Titolo: Quando siete felici, fateci caso
Autore: Kurt Vonnegut
Traduttore: M. Testa
Copertina flessibile: 158 pagine
Editore: Minimum Fax (26 gennaio 2017)
Prezzo: 11,90 €
Voto: 3/5
Come forse tutti sanno (tranne me, prima di leggerlo), Quando siete felici, fateci caso è una raccolta di discorsi che Kurt Vonnegut ha tenuto presso diverse università ai laureandi.
A tutti questi ragazzi, a quanto pare, Vonnegut ha voluto parlare di tante cose e quindi il libro tocca i temi più svariati. Tra l'altro, parla:
- di cultura. Del ruolo che loro stessi avranno nel mondo in quanto adulti e in quanto laureati, della differenza che potranno fare. E personalmente mi ha infastidito questa associazione tra laurea e cultura, e tra cultura e intelligenza, perché è esattamente il contrario di quello che penso io;
- della vita, di come sia importante apprezzarla nelle piccole cose, come faceva suo zio che, nei momenti sereni, diceva ad alta voce: «Cosa c'è di più bello di questo?»;
- di sé stesso, con irresistibile ironia sulla propria intelligenza;
- di scienza e di arte;
- delle persone, di come essere uomini e donne, di come nessun uomo sia un'isola;
e in più: dell'America, del mondo, di politica, di storia, di guerra e chi più ne ha più ne metta.
Non avevo mai letto altri libri di Vonnegut prima d'ora e non conoscevo il suo stile, che ho apprezzato davvero, perché è molto semplice ed efficace ma non banale: è ironico, ma in maniera intelligente e a volte anche amara. Parla degli argomenti più svariati, anche pesanti a volte, senza per questo annoiare. Ma a lungo andare diventa ripetitivo, perché alla fin fine sono sempre le stesse cose che ribadisce in ogni suo discorso. Ognuno di essi era per un pubblico diverso, quindi lo posso capire, ma che senso ha raccoglierli tutti in un unico libro, se si ripetono?
In alcuni momenti, poi, mi è parso che l'intento fosse quello di fare una predica, se non addirittura propaganda politica.
Confesso che alla fine del libro sono stata tentata di dare un punteggio più basso, ma il mio giudizio non può comunque essere negativo, perché la forma è apprezzabile, così come i contenuti e l'ironia. Soltanto sarebbe stata necessaria, secondo me, una più accurata selezione dei discorsi, o almeno dei brani da proporre.
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