MUSICA – Yukio Mishima

Musica, Yukio Mishima
Titolo: Musica
Autore: Yukio Mishima
Traduttore: E. Ciccarella
Copertina flessibile: 208 pagine
Editore: Feltrinelli (2013)
Prezzo online: 7,65 €

Musica è il primo libro che ho letto di Yukio Mishima e, a essere sincera, sono rimasta delusa. In generale ho un rapporto difficile con gli autori giapponesi, a quanto pare.
I temi di questo romanzo sono interessanti, ed è il motivo per cui ho deciso di leggerlo (e quello per cui mi sento attratta anche da altri libri dell'autore).
I più importanti:
  • Sessualità, rapporto tra corpo e psiche. La musica del titolo è infatti una metafora dell'orgasmo, che la protagonista Reiko non riesce a "sentire". La trama del romanzo è costituita dall'indagine psicologica di questo suo problema.
  • Isteria. Presumibilmente, il disturbo di cui soffre Reiko e di cui vengono spiegati diversi sintomi.
  • Psicoterapia e sua presunta efficacia (per non dire miracolosità). Dal mio punto di vista è piuttosto irritante (in questo come in altri romanzi): la terapia non fa miracoli, soprattutto non in tempi così rapidi. Grazie al cielo lo psicanalista di turno, nonostante la sua presunzione, riconosce più volte i suoi fallimenti.

I personaggi di Musica, come quelli di tutti i romanzi giapponesi che ho letto (mi dispiace fare questo confronto, ma sorge spontaneo), sono descritti in maniera discreta ma non ben caratterizzati. Le loro personalità vengono raccontate, ma non si percepiscono, non si vedono nei loro gesti; le loro emozioni (che pure sarebbero in questo caso molte e forti) non si sentono.
Il dottore ha gli stessi tratti caratteriali che, purtroppo, ho riscontrato in altri terapeuti, sia nella letteratura che nella realtà: presunzione, vanità, narcisismo. Il suo atteggiamento è insopportabile, le sue azioni e i suoi pensieri sono tali che io lo farei radiare dall'albo. Anche quando ha delle illuminazioni interessanti sembra che gli piovano dal cielo, lui stesso ammette che sono casuali. Bah.

Riguardo allo stile, all'inizio mi è parso diverso da quello – per dire – di Murakami o della Yoshimoto: quella sorta di calma pseudo poetica era assente, ma nel complesso non mi ha convinto lo stesso. Non c'è niente di notevole, se non qualche eccesso nella connotazione di cose inutili. Le descrizioni sono discrete, ma questo non basta a fare uno stile degno di attenzione. Inoltre il libro, che pure è abbastanza breve, mi è sembrato tirato un po' troppo per le lunghe. L'idea di base poteva essere molto interessante, ma non mi ha soddisfatto il modo in cui è stata sviluppata, soprattutto nella seconda metà. In definitiva mi ha annoiato.
Non è un libro che mi sento di consigliare, a meno che non vi interessino in modo particolare gli argomenti che tratta.

Comunque si trova qui, nel caso vi interessi: https://amzn.to/2B7s1iD

UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN – Betty Smith

Un albero cresce a Brooklyn, Betty Smith
Titolo: Un albero cresce a Brooklyn
Autore: Betty Smith
Traduttore: A. Pietribiasi
Copertina rigida: 576 pagine
Editore: Neri Pozza (2016)
Prezzo online: 12,32 €

