AGNES GREY – Anne Brontë

Agnes Grey, Anne Brontë
Titolo: Agnes Grey
Autore: Anne Brontë
Traduttore: M. Sestito
Copertina rigida: 157 pagine
Editore: Newton Compton (28 maggio 2015)
Prezzo online: 3,90 €

La mia opinione su Agnes Grey di Anne Brontë è un po' confusa. Nel complesso direi che mi è piaciuto, però il mio interesse è andato scemando man mano che procedevo.
Parliamo dei temi:
  • Educazione dei bambini. Tutta la prima parte del libro è dedicata al lavoro di istitutrice di Agnes, che ha la sventura di vedersela con degli allievi terribili, roba da prenderli a pugni sui denti. Avendo io studiato Educazione, questa parte ha tenuto vivo il mio interesse e l'ho trovata molto attuale, perché l'autrice mette in luce come i genitori adottino metodi educativi dall'efficacia discutibile, facendo così il male dei loro stessi figli. Cosa che al giorno d'oggi è più che mai evidente, a mio parere.
  • La contrapposizione tra "bene" e "male", intesi come saldi valori e principi da una parte, e frivolezza e superficialità dall'altra. Ho percepito una finalità moraleggiante nel romanzo, che alla fine è come se dicesse: se ti comporterai bene otterrai la felicità, altrimenti avrai piaceri effimeri ma sarai per sempre infelice a causa delle tue scelte.
  • Indipendenza ed emancipazione della donna. Agnes infatti cerca e trova una sua strada per non dipendere da nessuno e, anzi, aiutare come può la sua famiglia.
  • Amore. Ovviamente non poteva mancare, ma quello romantico ha fin troppo poco spazio nella storia, mentre sono invece più presenti l'amore disinteressato per le altre creature di Dio, i valori cristiani e così via.

I personaggi sono descritti con minuzia e ben caratterizzati, anche se ho trovato un po' troppo marcata la differenza tra Agnes (e la sua famiglia) e tutti gli altri. I valori che Agnes difende a spada tratta sono a dir poco superati ormai, e nel 2018 lei sembra una specie di suora repressa. È uno dei motivi per cui spesso i classici non mi entusiasmano.
I personaggi cattivi sono forse quelli riusciti meglio, e risultano così autenticamente insopportabili che davvero ho dovuto reprimere istinti violenti.

Lo stile, anch'esso alquanto antiquato, mi è comunque piaciuto. L'ho trovato elegante e ricercato quanto basta ma comunque scorrevole, e nel complesso è stata una lettura piacevole. Alcune descrizioni sono molto belle ed efficaci.
Io, ripeto, non sono un'appassionata di classici, e soprattutto quelli inglesi in genere non mi fanno impazzire. Ma Agnes Grey è un romanzo che vale la pena di leggere, e oserei dire che per certi versi mi ha ricordato Jane Eyre, anche se quello mi sembra un libro molto più completo.

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TU L'HAI DETTO – Connie Palmen

Tu l'hai detto, Connie Palmen
Titolo: Tu l'hai detto
Autore: Connie Palmen
Traduttore: C. Cozzi, C. Di Palermo
Copertina flessibile: 255 pagine
Editore: Iperborea (11 aprile 2018)
Prezzo online: 14,45 €

Non vedevo l'ora di leggere Tu l'hai detto di Connie Palmen, come ai tempi non vedevo l'ora di leggere La campana di vetro di Sylvia Plath.
L'autrice dà voce a Ted Hughes, marito di Sylvia, e attraverso lui racconta la storia di un amore, di un matrimonio, ma anche di due persone fragili e disperate.
I temi potete immaginarli:
  • Amore. Ted ama Sylvia in modo struggente e protettivo, almeno fino a un certo punto; e forse lei, nel suo modo malato, ama lui. Il messaggio che mi è arrivato è che l'amore può salvare, come la perdita di esso può distruggere.
  • Depressione, suicidio, giudizi. Che altro vi aspettate da Sylvia Plath?
  • Famiglia, "parenti serpenti". Ted sottolinea più volte come le loro rispettive famiglie non solo li abbiano sempre intralciati e criticati, ma addirittura abbiano avuto un ruolo determinante nella loro rovina.
  • Cattivi presagi, di cui le loro vite sembrano costellati, in maniera quasi innaturale e poco credibile per una persona razionale quale sono io.

