STUPRO UNA STORIA D'AMORE – Joyce Carol Oates

Titolo: Stupro Una storia d'amore
Autore: Joyce Carol Oates
Traduttore: R. Serù
Copertina flessibile: 187 pagine
Editore: Bompiani (22 settembre 2004)
Prezzo online: 12,75 €

Voto: 3/5

La protagonista di Stupro, Teena Maguire, accompagnata dalla figlia dodicenne, viene aggredita e stuprata da un gruppo di giovani drogati. Come se non bastasse, queste due poveracce, invece di incontrare la solidarietà altrui, vengono insultate, minacciate e rifiutate dalla società, come se la colpa fosse tutta loro.
Malgrado il titolo, che parla di una storia d'amore, siamo dunque di fronte a una storia di violenza, fisica e psicologica, che non si limita a un'unica esplosione ma viene alimentata, abbondantemente e a lungo. È una storia piena di maschilismo e pregiudizi, di cattiveria, di impotenza... Vorrei dire anche di dolore, ma in realtà io il dolore non l'ho percepito. Credo sia più corretto parlare di appiattimento emotivo, almeno per quanto riguarda la protagonista. Depressione, se posso permettermi di diagnosticarla.
La parte peggiore non sono neanche i fatti concreti, ma le conseguenze, sul piano sociale e personale. La perdita di tutto quanto ci possa essere di buono nella vita: amore, speranza, anche solo un barlume di sorriso a caso. L'annullamento di sé, la rinuncia a vivere, il non provarci nemmeno più a risalire. La morte interiore.
Assistiamo a una lotta tra la giustizia e la coscienza, o più che altro è così che dovrebbe essere: di fatto, in questo libro non c'è nessuna delle due cose.

I personaggi mi sono sembrati abbastanza piatti, inumani. Le loro emozioni non si percepiscono, perfino il dolore e la rabbia – che fatti di questo genere dovrebbero alimentare prepotentemente – sono spenti, insufficienti. Le descrizioni sono buone, almeno quelle che servono, ma i caratteri sono vaghi, perfino contraddittori.

Altrettanto piatto è lo stile. Questo è, in realtà, un aspetto apprezzabile: è evidente che l'intento di Joyce Carol Oates non era quello di scrivere una storia strappalacrime, non voleva guadagnarsi un seguito giocando con le emozioni dei lettori. Si è limitata a descrivere fatti, in maniera puramente evenemenziale. Cronaca, in fin dei conti.
Stupro è comunque, per ovvi motivi, un libro difficile da leggere, un pugno allo stomaco. Non è possibile restare indifferenti di fronte a una storia simile, non la si può commentare con obiettività. Nonostante ciò, a fare effetto sono, per l'appunto, semplicemente i fatti; non le parole, non il racconto. È come leggere un giornale: c'è la cronaca nera, ci sono fatti orribili, ma tutto sommato leggiamo solo per informarci, non certo per piacere.
Migliora però nell'ultima parte, quando finalmente accade qualcosa di giusto e ricompare un barlume di speranza, e possiamo tirare un sospiro di sollievo.


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BRUCIANTE SEGRETO – Stefan Zweig

Titolo: Bruciante segreto
Autore: Stefan Zweig
Traduttore: E. Picco
Copertina flessibile: 113 pagine
Editore: Adelphi (2007)
Prezzo: 9,50 €

Bruciante segreto non fa che confermare l'idea che mi ero già fatta di Stefan Zweig, che ormai posso annoverare tra i miei autori preferiti in assoluto. Protagonista del libro è Edgar, un bambino di dodici anni che si trova, convalescente, a Semmering insieme alla madre. Questa viene adocchiata da un giovane barone che, per avvicinarsi a lei, approfitta del bambino in modo subdolo e meschino, conquistando dapprima la sua fiducia per ottenere infine quella della donna.
Da ciò si evincono i temi attorno ai quali gira il romanzo: rapporto tra adulti e bambini, inganno, menzogna, odio, vendetta, sesso e suo potere sulle persone. E d'altra parte anche colpa, autostima e fame d'amore, amicizia.
Fa riflettere sull'importanza della reciprocità, del sentirsi importanti l'uno per l'altro. E Zweig è stato molto intelligente ad affidare questo compito a un bambino.
Il finale magari è un po' banalotto ma, considerato che si parla di un dodicenne, ben venga il lieto fine – che poi tanto lieto non è, per chi guarda dall'esterno.