Anni fa avevo iniziato a leggere Un albero cresce a Brooklyn di Betty Smith e l'avevo abbandonato dopo poche pagine. L'ho letto adesso grazie al GdL In omnia paratus creato da @ifeelbook (a cui dovreste partecipare, a proposito), e l'ho adorato.
All'inizio mi sembrava vuoto, un elenco di fatti fine a se stesso, ma procedendo con la lettura mi sono ritrovata sempre più affezionata ai personaggi e interessata alle loro vicende, fino alla fine che mi ha molto commosso.
È difficile elencare i temi toccati dal romanzo, perché racconta molti aspetti della vita. Ve ne dico qualcuno tra i principali.
  • La crescita, come da titolo. Che non riguarda solo "l'albero", ma tutti i personaggi, in particolare la protagonista Francie. Assistiamo alla sua evoluzione e trasformazione da bimbetta di undici anni a fanciulla dalla sensibilità e maturità fuori dal comune, e a come la sua vita cambia con lei.
  • Denaro, povertà, lavoro e istruzione. I protagonisti sono poveri, le loro vite sono segnate dalle condizioni economiche, nel bene e nel male. Più di una volta si presenta la scelta tra lavorare per necessità da una parte e, dall'altra, studiare per ottenere quell'istruzione che potrebbe migliorare almeno il futuro.
  • Amore, in diverse forme. L'amore materno, di cui ho apprezzato molto la rappresentazione realistica: Katie ammette perfino di preferire un figlio all'altro (e lo dimostra). Ma anche quello fraterno e familiare in generale, e quello romantico.
  • Pregiudizi. La prima parte del libro è una sorta di denuncia che mette in luce le differenze sociali e le discriminazioni tipiche di un certo tipo di società e di tempo. (Siamo nel 1912.)
  • Morte e perdita, trattate in maniera esemplare, dolorosa, davvero realistica.

I personaggi del libro sono molto verosimili e ho provato per loro sentimenti contrastanti. Spesso mi hanno fatto arrabbiare, soprattutto Johnny e Katie, che ho trovato insopportabile come madre e avrei voluto prendere a sprangate. Ma il romanzo è lungo e, volenti o nolenti, si impara pian piano a conoscere bene tutti, a scoprire le loro debolezze e i loro sentimenti, e si finisce per amarli.
Francie è una protagonista meravigliosa. All'inizio sembrava anonima e perfino poco credibile, ma cresce molto nel corso della storia, e poi mi somiglia, perciò non ho potuto che immedesimarmi, partecipare alle sue gioie e ai suoi dolori, assistere alle sue scelte (non sempre approvandole) e volerla abbracciare. Le ho voluto molto bene.

Lo stile non è degno di nota, purtroppo. Il romanzo è scritto bene e facile da leggere, ma non c'è niente da segnalare. Le descrizioni sono insufficienti, fatta eccezione per alcune pagine riguardanti una morte con relativo funerale. Lì la narrazione diventa all'improvviso molto più ricca e pregnante.
Non mancano picchi di pathos struggente, che però non riescono a rendere le emozioni come dovrebbero. Mi sono arrivate eccome, non lo nego, ma è solo il significato a trasmetterle, non le parole.
Malgrado ciò, penso sia chiaro che il libro mi è piaciuto tanto e lo reputo un'ottima lettura.

Se lo acquistate da questo link per voi non cambia niente e io guadagnerò qualche spicciolo (quindi grazie, eventualmente): https://amzn.to/2AKf9Pc

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO – Jonathan Safran Foer

Molto forte, incredibilmente vicino, Jonathan Safran Foer
Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
Traduttore: M. Bocchiola
Copertina flessibile: 351 pagine
Editore: Guanda (2011)
Prezzo online: 11,05 €

Ho letto Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer tre volte, e l'ho amato ogni volta. È uno dei libri più belli che abbia letto in tutta la mia vita, e uno dei più emozionanti: ho riso e/o pianto praticamente a ogni pagina.
Il tema fondamentale è l'elaborazione del lutto, in cui confluiscono in realtà due temi: la morte e la guerra. Questo libro racconta delle vere tragedie in maniera profonda e commovente, ma le condisce anche di quotidianità e di freschezza grazie all'adorabile protagonista, Oskar.
Altro tema fondamentale è l'amore. Questo libro è pieno, pieno d'amore: quello di una madre per il figlio, di una nonna per il nipote, di un bambino che fa della felicità dei suoi cari la sua raison d'être. C'è anche l'amore romantico, che comunque è il meno importante qui.