I personaggi importanti sono in sostanza loro due, Ted e Sylvia, e ho apprezzato molto la loro caratterizzazione. Ted parla in prima persona e risulta molto credibile, sa quello che dice e i suoi sentimenti traspaiono senza alcuna difficoltà, in modo disarmante e perfino fastidioso nonostante la sua riservatezza. Infatti a un certo punto l'ho detestato, sebbene sia un bel personaggio, ben costruito, e mi sia sentita molto solidale nei suoi confronti.
Di Sylvia è resa benissimo l'instabilità. Io non so molto della sua vita, so che era depressa ma da questo romanzo (e dai suoi diari) ho capito che era anche paranoica, incoerente, forse addirittura bipolare. E tuttavia Ted, ammaliato, ne parla come di una creatura poetica e affascinante.

Lo stile di Connie Palmen mi ha molto colpito alle prime pagine. Ho trovato elegante la prosa, ottima la scelta delle parole, ma dopo un po' mi ha stufato, ho cominciato a perdere il filo e trovare la costruzione delle frasi a tratti troppo confusa. Alcuni termini sono ripetuti troppo spesso ("sposa" tra tutti). Nella parte finale ha ricominciato a prendermi un po' di più, forse perché anche la trama si faceva più interessante. Le descrizioni sono molto efficaci però.
Insomma, Tu l'hai detto è un bel romanzo ma, dal mio punto di vista, un po' sopravvalutato.

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ROSS POLDARK – Winston Graham

Ross Poldark Winston Graham
Titolo: Ross Poldark
Autore: Winston Graham
Traduttore: M. Curtoni, M. Parolini
Copertina flessibile: 431 pagine
Editore: Sonzogno (5 maggio 2016)
Prezzo online: 15,72 €

Ross Poldark di Winston Graham è un romanzo storico che ho trovato molto molto romantico, ma non in maniera banale o smielata, e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. La fine mi ha un po' delusa ma in fondo è il primo libro di una lunga saga, quindi in realtà non è affatto una fine.
Trama: morto il padre, Ross Poldark torna in Cornovaglia dopo aver combattuto in America. L'unica cosa di cui ancora gli importi è l'amore di Elizabeth, ma scopre subito che lei sta per sposare un altro. Inoltre la sua proprietà si trova in un uno stato pietoso di totale abbandono e lui dovrà prendersene cura. Uniche luci nel buio sono sua cugina Verity e Demelza, una ragazzina che Ross prende a lavorare come sguattera. La trama non è che l'intrecciarsi delle vicende dei molti personaggi.
Il tema fondamentale che emerge da ogni pagina e permea tutta la storia è l'amore: non un amore sdolcinato o solo romantico, ma l'amore in tutte le sue forme, spesso silenzioso e doloroso, pieno di sfaccettature e autentico. E poi la società con i suoi ruoli, le differenze sociali, la ricchezza e la povertà, l'onore e la reputazione.

I personaggi sono secondo me il maggior pregio di questo romanzo, e mi hanno stupito perché sono dipinti in maniera davvero esemplare. Sono descritti con minuzia e caratterizzati perfettamente, sono autentici e hanno sentimenti, comportamenti e reazioni molto verosimili, non scontati o stereotipati, e ben calcolati (dall'autore) anche nei tempi. A volte risultano perfino teneri nella loro fragilità.
A me i personaggi maschili non piacciono mai, quelli che amo si possono contare sulle dita di mezza mano, ma Ross mi è piaciuto tantissimo. Non è infatti il solito protagonista forte e tutto d'un pezzo, ma un uomo normale con dei sentimenti di cui non si vergogna, per quanto sia fermo nei suoi propositi. L'ho trovato molto umano ed è anche ironico e sagace.
Altro personaggio meraviglioso è Verity, autentica in tutte le sue manifestazioni, viva malgrado la timidezza e poi spenta e rassegnata (mai melodrammatica) nella sua depressione.
Ho odiato invece Demelza. Per carità, rappresentata benissimo anche lei, ma l'ho trovata insopportabile soprattutto verso la fine: una furbacchiona egoista, capricciosa e presuntuosa malgrado dica o pensi di sentirsi inferiore a causa delle sue origini. A un certo punto giustifica perfino la violenza in amore. Scandalosa.