I personaggi di Bruciante segreto sono indagati a fondo e caratterizzati meravigliosamente. Ritengo Zweig di una precisione impressionante nel descrivere la natura umana, spesso delle donne – pur essendo un uomo – e in questo caso anche di un bambino, e qui ogni scatto di rabbia, senso di colpa, vulnerabilità, irritazione di ogni personaggio è ben reso. Tutti i sentimenti in ballo sono evidentissimi.
Edgar, il protagonista, è analizzato e studiato con particolare profondità. È davvero difficile trovare altri autori in grado di svolgere un lavoro di simile qualità, in questo senso. Zweig si è calato perfettamente nei panni di un dodicenne che si sente usato e tradito, non amato dalle persone che ama, divorato dal risentimento e dall'odio che pure gestisce in maniera fin troppo sofisticata per un bambino della sua età.

Mi ripeterò, ma lo stile di Zweig è perfetto. Non posso muovere neanche l'ombra di una critica a una tale prosa. Il linguaggio è semplice quanto basta a non annoiare, ma allo stesso tempo è ricercato ed elegante, ogni parola è dosata e usata sapientemente e ce n'è per tutti i gusti: che vi piacciano libri semplici e scorrevoli oppure mattoni intellettuali, lo stile di Zweig non può deludervi. Di questo libro perfino il titolo è bellissimo.
Leggete Zweig. Nessuno mi paga per fargli pubblicità, il mio è un amore spontaneo e disinteressato.

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OGNI GIORNO – David Levithan

Titolo: Ogni giorno
Autore: David Levithan
Traduttore: A. Mari
Copertina flessibile: 370 pagine
Editore: Rizzoli (24 aprile 2013)
Prezzo: 12,75 €

Voto: 3.5/5

Con Ogni giorno, David Levithan ha scritto un libro davvero particolare e un po' strano da diversi punti di vista.
Il protagonista del romanzo si chiama semplicemente A e non ha un corpo: è una sorta di spirito che, ogni giorno, si sveglia in un corpo diverso, preso in prestito da qualcuno che non si rende conto di cosa sta succedendo. A ha un suo codice etico per cui cerca di non influenzare in alcun modo la vita della persona che gli presta il corpo, ma quando conosce Rhiannon comincia a concedersi qualche lusso, perché vuole rivederla, e si trova nella posizione struggente di dover scegliere tra far male agli altri o a sé stesso.
La trama è davvero originale e molto varia. A vive ogni giorno una vita diversa, perciò il libro affronta tantissime problematiche, tra cui l'obesità, la dipendenza da sostanze, l'identità sessuale e di genere, la depressione, la morte e il corpo: l'aspetto influisce inevitabilmente sulle percezioni altrui e spesso il corpo è un limite, ma ha un gran peso nel definire quello che siamo. E poi ci sono i temi che conducono la trama portante, ovvero l'amore (un amore anche nocivo, in cui ci si annulla per l'altro), la ricerca di sé stessi, la contrapposizione tra egoismo e altruismo; è una lezione sull'importanza di vivere il presente, ma anche sul significato del passato e del futuro, di cui A è privo.
Il finale è il più bello possibile per una storia del genere, e per me è stato inaspettato.

I personaggi di Ogni giorno sono tantissimi per ovvi motivi, e non era necessario caratterizzarli più di tanto, perché cambiano continuamente. Le presenze costanti sono quella di A e di Rhiannon: la loro caratterizzazione è discreta, soprattutto quella di Rhiannon, che ho trovato stranamente ordinaria, quasi banale rispetto ad altri personaggi femminili di romanzi YA. Tanto che ci si chiede che cavolo ci trovi A di interessante. Tuttavia è anche un bene che sia così normale: dà un tocco di verosimiglianza a una trama assurda.