I personaggi del romanzo sono meravigliosi, in particolare Oskar. Anzi, io trovo questo libro così doloroso non solo perché racconta avvenimenti oggettivamente tragici, ma soprattutto perché Oskar è un bambino, è tenero e soffre, e un bambino di quell'età non dovrebbe soffrire così. Per tutto il tempo della lettura avrei voluto abbracciarlo.
La sua personalità, peraltro molto particolare, è resa benissimo, così come anche i caratteri degli altri personaggi, che sembra di vedere e di sentire con chiarezza, e di conoscerli da sempre. Ognuno ha il suo modo di parlare, le sue reazioni, il suo modo di esprimere sentimenti e così via, anche quelli che compaiono solo in una pagina.
Insomma: grazie, Jonathan.

Anche lo stile è notevole e, soprattutto, vario. La storia è narrata in prima persona da Oskar, quindi lo stile si addice a un bambino di otto anni (per quanto singolare), che tuttavia è anche in grado di descrivere le cose in maniera molto efficace. I suoi racconti si alternano poi a lettere scritte dai suoi nonni, che hanno ognuno il suo stile personale e ben riconoscibile.
Se proprio devo trovare un difetto, potrei dire che la resa dei dialoghi non mi ha fatto impazzire, perché sono trascritti in maniera atipica. Troppe frasi che si susseguono (nel caso di Oskar) e carenza di punteggiatura (per gli altri due). E i salti temporali possono creare confusione. Nonostante ciò non ho trovato nessuna parte noiosa o poco coinvolgente.
Io non sarò mai in grado di esprimere il mio amore per questo romanzo, vorrei che i libri fossero tutti così belli, struggenti e divertenti allo stesso tempo. Se non l'avete ancora letto non so proprio cosa state aspettando.

YOU – Caroline Kepnes

You, Caroline Kepnes
Titolo: You (anche col titolo Tu)
Autore: Caroline Kepnes
Traduttore: P. Bertante
Copertina flessibile: 422 pagine
Editore: Mondadori (2019)
Prezzo online: 14,45 €

Ho voluto leggere You di Caroline Kepnes perché ho intenzione di vedere la serie al più presto. L'idea di raccontare lo stalking dal punto di vista dello stesso stalker è di certo buona e originale, ma proprio per questo mi aspettavo di più dal libro. Per essere un thriller mi ha messo ben poca tensione addosso.
Si fa presto a capire quali siano i temi del libro, ovviamente:
  • Stalking, per l'appunto. L'ossessione per una persona, il vivere e l'agire sempre e comunque in funzione di quella persona, in modo decisamente non sano.
  • Amore, se vogliamo. Di sicuro è una cosa abbastanza malata da dire, ma io a tratti l'ho trovato romantico. Mi rendo conto che essere spiati e perseguitati non dev'essere bello, ma se una persona pensasse sempre a voi, se per lui/lei non esistesse nessuno in grado di competere con voi, non sareste lusingati? (No, sono io la pazza, lo so.)
  • Fiducia e inganno, menzogna e manipolazione. Sembra che io stia continuando a parlare di stalking? Ebbene no, perché tutti i personaggi – non solo il protagonista – sono delle persone pessime.
  • Autostima, ricerca di approvazione. La differenza tra essere e apparire. Insomma, gli esseri umani.