Anche lo stile è notevole, elegante e semplice, accattivante sin dalle prime righe, si lascia leggere senza nessuna fatica trascinando subito il lettore dentro la storia.
Ho già elogiato le descrizioni dei personaggi ma anche quelle ambientali sono molto accurate, bellissime e suggestive. E i capitoli non sono mai troppo lunghi, cosa che io apprezzo sempre.
Purtroppo devo dire che ho trovato diversi refusi ed errori di traduzione.
Comunque per me è indubbiamente un sì, è una lettura che consiglierei di sicuro agli amanti del genere.

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IL GIOCO DI GERALD – Stephen King

Il gioco di Gerald Stephen King
Titolo: Il gioco di Gerald
Autore: Stephen King
Traduttore: T. Dobner
Copertina flessibile: 374 pagine
Editore: Sperling & Kupfer (26 settembre 2013)
Prezzo online: 8,18 €

Ho letto Il gioco di Gerald nel tentativo di risvegliarmi dalla cosiddetta crisi del lettore, perché so che lo stile di Stephen King riesce quasi sempre a catturarmi. C'è riuscito anche stavolta, e mi ha coinvolto perfino con un solo personaggio, bloccato per tutto il tempo su un letto.
La trama è molto semplice: Jessie e Gerald si concedono una giornata nella loro casa sul lago, ben isolata, e si apprestano a soddisfare la più recente fantasia sessuale di lui. Gerald ammanetta la moglie al pesante letto, poi muore di infarto e Jessie resta lì, bloccata e forse condannata a morire in breve tempo di sete, fame e in preda a dolorosi crampi. Trama semplice, appunto, ma tenuta in piedi da un'approfondita indagine della psicologia di Jessie, dei suoi ricordi, delle voci nella sua testa. (Anche se ho trovato un po' assurdo che lei si dovesse psicanalizzare proprio in quel momento.)
Quello che non mi ha convinto nella trama sono i tempi: capisco che anche un solo giorno bloccata a letto a quel modo possa essere terribile, ma mi sembra comunque un tempo troppo breve per sentire i morsi della fame e della sete in modo così potente. Sarà che io bevo poco e non ho mai vera fame, boh.
Il tema fondamentale secondo me è la paura, e non perché si tratta di Stephen King e quindi deve "fare paura", ma perché è l'emozione che permea ogni momento vissuto da Jessie, che guida e allo stesso tempo compromette ogni sua – limitata – azione. Altri temi importanti sono l'abuso e più in generale il corpo, le sensazioni fisiche di tutti i tipi. E la fiducia.

Come ho detto, il libro è incentrato su un unico personaggio, Jessie appunto, e tutti gli altri (comunque pochi) sono comparse. Di Jessie devo dire che non mi ha convinta del tutto. Non si capisce se sia schizofrenica o se soffra di una strana forma di "schizofrenia" momentanea (che non credo esista sul serio) e inoltre, nonostante il tutto sia descritto egregiamente, non ho percepito particolari emozioni da parte sua. Perfino la paura di cui parlavo prima: ho avuto la sensazione di provare più paura e orrore io, leggendo, che non lei vivendo la situazione in prima persona.
Un personaggio perfettamente delineato nella sua ripugnanza è il padre di Jessie, ed è ben caratterizzata anche Ruth. Li vediamo però solo nei ricordi della protagonista.

Dal punto di vista dello stile King è uno dei miei autori preferiti. Come ho detto mi cattura e mi coinvolge come pochi, e la fine di ogni capitolo incuriosisce abbastanza da far venire voglia di leggere subito il successivo. Le descrizioni sono vivide e precise (anche in piccoli dettagli come certi rumori), ricche di particolari raccapriccianti, visto il tipo di scenario. Vi dico solo che a un certo punto descrive le condizioni in cui si trova una mano di Jessie e io da lì ho cominciato a sentire sensazioni strane sulla mia di mano, e a muoverla con cautela perché tra poco temevo mi si disintegrasse a caso.
In tutto questo ci tengo a sottolineare che io non sono un'amante dell'horror, né una fan accanita di King. Ma quando uno è bravo e bravo, c'è poco da fare.
Quindi io il libro lo consiglio, ma più che altro vi consiglio in generale di leggere King.

