi sono anch'essi buoni e realistici, mettono in evidenza come i personaggi, in particolare i due protagonisti ma non solo loro, si credano intelligenti e profondi e superiori agli altri.
Mettendo da parte i miei gusti personali, non posso certo sconsigliare la lettura di Stendhal. Insomma, va letto anche solo per conoscenza.

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NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I CAVALLI? – Horace McCoy

Non si uccidono così anche i cavalli? - Horace McCoy
Titolo: Non si uccidono così anche i cavalli?
Autore: Horace McCoy
Traduttore: L. Conti
Copertina flessibile: 129 pagine
Editore: Sur (2019)
Prezzo: 14,25 €

Non si uccidono così anche i cavalli? di Horace McCoy è un romanzo che io, lo dirò molto candidamente, non ho capito. Non ho proprio capito che significato e che senso abbia. Non va a parare da nessuna parte, e quando ho letto l'ultima pagina ho pensato: e allora? Non è lungo, né complicato, perciò non è che sia proprio una lettura faticosa, ma nonostante ciò ho avuto la sensazione di aver buttato tempo inutilmente. Tutto quello che succede non ha né capo né coda.
Se proprio vogliamo parlare di temi, secondo me non ce ne sono, ma giusto perché tutto fa brodo diciamo vita, morte e depressione, ecco. Trattati malissimo, in ogni caso.

E dei personaggi posso dire ancora meno. L'unica che si fa notare è Gloria, ma non certo per buoni motivi. A dire la verità a me è piaciuta, perché purtroppo mi rivedo molto in lei, ma non so quanti sarebbero in grado di apprezzare un personaggio così depresso e lagnoso. Infatti gli altri personaggi del libro non la sopportano.
Non che loro siano tanto meglio, comunque. Se anche avessero una personalità, non si vedrebbe. Molti compaiono solo in brevi momenti, altri sono più o meno sempre presenti, ma nessuna loro azione o parola sembra rilevante. Tutta la trama è stata costruita a caso come cornice di un unico fatto. Tra l'altro la descrizione della trama (che potete trovare ovunque) fa sembrare i personaggi interessanti, addirittura vengono definiti "indimenticabili". Ma non lo sono, credetemi. Io ho finito di leggere il libro dieci minuti fa e già li ho dimenticati.

Neanche sullo stile c'è granché da dire. Non è proprio degno di nota, è solo scialbo. Alcuni dialoghi sono quasi divertenti grazie all'acidità di Gloria, ma non è nulla rispetto a tutto il resto.
Mi dispiace distruggere un libro in questo modo ma, sul serio, non l'ho capito. Se c'è un messaggio non l'ho colto, se c'è una qualche intenzione nascosta da parte dell'autore io non l'ho percepita. Sarò cretina, ma davvero non ho capito niente.
E il prezzo è davvero esorbitante, vista la lunghezza e il valore del libro. Insomma, se non si fosse capito non lo consiglierei mai a nessuno. Ma vi lascio lo stesso il link d'acquisto, non si sa mai.

IL FANTASMA DI ALEXANDER WOLF – Gajto Gazdanov

Il fantasma di Alexander Wolf - Gajto Gazdanov
Titolo: Il fantasma di Alexander Wolf
Autore: Gajto Gazdanov
Traduttore: F. Lepre
Copertina flessibile: 157 pagine
Editore: Voland (2014)
Prezzo: 13,30 €

Da tanto tempo volevo leggere Il fantasma di Alexander Wolf di Gajto Gazdanov, e purtroppo sono rimasta delusa. All'inizio è anche interessante, ma più avanti sfocia nel delirio e si condisce di ingredienti a mio parere del tutto inutili, perciò mi ha lasciata perplessa.
Ecco i temi:
  • Passato. Il passato ossessiona praticamente tutti i personaggi, creando loro disagi, sensi di colpa, influenzando la loro coscienza. E poi ritorna.
  • Amore, quello tra il protagonista ed Elena. Un amore che secondo me è fondato sul nulla ed è fatto di nulla, non si capisce che cosa unisca queste due persone e che cosa dia una tale intensità a questo rapporto inconsistente.
  • Destino e morte. Non mi dilungo a parlarne, la filosofia del destino viene discussa in particolare in uno dei dialoghi e trova poi riscontro nei fatti.
  • La guerra civile che fa da sfondo al passato e ai ricordi dei personaggi.

A proposito dei personaggi, il mio atteggiamento è ambiguo. Da una parte li ho trovati ben fatti, descritti con ricchezza di dettagli, ma nonostante ciò non proprio ben visibili. È come se mi avessero suggerito delle sensazioni più che delle immagini (il che non è per forza un male). Le personalità non mi sono sembrate definite, anche se Elena sembra mostrare un carattere particolare, ambiguo in un modo strano, come se fosse bipolare ma avesse le fasi depressiva e maniacale nello stesso momento. Sembra mezza morta e spenta, e al contempo se ne esce con dei desideri assurdi, vuole fare delle cose prive di logica.
Anche gli altri personaggi sembrano mezzi morti, a dire il vero, e in un certo senso è come se fosse proprio questo a caratterizzarli. Come se esistessero solo per inerzia.