I personaggi sono l'elemento più fastidioso. Il protagonista Joe è l'unico interessante, nonostante sia uno psicopatico. È caratterizzato in modo discreto, anche se a me è sembrato poco inquietante come stalker. È un libraio, sa un sacco di cose ed è la voce narrante del libro, che è quindi pieno di citazioni interessanti: letterarie, cinematografiche, musicali ecc. I suoi sentimenti sono molto intensi, come è ovvio – altrimenti non diventerebbero ossessivi. Insomma, con una persona simile, pazza o meno, io ci parlerei volentieri.
Non posso dire lo stesso degli altri. Prima fra tutti Beck, la "vittima". Lo scrivo tra virgolette perché è così insopportabile, manipolatrice, stronza e narcisista che la vera vittima è Joe. Non si capisce perché lui sia ossessionato proprio da una cretina simile.
Gli altri personaggi sono come lei. Una manica di esseri ignobili e/o irritanti. Che fastidio.

Lo stile di Caroline Kepnes non mi ha preso molto, il che è un grosso difetto per un libro del genere. Non solo perché è un thriller, ma proprio per i temi trattati. Nello stalking la paura e l'inquietudine sono determinanti, e io non ho sentito niente di tutto ciò. Nemmeno l'ossessione di Joe si percepisce: sembra che pensi a Beck solo perché non ha di meglio da fare.
Tutto è raccontato da lui, perciò anche le descrizioni sono fatte dal suo punto di vista, e risultano efficaci. Per il resto ci sono parti noiose, come per allungare il brodo raccontando cose irrilevanti. Inoltre ho trovato molti refusi e una fastidiosa ripetizione della parola "minchia". Pare tradotto da un siciliano non troppo istruito.
Ci sono degli aspetti interessanti nel libro, ma io posso consigliarvelo solo da leggere sotto l'ombrellone. Se cercate qualcosa di più serio, o un thriller decente che vi tenga davvero sulle spine, cercàtene un altro.

In ogni caso, You è qui: https://amzn.to/2CJDJQi

IL SIGNOR CRAVATTA – Milena Michiko Flašar

Il signor Cravatta, Milena Michiko Flasar
Titolo: Il signor Cravatta
Autore: Milena Michiko Flašar
Traduttore: D. Idra
Copertina flessibile: 134 pagine
Editore: Einaudi (2014)
Prezzo online: 9,42 €

Ho riletto Il signor Cravatta di Milena Michiko Flašar (il sito è in tedesco, mi dispiace), uno dei miei libri preferiti e che ho già citato in altre occasioni. Che cosa vi posso dire? È un libro che amo profondamente, perciò sono di parte.
Vi dico subito quali sono i temi trattati.
  • La solitudine, sopra tutto il resto. I due protagonisti sono un ragazzo che sta pian piano uscendo dalla condizione di hikikomori e un salaryman che ha lasciato inaridire i rapporti con le persone a lui più vicine.
    (Se io non fossi l'autrice del blog ma una lettrice, arrivata a questo punto avrei già deciso di comprarlo. Ma magari la solitudine non è così allettante per tutti.)
  • Morte, perdita e dolore, che sono inevitabilmente connessi con la solitudine di cui sopra. Perché in genere ci si sente soli dopo aver perso qualcuno. Anche sé stessi, a volte.
  • Convenzioni e responsabilità sociali. Il romanzo è ambientato in Giappone, dove lavorare, essere efficienti, darsi da fare, rispondere alle aspettative sono veri e propri obblighi, che possono schiacciare sotto il proprio peso.
  • L'amore. Per fortuna c'è anche quello, sì. Ma di solito è tragico, io ve lo dico.

I personaggi del Signor Cravatta sono caratterizzati sì, ma più che altro attraverso i loro discorsi, o anche singole parole. Le descrizioni sono sufficienti ma non troppo accurate, e anche i gesti, sebbene vengano specificati, hanno un'importanza minore rispetto alle parole e ai pensieri. La mia non vuole essere una critica: è una caratteristica del romanzo. Viene data di proposito molta importanza allo scambio tra i personaggi, al loro aprirsi l'uno con l'altro, al loro raccontarsi. E in fondo è proprio questo che il romanzo vuole mostrare: l'uscita dal bozzolo, da una comfort zone che può dare un senso di sicurezza e protezione ma, allo stesso tempo, spegne la luce.