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CHIEDI ALLA LUNA – Nathan Filer

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Titolo: Chiedi alla luna
Autore: Nathan Filer
Traduttore: A.M. Pizzone
Copertina flessibile: 308 pagine
Editore: Feltrinelli (14 gennaio 2015)
Prezzo online: 7,65 €

Nathan Filer si occupa di ricerca in campo psichiatrico e ha lavorato a contatto con pazienti psichiatrici, e si vede. Chiedi alla luna è un libro molto doloroso – spesso a sorpresa – e uno dei miei preferiti in assoluto, in cui l'autore mostra nei dettagli, dal punto di vista del soggetto direttamente coinvolto, uno dei più seri e compromettenti disturbi psichiatrici, attraverso la progressione dei sintomi disseminati per tutto il romanzo con nonchalance. Detto così può sembrare molto noioso a chi non si interessa di Psichiatria, ma non lo è. Si tratta solo di un ragazzo che racconta la sua storia, come succede in tanti romanzi.
Tra i temi più importanti c'è quello dell'etichettamento, perché essere "pazzi" significa inevitabilmente essere etichettati (e in questo libro si accenna anche all'esperimento di Rosenhan, che io trovo impressionante e che ho citato altrove nel blog). Filer mostra non solo che cosa significhi avere una specifica patologia, ma anche essere in generale pazienti psichiatrici, mettendo in luce in particolare il mancato controllo di sé stessi, la solitudine e il senso di isolamento.

I personaggi del romanzo sono ben dipinti e caratterizzati, appaiono autentici e credibili, ma il punto di vista è sempre quello del protagonista, che ha una sua visione particolare delle cose e quindi anche delle persone. Percepiamo quindi i vari personaggi nel modo in cui li percepisce lui, e in realtà non è per niente un male. Anzi, il punto è a mio parere proprio quello: immedesimarsi e vivere dall'interno i meccanismi che governano la mente di una persona con quel tipo di patologia. Ho letto in giro commenti di persone un po' spiazzate da questa cosa ma insomma, se volete qualcosa di lineare e pulito leggete Jane Austen, non questo!

La prosa è ciò che caratterizza il protagonista, Matthew. È confusionaria e disorganizzata, ripetitiva e a volte nervosa, ma è proprio così che deve essere. Oserei dire quasi che il libro sembra scritto male, ma immagino e spero che sia una cosa voluta (anche se qualche refuso non intenzionale l'ho trovato), che io ho anche apprezzato, proprio perché rispecchia la (dis)organizzazione mentale di Matthew.
Le descrizioni sono ottime, tant'è che Matthew dice spesso Tizio l'avete già conosciuto, oppure la tal cosa l'avete già vista, e si ha davvero la sensazione di conoscere le persone e gli ambienti intorno a lui. Inoltre vengono utilizzati caratteri diversi per distinguere le parti che lui scrive al computer da quelle scritte a mano o a macchina, e ci sono anche i suoi disegni. La prima volta che ho letto il libro era in formato ebook, ma è uno di quei libri che andrebbero letti solo in cartaceo per cogliere al meglio questo tipo di dettagli.
Il finale è un po' troppo sdolcinato ma ripeto, Chiedi alla luna è uno dei miei libri preferiti quindi, ovviamente, lo consiglio a tutti.

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UNA STAGIONE SELVAGGIA – Joe R. Lansdale

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Titolo: Una stagione selvaggia
Autore: Joe R. Lansdale
Traduttore: C. Prinetti
Copertina flessibile: 184 pagine
Editore: Einaudi (4 ottobre 2016)
Prezzo online: 10,20 €

Vi dico subito che Una stagione selvaggia di Joe R. Lansdale non mi è piaciuto.
Due amici molto maschi e virili vengono coinvolti nell'appassionante ricerca di un malloppo di banconote smarrito in un fiume. Per tutto il tempo fanno i duri e sprizzano testosterone da tutte le parti, tranne che in presenza della pollastrella di turno, che guarda caso possiede tutte le caratteristiche che fanno impazzire gli uomini.
Visto il genere, questo romanzo vorrebbe forse creare suspance, incuriosire, ma vi dirò che io non ero per nulla curiosa. È il primo della serie con protagonisti Hap Collins e Leonard Pine, e io mi guarderò bene dal leggere gli altri.