Lo stile all'inizio mi ha colpito in modo positivo: la scrittura è scorrevole e ricercata quanto basta, molto piacevole da leggere. Le descrizioni ambientali sono ottime e creano immagini ben visibili (a differenza dei personaggi). I dialoghi invece sono solo un modo alternativo di raccontare, ma non contribuiscono alla caratterizzazione dei personaggi, sono fatti solo di parole e non di vere reazioni.
Col procedere della lettura, comunque, ho avuto la sensazione che la linearità del racconto si andasse perdendo, fino a diventare quasi delirante. La relazione tra il protagonista ed Elena viene descritta in maniera struggente e, allo stesso tempo, sembra fredda e impersonale; come ho detto prima, basata sul nulla.
A tratti mi ha ricordato Il lupo della steppa, e non so se sia un bene o un male.
Tirando le somme direi che nel complesso il libro non mi è piaciuto particolarmente, anche se ha i suoi meriti.

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IL MIO NEMICO MORTALE – Willa Cather

Il mio nemico mortale - Willa Cather
Titolo: Il mio nemico mortale
Autore: Willa Cather
Traduttore: S. Tummolini
Copertina flessibile: 90 pagine
Editore: Fazi (2017)
Prezzo: 7,20 €

La trama di Il mio nemico mortale di Willa Cather non mi ha entusiasmata, e a dire la verità non succede granché. Più che altro questo breve romanzo descrive un personaggio, e questo lo fa molto bene. Il romanzo è la sua protagonista, Myra Driscoll, una donna che ha fatto follie per amore ma che, in definitiva, non è mai contenta, che vorrebbe vivere grandi passioni ma è in realtà molto amareggiata perché quello che è riuscita a prendersi rinunciando a tutto il resto non la soddisfa per niente.
I temi del libro riguardano perlopiù i sentimenti di Myra (e quelli della voce narrante nei suoi confronti), e gli avvenimenti più salienti della sua vita: invidia vs ammirazione, insoddisfazione, matrimonio, amicizia, amore/odio, malattia. Come ho detto, il libro è praticamente lei.

A proposito dei personaggi, posso dire che le descrizioni fisiche sono molto accurate, e anche le emozioni sono rese piuttosto chiaramente. Non sono riuscita a inquadrare bene Oswald, il marito di Myra, di cui fino alla fine non ho ben capito le intenzioni e i sentimenti.
Ma ovviamente non c'è molto da dire su nessuno, a parte la protagonista. Lei è un personaggio molto vivo e ben fatto, io l'ho trovata antipatica ma in maniera chiara e autentica, dettagliata, e grazie ai suoi improvvisi sbalzi d'umore risulta molto umana e credibile. Anche se non molto piacevole, per quanto mi riguarda.

Lo stile mi è piaciuto un sacco. Sin dall'inizio l'ho trovato elegante e curato, con belle descrizioni e dialoghi significativi e caratterizzanti. In particolare rendono molto chiaramente i sentimenti di Myra, i suoi ragionamenti non proprio razionali, e risultano quindi molto utili nella definizione del personaggio, anche nella loro ambiguità.
È uno stile molto scorrevole e piacevole, e il libro è piuttosto breve, perciò si legge in fretta, ma riesce ad essere ricco anche nella sua brevità.
In tutta onestà non credo che Il mio nemico mortale lascerà il segno nella mia memoria, ma lo ritengo comunque un romanzo più che valido.

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TRAGEDIA IN TRE ATTI / DELITTO IN CIELO – Agatha Christie

Tragedia in tre atti - Agatha ChristieTitoli: Tragedia in tre atti, Delitto in cielo
Autore: Agatha Christie
Traduttori: M. Dellatorre, M. G. Griffini
Editore: Mondadori
Prezzo: 10,92 € - 11,40 €

Ho deciso di recensire due libri insieme, Tragedia in tre atti e Delitto in cielo di Agatha Christie, perché ho davvero poco da dire su entrambi.
Tutti e due i romanzi – il primo un po' meno – sono piacevoli, come tutti quelli della Christie e in particolare quelli con Poirot. Non sono riuscita a individuare temi particolari, o comunque nessuno mi è sembrato molto rilevante, quindi direi che in questo caso per me a fare i libri sono quasi esclusivamente le indagini dell'investigatore, anche se, nel primo, Poirot non è neanche così presente, se non nella parte finale. A condurre le indagini sono invece altri personaggi, peraltro coinvolti nel caso.