Lo stile dell'autrice è particolare ed elegante, ma qui dipende dal gusto personale. Io l'ho trovato molto poetico e diretto, le frasi sono spesso brevissime, spezzettate, ma le parole sono scelte con cura e risultano molto efficaci. È una cosa che – se fatta bene – io apprezzo, ma gli amanti dei periodi lunghi e ricchi di particolari potrebbero esserne infastiditi.
Inoltre i discorsi diretti sono riportati senza virgolette, cosa che in alcuni punti può confondere: a volte si susseguono frasi in cui i soggetti sono diversi e, dato che manca la punteggiatura, è necessario un attimo per rendersi conto del passaggio. Tuttavia ogni frase è densa di significato, e personalmente mi sono sentita molto coinvolta da un punto di vista emotivo.
Il signor Cravatta è un libro poco conosciuto, e in qualche modo capisco anche il perché, ma mi ha toccato come pochi altri, quindi ve lo consiglio senza dubbio.

Lo trovate qui: https://amzn.to/2TRk4os

CINQUE LIBRI SOTTOVALUTATI

Dato che ultimamente ho letto pochissimo e non ho niente di particolare da recensire, oggi vi parlo di cinque libri secondo me davvero belli ma che nessuno conosce, o comunque apprezza come dovrebbe. Bando alle ciance, eccoveli qua:

Le ragazze di Lori Lansens (no, non quello di Emma Cline). Questo romanzo non l'ha letto nessuno. Io l'ho comprato tanti anni fa e l'ho letto due volte, è bellissimo e molto particolare. Racconta di due gemelle siamesi attaccate dalla testa, della loro convivenza forzata e di come gestiscono le loro due vite "separatamente", per quanto possibile. Non mancano colpi di scena che io non mi aspettavo affatto, e che sono secondo me l'ingrediente fondamentale del romanzo, quello che mi spinge a consigliarvelo.

Broken di Daniel Clay. Anche questo libro è praticamente sconosciuto, nonostante esista perfino un film tratto dal libro. Credo sia abbastanza sconosciuto anche quello, peraltro. Si tratta in sostanza delle vicende di un vicinato, ma anche qui la storia e i personaggi sono molto particolari. La prima volta che l'ho letto ho trovato la trama davvero geniale, e poi ho letto tutta l'ultima parte versando fiumi di lacrime. Insomma, io non capisco proprio perché sia così poco conosciuto.

Il signor cravatta di Milena Michiko Flašar (recensito qui). In realtà questo libro io non saprei se consigliarlo o no. Per me è una perla e l'ho trovato stupendo, però mi rendo conto che non è per tutti. Potrebbe sembrarvi lento, forse perfino noioso. Parla di solitudine e io l'ho trovato immensamente poetico. E poi la fine mi ha riempita di speranza e di ottimismo, e vi assicuro che io sono l'opposto dell'ottimismo (se non l'aveste ancora capito).

Bunker diary di Kevin Brooks (recensito qui). Questo libro è sottovalutato perfino dagli editori e dai critici, visto che lo definiscono un romanzo per ragazzini. Io davvero non me lo spiego. È geniale e crudo e agghiacciante, i personaggi sono caratterizzati in una maniera impressionante, perfino quando certi lati dei loro caratteri vengono esasperati dagli eventi risultano ancora credibili. E la fine mi ha fatto venire i brividi. Un ritratto spaventoso della natura umana.

Il violino nero di Maxence Fermine. L'opera più famosa dell'autore credo sia Neve, ma in realtà in molti non hanno mai sentito nemmeno quella. In ogni caso, io preferisco di gran lunga Il violino nero. È uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, parla di musica e di follia, è poetico e vagamente inquietante e il tutto è condensato in un libriccino piccolissimo che si legge in una o due ore al massimo. Una meraviglia davvero. Perché diamine nessuno l'ha letto?

Riflettete sui vostri peccati. Au revoir.