Lo stile è semplice e scorrevole, non particolarmente accurato, a tratti sdolcinato. Ma il punto forte del libro è la trama, non si può avere tutto.
Ogni giorno è un libro che parte con calma: all'inizio non sembra niente di che, e forse nemmeno alla fine, però è molto originale, mi ha fatto riflettere su tante cose e mi ha anche toccato profondamente. Mi è stato difficile riuscire a immaginare una vita diversa da come la conosciamo, senza la possibilità di creare legami o anche solo di possedere oggetti. Nonostante tutto, non posso che promuovere questo strano romanzo.

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STONER – John Williams

Titolo: Stoner
Autore: John Williams
Traduttore: S. Tummolini
Copertina rigida: 332 pagine
Editore: Fazi (23 febbraio 2012)
Prezzo: 14,88 €

Voto: 4/5

In Stoner, John Williams racconta la vita, per l'appunto, di tale William Stoner. Una vita che non sembra niente di particolare, vissuta quasi completamente nello stesso posto, con lo stesso lavoro all'università e con le stesse persone, perfino con la stessa apatia, se escludiamo pochi picchi in cui Stoner non ne può più e reagisce. Detta così sembra noiosissima, ma in realtà non lo è affatto. Perché quando si parla di Stoner si dice sempre questo, sulla scia di quanto scritto da Peter Cameron: che la vita di William Stoner non è granché, ma che John Williams l'ha raccontata bene.
John Williams, in effetti, l'ha raccontata con grande maestria, ma non si tratta affatto di una vita piatta e noiosa, perché è vero che Stoner non è proprio un allegrone molto reattivo, ma subisce angherie e ingiustizie sia in casa che sul lavoro, con tutto quello che comporta la vita accademica; deve vedersela con persone orribili che lo trattano malissimo senza neanche un vero motivo; vive con rassegnazione ma prova sentimenti che lo rendono terribilmente umano, anche se solo di rado li lascia emergere. Si innamora. E ci sono anche dei colpi di scena. Il tutto con la guerra sullo sfondo.

I personaggi di Stoner sono caratterizzati perfettamente, soprattutto quelli insopportabili. Edith, pessima moglie e madre, all'inizio sembra pazza anche senza fare nulla, poi la sua follia emerge in tutto il suo splendore. Rancore e odio permeano tutto il suo essere, e pochi altri autori sarebbero riusciti a renderli così bene.
Lo stesso dicasi di Lomax: anche lui me lo vedo davanti, con i suoi sguardi di sufficienza e carichi d'odio, la sua irritazione tenuta disperatamente a bada.
E poi Grace, la figlia così spenta e anonima, annullata dalla madre, che pure riserva delle sorprese inaspettate.
Infine William, ovviamente, nella sua impotenza, nel suo rassegnarsi a una vita che non è quella che meritava. Nel suo amore per la letteratura e per poche persone. Non si può non affezionarsi a questo protagonista, che non riceve nulla di quanto meriterebbe, e non arrabbiarsi per lui, a cui viene tolto anche quel poco di felicità che conquista a fatica.
Insomma, personaggi decisamente notevoli.

E altrettanto notevole è lo stile, che rasenta la perfezione. La prosa è calma ma poetica ed efficace, quasi commovente. Stoner è un libro scritto con molta cura e molto amore, qualsiasi aspirante scrittore dovrebbe leggerlo per farsi un'idea di come si scrive (e, nel migliore dei casi, rendersi conto di non esserne capace).
Le descrizioni sono ottime, anche quelle di gesti piccoli, apparentemente insignificanti. Il finale è l'esempio più lampante.
In definitiva Stoner è un romanzo splendido, scritto benissimo, contiene considerazioni intelligenti e, a mio parere, tutti dovrebbero leggerlo.