Delitto in cielo - Agatha Christie
A proposito dei personaggi, anche qui non ho trovato nulla di molto interessante. Nel primo ho provato una certa antipatia per Cartwright; gli altri sono tutti piuttosto scialbi. Nel secondo invece sono più accurati, si percepisce il loro nervosismo e le descrizioni sono molto migliori, a volte perfino della mimica facciale.
Lo stesso Poirot mi è sembrato un po' scialbo a confronto con quello dei libri precedenti. In Tragedia in tre atti, come ho detto, è davvero poco presente e la sua assenza si sente molto, e in Delitto in cielo l'ho trovato, come dire... invecchiato. Inoltre in entrambi questi libri Hastings è assente, il che significa che mancano quei battibecchi tra i due che sono proprio la parte più divertente dei romanzi della serie.

Anche lo stile mi ha deluso nel primo libro. Direi che Tragedia in tre atti è il libro con Poirot meno riuscito tra quelli che ho letto finora, non sembra nemmeno scritto dalla Christie.
Delitto in cielo mi è piaciuto decisamente di più, e lo stile è quello solito dell'autrice. Le descrizioni sono molto più precise e dettagliate, i dialoghi sono senza dubbio migliori, la scrittura è più coinvolgente e seria, ma sempre molto piacevole e scorrevole, com'è tipico di Agatha Christie.
Come sempre vi ripeto che a me questa serie piace molto e la ritengo una lettura perfetta soprattutto per quei momenti in cui non si ha voglia di leggere nulla di troppo impegnativo, magari per una pausa tra un mattonazzo e l'altro, ma magari Tragedia in tre atti ve lo potete risparmiare. Anyway:

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LA RAGAZZA NELL'OMBRA – Lucinda Riley

La ragazza nell'ombra - Lucinda Riley
Titolo: La ragazza nell'ombra
Autore: Lucinda Riley
Traduttore: L. Taiuti
Copertina flessibile: 640 pagine
Editore: Giunti (2019)
Prezzo: 11,40 €

La ragazza nell'ombra di Lucinda Riley è il terzo libro della serie Le sette sorelle, e finora è quello che mi è piaciuto meno. Mi dispiace, perché Asterope, detta Star, era una delle mie sorelle preferite e mi aspettavo una maggiore indagine e introspezione del personaggio.
Comunque. Tra i temi troviamo:
  • (In)dipendenza, soprattutto affettiva. Star e CeCe (la quarta sorella) vivono praticamente in simbiosi da sempre, e in questo libro seguiamo il percorso del loro distacco, almeno dal punto di vista di Star. Ma è un tema molto ampio, che tocca anche l'emancipazione delle donne e il femminismo. Star si definisce una femminista, ma non vuole altro che occuparsi della casa e della famiglia, e questa è una cosa che ho apprezzato, perché chi l'ha detto che il femminismo debba significare per forza carriera e ambizione?
  • Letteratura. Insieme al giardinaggio e alla cucina, la letteratura è la grande passione di Star, nonché quella che le permetterà di risalire alle sue origini e ritrovare la sua famiglia.
  • Lealtà. Star è leale fino all'inverosimile, eppure la sua lealtà viene messa in discussione più volte nel corso della storia. Ci sarebbe anche da riflettere su cosa effettivamente sia leale e cosa no.
  • Denaro e povertà, e come influiscono sulla vita e sulle scelte delle persone. Come già detto a proposito dei libri precedenti.
  • Amore. Non mi è piaciuto molto il modo in cui viene trattato in questo libro: sembra che, "per amore", tutti facciano scelte di una stupidaggine immane.

Le descrizioni dei personaggi sono buone ma, per il resto, li ho trovati tutti abbastanza piatti, a eccezione di Orlando e di Flora.
Come accennavo, Star mi è piaciuta molto meno di quanto mi aspettassi. Sempre silenziosa, dovrebbe avere tutto un mondo da scoprire dentro, e invece l'ho trovata noiosa e piatta, rispetto alle prime due sorelle. Nonostante abbia sofferto (almeno così dice) non ha profondità, non sembra avere una storia particolarmente significativa alle spalle.
Orlando è molto originale, ha un modo di fare particolare, le sue fissazioni, parla un sacco e insomma, si fa notare. Tanto da diventare fastidioso, a volte.
Flora invece è insopportabile e pazza, acida senza motivo e prende decisioni senza senso, presumibilmente per altruismo, ma invece rovina la vita a tutti. Che odio.

Per quanto riguarda lo stile, ripeto quanto già detto per i due libri precedenti. La scrittura è fluida e coinvolge, non annoia e, di conseguenza, la lettura di questi libri è molto facile e scorrevole nonostante le dimensioni.
Alcune descrizioni sono molto belle, ma in generale non sono particolarmente notevoli. Quanto basta per evocare belle immagini, comunque. I dialoghi totalmente irrilevanti, tranne forse le parti di Orlando, appunto perché parla un sacco e di tante cose diverse, per cui la sua personalità viene spiegata proprio attraverso le sue parole.
Anche questo libro, in definitiva, è una lettura piacevole, anche se – ripeto – i primi due mi sono piaciuti di più.

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