Tutti i personaggi mi sono sembrati delle macchiette, degli stereotipi, come del resto ho già detto. I protagonisti sono dei maschioni, dei veri duri: le loro conversazioni sono scurrili, ricche di volgarità e insulti reciproci, perché è così che i veri uomini interagiscono tra di loro, e le attività preferite implicano l'uso di armi o della forza fisica, perché ognuno dei due deve dimostrare di essere più bravo e più forte dell'altro. A Leonard, però, concedo una buona dose di ironia. Almeno quello.
Anche gli altri personaggi sono poco credibili, soprattutto Trudy, che sembra essere l'unica donna esistente sulla terra e, per la gioia di tutti, è bella, bionda, formosa e ogni sua parola o gesto provoca esplosioni nelle mutande di tutti gli uomini nel raggio di un chilometro, tranne quelli omosessuali (ma forse anche quelli).
Ma sul serio, Lansdale? Avrei potuto anche stimarti, ma così non ci siamo proprio.

Lo stile dell'autore è apprezzabile, ma lo so soprattutto grazie alla lettura di un altro libro, Acqua buia, perché qui – ripeto – il linguaggio è quello dei maschioni, un'esasperante ripetizione di «cazzo» e «culo», quindi non mi ha coinvolto più di tanto. Questo libro sembra scritto proprio a beneficio di quel tipo d'uomo che beve birra e poi accartoccia la lattina asciugandosi la bocca col dorso della mano, per poi concludere in bellezza con un sonoro rutto.
In compenso è abbastanza breve.
So che Lansdale piace molto anche dalle donne, e del resto io stessa ho apprezzato Acqua buia, ma credo che Una stagione selvaggia avrebbe potuto piacermi solo se fossi stata un uomo, e non uno qualunque, ma uno molto sessista e con velleità da vero duro.

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BARABBA – Pär Lagerkvist

barabba par lagerkvist
Titolo: Barabba
Autore: Pär Lagerkvist
Traduttore: G. Oreglia
Copertina flessibile: 157 pagine
Editore: Jaca Book (22 marzo 2012)
Prezzo online: 13 €

Barabba è il titolo di questo romanzo di Lagerkvist e, come tutti sappiamo, è anche un nome, che ci dice da subito di chi parla il libro. Si tratta per l'appunto di un romanzo, quindi non di fatti storici documentabili, bensì dell'immaginazione di Lagerkvist. E ciò che l'autore immagina è la vita di Barabba dopo gli eventi di cui tutti siamo a conoscenza; i suoi stati d'animo, le sue emozioni, l'incredulità e la malcelata curiosità nei confronti di Gesù, colui che è andato incontro a quella morte che allo stesso Barabba è stata risparmiata.
Ripeto, è un romanzo e parla di un uomo: non è un libro per il catechismo. Anche se tra i temi trattati, ovviamente, c'è quello della fede.

Tra i personaggi, ho trovato Barabba abbastanza interessante come uomo, nel suo riserbo e nei suoi modi di fare, come nei suoi pensieri. E ho trovato che "la grassona" sia stata resa patetica in maniera efficace, ma mi ha anche infastidito questo continuo riferirsi a lei come "la grassona", come se fosse definita solo dal suo grasso. Lo stesso vale anche per altri personaggi, definiti attraverso i loro difetti.
In compenso le descrizioni fisiche, in generale, sono molto accurate.

Lo stile narrativo invece mi ha annoiato molto, e in particolare ho trovato incomprensibile l'uso della punteggiatura. Alcuni periodi ho proprio avuto difficoltà a decifrarli, se non al prezzo di ripetute interpretazioni.
Io credo che l'idea alla base del romanzo fosse piuttosto interessante, ma in definitiva il libro mi ha annoiato e non ha destato in alcun modo la mia curiosità. Okay, Barabba riflette su quanto accaduto, pensa e si informa riguardo a Gesù, cerca di capire... ma tutto avviene in modo noioso per uno spettatore esterno. Mi aspettavo di più.