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BUNKER DIARY – Kevin Brooks

Titolo: Bunker Diary
Autore: Kevin Brooks
Traduttore: P. A. Livorati
Copertina flessibile: 277 pagine
Editore: Pickwick (2017)
Prezzo online: 8,41 €

Bunker diary di Kevin Brooks dovrebbe essere un romanzo per ragazzi, e a me sembra una definizione a dir poco riduttiva.
Il sedicenne Linus si ritrova dentro un bunker, all'inizio da solo, poi scopre l'esistenza di altre cinque stanze. Stanze che a poco a poco si popoleranno, fino a quando il bunker sarà abitato da sei persone che non hanno idea di come uscirne, e che saranno messe a dura prova senza sapere nemmeno da chi.
Il libro tocca diversi temi, racconta di tante cose. Per cominciare, dei rapporti tra le persone, ancora più difficili se forzati come in questo caso. È una riflessione sulla contrapposizione tra "l'unione fa la forza" e "chi fa da sé fa per tre", e non si capisce quale delle due strategie sia la più efficace.
Parla di libertà, di come diamo per scontate cose che invece dovremmo apprezzare molto di più, e di quanta importanza diamo invece a cose futili, che riteniamo bisogni quando sono solo vizi; di speranza, di accettazione e di autoannullamento, di impotenza; della relatività della fiducia, perché chi può sapere di cosa è capace un'altra persona? Non lo sa nemmeno lei.
Parla anche di forza, di come spesso pensiamo "non ce la faccio" e poi ci ricrediamo, se non altro perché siamo costretti a farcela; parla di sconfitta, di rassegnazione e disperazione, di cosa si può arrivare a fare quando non si ha più scelta e di come si possano manipolare le persone tramite le loro debolezze e le loro necessità, di come si possa indurre la follia.
Infine ci sono anche l'amore, la condivisione e tutte le cose che, anche contro la nostra volontà, creano legami tra noi e gli altri.

I personaggi sono variegati, descritti sin dalla loro prima apparizione, specie negli atteggiamenti e nelle movenze. Sono anche ben caratterizzati ed è reso bene anche il loro cambiamento con l'aumentare della disperazione. I loro caratteri, anche quando – per forza di cose – vengono esasperati, restano perfettamente riconoscibili.
Linus scrive in prima persona, tramite appunti su un taccuino, perciò vediamo lui attraverso le sue parole e gli altri personaggi attraverso i suoi occhi. La sua scrittura, come anche il suo pensiero, cambia efficacemente insieme alle condizioni, perciò assistiamo alla sua evoluzione fino alla fine che, personalmente, ho trovato agghiacciante, non solo per il contenuto ma anche per lo stile.

Quest'ultimo è molto semplice, perché come ho detto si tratta degli appunti di Linus. È quindi molto centrato sulle sue sensazioni e percezioni e trasmette tutta la sua angoscia e la sua disperazione in modo doloroso: è il racconto di una persona che vive una situazione particolare con ansia e paura costanti, che arrivano al lettore anche quando lui non ne parla direttamente.
Le descrizioni sono buone, così come i dialoghi, a cui ogni personaggio contribuisce in modo personale, con reazioni verbali che possono essere solo sue.
Se non fosse chiaro, Bunker diary mi è piaciuto un sacco: mi ha coinvolto, incuriosito e trascinato dalla prima all'ultima pagina, l'ho letto avidamente anche se, purtroppo, tutte le domande rimangono senza risposta.
Dirò una cosa molto azzardata: mi ha ricordato a tratti The experiment che, tra parentesi, dovreste proprio vedere. Soprattutto, guardate l'originale tedesco, non i remake americani.

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TOP TEN 2017



Essendo io una persona molto originale, per l'ultimo dell'anno vi sottopongo ovviamente la top ten dei libri che più ho amato quest'anno. In foto compaiono solo sette libri perché manca Wonder, che ho da poco letto in ebook e non ho ancora comprato cartaceo, e perché per comodità ho messo solo una mini-raccolta di Zweig, ma in realtà ho letto diverse sue opere e le ho amate tutte (il totale è di undici libri, quindi è una top eleven, a voler essere precisi).
Non faccio neanche una classifica perché ho trovato tutti questi libri meravigliosi, perciò ve li elenco in ordine sparso:

Una vita come tante, H. Yanagihara – Un libro lunghissimo e pieno di dolore che mi ha fatto soffrire a morte, ricco, scritto bene, con personaggi vivi che, a distanza di due mesi dalla lettura, vorrei ancora abbracciare.