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI – George Orwell

La fattoria degli animali, George Orwell
Titolo: La fattoria degli animali
Autore: George Orwell
Traduttore: B. Tasso
Copertina rigida: 130 pagine
Editore: REPUBBLICA (2002)
Prezzo online: 10,20 €

Mi dispiace che di George Orwell si ricordi sempre 1984 come il suo più grande capolavoro, perché io trovo La fattoria degli animali nettamente superiore. Se non l'avete ancora letto, leggetelo. Dovrebbe essere una lettura d'obbligo anche nelle scuole (magari adesso lo è, non ne ho idea, ma ai miei tempi a scuola non me ne ha mai parlato nessuno).
Si tratta di un romanzo a sfondo politico: i temi riguardano potere, differenze di classe, sfruttamento e manipolazione, perché "tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri". Vi dico subito che io detesto la politica, non me ne sono mai interessata e tendo a ignorare la gente che sta al potere perché mi fa solo avvelenare il sangue. Eppure George Orwell ha trovato un modo geniale di raccontare la politica perfino a gente come me. Il romanzo è scritto come una favoletta, con animali parlanti e tutto il resto, ma i fatti raccontati sono spaventosi e inquietanti, e lasciano in bocca un amaro insopportabile.

I personaggi sono meravigliosi. Sono animali che rappresentano diversi atteggiamenti e comportamenti umani. Sono perfettamente studiati, e caratterizzati benissimo, per quanto benissimo si possano caratterizzare dei porci avidi di potere, un cavallo zelante e testardo, delle pecore rincretinite e facili da abbindolare o un asino amareggiato e senza nessuna fiducia nel futuro e nella vita. Rappresentano in modo commovente l'ignoranza che riguarda una gran parte di noi, che siamo manipolati come dei burattini tutti i giorni della nostra vita (anche quelli di noi che non sono poi così ignoranti, in realtà).
Mi fermo prima di cominciare a inveire contro l'umanità.

Anche lo stile è perfetto: non è fatto per impressionare, è scorrevolissimo e semplice, a prova di idioti, proprio per rendere il messaggio quanto più immediato possibile. La lettura scorre veloce, il libro è anche breve e si legge in poche ore, eppure è pieno zeppo di significato, di spunti di riflessione e di angoscia. È davvero uno dei libri più intelligenti che io abbia letto in tutta la mia vita. E, lo ripeto, sono dell'idea che si tratti di una lettura imprescindibile per tutti.

IL BAMBINO – Sebastian Fitzek

Il bambino, Sebastian Fitzek
Titolo: Il bambino
Autore: Sebastian Fitzek
Traduttore: E. Cambini
Copertina flessibile: 318 pagine
Editore: LIT - Libri in Tasca (2012)
Prezzo online: 9,90 €

Come ho già detto qui, Sebastian Fitzek è il mio autore di thriller preferito. Il bambino è il suo terzo romanzo che leggo e non mi ha deluso neanche stavolta. A dire il vero, rispetto agli altri due è più poliziesco e meno psicologico, però riesce comunque a risultare interessante e trascinante.
Come per ogni buon thriller, il fulcro del romanzo è la trama. Si tratta perlopiù di indagini, ma vengono toccati temi molto delicati:
  • Reincarnazione. Esiste una vita dopo la morte? Questa domanda si pone sin dall'inizio, quando Simon, che ha 10 anni, confessa di aver commesso dei delitti 11 anni prima. E poi anche 15.
  • Malattia e morte. Simon è un malato terminale e Robert Stern, vero protagonista della storia, ha subito una grave perdita che, giustamente, condiziona tutta la sua vita, come anche quella di altre persone intorno a lui.
  • Abusi e pedofilia. Ahimè, certe parti, certe descrizioni, certe informazioni mi hanno fatto davvero orrore e mi hanno disgustata. Ma anche questo è un merito del libro.
  • Giustizia e religione. È corretto usare la violenza per fare giustizia? Vogliamo chiederlo a Dexter Morgan?
  • Famiglia, amore e banalità simili, perché sì. La parte finale è anche piuttosto sdolcinata, ma okay, c'era da aspettarselo.