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LA SCHIUMA DEI GIORNI – Boris Vian

la schiuma dei giorni boris vian
Titolo: La schiuma dei giorni
Autore: Boris Vian
Traduttore: G. Turchetta
Copertina flessibile: 268 pagine
Editore: Marcos y Marcos (9 maggio 1996)
Prezzo online: 12,75 €

Mi è difficile analizzare La schiuma dei giorni di Boris Vian perché, a dire la verità, mi ha lasciata un po' perplessa e confusa. Non mi è dispiaciuto, ma non sono riuscita a prenderlo molto sul serio. Troppo surrealismo per i limiti della mia mente bacata.
La trama di per sé è anche piuttosto triste: Colin è un ragazzo ricco che non ha bisogno di lavorare e impiega il suo tempo tra invenzioni strane e la compagnia di un paio di amici. Poi conosce Chloe e se ne innamora, la sposa, lei si ammala.
Così non sembra neanche tanto originale, ma in realtà lo è, perché il tutto è raccontato e descritto in maniera davvero assurda, così assurda che, appunto, anche nei momenti più tristi io non sono riuscita a sentirmi emotivamente coinvolta, perché continuavo a pensare solo "eh?". E poi i topi mi disgustano.

I personaggi non hanno nessun carattere o personalità, sono delle macchiette e le loro azioni e reazioni sono imprevedibili, come tutto il resto. Non è possibile pensare a "che cosa farebbe Tizio se...", perché potrebbe fare o dire qualsiasi cosa, magari anche morire all'improvviso, perché di morti random è pieno tutto il libro (non è neanche uno spoiler, credetemi).

Lo stile è sicuramente apprezzabile, in particolare certe descrizioni sono davvero bellissime ed efficaci. In generale il romanzo è scritto molto bene, su questo non posso certo criticare Vian. Ma neanche sul resto, in realtà, perché è davvero una questione di impostazione mentale mia. Purtroppo io sto sempre a cercare un senso nelle cose, e questo libro è l'esatto opposto di quello che cerco nella lettura, ovvero realismo e verosimiglianza. Il senso c'è, nel complesso, ma i dettagli non sono verosimili, sono più che altro simbolici, e il mio cervello si rifiuta di acquisire informazioni in questo modo.
Tuttavia si tratta di una lettura interessante; io non conoscevo l'autore e consiglierei anche di leggere altre sue opere a chiunque abbia una mentalità meno rigida della mia, perché secondo me ne vale davvero la pena.

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IL FIGLIO MASCHIO – Giuseppina Torregrossa

il figlio maschio giuseppina torregrossa
Titolo: Il figlio maschio
Autore: Giuseppina Torregrossa
Copertina rigida: 309 pagine
Editore: Rizzoli (8 ottobre 2015)
Prezzo online: 15,72 €

Voto: **

Il figlio maschio di Giuseppina Torregrossa è l'ennesima prova di quanto io e gli autori italiani non andiamo d'accordo. Le ambientazioni sicule e il dialetto non fanno che peggiorare le cose.
Protagonista di questo libro, a mio parere fin troppo lungo, è la famiglia Ciuni. Il padre Turiddu non sopporta che la moglie abbia voluto far studiare tutti i loro figli, perfino le femmine, e che ora nessuno di loro voglia occuparsi della terra di famiglia, perché hanno tutti velleità intellettuali. Alla fine – colpo di scena! – saranno proprio le donne a prendere in mano le redini della situazione e dimostrare il loro valore, e blablabla.
Il figlio maschio è dunque una saga familiare, e se io ho abbandonato i Cazalet, che almeno erano persone normali, di certo non avrei potuto amare di più questi zaurdi. In ogni caso, i temi fondamentali sono appunto la famiglia, il lavoro e le differenze di genere, visto anche il tipo di società maschilista all'interno della quale si svolgono le vicende. Per fortuna le donne si rivelano più furbe di quanto ci si aspetti, tanto da usare la propria presunta inferiorità quasi come un'arma, e quindi a proprio favore.