Il signor Cravatta, M.M. Flasar – Questo romanzo lo conoscono in pochi, almeno a quanto mi risulta, e non capisco perché. È una perla. È triste e poetico, mi ha spezzato il cuore ma l'ha anche ricucito, soprattutto con l'ultima parola. (Se siete tra quelle persone che leggono l'ultima pagina per prima, ve lo sconsiglio con tutto il cuore.)

Bunker diary, K. Brooks – Un libro ufficialmente per ragazzi ma che in realtà non lo è, perché è duro e crudo, e la fine mi ha lasciato di stucco e con un senso di orrore addosso.

Wonder, R.J. Palacio – Anche questo un libro per ragazzi ma che dovrebbero leggere tutti. Triste e divertente allo stesso tempo, tenero, con personaggi pieni di emozioni, che mi è sembrato di conoscere meglio di tante persone in carne ed ossa che conosco da una vita.

Dove sei Mathias?, A. Kristof – Un libro brevissimo, che contiene due raccontini piccoli piccoli (il secondo è in realtà un testo teatrale) che mi hanno lasciato letteralmente senza parole.

Ieri, A. Kristof – Un pugno allo stomaco, col finale più disperato che si possa immaginare.

Il cacciatore di aquiloni, K. Hosseini – Immagino e spero che tutti l'abbiate letto tempo fa, io non so perché ho aspettato tanto. Mi ha fatto piangere come una disperata, mi ha letteralmente stracciato il cuore.

Tutto quello che ho letto di Zweig, cioè Mendel dei libri, Paura, Amok, Bruciante segreto. Le trame non hanno neanche importanza: nessuno scrive come Zweig. Nessuno capisce i sentimenti umani come lui.

Detto ciò, io tutti questi libri non ve li consiglio, perché se poi non vi piacessero vi odierei.
Buon 2018!

WONDER – R.J. Palacio

Titolo: Wonder
Autore: R.J. Palacio
Traduttore: A. Orcese
Copertina flessibile: 288 pagine
Editore: Giunti (2018)
Prezzo: 11,90 €

Wonder di R.J. Palacio è un libro semplicemente splendido, che mi fa piangere a ogni pagina. L'autrice è stata bravissima a raccontare la storia di August – e a mettersi nei panni di ogni personaggio – senza farlo sembrare patetico.
Wonder è un libro per ragazzi, io sono molto fuori target e l'ho apprezzato tantissimo. Credo che tanti adulti avrebbero bisogno di leggerlo.

August è un bambino di dieci anni e ha un'anomalia cranio-facciale congenita. Dopo aver studiato in casa per anni, per la prima volta gli tocca iscriversi a una vera scuola, e quindi sopportare non solo l'ingresso nella scuola media, ma anche lo stress di sottoporsi agli sguardi di tutti. Sarà orribile, ma anche inaspettatamente bello.
Il romanzo verte su vari temi di natura sociale, che riguardano i pregiudizi, le aspettative, l'autostima, l'accettazione di quanto è diverso da ciò a cui siamo abituati. Si arriva fino al bullismo, alla cattiveria gratuita, ma il libro fa anche riflettere su come spesso non sappiamo cosa stia dietro a certi comportamenti, non conoscendo il vissuto altrui. Infine si parla di perdita ma, più di tutto, Wonder parla di amicizia e di coraggio, e di scegliere sempre la gentilezza. C'è un sacco di amore autentico, persone che si prendono cura l'una dell'altra. Mi fa piangere anche scriverne.
Forse è troppo buonista? Può darsi ma, se non si può essere buonisti con e per dei bambini, allora quando?