I personaggi del romanzo non sono niente di eccezionale, perché – appunto – nei thriller l'importante è la trama. Hanno pochi tratti distintivi, dei punti di forza e dei punti deboli che li rendono umani e a volte anche teneri, ma in ogni caso non spicca nessuna personalità.
Le descrizioni fisiche in compenso sono buone e perfino minuziose, a volte.

Anche per quanto riguarda lo stile non posso spendere troppe parole buone. È molto scorrevole e fa il suo buon lavoro, come ho detto trascina il lettore e si legge con avidità, ma continuo a ripetere che a fare un buon thriller è la trama, sono gli avvenimenti, la curiosità che inducono. Uno stile semplice e scorrevole completa il tutto, se così non fosse il libro verrebbe appesantito inutilmente. In alcuni momenti, comunque brevi, mi sono annoiata, ma poi la suspance e la curiosità tornano molto rapidamente e si vuole solo andare avanti e saperne di più.
Le descrizioni ambientali sono appena sufficienti, e in fondo non necessarie.
Se cercate alta letteratura, quindi, vi sconsiglio il libro (e del resto dubito che possano piacervi i thriller), ma se siete amanti del genere non potete lasciarvi scappare Fitzek. Io continuerò senz'altro a leggere i suoi libri.

Il bambino lo trovate qui: https://amzn.to/2QF2pU1

L'ETÀ DELL'INNOCENZA – Edith Wharton

L'età dell'innocenza, Edith Wharton
Titolo: L'età dell'innocenza
Autore: Edith Wharton
Traduttore: A. D'Agostino Schanzer
Copertina rigida: 350 pagine
Editore: REPUBBLICA (2003)
Prezzo online: 6 €

Non avevo mai letto Edith Wharton, e già dalle prime parole L'età dell'innocenza mi ha conquistata. Anche se poi, procedendo con la lettura, mi sono ritrovata un po' meno convinta.
Ma passiamo subito ai temi del libro:
  • Società, etichetta, onore. Tutta la storia è condizionata da queste cose. Ogni comportamento è giudicato da una società ipocrita e regolato da convenzioni mirate a mantenere un presunto decoro a dispetto di spontaneità, desideri e sentimenti. Quasi tutti i personaggi sono pronti a tutto per non perdere la faccia.
  • Amore. Nascosto da tutte le robe di cui sopra, ahimè. È presente, perfino struggente, ma sempre soffocato, il che mi ha fatto non poca rabbia. A causa di queste restrizioni ho avuto la sensazione che, nonostante il pathos, il romanzo non riuscisse a decollare, ma temo che il punto sia proprio quello.
  • Educazione della donna, indipendenza. Le donne devono ovviamente tenere determinati comportamenti e un solo personaggio, Ellen Olenska, va contro tutti e tutto quello di cui ho parlato finora. Senza molto successo.
Il finale mi ha lasciata basita, non ho ancora capito se è geniale oppure una delusione.

I personaggi del romanzo sono davvero ben fatti. È facile immaginare e conoscere a fondo ognuno di loro. Newland Archer è un leone in gabbia, che non sopporta le restrizioni imposte dall'etichetta ma allo stesso tempo non fa mai nulla di sensato e definitivo per staccarsene, e finisce per accontentarsi di una vita socialmente accettabile ma che lo annoia a morte, senza emozioni.
Sua moglie May è la perfetta incarnazione di tutti i valori alla base della realtà descritta: una donna deliziosa, senza desideri o aspirazioni che vadano al di là del compiacere il marito, ammirata da tutti, posata al limite del comprensibile. Tanto che, anche quando tira fuori le unghie, ti chiedi se l'abbia fatto con intenzione o solo perché è idiota.
E poi Ellen Olenska, il raggio di luce nel grigiore del mondo in questione. L'unica che osi sfidare le convenzioni, che dia la priorità a quello che prova e che vuole, anche se pur sempre nei limiti del decoro e della dignità.