I personaggi, questo sì, sono descritti bene, con particolari molto dettagliati e, volendo, anche caratterizzati discretamente. Ho trovato Concettina un bel personaggio; "bel" si fa per dire, visto che a quanto pare è bruttissima, ma è un personaggio ben costruito.
Anche Filippo, il primogenito, è ben caratterizzato nella sua imbecillità e antipatia di uomo pseudo intellettuale che, però, si fa facilmente manipolare dalla moglie.

Lo stile non mi è piaciuto per niente ma, come è ormai chiaro, non è colpa dell'autrice: non posso dire che scriva male, è solo che personalmente non sopporto il dialetto e la terminologia sicula. (Chiamatelo razzismo se volete, ma sono siciliana anch'io, quindi non parlo certo con superiorità.) Inoltre mi pare che si tenda a rappresentare la Sicilia in maniera stereotipata: è vero che spesso siamo dei bifolchi trogloditi, ma non siamo tutti uguali. Spero.
Comunque è evidente che si tratta di un mio problema, non sono per niente obiettiva. Il romanzo gode infatti di un'ottima reputazione, e lo trovate qui: http://amzn.to/2pDoe5Q

IL LUPO DELLA STEPPA – Hermann Hesse

il lupo della steppa hermann hesse
Titolo: Il lupo della steppa
Autore: Hermann Hesse
Traduttore: E. Pocar
Copertina flessibile: 262 pagine
Editore: Mondadori (2009)
Prezzo online: 10,20 €

Voto: ***½

Il lupo della steppa è uno dei più celebri e importanti romanzi di Hermann Hesse ed è obiettivamente un gran libro. Ma non è un libro per tutti e, soprattutto, per ogni momento. Dice tante cose intelligenti ma andrebbe letto al momento giusto.
La trama non è affatto importante quanto gli spunti di riflessione che contiene, ma ve la riassumo in due parole: Harry Haller è un uomo depresso che si è quasi completamente ritirato dalla società e non riesce a godere di nulla, annientato dalla costante lotta tra l'uomo e il lupo dentro di lui. Incontra Erminia, che in un modo o nell'altro gli insegnerà di nuovo a vivere.
Le riflessioni di Harry toccano tanti temi, tra cui l'intelletto e l'istinto, il dolore, la morte e il suicidio, la società, l'inadeguatezza, la solitudine, la distanza tra sé e gli altri. Perché Harry non è sicuramente l'uomo medio, e non lo era neanche ai suoi tempi.

I personaggi di questo romanzo sono interessanti in un modo strano. Innanzi tutto si tratta sicuramente di parti dello stesso Hermann Hesse (basti guardare i nomi: Harry, Ermanno ed Erminia nella mia triste edizione coi nomi tradotti, Hermann ed Hermine in originale), e quindi capiamo già che il libro contiene molti elementi autobiografici.
Il protagonista è descritto e scandagliato in profondità, direi anzi sviscerato, fatto letteralmente a pezzi per studiarne ogni sfaccettatura, ogni suo pensiero e sentimento. Gli altri invece sono solo degli accessori, neanche del tutto reali, più che altro dei riflessi o delle proiezioni dello stesso protagonista (o autore).

Il lupo della steppa è un romanzo quasi psichedelico, che può creare confusione soprattutto alla prima lettura. Si può avere la sensazione di non capirci nulla (io l'ho avuta ed è la terza volta che lo leggo, fate un po' voi), però è scritto davvero molto bene, il linguaggio è ricercato e la scelta delle parole perfetta in alcuni casi. È un'ottima prova di scrittura in cui si mescolano anche stili differenti, perché il libro è diviso in parti diverse tra loro. Insomma, è pur sempre Hermann Hesse, mica il primo idiota che passa.
La traduzione invece è deludente, perché come ho detto i nomi sono tradotti – e per me non dovrebbero esserlo mai – e perché si fa uso di termini troppo antiquati e perfino scorretti, secondo me. La mia edizione è vecchia, come al solito spero che quella aggiornata sia migliore.
Lo consiglio? Sì, lo consiglio, ma con tutte le precauzioni del caso, come ho detto. È comunque un libro da leggere.

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