I personaggi sono meravigliosi, adorabili e commoventi. Che siano "buoni" o "cattivi", sono caratterizzati in maniera sorprendente e infatti, al contrario di quanto potreste pensare, io non mi sono disperata solo per Auggie, per pietà o qualcosa del genere. Ho pianto anche per gli altri, perché ognuno ha emozioni che strabordano letteralmente dalle pagine. Ho un debole per Via, la sorella di August, così giovane e così matura, lasciata sola a gestire un dolore che sembra quasi illegittimo, perché c'è sempre chi sta peggio.
Ogni personaggio è anche caratterizzato da un diverso stile di scrittura.
August risulta a volte troppo maturo per la sua età, ma quello che emerge è soprattutto il suo sentirsi normale. Nessuno potrà mai sapere meglio di lui quanto è normale.
Anche i suoi compagni più cattivi sono ben caratterizzati: li ho odiati, ma sono ragazzini e in quanto tali li ho anche capiti, perché so quant'è importante sentirsi normali e accettati a quell'età. Alcuni poi si evolvono e ci sorprendono nel corso del romanzo. Spesso ognuno di loro fa un'unica cosa significativa in tutta la storia, ma quell'unica cosa basta a caratterizzare il personaggio.
Una cosa che mi ha fatto davvero male è stata la rappresentazione della solitudine nel dolore. I personaggi di Wonder hanno la fortuna di avere famiglie, amici, partner comprensivi e affettuosi, eppure anche così il dolore non smette di essere una cosa intima, che si cova nella propria solitudine.
Mi sono davvero affezionata ai personaggi, tanto da commuovermi alla fine come una mamma orgogliosa.

Trattandosi di un libro pensato per i ragazzi, lo stile è scorrevolissimo e semplice, ma neanche così tanto, vista l'età dei protagonisti. Io non conosco bambini di dieci anni che parlano in quel modo.
All'inizio sono rimasta colpita da come il racconto fornisca tutti i dati necessari senza voler suscitare pietà e, anzi, in maniera divertente. Più avanti, invece, ci sono dei momenti strappalacrime, ma a quel punto io ero già assorbita dalla storia.
In definitiva, consiglio la lettura di questo romanzo – che è anche un grosso esame di coscienza – e voglio consigliarla proprio il giorno di Natale, perché il messaggio che trasmette è quanto di più natalizio possa esistere.

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E buon Natale a tutti!

QUEL CHE RIMANE INCASTRATO NEL VENTO – BUONANOTTE CECIL – Alessandro Tonoli

Titolo: Quel che rimane incastrato nel vento – Buonanotte Cecil
Autore: Alessandro Tonoli
Prezzo volume: 12€
Prezzo ebook: 5,99€

Quel che rimane incastrato nel vento è il secondo libro che leggo e recensisco di Alessandro Tonoli, e vi dico subito che mi è piaciuto più del primo.
In questo romanzo troviamo una ragazza in crisi, Cecil o Cecilia che dir si voglia, che si rifugia a Bajardo per staccare da una vita monotona e vuota, che sta perdendo il suo significato. Nella cittadina scoprirà l'esistenza di un vento magico, capace di raccontare storie illuminanti a chi ne ha bisogno. Cecil non ci crede, perché non è più capace di credere in niente, ma incontrerà anche Emile, un attore che è praticamente il suo opposto e che le mostrerà modi alternativi di approcciarsi alla vita.
Quel che rimane incastrato nel vento è un libro che gioca con le emozioni del lettore e che fa riflettere. Fa riflettere su come, crescendo, spesso seppelliamo dentro di noi i bambini che siamo stati e, con loro, la nostra capacità di credere nelle cose belle. Fa riflettere sul rischio di diventare aridi e disillusi, di cominciare a preoccuparsi solo del dovere mettendo da parte il piacere. Fa riflettere, infine, sulla solitudine e sull'importanza del confronto con l'altro perché, senza questo, non potremmo mai uscire dalla nostra limitata visione delle cose.

I personaggi rilevanti del romanzo sono pochi, ma sono caratterizzati a sufficienza: è evidente la contrapposizione tra Cecilia, protagonista disillusa e spenta, ed Emile, che pensa di aver perso il contatto con la sua identità ma che è indubbiamente vivo.
E poi c'è il vento, che ruba pagine di libri e restituisce storie incomprensibili, per chi non è direttamente coinvolto.