Come per i personaggi, anche con le descrizioni ambientali l'autrice ha fatto un ottimo lavoro: sono bellissime, ricche di particolari, vivide. Lo stile in generale è davvero notevole; come ho detto, mi ha colpito sin dall'inizio. È molto scorrevole ma anche elegante, le parole sono scelte con cura e c'è dell'ironia, cosa che mi ha sorpreso. Alcuni momenti sono commoventi, carichi di emozioni, ed Edith Wharton è stata bravissima a rendere l'impossibilità di manifestarle per cause di forza maggiore, e allo stesso tempo a farle comunque sentire al lettore.
Purtroppo devo dire che alcune parti mi hanno annoiato e non sono riuscita a seguirle come si deve, e in più ho trovato diversi errori di traduzione.
In definitiva L'età dell'innocenza è un romanzo scritto e costruito in modo esemplare, lo consiglio senza alcun dubbio.

Qui lo trovate in diverse edizioni: https://amzn.to/2Qz1YdZ

LA CANZONE DI ORFEO – David Almond

La canzone di Orfeo, David Almond
Titolo: La canzone di Orfeo
Autore: David Almond
Traduttore: G. Iacobaci, W. Ricketts
Copertina flessibile: 248 pagine
Editore: Salani (27 settembre 2018)
Prezzo online: 14,90 €

La canzone di Orfeo è il primo libro che ho letto di David Almond. È un libro per ragazzi, una rivisitazione moderna e adolescenziale del celebre mito di Orfeo ed Euridice. Nel complesso non mi è dispiaciuto, ma ho anche trovato troppo azzardato questo adattamento.
La trama rimane quella del mito, e i temi pure: amore, musica, morte e perdita, disperazione e compagnia bella. Dovendo allungare il brodo per farne un romanzo, qui troviamo ovviamente molti più personaggi e quindi abbiamo anche altri temi accessori quali la famiglia, l'amicizia, l'adolescenza, il sesso eccetera.

I personaggi di questo romanzo, a parte Claire (la voce narrante), lasciano tutti molto a desiderare. Lo scopo, tuttavia, non è l'analisi delle personalità; magari nelle intenzioni dell'autore doveva trattarsi di qualcosa di più simbolico e sublime di una semplice vicenda adolescenziale, però ecco... un minimo di carattere me lo sarei aspettato. I personaggi, e in particolare i due protagonisti, sono vuoti, piatti. Se Ella è dichiaratamente svampita a con la testa per aria, Orpheus invece sembra proprio scemo. Considerato che tutti lo adorano, dovrebbe almeno essere in grado di mettere una parola dietro l'altra, invece non sembra in grado di dire mezza frase intelligente. Io me lo sono immaginato pure con un'espressione ebete, soprattutto nella scena a casa di Claire.
Per fortuna, almeno Claire sembra un vero essere umano, con dei veri sentimenti percepibili e dolore concreto, non campato per aria come tutti gli altri sentimenti raccontati nel libro.

Lo stile è forse la cosa più apprezzabile. L'ho trovato molto particolare, soprattutto per un libro per ragazzi. È scorrevole e semplice da leggere, ma anche poetico, quasi onirico, e poi ho apprezzato molto la resa grafica di certi momenti. Almeno da quel punto di vista, è stato fatto un bel lavoro per ottenere il coinvolgimento del lettore.
Insomma, per farla breve: se siete adolescenti io il libro ve lo consiglio pure, perché comunque è particolare rispetto alla consueta letteratura per ragazzi. In caso contrario invece eviterei. Leggetevi il mito originale, piuttosto.

Nel caso vi interessi, il libro è qui: https://amzn.to/2P7PN29