Titolo: Il figlio
maschio
Autore: Giuseppina
Torregrossa
Copertina rigida:
309 pagine
Editore: Rizzoli
(8 ottobre 2015)
Prezzo online: 15,72
€
Voto: **
Il figlio maschio di Giuseppina Torregrossa è
l'ennesima prova di quanto io e gli autori italiani non andiamo
d'accordo. Le ambientazioni sicule e il dialetto non fanno che
peggiorare le cose.
Protagonista di
questo libro, a mio parere fin troppo lungo, è la famiglia Ciuni. Il
padre Turiddu non sopporta che la moglie abbia voluto far studiare
tutti i loro figli, perfino le femmine, e che ora nessuno di
loro voglia occuparsi della terra di famiglia, perché hanno tutti
velleità intellettuali. Alla fine – colpo di scena! – saranno
proprio le donne a prendere in mano le redini della situazione e
dimostrare il loro valore, e blablabla.
Il figlio maschio
è dunque una saga familiare, e se io ho abbandonato i Cazalet,
che almeno erano persone normali, di certo non avrei potuto amare di
più questi zaurdi. In ogni caso, i temi fondamentali
sono appunto la famiglia, il lavoro e le differenze di genere, visto
anche il tipo di società maschilista all'interno della quale si
svolgono le vicende. Per fortuna le donne si rivelano più furbe di
quanto ci si aspetti, tanto da usare la propria presunta inferiorità
quasi come un'arma, e quindi a proprio favore.
I personaggi,
questo sì, sono descritti bene, con particolari molto
dettagliati e, volendo, anche caratterizzati discretamente. Ho
trovato Concettina un bel personaggio; "bel" si fa per
dire, visto che a quanto pare è bruttissima, ma è un personaggio
ben costruito.
Anche Filippo, il
primogenito, è ben caratterizzato nella sua imbecillità e
antipatia di uomo pseudo intellettuale che, però, si fa facilmente
manipolare dalla moglie.
Lo stile non
mi è piaciuto per niente ma, come è ormai chiaro, non è colpa
dell'autrice: non posso dire che scriva male, è solo che
personalmente non sopporto il dialetto e la terminologia sicula.
(Chiamatelo razzismo se volete, ma sono siciliana anch'io, quindi non
parlo certo con superiorità.) Inoltre mi pare che si tenda a
rappresentare la Sicilia in maniera stereotipata: è vero che spesso
siamo dei bifolchi trogloditi, ma non siamo tutti uguali. Spero.
Comunque è evidente
che si tratta di un mio problema, non sono per niente obiettiva. Il
romanzo gode infatti di un'ottima reputazione, e lo trovate qui: http://amzn.to/2pDoe5Q
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