Anche stavolta ho delle critiche per lo stile. L'ho trovato bello e poetico all'inizio, e in generale anche dopo. Ma ho trovato anche dei difetti nell'uso della punteggiatura e a volte anche nella scelta dei termini. Alcune parole vengono utilizzate con significato diverso da quello originale. Inoltre, alcuni brani mi hanno dato un senso di confusione e ho trovato la prosa eccessivamente ridondante, soprattutto verso la fine.
Comunque io ho letto un'anteprima: si tratta di una bozza che immagino verrà migliorata nella versione definitiva.
In ogni caso il mio voto resta positivo, perché il libro mi ha emozionato molto più di quanto mi aspettassi ed è bello il modo in cui mischia sogno e realtà.

Il romanzo vedrà la luce solo se sarà raggiunto un certo numero di copie ordinate perciò, se vi incuriosisce e vi fidate di me, sappiate che lo trovate qui. C'è anche un'anteprima consultabile, dare un'occhiata non costa nulla!

LA PICCOLA PARIGI – Alessandro Tonoli

Titolo: La piccola Parigi
Autore: Alessandro Tonoli
Formato: Formato Kindle
Lunghezza stampa: 41
Editore: GWMAX srl (7 giugno 2015)
Prezzo: 2,99 (lettura gratuita con Kindle Unlimited)

Voto: 3/5

La piccola Parigi è il nome con cui viene chiamata la città di Cabiate, ed è anche il soprannome di una bambina di cui nessuno conosce il vero nome. Questo breve libro di Alessandro Tonoli racconta la storia di quel nome e di quella bambina – che tutti amano e che nessuno conosce davvero – tramite le parole di un nonno alla sua nipotina.
La piccola Parigi è un libro che parla soprattutto d'amore e di speranza anche se, molto discretamente, riescono a insinuarsi anche nostalgia e malinconia. Un ruolo importante ha anche l'ingenuità, quell'ingenuità tipica dei bambini e, nel caso specifico, della piccola Parigi, che crede davvero – lei che può – di riuscire a cambiare le cose intorno a sé, e in un certo senso ci riesce.

I due personaggi centrali in questa storia sono, per l'appunto, Cabiate e la bambina chiamata La piccola Parigi, e ad entrambe Alessandro Tonoli ha prestato molta attenzione. La bambina è caratterizzata in maniera indiretta, non tanto tramite descrizioni, quanto attraverso l'effetto prodotto dalla sua presenza e da ogni sua azione sulla città e su chiunque le stia intorno. Al semplice passaggio della piccola Parigi, infatti, sembra sprigionarsi qualcosa di magico che tutti percepiscono ma nessuno riesce a descrivere come si deve, né se ne preoccupa più di tanto, perché questo significherebbe rompere la magia.

La nota dolente, purtroppo, è lo stile. All'inizio del libro ho apprezzato la nota in cui l'autore specifica che ha voluto usare la punteggiatura in un certo modo e con determinati scopi ma io, essendo una grammar nazi e "una maniaca della punteggiatura", come qualcuno mi ha definito, l'ho trovata semplicemente scorretta. Col senno di poi, la nota iniziale mi sembra adesso un voler mettere le mani avanti.
A parte questo, comunque, il libro è davvero carino e ne ho apprezzato la brevità. È una sorta di favola molto dolce, ideale da leggere in questo periodo: il contenuto non ha nulla di natalizio, ma in fin dei conti l'amore e la magia si adeguano perfettamente all'atmosfera delle feste.

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L'ALTRA GRACE – Margaret Atwood

Titolo: L'altra Grace
Autore: Margaret Atwood
Traduttore: M. Giacobino
Copertina flessibile: 563 pagine
Editore: Ponte alle Grazie (19 ottobre 2017)
Prezzo online: 17 €

Voto: 3,5/5

In L'altra Grace, Margaret Atwood ci racconta di Grace Marks, accusata dell'omicidio di Thomas Kinnear, ricco signore per il quale ha lavorato, e della sua amante, Nancy Montgomery. È colpevole o innocente? Ma, soprattutto, è una fredda calcolatrice o era incapace di intendere e di volere? Nel dubbio, viene sbattuta sia in carcere che in manicomio, mentre attorno a lei in molti si prodigano per saperne di più. In particolare il dottor Simon Jordan, esperto di salute mentale, al quale Grace racconta tutta la sua vita.
Anche in questo caso, dunque, ci troviamo sotto gli occhi il racconto di una vita intera, e quindi i temi affrontati sono innumerevoli. Quello che assume un ruolo fondamentale è la condizione e la considerazione della donna in quel periodo storico (XIX secolo), perché Grace è sospettata, accusata e maltrattata prima di tutto in quanto donna, e tutti i ragionamenti e tutte le azioni che hanno lei per oggetto sono pieni di pregiudizi e di maschilismo.
Altro tema importante è quello dell'amicizia, del suo potere salvifico, infatti è solo quella che, seppur per un breve periodo, riesce a rendere la vita di Grace un po' più sopportabile. D'altra parte, è anche ciò che le causerà gran parte dei problemi in cui si verrà a trovare. Di contro, c'è la solitudine, fin troppo presente nella vita di Grace.
Altri temi importanti sono la religione e il fanatismo, la miseria, gli abusi e la libertà, che può essere anch'essa una condanna perché, come dice Grace
Alla fin fine, la comodità è ciò a cui sei abituata.

Anche se si tratta della prigione.

I personaggi del romanzo, a partire dalla protagonista, sono descritti con ricchezza di particolari e anche ben caratterizzati. Visto il periodo storico, purtroppo, pare che gli uomini siano molto più intelligenti delle donne, e sono soprattutto le loro personalità a emergere. Oltre che intelligenti, però, gli uomini sono anche tutti porci, mentre le donne sono tutte delle rispettabili suore oppure delle puttane, o entrambe le cose contemporaneamente. Alcune sono anche delle vipere furbacchione.
Il carattere di Grace si rivela in tutte le sue sfaccettature: da un lato vediamo una donna che è decisamente figlia del suo tempo, con un sacco di idee maschiliste su come comportarsi per mantenere la dignità e risultare gradita; dall'altro vengono fuori anche i suoi lati forti, perfino aggressivi, soprattutto nei confronti degli uomini che osano prendersi troppe libertà (che tra l'altro sono praticamente tutti).
Anche gli altri personaggi sono ben dipinti, riconoscibilissimi in ogni loro parola e gesto, cosa che ho molto apprezzato, perché in molti romanzi, spesso, non riesco a capire nemmeno di chi si sta parlando in un dato momento.
Perfino personaggi che fino a un certo punto risultano anonimi, d'un tratto, riservano sorprese inaspettate. Anzi, il personaggio in assoluto più interessante è, a mio parere, uno di quelli che non sembravano così importanti.

Anche lo stile dell'autrice è notevole. È variabile e variegato, perché la storia viene raccontata da più punti di vista, da documenti e dichiarazioni di personaggi diversi, e cattura l'attenzione sin dall'inizio.
Il libro è piuttosto lungo, ma si lascia leggere facilmente. È molto scorrevole ma non banale, e alcune descrizioni sono meravigliosamente vivide e pensate in maniera molto originale, costruite a beneficio di specifici personaggi. Vengono raccontati diversi sogni e fantasie che sfociano quasi nel delirio, e anche questo è ben reso.
Ho trovato un po' strano l'uso della punteggiatura, troppo limitato per i miei gusti.
In fin dei conti, dunque, ho trovato il romanzo godibilissimo; l'unica pecca che posso sottolineare è che, a mio personalissimo parere, si dilunga troppo su certi momenti della vita di Grace che sono, ai fini del racconto, poco rilevanti. Mi piacciono i libri lunghi ma in questo caso, secondo me, un po' di spazio poteva essere risparmiato. Ad ogni modo, poiché nel complesso il romanzo è decisamente valido, si tratta di un "problema" di ben poco conto.
Detto questo, adesso sono pronta per la serie TV!